ft UANDO, nel gennaio ciel 1941, Ce- ~ sare Bolognesi parti volontario, la nostra esperien=a politica ed umana non eru ancora sufficientemente approfon-. tlita; il nosrro animo era pago di ,,ueffonesto e sincero nazionalismo che ci faceva vedere in questa guerra· Ja prova decisiva dei nostri valori, il varco ch,: ci d.1veva condurre ad un avvenire più grande e pùì giusto per i nostri destini nazionali. I Ma Cesare Bolognesi vedeva ·più in là ,li 11oi l.Jlti e nel suo animo un'esperienza recente, personale e dolorosa, la sua morte del fratello Dante, aveva come intensificato il ritmo delle sue interiori conquiste e lo aveva reso più pensoso di fronte alla vita. Erano i giorni di Golico, del Tom<>ri, di :\1nnast;r; Cesare Bolognesi seppe e volle partire; e quando, du ... rante i brevi giorni di licenza riap. parve in divisa militare, fra gli amici, di $embrò che quel saio grigioverde lo avesse reso consapevole di un se• '-"ero destino. In quei giorni egli ci parlava d~ espe,;ienze clie noi non avevamo ancora conosriuto, ci fece sentire la limitateu.a di certe nostre posizioni spirituali cli cui non riuscivamo a scoprire l'esito; ci disse che tutto non sarebbe finita, nella Patria; questa era come una grande t·ia che doveua condurre ad una meta ancor più alta i l'ortodossia non doueva essere un limite ma una cli• sciplina che preparava lo spirito ad una pii.ì spc,ziosa veritd, Ci parlò dello nuova Europa che ai·rebbe dovuto uscire da conflitto come sintesi della fatica e del dolore del• l'umanità, 1·ie,lificata - per il sangue - nella s·ua più profonda unità, Ma prima b,sognai'<J che l'esperienza m,. 1w:ionalista fosse cons,inwta fino in fo11do. E <1uando nel cluro l,olgere del dramma interiore, cominciam,mo a com~ prendere che, veramente, la lotta che si era impeg-nata nel mendo lrascen• ,,leva i confini di m1a sola na:ione, ma era il travaglio di' tutte le patrie per ricostruire mw piri gnmde e più w1w1w Patria di tulli gli uomini, ci fu chj<1ro ìl significato delle parole che Cesare Bolognesi ci aveva detto in quei giorm' in cui era riapparso fra noi nel lungo pastrano grigioverde e con laOando-. liera cli cuoio a tracolla. Più si <1Uonlanava ne'" tempo, pi,ì quel sacrificio si chiarisce net suo significalo più vero. Con la sua morte ha voluto dare un suggello di nobiltù alla /aticc, e agfi idec,fi dei uostri vent'anni li suo in seg,wmento vale per noi co~e conc1uista c-ons,,rralo da uu vittorioso sacrificio. La morte di Cesare Bolognesi si trova ai confini ultimi della nostra,. .,,.,pe,·ien:a ilalian" e nazionalistica; noi oggi sappiamo che Egli non è morta solo per noi, di questa razza e di ,,uesta terra; ma è caduto perchè la vittoria di domani affermi un universale diritto degli uomini ad avere una Patria per fa propria fatica e un più vasto orizzonte per il proprio pen. sare. , Pubblicando questi brani inediti,_ tolti da/1<1 introduzione al suo volume e Orioni oratore », no; ripetiamo per lui I.e parole che egli scrisse per un amico c<tduto al suo fianco in lerrQ. ... Sergio Ceraschi :.. Egli resta anoni-• mo nel/a schiera degli uomini che si sacri/ictmo per l'wnanità, perchè Pwnanità è ingenerosa e indifferente, ma mentre coloro che lo conobbero lo ri• corderunno, Egli rimane pur sempre unq dei gio1.:ani che hanno avuto fede nella fatica uman" ed hanno - nel miglior senso - « lavoralo». (GJGI GIJIRQTTI) E.èC'01 ho quasi finito. Dico quasi pcrchè - certo - molto ancora avrò da !nre prima che esca il volume dei Dis<·orsi di Alfredo Oriani. l\•Ia ormai mi trovo davanti una grossa cartella di circa duecento fogh1 in cui li ho ricopiati, pazientemente. •. Gli incbiosttj, che, qua e là distracn~, do col rosso e col ,·erde, passano dal nero alPazzurro attraverso svariate SOL· tiH sfumature, ac<:entuano le difrcrcnze della mia grafia, or accurata ed ora frettolosa 1 ora fresca ed ora stanca, ora diritta ed ora curva, oru pigra cd oro energica, ora piccola e modesta ed ora grande e sprezzante, ora pulita cd ora incerta di ravvedimento. Se mi fermo un poco nd osservare, a ricor- <lare11 via \'ia ritornano appena le ims DAL VOLUME INEDITO •Ofiani oratore. di CESAREBOLOGNESI pressioni e le sensazioni dei giorni pas• sati: ore lunghe e metodiche nella quie't ta sala della Comunale Faentina, o - pure a Faenza - in un'amichevoJe uffi. cio per niente burocratico, ma quasi paterno; un passaggio frettoloso a Forli di due anni di ginnasio - e uno sosta amorosa a Ravenna vicino alla Pio.zza di Son francese<> d'io.finito, indefinibile incanto, (e poco dopo, andando verso il mare della lanciulle7,za, a Classe so• litaria, mentre la bicicletta riposava appoggiata ad un cippo); Ja salito al Car• dello, a rivedere i manoscritti, a par• lare con suo tiglio, a camminare per jJ suo paesello; e Rimini, e Cesena, e J mola, e Bologna mia. Rimini che t'invita, passando l'arco di Augusto, a pedaJare lungo il suo ma-, re senza fermarti, magari rino all'A•, bruzzo; Cesena che ti fa assaggiare tutti i suoi vini; Imola che t'insinua,. di sostare anche se non sei stanco; Bologna rumorosa pur nel suo archigin• nasio dove puoi prenderti il lusso di saltare il pranzo - se hai fretta, se vuoi continuare a leggere e ad annotare perchè - anche se ad un certo punto ti accorgi che gli impiegati sono cambiati - H servizio di djstribuzjone non si interrompe e le porte non vengono chiuse. 1 F, in ogni luogo, ad ogni sosta un amico di vent'anni che ti ascolta e ti parla e un « bravo » espre..,;;,so o sottinteso cli qualche anziano. E certe riprese indovinerei e ricorderei: dopo qualche arresto. Nò unq cl i questi ha bisogno di ritornare alla memoriai perchè è presente, è vivo: un arresto, in cui la mia anima che mi cantava acntro nell'innamoramento gioioso de.Ila sua volonterosa giovincz· za, s'è sperduta - ed era uon lµnghissima notte stellata in un treno che non arrivo mai - e s'è ritrovata quasi in~ cosciente in un pianto fanciullo su di unialtra giovinezza come la mia, più che la mia gioiosa serena cantante. Alfredo Oriani protestet·ebbe contro questo volume, certamente. Poichè men• tre desiderava di pubblicare ogni suq scritto - e gli fu e· gli sarà rimproverato perchè non frenò la sua penna e non fu sereno, se non severo, giu• dice delle sue produzioni - per contro disprezzava di raccogliere i disoorai che. aveva occasione di pronunciare in vari, luoghi e in varie circostanze. Improvvisatore nello scrivere - ra• ri sono i pentimenti nei suoi manoscritti - improvvisatore era pure . nel par• lare: e cosi avvinceva il pubblico e lq trascinava [acilmente all'applauso, poichè viveva mentre parlava. Ma perdeva però l'elogio ufficiale di chi è abituato a giudicare a mente _fredda. Oggi - particolarmente - è dillicil~ parlare di Allre<lo Oriani. Bisogna liberarsi - ed è Iacilo' - dal vieto preconcetto a!PattuaJit.à, soprat"G;tto bisogna liberarsi - e questa "·olta non è facile percbè cacciata dal· la porta, maleducatamente per la fine• stra rientra - dall'abituctine di con• siderare gli uominj - specialmente poli• tic.i - dal loro successo nella storia. Ecco: si può avere successo in tan• • te maniere. Si vince - ne.t campo deJJa realtà politica - nel proprio tempo, e si vince nel (uturc,: Sono i viocitor, gli uni, e precursori dei vincitori gl' altri migliori - che vuol dire anche pi~ fortuna.ti - certo, i primi. 1 Ma non bisogna dimenticare che que• SLC vittorie sono nel piano reale della storia. E non è il solo: vi è il piauo ldcale. In questo si vince sempre e, insieme, no,1 si vince mai. Si vince sempre perchè dalla confusione dell'u• manità e dalJn miseria di un'anima, l'uomo fa nascere - con maieutica arte - ~'-idea che secoli e folle non possono. sommergere: Dante e Mazzini sono di questi eterni vincitori anche se l'llllpero de.1 fiorentino e 1a Repubblica del genevose non si attueranno mai. E per questo nel loro tempo apparvero de~ vinti. Or dunque che cosa dice Alfredo Oriani non a se stesso, non ai suoi contempornnej, non agli immediati po· steri, od'n all'ltaJia, ma all'umanità?~ Certo oggi che l'ItaJin non cerca che la sua missione nel mondo ed ha il desiderio di compierla - e Alfredo Oriuni ha scritto ed ha parlato per ec• citare gli animi, che sembravano st-anchi e quasi pentiti della merav~JiOS8' Iatica del nostro risorgimento, alla con• quist.a spirituale del mondo - le sue pagine contro la borghesia, la sua idea coloniaJe, il suo pensiero unitario ed autoritario vivono di cosi abb~gl:iantt luce tra i volti spavaldi de! suo stile. Ma questo non autorìzza quella specie; di leggenda letteraria. • Perchè - come molti dicono - egli è nel nostro presente per certe idea•' lit.è maggiormente vissute 1 ma insomma è specialmente per 1 negatori di ogru aUermazione e insieme per., i retori di ogni movimento e di ogni giorno, as• surto 01·mai al di luori di ogni tempo .. E l'ideale bel.Iezza della sua figura: non è insomma. l'opposizione al suo secolo, non è neppure la profezia ma l'italicità - ecco - deUu sua Iigura; quel contrasto mirabile per cui la oiach-il'tvellica praticità. del suo pensiero si confonde con l'ingenuità fanciu.llcsca e l'onestà giovanile della sua vita, per cui l'immortalità violenta di « Al cli là » s1 oppone aUn. cnst.ilà della « Di~ s/alta », per cui la e lellera a Giuda » si trasfo1·mn nell'appello della -. RiDolto. ideale». } Senza voler perdersi - pot1·ebbe di• \'Cnire retorica - nell'esaltazione dello scrittore romagnolo, nella riesumazione dei suoi molteplici pensiei-i, nel sot• Lolinearc la lelicc sicurezza delle sue intuizioni, basterà uu periodo di . Do• gali: « l'impresa d'Africa [.er J'HaHa era la prima conseguenza eJ suo Risorgimento. Potenza storicamente e geo.l. gru[icamenW mediterranea uscendo di se stessa non poteva agire che in All'ica: alla politica dei suoi uomini di stato il scegliere il momento più oppor• tuoo 1 il lido più adatto a discenderv,• colla più sapiente preparazione». Pe1· Alfredo Oriani la rivoluzione italiana, dopo di aver conquistato l'indipendenza, la libertà e l'unità della nazione, non poteva e non doveva esaurirsi in sè stessa, ma continuare, quasi come in un naturale sviluppo, la sua affermazione nel mondo; d'altra part',fl'Africa, l'immenso continente in cu'.i. la civiltà, pur esistendo da cingue-- miln aoni 1 non era nemmeno giunta alle sorgenti di quel Nilo divino, attorno alle Ioci del quale era balenata nell'antichitù un'epoca meravigliosa, l'A· Irica, terra piena di lasdno nei suQ.i innumerc,·oli misteri ancora da svelare, era il hiogo più pr0pizio per la atti\'ità che avn·bbe risvegliata J1Ita 1 Jia dalla crisi e dalJ'urresto ìmprovviSO', do1>0 il '70; infine a DogaJi l'eroismo di De Crìst..0Ioris e dei suoi cinquecento soldati liichiarava che oramai l'Italia non poteva più urreirare dall'Africa e che l'Africa nDn poteva più .sfuggire all'Italia. Nell'accento dello stile di Alfredo Oriani è conlemporancamente la sfida spre;,.zante ed il disperato desiderio di essere ascoltato, la superbia d.i chi si sente Incompreso e non può e non vuoJe ammettere di esserne in colpa Fondazione Ruffilli - Forlì e la netta convinzione del bisogno per coloro che lo uscoltano di comprenderlo. ll suo animo alJora si inacerbisce, diventa tagliente ed aspro d1un do• lore tu~to suo e tutto incompreso: certo egli scava tormentosamente in sè tttesso ed il suo ocehio. si riempie di una tristezza coUerica, di queUa che non può piangere, di quella che si rihella e bestemmia. Forse egli ebbe In sfortuna di non conoscere un dolore buono, al• truistico; di non piangere sugli altri. Egli piunge e dolora - come Giacomo Leopardi - per se stesso solamente; c1uando pr(mde In penna per creare; c1ualche cosa, perch~ il suo Lormcnto non sia inutile, ma cliventi buono pe1· il pionto wnano ed ogni uomo che sot'trc in questo mistero della vitn riconosca il dolore del poeta un po' il suo d0Jore 1 A.Uredo Oriani non ha da raccontare che la scontentezza d.i un fanciullo solo e abbandonato. .\'on pinngc sulln tomba delJa madre, che non lo aveva cercato, che _ crede - non lo aveva amaLo. E, senza sua. colpa, ne m1sce la ~ua condanna. Si guarda intorno, ma nel suo orgoglio. nel .suo egoismo, perchè non ha gioHo con nessuno, non ha pinolo su nessuno non \'ode che se stesso. A molti av• viene così e quando qualche evento improvviso scopre questo egoismo umano, che era contento poichè l'esistenza aveva uno sfondo che complct.a,·tt la loro personn, ogni \'Ìsione sembra rovescia.rsi e nasce allora ]a besLemmia. Ma molti uomini non credono alla parola: può bruciani dentro il fuoc:o dcll'entusiasm,, o il pianto cleWumonitit intera: si liberano delJ'impressio• ne, scrollnno di dosso come la neve da un cappotto - neve bella e gradita - ma noiosa: e mormorano rctorjc·u. La parola quando è sola non è credula. E Gesù può parlare d'amore, può di\'idere il suo corpo, ma muore sulla Croce per<:hè le parole vengano credute: Mazzini per essere creduto deve morire esule nelln terra che ha creato e lo ha rinnegato: e se Guribnldi fosse morto a Mentana o u Di.1 gione molti lo avrebbero circonfuso di luce ane;()ra più fosforescente. Allrcclo Oriani - come tanti poet.i della ,·ita ignob o povera di episodi famosi - deve morire solo dopo di essere vissuto solo: e qualcuno sm·ù c-apocc di rimproverarlo anche di non essere morto disperalo e di csscJ·si acquetato dal suo tormento quando il suo co1·po ormai non avrebbe conosciuto per nessuna malattia. Già Oriani mi sembra un epilettico - mi af!ermava un giorno un runico,. E' iniatti in lu_i uno scatto continuo ed inesausto: per questo il centro di ogni suo libro, nocciolo che libera un seme fecondo, è sempre un'orazione ed egli anche scri\'Codo parla ad un pubblica Leggete o declamate una pngi.na di Oriani e non si noteranno più certi ag• gettivi, non si sentirà più un'intima protesta coniro certe sue espressioni. E questo è nient.e pe1•chè discorsi JeLti o s'immiseriscono o si deformano. Essi valgono solo per quell'istante mefilvigJioso e irrepetibile in cui fol.la e oratore sono fusi in una sola anima .. Allora ~gh pronuncia le parole che la folla uttendè, la foUn attende le pa• role che egli pronuncia perchè già dal suo viso anche se i suoi occhi non possono !issare tutti gli occhi, trasp~1re e Sl trasforma l'idea che attira e com·ince i più freddi. Allora l'ora• tore non rimpiange se stesso, ma ha un desiderio insaziabile cli continuare così per sempre sll'ingcodo in una mano mille cuori che sentono soltanto 1 men• tre Je menti hanno ascoltato la potenza cli affermare il pensiero di quelPes• sere che sta seminando ~ene1·osumentc. Poi Jlistanlc meraviglioso passa. • Come credere a quest'uomo che vaga.boncln a gambe nude - quarantaquattrenne attraverso la Toscana in una vecchia bicicletta? Così come oggi entusiasma i giovani di vent'nnni men· t.re i docenti u!riciali taccfono ancora, nonostan«:: il soJenne esempio di Cro• ce: e non dirci che tacciono uHicia1• mcnLe, che (atti e politico comondano, ma dall'intimo rart:mente sfugge loro una parola convinto serena equilibrata. Ed è naturale - quasi direi giusto - come lo era che nessuno allora Io ascoltasse. CESAIIE /JOLOGNESI
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