I N olt.ri soggi ho dimostrato c-0me Soncio non sia affatto ]'antitesi di Don ChicotC, secondo c1uanto comunemente si usu ripetere. Anche Sancio è un illuso come il suo Cavalier-o. e ha dal cielo il dono di credere ni sogni, di illudersi e di innln:rsi nelJe più immaginate e strnmpulate Ov\Coture. Soltanto mentre Don Chicote è già qunsi completamente smntcrinliz1.nto cd è giù simbolo di fede puro' l'uomo Sunci.o viene spesso ancora tra~ dito dallo carne, cd è soggetto n frc- <1ucnti cadute lungo h, sua strndn. Mo ò soltanto questiono cli gradi, di nltezz.c dh e ·se raggiunte do Don Cltlcotc e dn1 bUO scudiero sullo stesso do- ~~~st:i 8t 0 ~ 8ubhf:s~h~ 8 ollil;I;~f~~n°o 0 ; dei ,\fncstro, Sn.ncio faccia grondi salti in su. per <1ucstn scala, tonto da giunE(Crgli inrine assai vicino. "Ncllu secondo pnrlc del poema, per mc è più bella la sloria dc.I perfe:donamcnlo del discepolo, sempre più 'Preso di fede chicoUcscn, che non fa dolorosa passione del .Maestro 1 coslret.to alla croce od ol fango della burlo do tutti: duchi e curati e barbieri e baccellieri senza fede. • l duchi, il curalo, il barbiere ed iJ baccelliere: ecco l'anlilesi di Don Chicote, ceco gli onti-Chicote. Lascio i duchi, imbecilli che soltanto per mnfragio trastullo. tcnteno di combinore le più dolorose cadute dcli' Eroe, e ci ridono su, e non capiscono c1uonto \'Crgognoso sia q~esto 1oro sputacchiare su poeti e su Poesia (e intanto il generoso Chicote diceva il Saneio: « ... montate Stincio, che chi mando a chiamare da terre tanto lontnne non sarà per ingannnnni, per la ~ gloria che può ,•cnire dall' ingannare chi ha fede ... •): è gran gcnle nel mondo, ma non vale un discorso lungo. Voglio in,·ece occuponni <1ui degti altri tre, che hanno uno scopo ben preciso e che, <lisgrazialumcntc, per- ,engono nd un trngico risultato. CurnLO barbiere e bnccelliere, cioè: bigottismo mestiere e sapulczza. Già: il mondo reulc e sicuro, In regola contro l'eccezione ln fantasia il sogno. Sono co&toro che per tutta lo vita eroica del C1walicre gli vunno correndo dietro per clisarcionnrlo: o uomo, foori In Lesta dalle nuvole, fuori dal regno dcli' i.mmaginnzioncj bisogna toccare con muno che, perdio, questo di snssi grigi e duri è il mondo felice e gronde cosi, non cli più! Altrimenti è peccato e pazzia: mo Me al peccato ed aJlo. pazzia! E si, infine riescono u tirnr per terra I' Eroe ed a fa.rio morire con la boocu piena dello loro polvere. Ahimè!, perchè nnchc Cervantes finisce col farsi baccelliere e si alleo con gli nitri e si pente di essere stato troppo grande. lddio lo perdoni. Gli anti - Chicote tnnto che non l'avesse vendicata. Assicurnva il curalo che senza dubbio n.1cuno Don Cl1icote lo avrebbe se~ito in tutt.o ciò eh\? in tal modo egh gli avrebbe chiesto, e cosi lo avrebbero allontnnoto <lolla Sierra Morena e lo ancbbero riportato al suo paese., dove avrebbero cercato c1ualche rimedio per la su,1 strana pnzziu... Ln jnvenzione del curato non dispincqul! al barbiere, anzi essa , enne subito messa in otto. Chiesero in prestito all'ostessa una gonna o. elci veli, lasciandole in pegno Ju sottano nera del curato. li barbiere si Ieee una gran barba con Ja coda rossogrigia di un bue, nello quale l'oste era solito tener piantato il suo pettine ... L'ostessa abbigliò il curato rendendolo irriconoscibile. Gli mise indosso unu gonna di panno orlntu con rasce di velluto nero, e un busto di velluto verde con gli orli di Raso bianco: il tutto come do\'evn essere ai tempi del re \VniMo. lon volle il curato acconciature, mn si mise in testa un berretto cli pannoUno imbottito di cui si sc.rviva 1>er dormire In notte, e si cinse la lrontc con una folluccio dj tnUett\ negro, e con un'a.ltrn striscio si fece una SJ>eeie di maschera con la quale si copri assai bene la faccia e Jn barba. Si mise poi il cap1>cllo che, essendo assai grande, pote.va scrdre do parasole: si av,•iluppò nel suo gabbano e soli sullo mula cavalcando come usano fare le <lonnc, mentre il barbiere anelava sullo suu, con la barba che gli arrivevn alla cintura, barba fra il rosso e il bianco, quale risultava fatta, come si è detto, con la coda di un bue ussai sporco di fango ... Non appena uscito dall'osteria, il curato fu assalito da uno scrupolo: di aver m(Ù .tatto a travestirsi in quel modo certo non degno di un sacerdote. Lo disse al barbiere e lo pregò di scambiare il tra,·cstimcnLO, sembrundogli cosa più giusta che lo stesso barbiere si fingesse donzella bisognosa e lui, il curaLO, lacessc dn scudiero, profonnndo meno In sun dignitù ..... ». fedele storie: che dire dopo ciò? Fessi! fessi! E gente di questa risma si mctle sulln strada degli eroi per partorii n cosa ingabbiati come bestie. Fessi e imbroglioni. Oh, guardatc"i du curati e da barbieri Lra\'estiti th1 pulzelle bisognose e da scudieri con ln barba cli bue: c1uelunquc dei due sia. a forc la parte della pulzella, per ricorrere a.Ila vostra gencrosit,\. Assicurntevi prima della mnschern e tirate In barbk: non si sn maj, Mn il grande Chicot.e a c1ueste meschine cose non 1>ensa: In sua superioritù lo manlicnc sempre nelle pure skre della buonu Cede. Comunque sia, barbieri e curali esauriscono presto le loro risorse: perchè non vanno 1>iù in là dnll'csscrc (essi e iJ?brog_lioni grossolani. Assai più pcr1colos1 sono i baccellieri, i Sanson Carrasco, guasta epopee di tutti i mondi e di tutW i tempi. Grande è lo loro coc- :iu1~sfo~~1 ~~~il/a/:is}t~. loro &apienz.a Sanson Corrose<> è apparentemente il terzo parsonuggio <lei Don Cbicote in ordine di importanza, mo è personaggio cleeisivo, runesto. t lo stesso pesante 'e pericoloso personnggio che tonto spesso ce.rea di trenare e cli appiattire In nostra giovinez1.a, e cerea di pt.'ttinarln e di v~tirlo cli nero. Anche lui si presenta spesso trnvestito come i curo.ti e i barbieri e dice sem~ pre: «lo raooio per il tuo bene. Pensa (li donwni. Snggez1..u .figliolo. Calma, attenzione, giudizio. Calcolare•. Mefistofele che vuol fare di noi giovani f"nust, dei veochi Faust. Sanson Cnrrnsco, baccelliere di Snhunanc~ si è ficcato in lesta di rinsavire il suo compaesano immaginoso. Per realizzare il progetto si traveste unn prima volt.o <la • Cavaliere degli spccchh e trov.a modo di !arsi sfidare da Don Chicote offendendolo - naturalmente con una menzogna - nel suo umor proprio. Il bncccllicrc presuntuoso è sicuro di vincere la singolar tenzone e di costringere cosi I' Eroe n lasciare, battuto ed umiliato, le sue nv\'cntirc. ~la per fortuna ò ancora protetta dnl ciclo In folgorante pazzia: ancora rnon è lcmpo di velate stelle: Don Chiootc disarciona malamente il sapiente, e che fR?: e Gli mise Ja punta nuda ciella sun spada sulla faccia e gli disse: - Siete morto, Cavaliere, se non confessate che la impareggiabile Dulcinea del Toboso sorpassa in beUezzn la vostra Casildea di Vandalia», E come c1ueU01 per R\'er salva lo vita, ,,iJmenle acconsente a tutto ( •confesso tutto, giudico e sento come voi lo credete, giudicate e sentite•) il generoso lo lascia libero di andare ancora per il suo piatto mondo. Oh, Gronde, che sbaglio! Che sbagUo Don Chicotc mio, questa tua sublime generositt\ ! Ammazzarlo do,·e, i cruel boccellicre; ammazzare con lui lu saggezza vigliacca, nemica mortale delJo tua poesie. A ,rresti liberato il mondo una \'Olta per sempre da c1uestn piovra, cd avresti evitalo che fosse poi essa a soffocare te e iJ tuo credo. E noi non a, remmo ripercorsa la tuo stessa Vin crucis. Perchè si, malgTndo la batosta il baccelliere non molla. Sembra per u~ momento che alJc legnate la suo saputczza perda le slnfCe e salti nella chicottcria, J>Crchè il bruciore della sconfitto e i blù sulla pcllc gli strappano parole di vendetta: Sanson Carrasco, baccelliere di Sulomanca. vorrebbe resliluire ud un pazzo e~ Jui stesso stuzzicato le legnate che si è buscato: • pcrchè sarebbe ozioso penIl «licenciado Pero Pcrcz» eurnto, si lruscinn sempre dietro come un'ombra il maestro • Nicolas •: maestro in fu barbe, naturalmente. Per capire di che gente si tratti, bast.a sorprendere i due com1rnri in uno c1unlunc1uc dei loro momenti. Per esempio quando iJnbntlutisi in Sancio, che vn a ccrcnre Dulcinea del Toboso (latore cli uno ma- ~nifica missi, a d'omore del C1H alicre dello triste figura, che intanto si è ritirato nello. Sierra Moreno. n fare c1uclle magnilichc pazzie in cemicin e mutande) e fattolo cantare ricorrendo ai soliti sotterfugi di curati o di barbieri finiscono col decidere di rect1rsi insicm~ da Don Chicotc per trascfoarlo in qualche modo a casa sua. Trascrivo dal tcsLo, semplicemente traducendo, chè non c'è biSO{lOO d'altro: « •.. avendo ben ponuto fra di loro due come avrebbero conseguito lo scopo che si erano preHssi, il curato Lrovò unn soluzione molto confoccnto al sust.o di Don Chicote ed insieme ndatta olla realizzazione <lei loro progetto, e disse al barbiere che lui stesso si sarebbe travestito cln pulzella errante, mentre il barbiere uvrebbe do, ulo procurare di tra,·estfrsi ne.I migliore dei modi possibile da scudiero: cosi ratti essi si surcbbcro poi rccntì da Don Chicotc, fingendo il curato di essere una donzella airlitta e bisognosa che avrebbe chiesto una grazia che egli, come vn.loroso cavaliere errante, non n,nbbe potuto negare: e In grazia che avrebbe chiesto ero quella cli seguirla do,,e essa l'avrebbe eondolto per vendicare un torto lnttole dn u~ malnato cavalieTCj supplicandolo al tempo stesso di non obbUEfnrla n togliersi iJ velo che le copnvu la faccia, nò le chiedesse dell'essere suo Iin Fondazione Ruffilli - Forlì E. TRECCANI: NATURA MORTA (IV Pr. Btr1amo) snro che io debba ritornare a cusa mia prima di aver mo.cioato a bastonate Don Chicote; ~d ora non mi spingerà più a cercarlo il desiderio cli fargli ricuperare il giudizfo, bensi quello dc.Ila vendetta, poichè il gran dolore aUe mie costole non mi In.scia fare discorsi più pietosi •. Ma è sacro fuoco, questo, che dura poco e il calcolo riprende tosto il sopra,"•ent.o: e sarà ao~ cora I' inganno [r0<ldo e lo rete. Sotto le mentii.e spoglie dèr « Co.- ,,aJiere della Bianca Luna • ritento il bnccelliere In suo sorte e pro,ocn nuo• vnmente l'Eroe, ormai giunto alla cima del suo CaJvario: ,.. ,·engo a lottare con te ed n. provare la forza del tuo braccio, per farti sapere e confessare che la mia dama, chiunque essn sia, è senza a.Jcun confronto più bella della tuu Dulcinea del Toboso ... e se tu combatLCra.i ed io ti vincerò, non vorrò altro soddisfazione fuorcb6 quella che lasciando le nrm.i ed astenendoti dal cercare n,•vcnturc, ti ritirerai alle tue terre per il tempo di un anno, dove vivrai senza por mano alla spada, in trnnc1uilla pace cd utile ri1>0so, perchè cosi conviene all'numento delle tuo facoltl\ ed alla salvezza dello tua anima •· Vile! Lo tua druna, chiunque essa sin (ma pure cosi fotta con le ossu di regoli calcolatori e il, seno pungente di ragioni sicure ed inflessibili) più bella cli Beatrice, di Laura, dico: della impareggiabile e mai vista Dulcinea del Toboso? E c1ucsta sanguinosa offesa, per un programma di tran<1uilla pace di utilo riposo e di aumento di ricchezze! Ma oomc, come può essere che l' infa=--, gioco si realizzi e il ca• ,,a_fiere \'ero? Vigliaccherie ciel destino. Il baccelliere si fa soprn Doll-Chicote stordito e dolorante e con la lnnciu lo minaccia di morte, se c1ucsti non confossa secondo le condizioni della disfida; ma udit.e udite lo ricbile voce del grande Chicote, assai più grande del suo stesso destino: e Dulcinea del Toboso è la più bella don.: na del mondo, cd io il più disgraziato ca\'aliere della terr~ e non è bene che In min fiacchezza oscuri questa verità. Premi, cavaliere, la lancia, e toglimi la ,,itn poichè mi hai tolto l'onore». (Comparate queste magnifiche parole di eh.i rinuncia alla vito ma non ol proprio ideale, con quelle del baccelliere, il quale, sconfitto, per aver sa.Iva la pelle, ricordate? nvc,•n dichiarato subiLO di confessare e sentire tutto come il ,,incitore avrebbe giudicato e sentito e che più della 6uo donna vnJcva una scarpa della Signora Dulcinea del Toboso). Sanson Corrasco non spinge fo lnn• eia (egli vorrebbe ammazzare In fantasia non il pozzo), ed è questa un'altra vigliaccherin del destino che attende bieco a.Jla .iwolta con in mono un altro pugno di peggiore fango... Cosi Don Chicote se ne de,·e ritornare melenconico e veTgognoso n.lla sua casa, per tener fede ni patti, e mentre già pensa di andarsene per i mont;i, le foreste e i prati come pastor-e ( «be,•endo dai li• quidi cristalli delle fonti • all'ombra dei salici cd odorando le rose sotto le stelle per conquistare l'eternità, ora non più con l1epopca delle armi, ma con lo poesia semplice del canto pastorale, u11a nuova svolta del cammino, un altro Snnson Carrosco tende la sua trappola e vi fa cadere per .sempre il Poet.a.. E duole il cuore o dire che questo volta è il suo stesso padre che lo trn.disce: Cervantes, rattosi baccelliere, che tenta di annegare l'Eroe in una pozza d'acqua, racendolo rinsavire e ritrattare e macchiare la aua grandezzn1 proprio in punto cli morte e proprio in faccia nJ curalo ol barbiere e al baoceUicrc: i pigme.i che ovrebb.ro cosi partita vinta. Delitto! falso! Gridiamolo ancora o ribeUiamoci. Falsa vittoria e falsa morte. L' Eroe campeggia e campeggerà pe.r sempre alto nel sole, con la aua Jancio in resta, il suo ronzino spclncchiato e il suo gran cuore. La. beUa fantasia non muore, malgrado tutti i sussurranti nnti-Chicot.c tramonti nel• l'ombra dei secoU passati e di quelli a vc.nire. f:UCE:N/0 LURAC/11 7
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