Pattuglia - anno II - n. 5-6 - mar.-apr. 1943

Va come in un dolce sogno. Ma un urlo lo ridesta. Un urlo gli Jacera il sogno. Non t! Ja ci\'etta. E' que!Palbero solitario che lrn levato verso di lui la sua voce, che lo ba chinmAto: Uomo! Egli scorge nella penombra qualcho cosa che si leva. Vn corpo si alza Jungo l'olbero e una giovane creatura, ignuda. e insanguinata, gli chiede di essere liberata. E mentre recide i duri legami nelJa folta verzura,, vede rilucere gli occh. della donna, vede i denti di lei cl:re sembra vogliano mordere. Sorride forse? L'orrore lo spinge o cavallo e sprona a gaJoppo nella notte. Stringe nel pUjìl:n0 i' racci insanguinati. Solo ~o.;. i suoi pensieri il signore dì Langenau scrive. Lento, assorto, come se dipingesse. « Mia buona madre, Siate fiera di me: io porto la bandiera, Non datevi affanno: io porto 1a han dieru, Vo~liatemi bene: io porto Ja ben• diera ». Poi nasconde la lettera nel suo giu• ~tacuore, nel posto più segreto, accanto alla I9glfa dj rosa. E pensa: tra poco ne prenderò il profumo. E pensa: forse un giorno qualcuno Ja ritro• ,·era... E J)Cnsa: ... ; perchè il nemico è vicino. Passano fl gttloppo sul corpo di un contadino abhaLtuto, che ha g'4t· occn, spaluncatj; in essi si specchia qualche cosa che non è iJ cielo. Più tardi si odono Jontnni latrati Ci sarà finaJmente un paese. Una rocce sovrasta le capanne. Per essi sì abbassa amico il ponte teYatoio e il portone si spalanca come. un invito. Il (:Orno squilla il benvenuto. Senti come '!"ul I ano i tamburi, senti le trombe che sudnano e come risponde Ja voce dd molossi! Sul scJciato della corte risuonano fonde Je peste dei cavalli; si levano allegri nitriti. Oh, potersi Finalment.c abbandonare! ·Essere finalmente un ospite. Non dover sempre guadagnare a duro prezzo tutte le cose che si desiderano. Non dover sempre volgersi a tutto con occhio nt ruioo: per una volta lasciare che ogni cosa accada come vuole, e sapere: queJ. lo che accade è bene. Anche il coraggio ha ogni tanto bisogno di lasciarsi an• <lare, dj stendersi a riposare come avvolto in una coperta. di seta. Oh, non. essere sempre soltanto un soldato! Pe1 una volta poter portare i riccioli sparsi e il collo nudo come µn adolescente. Potersi rinfrancare come dopo un lungo bagno. E imparare di nuo,•o che al mon• do ci sono le donne: accorgersi delle loro bjanche mani, ascoltare Je loro risate,.fresche come canzoni, quando fanciulli dai capelU biondi recano le $plendide coppe ricolme di frutta succ~ Cominciò un banchetto e si trasformò in una lesta quasi senza che nessuno sapesse come. S1 alzarono le f1amme delle torce, le voci divennero acute.. dal fondo scintillante delle coppe sorsero le più varie canzoni e finalmente, dal ritmo di\'enuto maturo, si scjolse la danza e avvinse tutti ne{ suo giro. Come una grande ondata corse per J saloni. E Iu un incontrarsi per sce .. gliersi, un dirsi addio per ritro\'ars~ un risplendere per lasciarsi abbagliare. l dolci profumi che spirano dalle vesh delle donne, addormentavano i cuori co... me tiepide brezze d'estate Come scaturita dai fumi di un vino colore dell'ombra e da migljaia di ro12 se, l'ora trnpassu fremente sul sogno dello. notte. Ma c'è uno attonito e immobile i,- questa meraviglia. Così profondo è il suo incanto che attende dj ridestarS1. Perchè solamente nei sogno s1 possono vedere simiJi luoghi, simili feste, simii i donne. I loro discorsi hanno i1 suono delicato dell'argento e se qualche volta soJlevnno le mani, bisogna proprio credere che in qualche luogo in qualche irraggiungibile luogo, si sfoglino invisibili mille rose di velluto. E allora tu sogni: sogni di poter essere anche tu come loro coperto di gioielli e immngini per te una diversa fortuna, che possa guadngnarti una corona per la ~tua fronte nuda. Uno, vestito d1 candida seta, s'accorge che non si può ,risvegliare; non può perchè è sveglio e immerso neJJa realtà. Allora fugge con il cuore pieno di angoscia incont'ro a1 sogno e si ritrova improvvisamente nel parco, solo nel parco tenebroso. Lontana è la festa. Tutta la luce era una menzogna. Sola• mente fa notte attorno a 'lui è fresca e vicina. Così egH chiede a una donna che si china verso di Juj: « Sei tu fa notte? » Sorride la donna. Ed egli ha ver• gogna di quei suo bianco vestito. Vorrebbe essere solo e lontano. Solo, lontano, chjuso nella sua armatura. Ti sei scordato che per oggi tu sei il mio paggio d'onore? Cosi mi abbandoni? Dove fuggi? La tua .vesta bianca mi tradisce la tua direzione Hai torse nostalgia della tua nl\•ida casacca èli panno? Dimmi se hai frc<ldo? Dimmi se pensi alla tua casa lontana!' E Ia contessa sorride. No. Egli è_ così solamente perchè Ja. sua l"t.dolescenza gli è improvvisamentecaduta di dosso, come uno scuro, morbido vestito. Chi , è che glie l'ha portata via? « Sei stata tu? » chiese: e gli sembra di avere una voce ancora mai udit-a. « Si, sei stata tu! » Ora si sente ignudo, ignudo come un santo. E come un santo slonciato e splendente. Una dopo l'altra si spengono le luci del castello. Tutti sono grevi di stanchezza, o di amore o di vino. Dopo tante lunghe e deserte notti di campo, linalmente dei letti. Larghi, solidi 1~• ti di rovere. Diversamente si prega qui, diversamente c6e nei fangosi fossa~ ai bordi deJJa strada, dove ci si addormenta come in un sepolcro. « Sia fatta 1a tua volontà, Signore;» Sono più brevi nel letto le preghiere. Ma più profonde. La stanza nella torre è immersa nell'oscurità. Ma iJ sorriso rischiara i loro volti. F. vanno a tastonJ come due ciechi; CO'- me fanciulli,. spauriti <la11anotte si stringono l'uno all'altro. Eppure non hannG paura. Niente qui può essere contro di loro: non il passato, non l'avvenire. IJ tempo è crollato, ed esSl · rinascono come due fiori dalle sue rovine. NuJla, neppure iJ nome, si chiedo. no l'uno dell'altro. ~i sono incontrati saranno passato e av,•enire J'uno pel' l'altro. Cento noJJU s1 daranno e poi cento ,·olte torneranno a portarseli via, dolcemente, così dolcemente come si stacca. un pendente dall'orecchio cli una donna. Nell'atrio, giacciono abbandonati sopra una seggiofa il giustacuore, la mantella e la bandoliera del signore di Fondazione Ruffilli - Forlì Langenau. guanti sono cnduti per terra. Ma la bandiera è dritta, iniissa neJla crocera di una finestra, agile e cupa. Fuori per il cielo passa UQ vento di uragano e lacera la notte in brani chiari e scuri. l1 chiaro di Jun~ si alterna, come un lungo Iampeggillre: inquiete ombre agitano la bandiera addormentata. La band,era sogna. Forse è rimasta aperta una finestra in qualche luogo? Forse l'uragano i; entrato nelJa case? Chi é che fa sbatte~ re le porte? D1 chi sono questi pas~i ..per i corridoi? - Lascia. Che cosa ti importa sapere chi è? · Non troverà la strada. E' sicuro come dietro cento porte questo grande sonno. Questo grande sonno che due creature hanno in comune; cosi in comune come una unica madre o un'unic.a morte. Quale strano, smisurato sole nasce questa mattina? E' iJ canto degli uccelli. questo vociare che Jo saluta? Penetra dovunque Ja luce, ma non t il giorno. Non cantanl• gii uccelli. Questo chiarore viene dai balconi, dalle finestre vengono Je grida. Sono Je finestre che gridano al fuoco, mentre il nemico avanza per la campagna che avvampa dl fa"ille. Con il sonno lacerato nel volto tutti si slanciano, le armature sganciate, di camera in camere, · di androne in androne e cercano la scala. A perdifiato daUa corte le trombe chiamano a raccolto. Cupi come un tremito n11Jano i tam-. buri. Ma la bandiera manca. Si chiama a grnn voce Palficrc. Nitriscono come impazzjti i ca,·alh, gli uomini pregano e gridano. Si chiama imprecando JlaUiere. E cozzano i ferri, si levano comandi e segnali. Poi nel silenzio improvviso ancora più volte si sente chiamare J'atflen-. Poi come un vento sul ponte si slancia la gente a cavallo. Ma la bandiera manca. A gara egh corre, a gara col fuoco, attraverso alle porte che lo incorniciano di fiamma. Scavalca i gradini, traversa cortine di fuoco e irromp~ dall'edificio in rovina. Stringe aJ petto la sua bandier~, come una candida dama svenuta. C'è ancora un cavallo: parte come un grido e tD·un attimo supera tutti. Anche la bandiera rinviene e garrisce, garrisce superba come non era ftMI stata, Tutti la scorgono ora, lontana, in testa al reparto, e riconoscono il chiaro soldato a cavallo, con i ca•. pelli al vento e riconoscono la bandiera ... Ma all'improvviso sembra che le bandiera·· diventi di Juce, che diventi più grande e più rossa. ' Nef vivo della pugna la bandiere. brucia, e tutti le spronano dietro. SoJo è iJ signore di Langcnau in mezzo alfa torma nemica. La paura ga, ha creato il vuoto attorno, ed egn trattiene iJ cavai.lo e si ferma sotto alla sua bandiera, che i1 fuoco un poco alla volta consuma. Lentamente, sovrapensiero quasi, i( signore di Langenau si guarda attor-• no. Qualche cosa di stranamente vario~ pinto -si stende davanti e lui. Giordini. - egli pensa, e sorride. Ma afPimprovviso si accorge che degli occhi lo !issano: gli sembra di riconoscere esseri umani e comprende che sono i sofdati deJ Turco; e lnncia il suo cavallo in mezzo u loro. Eppure, ora che glJ piombono addosso, sembrnno un'altra volta incnntati giardini. E le sedici fame ricm·, e c.he calano sopra eh fui un colpo dopo l'altro non sono che un [estevole artif'i<:io. Un sorl'idente gioco ;li fontane. Il giustacuore ~ perduto tra re fiamme del castello e con esso anche ,lh lettera e anche quel petalo di ro~ di una Fanciulla straniera NeUa primavera ventura (che gi1.thse malinconica e fredda) un coniel't del barone di Piròvano entrò lentamente a cavano nella terra. di Longenau. Là ha visto piangere una vecchia nobile signora. R. M. RnKli: A••i•i ha frenato il dardo, la fame. Fu fedeltà. La .trada che con coraggio prendemmo al buio, non fa capo al rossore: è un raggio nel cerchio di ,antità. Stampiamolo nel ricordo, il sasso roso d'Assisi, apparso col primo esordio del sole I Sui nostri visi un giorno spersi. sarà rogo di lacrime : Assisi ! il cuore ci grideràAlziamolo nella memoria, l'altare fondo del santo, che •pense l'aperta gloria dcli' erba nel nostro pianto muto di comunione. d' irragiungibile unione• l.Jn giorno ci sferzerà come una frusta il uiw quel buio ch;aro, inciso nel pet(o ,enza viltà. 2 La città dei tuoi anni se fu rossa di mura ! In tanta tenebra d'affanni e fiori, già la pietra tra commona in eterno al tuo addio: ed ora ai Fori abbacinati, ai ponti bianchi d' o3'a lapidate dal ,o/e, i tuoi migliori giorni di luce arenerai, percos,a dal/' ago,to per ,empre. E i miei ,udori ciechi nel per,eguirti ! E la mia dura f,de I Di te riavrò wlo nell'aria addolorata un'ardente lettura dai segni che -p'hai inciso: una precaria chiu•a grafia che ne,,una figura abbaglierà, se non morie pler,aria. Brucerà dalla bocca dei cavalli ros,i di fuga l'alito rovente delle ,ere che accendono le valli fino all'infanzia illimitata, ardente di risse e di barbarici stridori ,ulle tombe aggredite• E a quali brezze secche riauvamperanno oltre i piano.,; quegli affanni indicibili - le altezze mai più raggiunte dal fuoco del cuore I Là verrai tu, con la malinconia del tuo sangue più chiu,o, e quel furore appannerà il tuo /iato - tenebria di e, nere, •offusa , e/ nitore di quale immensa, accecata allegria ! GIORGIO CAPRONI

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