Pattuglia - anno II - n. 7-8 - mag.-giu. 1943

P. ELUARO s F. c'è stato un' errore nel gt·uppo dei pittori di «Corrente», un errore che vietò loro cli trasformarlo, malgrado l'insegna, in movimento, poichè un'importanza indubbiamente l'ebbe e un'importo.nza che sempre più siamo chiamati a documentare e riconoscere, è stato quello di essere sorto ottorno a un equivoco, di aver preso cioè come maestro un pittore del rigore di llirolli, e proprio nel .momento in cu; la sua libertà - in un senso assai diverso dagli altri compagni, e lo vedremo - se l'era git\ conquisU:1ta e ,stava rientrando in un ordine ormai organizzato. Ora per un gruppo come queUo, che sembrava voler sciogliere una nuova, fremente libertà, avere dentro, quasi a centro ,un uomo che di continuo richiamava, o perlomeno invitava, anche se im·olontariamcnte, a un severo ordine cromatico, ordine t.nlvolta estentato in larghissime colate di colore che trovava allora per le prime volte una accomodata ragione, significava dar luogo e mostra alle più svariate prove di incongruenza e di bisticcio. Si tenga inoltre presente quanto dol• ce fosse la tentazione oUerta dalla 1 pittura che allora Birolli andava esponendo - che rimane infine il suo periodo migliore, anche se di minor interesse rispetto al precedente, - quanto questo nuovo « charme (elon » potesse su giovani ancora affrettati, che avrebbero invece dO\'lltO cercarsi in un 1avoro personaJissimo e nascosto, e si a,·rà una ragione, credo prossima alla realtà, di quella strana girandola che fu la piccola galleria di Via Spiga. Vedevamo cosi Migneco, distante Dio solo sa quanto dai compagni, avvicinato a un Badodi inquieto e parecchio [also - e la pro\•a dell'esteriorità dell'appartenenza di Badodi al mo,,imenLo, è quella offerta dalla sua opera più recente: un pittore si badi, dotato di una natura interessante, ma forse rovinato proprio dall'aver voluto aUret• tare un arrivo nella direzione di Corrente, - VaJenti, allora abbandonato in piaceyoJi e allettanti esercizi Jetterari, che si ornavano di uno. voluta difficoltà di materia pittorica, ultimamente l'lcredutosi e finalmente sulla strada vera della pittura, vicino a un vecchio Sassu molto interessante, comunque fuori dall'ordine cli esperienze che « Corrente » si proponeva; e nella scultura Broggini dopo Paganio, e questo a lato di Cherchi. Del resto ba• stava sfogliare il periodico, allora già cessato, per accorgersi, in altra misura, di quanto siamo andati rinora dicendo, o il ·teatro, nelle edizioni e anche nelle prove dirette di « Palco• scenico•· Ad un certo punto gli stessi artisti dovettero accusare l'equivoco e, tralasciando le ragioni d'altro ordine, sciogliet·si, .dirigendo ciasc~oo la propria fatica in una vera o falsa, comunque. definito, direzione, anche perchè chi stava u guardare e soprattutto la critica, sempre disposta alla [retta più che alla calma, cominciava a catalogarli su una medesima lista di intenzioni e di valori. Bruno Cassinari: "Paesaggio" 1940 F2é>ndazionReuffilli - Forlì ..:. j Bruno Cassi nari: ".Bamhina ,, disegno E il discorso è andato lontano: ma. eccone ora spiegata la necessità, scrivendo che Cassinari è rimasto quasi costantemente al di fuori del gruppo e non ha cedut.o che marginalmente alla tacile tentazione cli un adattamento, se è propdo di quegli anni il suo incontro con la pittura, incontro verificatosi su un piano di assoluta libertà. Ma è una libertà la sua che gli è costata e ogni giorno gli costa molto più e molto meno di quanto non si creda: molto più dal momento che esiste un pericolo di eccesso di libertà, di libertà incontrollata; molto meno qualora si ricordi che Cassinari ha un istinto fervidissimo e in continuo rinno\amento, per cui la sua posizione di front.e agli oggetti è costantemente e spontaneamente libera. In Cassinari non esiste anLerioritit, preparazione, e nemmeno potrebbe, appunto per quel èontiouo lavoro di riscoperta: un oggetto è capito nell'atto stesso in cui si. determina, quasi fiaicament.e nell'urgenz1:1 del pennello, prima a preparare la materia cromatica, poi a stenderla sulla tela. E' cosi che ogni sua opera ,vorta il segno_ di una dolcissima violenza sulle c·ose: il paesaggio, la figura, gli oggetti scrutati con questa febbre, aperti quasi e poi approfonditi. Io penso che Cassinari dipinga e non sappia più nulla quando dipinge, 1>1·esocom'è dalla grazia ( « Una grazia gli ha perforato le ma.o.i », ha scritto di lui Vittorini). f: insomma un ritorno aUo stato di grazia, all'ora felice, più su. ancora, alla felix culpa di abbandonarsi totalmente all'ispira:ione. In questo modo, dal giorno in cui Cassinari s'è incontrat:-0 con la pittura, non è stato più possibile seguirlo per, « espet-imenti e tentativi •: si è dovutQ parlare subito di risultati, piU o meno intensi, comunque di risultati. ~ C'è una pittura cbe esige la luct\ precisa e netta dell'intelletto e ce o'è un'altra che viene dal sangue, che vuo• le « scrutare •, « fruga.re •, ~n la sua foga: sappiamo già quali nomi collocare nella prima ·e quali nella seconda, qua .. li infine disporre tra l'un capo e l'altro. Sarà abbastanza chiaro ora che Cassinari appartiene decisamente alla seconda. Si pensa alla vergine invenzione degli orientali, alle situazioni piU aperte di alcuni veneziani, alla estrosa felicità con cui, poniamo, Veronese ba .conquist.at.o i suoi cieli.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==