Pattuglia - anno II - n. 5-6 - mar.-apr. 1943

pl"r<·hè µli ac-ca<leva <li essere biunco e p<'rchè MIO ps1<li·~ era proprio il S1gnor F eakins. Tad sta\'a seduto 1.\I ta, olo e mastica\'f1 tabacco: e ~<:hizza"a saliva nefla sputacchif.'rn. Tutta quanta la cittfi s·~ aeitala u causu <ld' fuoco - disse lo Sceriffo. - '\on sono stato io - <li:-.se Johnny - Posso ancia.re a casa? - Fai bene' a venire a casa con me stasser,\ - gli dissi. -'- Sta. li seduto ancora un poco - disse lo Sceriiro e' è un mucchio di icHotacci li fuori che pensano che sia stato _tu. Sta lì buono .-,eduto. Se non sei stato tu non v'~ nessuno in tutta 1a città che sia capace di metterti 1e mani addosso. Tutt-0 quello c-he desidero è una risposta che sia decente eia quest-o figlio del giudice I.yle, qui. - Io YOglio darvi una 1·isposta decente, signor Appley. - E' cruello che ~lesidcro - disse lo Sceriffo - I-..' già nbhastanza catti,,o quando _e8si linciano un negro già cresciuto del tutto, pensa se io 11ascìo solo un ragazzino di dieci anni. - Di undici - disse Johnny. - Dicci o undiri - disse Io Scerillo - non Voglio che <1ual<:osu di simile accado sotto il mio nuso. ~li occuperò io di quegli idioti B fuori - ,lisse anche - lo e Taci qui , 1i manderemo a casa quando , errà il momento giusto, Tad ~hizzò sahva nella sput-nrchicra, e si puH Ja bocca col rovesdo dclln mono. - Come mai andavi in quella casa gialla dann..:1tia assieme a questo negro? - chiese lo Scerilfo. - Son lo so -- dissi - Stavamo girando assieme durante le vacanze deH'estate, e un giorno trovammo la cas; gialla e scavalca~mo il muro e sedemmo sul gradini di Fronte all'atrio. Ero una casa grande e noi eravamo soliti star seduti sui ~adini davanti a11'atrio ogni giorno e osservare le automobili che passavano via. - Questo va nbbashmza - disse lo Sceriffo - VJ., o, nnti e dimmi ogni cosa. Non ho nessuna voglia di tenere in piedi un paio cli mocciosi, che ancora '°anno a scuola, per tutta la notte. lo tirerò viti quel branco d'idioti in due minuti c1uando sarà l'ora. E porteremo voi due n ca.sa nella nostra CandiJluc. - lo non <:redo rhe sin bene che portiate Johnny a . ulsa sua stasser~• - dissi - Credo che sia meglio che resti con noi stanotte. - Oimmi tutto - disse lo Sccrirfo - ,l.vanli. di que!lo che accadde. . - Bene - dissi - Un giorno decidemmo <lì anda:re a dare un'occhìat.a dentro la casa per vedere quelJo e~ c'era. Noi tentammo di entrare per la porta duvanti ma c1uest-a era chfosn. Girammo attorno, allora, e anche la porta d.i d.ietro era chiusa. Così jo montai .sulle spalle di Johnny e aprii una finestra e stri'"\ sciammo nello casa. - Va avanti - disse lo Scerilfo. - Bene, era una casa graziosa, dentro. Vi erano un mucchio di stanze e quadri nel muro, e nei sa• lottino v'era quel piano automatico che il Sjgnol' J,'eakins aveva los.dnto nella <'&sa. Ora sarà tutto brucia~, credo - io dissi. - Benissimo - disse lo Sceriffo -. il pianoforte. Che ne faceste? - :\'iente - dissi - solo lo face"amo andare per giocare. Erft un vecchio arnese, mica elettrico,' sapete, e qualcbe,•olta io giravo la manovella e qual- <.hevolta era Johnny a farlo. Non ~apevamo che Ja casa apparteneva al Signor Feakins. Non sapevamo a <"hi apparteneva. Johnny diceva sempre: Di chi credi che sia questa bella casa? Come mai non viene nessuno ad abitarvi? Di, Glenn, c-om'è qu~sto? - E' questo che dice\li? - chiese lo Sceriffo a Johnny. - Sì, signore -· disse Johnny - Era una casa proprio grande, piena di belle cose, e nessuno l1abi1avu. lo non credo che tu sappia il perchè? Jisse ancora lo Sceriffo. No di certo, signore - rispose Johnny. FdPidazione Ruffilli - Forlì Lo Scl~riflo guardò Tocl Gro,·et e 'foci a terra. Bene - fece lo Sceriffo - \"a av~rntL Sputò -- Bene! - dissi anch'io - Un giorno mentre eranuno nella casu sentimmo \lll n11nore cli passi nell'atrio davanti e noi corremmo fuori dalla CflSU p,1ssando per la porla di dietro. Axevamo fatto unda1·c il J>iano per tutto il pomeriggio. Era il Signor. fealdns. \'oi corremmo più in rrctta che potemmo, ma cgH ci atrerrò allo st-eccato. Egli era molto irritaio ed eccitato. Disse: piccoli diavoli, che facevate in casa ,mia? - E ullorn Johnny disse: .\'on sapevam~ chC' questa era lo vostra casa. ·on supevamo niente cf1 nìcnte . - Che accadde? - <lisse lo Sceri(fo. - Uene - dissi - in principio iJ Signor Feakins rim~sc molto irritato con noi. Egli diede anche uno schiaUo Forte sulla faccia di JoÌmny. - Ti dice.le uno schiaffo? - chiese lo Sceriffo a Johnny. - Si, signore. I.o Sceriffo si guardò attorno di nuovo e guardò anche u Tad Grover e ·Ted sputò di nuovo nella ~put:1cchicru. - Poi io dissi - il Si~nor Feakins cominciò a dire delJe cose pa:,.ze. - Cosa ,·\ioi dire con cose pazze? - . Bene - dissi -· sembrava proprio un po' matto mentre gridava, ma non lo era; egli parlava solo a se stesso. ..., - Che cosa disse? - chiese lo SceriUo. - Ln mucchio di cose che ho dimenticate, disse - risposi - J\la. mi ricordo una cosa. - Quale_? - Bene - dissi ·- egli F-u molto dispiacente per Jo schiurfo dato a Johnny e poi ci chiese di tornare con lui nella cnsa. ~ella casa tu molto calmo. Quando egli eh i use la porta del salot.t.ino, la stanza do• \ 'er:.1 il piccolo piano, disse: uno due e tre, chiudi la porta! Uno due tre, chiudi la porta? - disse lo Sccriifo. Sì. signore - dissi. Cno <luc tre, ch.iudi la port.a ! - disss .Johnny• - Si, signore, c1ucstf> fu quanto il Signor Vcakjns, disse. { Il grande orologio sul muro dell'uHicio dello Sccrirfo stava battendo le ore, ed erano quasi Je una del mattino. Jo ero piuttosto assonnato, ma Johnny aveva addosso tropp~t paura per sentire il sonno. Si, signore - Johnny disse - uno due ire, chiudi la porta. · Poi cosa accadcle? - chiese lo Scerillo. - l}ene - dissi - il Signor Yeakins sedette e cominciò a guardarsi attorno. Egli guardò ad ogni cosa nella stanza, al piano, al tappeto, aile ste:• gioie, ai fiori, al soffitto, ai muri, e poi guardò ai dipinti sulJe pareti; si fermò davanti al ritratto di una ragazza molto belJa e cominciò a dire cose. pazze, parlando sempre per se stesso. Che quadro era? - chiese ]o Sceriffo. Quello cli sua l!)Oglie, credo. ~on sai ,che sua moWie. ~ m~rta da nove anni? lo lo sapevo e sapevo anche quello che Jo Sccrilfo pensava. Io lo guardai e poi guardai anche Johnny. Tad Gro,·er girò attorno alla mia seggiola e andò a schizzare un getto di saliva nella sputacchiera. - .\'on credo c-he tu sappia come Gr~zia Feakins moTi - disse Jo Scerifio. lo sapevo che essa s'era uccisa e sape,,o perchè, ma non desideravo che Joh~y sapesse b.Jtt.e queste cose. ~Questa storia era di già abbastanza cattiva. lo non dissi niente e allora Tad Gro\'cr disse: - Bene, Glenn, dJ allo Sceriffo queDo ~he accadde. lo cominciai a <lire quello che poi accadde ma mi rermai quand<, ,Johnny saJtò sù, per gli urli Ji fuori e per i colpi alla porta. Lo Sceriffo tirò Iuori il suo ~rosso revol"'er e così feee anche Tad Gro,·er. . f - Dio danni quei maledetti cretini - disse le Scerjflo. Tad, è meg)io che andiamo fuori ora e li mandiamo n caso. - 1-.' meglio - rispose Tad. - Voi ragani rimnnck lì lo Sceriffo - '\on muo, cie un seduti - ci fece pollice. ~essun~ in tulta la cittil mettel':i un dito addosso a questo ragnzzo ne-gru. "\on, almeno. mentre io sono Sceriffo; questo essi ancora non lo sanno. Lo Scerifro Apple.v e Tud Grover uS<.·irono fuol'i dall'uUicio e chiu~c-ro ln porla alle loro spalle, e iv e Johnny potemmo sentire mentre c•amminnrnno 1.11• tra"erso In .stanzu \'C1·so l'ingresso dell'uFricio. - Cosa mi foranno? - chiese Johnny. .:.._ 'licnte; -- dissi - non ti faranno nic-ntc. );:gli era molto stunco ·e pieno cli paur:1. e le sue labbra comincia,·anu a tremare e sta\'il <1uasi per mellcrsi a piangere. Desideren~i quf1si <li non essere mai nato - <lisse. ~la non i· niente feci - lo Sccrirfo e T<.Hl G\•over manderanno vin <1uci cretini in due minuti. Noi potemmo udire lo Scel'irfo. urlal'C contro agii uomini l-ì Fuori e noi potemmo udire ~li uomini urlare indietro allo Se:criUo. - lo non sono un ne~ro e io non sono un bianco. dis ...e .Johnn~ - Puoi rimanere a cnsu con noi, Johnny ,lissi - Puoi stare li finchl.- non sei abbashnw.a ~J:ande da 1>oter andnrè ,·io. - Pcrchè mi vogHono amnrnzzure? c~li disse - io non ho fotto nullu. Perchè, Clenn? Essi erano proprio stupidi, gli dissi e lo Si.:zriUo e Tad Gro\'er non avrebbero permesso che foccssero niente. - Pcrchè il Signor Feukins h,, voluto ammazzarsi? - disse Johnny. Chi t'ha detto questo? J.o Sccrirro mc Jlha cletlo - disse ,Johnny. EgU m'ha dato uno schiarfo. ma era un buon. uomo - disse anche. p.·on dissi niente e rimanemmo ud uscoharc lo Sceriffo che urla,a agli uomini. Poi tutto ud un tra1~0 udimmo glj uomini urlare più Corte e dare .spintoni alla portn, più forte che mui. .Johnn., saltò .su e comi1l<.·iò a gm,rdnrsi nttorno per ccr<:arc una da. d'usdta. - Che devo rare? - disse. r,Ji udimmo quattro colpi di rivoltdla e µ:li uomini ctiminc•iarono u urlare più forte che mai e potemmo udire la porta sbattacchiare. Sembruvu Jn più stupida cosa <lei mondo e quando sentimmo lv la porta che saltava via e gli uomini che eone-, ono dentro, saltammo in piedi e dando uno spinta alla finestra ci buttammo foori nel giardino e cominciammo a correre. ~on potei vedere uomini li in giro e corremmo tan•,.1 <·omc mai noi avevruno fatto. Come !)iU potevamo. V'era prjma tutta Ja piazza della Court House e poi Ja Baker Street. Lu strada era scura e vuota e noi corremmo per sci isolati. Quando giungemmo a casa mio paclre stava parlando nel salotto a $f.lm, Brooklyn, il nostro giardiniere, il padrino negro di. Johnny. - Essi hanno tirato giù la porta - d.jssi lo e Johnny siamo usciti dalla Hnestra e abbiamo ratta tutta la strada di corsa. Mio padre andò al telefono e tentò di parlare coll'uUicio dello Sl·erilfo. 11 campanello suonò se;tte "olte e poi qualcuno venne all'apparecchio, Non e.ra lo Sceriffo Appley e non era Tad Gro"er. Mio padre li potè sentire urlare, così non disse una parola e ttllorn s'alzò. Egli disse a Sam di andare alle rimessa a tirare fuori Ja Pierce Arrow. Sam corse Fuorj e mio padte diede un ct1ppotto a me, uno a Johnny e ne prese uno anche per sè. ~oi uscimmo sulla strada della rimessa e montammo sulla Pjèrce :\rrow; io e Johnny sedemmo da- \'8nt..i accanto o. mio padre e Sam sedette _ç!~etro. t\Jio padre gli diede un fucile e due ri"oltellc. Che le tenesse proprjo a portata di mail(), gli d.iS.Sè. Poi ci spingemmo a\'anti e prima che quasi ce ne accorgessimo cravumo sulle ~ont.agne, andando a nord a settanta miglia all'ora, e nessuno parlan,. WILLIA.11 SAROl'AN (Traduz'ont di libero Gualtitri)

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