ment,e du ricerche solo per certi riguardi parallele, grazie all'autenticità della realizzazione figurativa e della schicttc:r.zu di lin~uagg-io fnntustico da essa presupposta, s'inserivo nel dialogo dcllu pittura it.aliana di quegli anni' con una validità di proporzioni che tuttavia mantiene integro il valore dell'esperienza « Casorati » a qualunque vicenda della memoria o deU1attenzione più rigorosamente impegnata in un bilancio della nostra pittura. Tutti da « Fanciullo acldormenlato » del '21, allo « Studio » de.I '22, al « Concerto» del '24, ne hanno present.i i risultati più vivi. Poi ci si ~coorse chq i valori di tono e di croma erano pur utilizzabili in assai più concreto discorso di quanto non si facesse dagli epigoni del peggior ottocento. Si a.fCermò che i Macchiaioli furono fra gli artisti autentici della nosire tTadizione; si riconobbe che un artista ostile o almeno appartato di fron• te a ricerche futuriste, metafisiche o neoclassiche era pur un grande pitt.ore, Armando Spadini; si riscopri l'impressionismo. Il neoclassicismo, nel «novecento • milanese, che qualcuno giN definiva neoromantico, si innestavai con Tosi, in una tradizione di pittura aperta. Soffici non più cubislà prediçava ed esempillicava un ritorno alla natura in cui l'esperienza di Cézannc non escludeva quella di Fattori: a Torino, dove •già intorno a Casorati una &euo.la tendeva a ridurre a grammatica il suq linguaggi~ figurativo, attraverso l'inse• gnament.o universitario, il mecenatismo <li un collezionista, i più rapidi con• tatti con Parigi, rapporti col gruppo milanese di Persico anch'esso partitoin battaglia contro il neoclassicismo, la lezione degli impressionisti fu attinta di.rettamente ai grandi modelli: Manet, Renoir, Cézanne, in un preciso senso importonte due notevoli corollarii. Primo, l'affermazione che Cèzanne non aveva reagito all'.imprcssionismo, ma lo aveva continuato e che perciò la tradizione più viva di quel movimento andava proprio cereata in quel discorso ·rapido ed atmosferico sì, ma tutt'altro che occasionale e veJutistico che era st.at-0 proprio dei pittori che abbiamo· citato piuttosto che dei Monet, dei Pissarro, dei Sisley. Secondo: che quell'adesione all'impressionismo non p0-. tevn che importare, da una parte, continuità ideale oon la civiltà figurativa del tono che- quel più vasto discorrere 1pcr colori aveva preparato: da Giorgio• ne n Veronese, do Chardin a Goya 1 come dall'altra una simpatia e un ~ncreto attingere alle esperienze, da !\'an Gogh al più libero « fauvismo •, fobe in qualche modo e sia pure un.ilate1 rahnente, il linguaggio di C~zanne ave· t"'"oo continuato. Gli strilli dei varii ~ jetti per i « salti in lunghezza eia iorgion~ a Braque • naturalmente non contarono I Ma intanto quello che 'import.ava Iu che la esemplificazione \'itale dei frutti di quest'esperienza culturale fosse data proprio da quei giovcni pittori che si erano .stretti intorno a Casorati, pu.r non più cosi ragazzi ·da diventar suoi allievi nel senso scolastico della parola, e che ora nell'iniziare un lavoro diversamente orientato, nè rinnegavano il debito contratto col primo ideale maestro, nè erano da lui soonlessati: anzi la stima, l'amicizia e Ja \1alutazione dei diversi ed ugualmente \·alidi risultati, do parte del più ,mziano rimanevano intatti od occre'sduti 11 che, oltre tutto, mi sembra anche un raro quanto ottimo esempio ~fa contrapporre ai troppi di polemiche e inoomprensioni fra chi insegue un medesimo sforzo d'arte, &a pur attra• verso· divergenti esperienze di gusto. E altrettanto si può dire dell'attenzione a questi sforzi di gio"ani della cultura universitaria e il reciproco rispetto in ritorno! Nacque rosi il gruppo dei « Sei •: Menzio, Cbessu, Le"•i, Paolucci, Galante e Jessie Boswcll. EntTO e Iuori le vic.ende del gruppo, Francesco Menzio risultò allora e t.a.le si mantiene, come la personalità più dotata che fosse apparsa, da Casorati in qua, .fra i pitl tori torinesi. Un mondo di compiacimenti delicati, di edonismo controllato e schivo, sceglie una sua umanità d'elezione in volti di giovani donne o di bronbini. Da questo punto di partenza appena le due esperienze opposte, ma concordanti nella dissoluzione di ogni elemento estrinsecamente cont.enutistico, del rigorismo formale casoratiano intorno al '23, e del fervore cromatico degH impressionisti intorno al '29 permisero a Mcnzio di scont.arc in pure sollecitazioni pittoriche quei dati del! sentimento, si definì una visione tanto personale quanto coerente dove la musicalitù del colore e la ireschezza del suo proporsi in accordi non meno intensi che delicati non impedirono, anzi Iavorirono 1o spiegarsi di una confessione umana piena cli melanconica nobiltà nel reiterato e come ansioswnente interrogato indagare intorno alla consistenza pittorica di quelle persone di dranuna, cosi sottilmente lirico e di cosi pausate parole, che si muovonq nelle composizioni famigliari di Me.n.zio. Tanto Casorat:i che Ai'"lenzio del resto tutt'altro che paghi o chiusi nell'autosoddisfazione: anzi entrambi sempre inquieti e sofferenti dei limiti o dellq contingenti stanchezze che potessero oc• casfonahnente appannare il gelido specchio di formalismi eidetici del primo, o int-orbidare la voce sommessa e tie~ pida dell'altro. lnqufoiudine che ci spiega il piegare verso più risentite aocensfoni coloristiche e meno nitide profilature lineari di Casorati dopo il '30, come le insistenze, i ritorni, e, meno spesso, 1a monotonia o 1e ripetizionì delle cose meno valide di Menzio. In modo assai diverso, ma con accanita e commovente dedizione ad wt'idealei di pura pittura che escludesse tanto ogni intrusione int:ellett-uaJist:.ica quanto ogni dispersione decorativa Enrico Paolucci è venuto sempre più approfondendo una visione grata e improvvisa, di rara schiettezza, in cui i risultati di un insistito lavoro di controllo non riescono, nelle cose migliori, ad olfuscare Ju felicit...-'t di ~ attocco • che si era dapprima. c.,oncretaLa nella rapidit"d. di una visione sommaria. Al rivivere il gusto degli impres• sionisti, proprio di questa Iase della piltu.ra torinese, possono essere riattaccati, jn senso diverso, Piero Martina, temperamento' delicato di colorista. su cui è stata decisiva l'infiuenza di Menzio, ma che ba saputo trarne l'accento personale di una più trepida, e come smorzata, elaborazione di ogni dato tonale degli oggetti, e Lu.igi Spazzapan la cui origine e 1e cui esperienze istriane diede1·0 od una veramente prodigiosa capacità di trasfigurare I pit-- toricw:nent:e, attr~verso 1a rapidità della macchia e del segno, ogni dato oggetti\·o uno truculenza-espressionistica remol.8 dal raccoglimento degli altri t.or1nes1 e dalla pacata visione de1l'iJnpressionismo. E cli questo suo peculiare atteggiamento ci restano molti mo• menti d'espressione mìrabilc, specie in disegni degli scorsi anni, anche se non sempre sappia oggi guardarsi dall'e• qu.ivoco della mano facile e dell'illustra-, z.ione occasionale. Opposta invece-, per intento e per risultato, all'impressionismo l'esperienza pittorica interessantissima di Italo Cre- ~ p n dazi One RuffilH - Forlì mono. Anch'egli amico <li Casorati: mn tutt'altra la lezione che ne ha appreso. Un rigore, un'incisività, un'analitica nitidezza di segno, una predilizione per <1uei profili nettissimj che gli permettono di dare evidenza allucinante di inganno visivo alla riproduzione dei singolJ oggetti: distribuiti poi questi in un ordine dj fantasia di rara coerenza suggestiva, per rispondere a quelle sollecitazioni più profondamente organiche ebe generano l'inquietante mondo delle associa• zioni onfriche e dei simboli senza significato1 dei soprasensi di cui non si dà letwra razionale, ma « scrittura ciIrata • per via di quegli emblemi pittorici in cui però Cremona è quasi sempre riuscito a cogliere il momento di spontanea concretezza pittorico. Senza che del resto questo gli abbia impedito <1uell'accortn coscienza teorica della posizione di gusto in cui il ~uo mondo figurativo si determina e dei rnpporti di esso col movimento « surrealista », ( di cui, per una euriosa "e significativa,, vicenda gli interessi destati a Torino furono proprio nel.la cerchia dei col~ lnboratori dell'originariarnentc «strapaesano • Selvaggio, per brev'ora torinese appunto, sino alle recenti realizzazioni architettoniche, nelln sede della società lppicn di Carlo .Mollino) che tutti i lsuoil lettori conoscono. i J ALBINO GALVANO Enrico Paolucci : "Piazza Navona ,, Francesco Menzio: 0 Ritratto,,
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