Comis·osolascappateinlloarloproi·bito D OPO. la_ pro~a d'arte Comisso pare si srn orientato \'Crso la narrutiva intesa questa in un senso quasi più popolare e nbbracciante un panorama più vasto d'orizzonti per quanto riguarda lo scrittore e un panorama più vasto di conoscenza per quanto riguarda il mondo dei lcttorj, Noia, insomma, del circolo chiuso, della indagine ristretta alJ'aulobiografin, dell'abbandono al narcisismo, noia, Corse di un monotono ambiente o, il che Sl1rebbc più gravc 1 impoderamcnlo di quella spiccata sensibilità che cotituivn il grande pregio di Comisso da lii vento dell'Adriatico a f_,'l/r,- liono errante per /'11.alia, Vero è che Comisso non à mai saputo sottrarsi totalmente a certi influssi dannunziani specie là dove, come al Gargiulo non era sFuggito, egli si lasciu\'a « poeticamente illudere da una spiritualità superiore •· Nato sotto la diventare analitica disamina, la naturalezza diventa artificio. Come e qual.mente? Interrogativi dillicili a risolvere e che per noi trovano una causante in un fatto umanamente molto semplice: il Comisso distratto dietro alla tantasin, il Comisso che allenta le briglie al proprio sentimento e si lascia correre a un libero gioço a\'verte a un certo momento la necessità di inquadrare, di coordinare, di dare qualche cosa cli organico che definisca il suo mondo morale: tenta. cioè di passare dal soggettivismo al polo opposto per non parlare più di sè, per non descrìvcre più attraverso la propria scnsibilitò., ma per dare m..isura e forma a quel mondo di uomini che ù conosciuto e che crede di poter dcCinirc. Il romanzo si prestR a questo; è questo soltanto: ambiente sociale, funmai immaginato di poter avere. Tapczzicri, elettricisti, falegnami, muratori erano ora suoi clienti dalla mattina aJla sera ed egli sceglieva stotfc, lampade mobili e ordinava di disporre ogni cosa secondo il suo gusto che si creava tutto in rapporto al pensiero deJ suo amore. Giulia stava con sua madre ora occupata alla cucina, ora aJ corredo. La madre di Francesco constatava la sua buonavolonti1 al lavoro e questo, le faceva piacere. Giulia a,Tebbe voluto fure tutto lei in cucina dall'accendere il fuoco fino a lavare i piatti, ma la madre le fece capire che doveva invece approfittare di quei giorni di \'igilin per imparare a fare per Francesco le pietanze da lui preferite, «Fino adesso ò pensato io ad accontentare questi suoi desideri, ora tocca a te lt. E si voltava da un'altra parte per nascondere le sue lacrime. Subito grande ombra del eese1latore, del pre- .-•• •••. zioso intagliatore di cammei, egli non u "' À...&. I llli..J I llli..J E L ~ I\ 1111111.J1111.J 6"\ ha mai saputo distoglie.-sene completa- U ~ r""II r""II ~ U r""II r""11 U mente e in oartieolare, quando - cosciente del tentativo, - ha cercato di opporsi con una grazia e una poetica evidenza che spesso rasentavano il pericolo della caduta. Ma non vorremmo che le parole ci trascinassero a dire più di quanto realmente corrisponde alla realtà. Chè il vero Comisso va proprio cercato là dove egli violenta Ja grazia dell'immagine e del discorso per giungere a una specie di disincanto con l'appressarsi aJle cose semplici, con l'amarle e farle amare, con lo scendere a terra dalle altezze eteree e ricollocare l'uomo nel suo ambiente naturale, semplice, quasi primitivo. Però nel volersi situare in uno stato di ingenuità, nel ricercare l'avvenlura per mezzo di una sensibilità ratlinat issima nc1le cose più semplici il ComiS'SO - e non si vogUa credere a un pesare del nostro discorso sul lato negativo - nelle sue pagine meno IcHci - veniva condensando un suo aspetto quasi rettorico. Tanto più rettorico quanto più voluto. TRA lo stupore e la pietà li osservai nelle corsie d'ospedale nelle caserme e sulla nuda terra. Sempre e tutti vidi spossati dalla precedente veglia cli lavoro o d_i ozio. Il loro respiro li tratteneva alla vita, impedendo con il suo laccio leggero che fuggissero liberi, ma essi volevano emigrare con una terribile as• senza dal mondo. Cosi mostravano di soffrire e si ricordavano del passato, dei lutti, del giorno imminente; e qualcuno bisbigliava, altri si lamentava, altTi in un sonno massiccio cercava te• nacemente l'oblio. Sui volti si discgnavano le attese, le delusioni e qualche gioia. Il resto dei corpi non contava nulla. Ed io commosso di t.anta sincerità passavo dalPuno all'altro ed ognuno vedevo come nel giorno e in più <1ualche cosa di intimo e fino allora celato. Non mi parvero avvolti dalla nera uniformità della notte, ma guardare dentro se stessi, grado grado scoprire nuovi mondi luminosi e per ciò, poi riposnre aJquonto e ristorarsi e alcuni colorirsi in viso come alleviati da una pena. Tutti docili ormai e in pace, imploravano pietA. Le loro occhiaie immobili accennavano ad una supplica umile e franca, lontana dal• l'imprecazione e dall'odio nascosto in dolci parole. Anche il superbo si acquietava sottomesso alla legge comune: i suoi lineamenti induriti si addolcivano in un'ultima -reticenza fuggevole e un poco vergognoso desiderando il perdono, intesseva una preghiera di sospiri spezzati. Lo udivano i compagni e commossi rispondevano con egual voce. Qualcuno si irrigidiva e resisteva alla luce benefica del sonno in una volontà ostinata di male, ma non sfug• givn a un momento di dubbio. Ed io assorto passavo ancora dall'uno all'altro, per conFrontarli tra loro: tutti si distinguevano l'uno dall'altro con una storia diversa; a tutti comu• ne l'ombra dell'ignoto, che passava di· stendendosi sulle loro fronti e permaneva come una tetra minaccia. Essi non sape,•ano l'intima natura dei regni .che attraversavano e, lieti del ristoro attinto dalla fonte e dai frutti copiosi, ignoravano dove conducessero Jc ampie strade bianche e U fondo deì laghi e dei mari. Non sapevano e presso le sponde si fermavano esitanti; si scorsero, terminando il viaggio nel chiaro mattino, che solleva le attonite pupille sul mondo. CARLO l'ORMACI Cosicchè la conclusione di un'indagine critica potrebbe portare all'approvazione dell'a!Cermazione gargiuliana di un pregio unico da riscontrare ne.i momenti in cui lo scrittore più si lascia abbandonare all'istinto. Istinto che lo porta ad una scnsuaJitù visiva felicissima e salva la sua prosa dalle fre- ··-------------------------------·· quenti cadute nelJa banalità e nel cat- zione morale, funzione critica. Nulla tivo gusto. Lucido istinto che indiriz- di più esatto quindi di rivolgersi a za la fantasia dello scrittore verso una esso per la descrizione di una società e casta e composta osservazione, verso di una moraliU1. Di più c'è il pericolo un lindore di immagini, una cara con- di fare degli uomini ab esterno, come suetudinc di voci semplici, un limpido era accaduto a quel d'Annunzio dal e per niente estenuato - di conse- quale Comisso vuol stare lontano. guenza non dannunziano - abbanclo- Nasce la cronaca: cronaca di avvcnino nllc senzazioni. menti, di fatti. Sorgono i problemi E si guardi alle molte pagine vera- morali: quindi indagine psicologica, mente felici di Un Italiano erra,ite per freddezza, e, di conseguenza, piattezza l'lllllia. di linguaggio, mortificazione della preE, se quanto ò stato detto si può sa. Chè Comisso nel timore di scon• riferire senz'altro ullc prove dove l'im- finare ed ucèedere perde jJ suo bel pipegno narrativo è assente, è necessario glio estroso e adotta la.. scipitezza delfare un discorso diverso sulle opere la prosa anonima. che vanno sott..o il titolo di Il delitto « Ft·ancesco ebbe il vestito chiaro, di Fausto Diamante, Storia di un pa- che veramente gli dava molti anni di trimonio, I due compagni e il recente meno. Le pratjche per il matrimonio Un inganno d'amore (Mondadori - '42). furono compiute, tutto il corredo di Qui lu situazione si rovescia. L'istin• Giulia era stato preparato. Il padre to è eluso, raffrenato, la fantasia resta di Francesco comperò 1a casa dove obifuori del perto11.e, la prosa più non si tavano, e l'appartamento di sopra "enne impenna, la sensualità visiva si \ra- assegnato agli sposi. Per una ventina di muta in sensuaHtù di caratteri o di si- giorni fu un trambusto immenso attorno tuazioni, quell'assaporare così gustoso a Francesco, ma egli sapeva destregtldla nahu-a e degli uomini tende a giarsi con una abilità che non aveva ijondazione Ruffilli - Forlì le insegnò a fare il famoso pasticcio. Il segreto per farlo proprio bene, - diceva - è di mettere un pizzico di zucchero per bilancfore il sapore del sale». Giulia fu ansiosa di imparare e il pasticcio riusci ottimamente. Le nozze, venne stabìlito di farle a Vinigo, nel paese di Giulia. A Francesco seccava farle nella propria città, per Giulia era bellissimo Iarle lussù dove ella er& stata sempre considerata da tutti una ragazza da nulla. Ora invece l'avrebbero vista col suo vestito da sposa e sposarsi con un avvocato lt. Un passo - come molti altri del romanze - che potrebbe essere d'uno scolaro di quinta elementare come d'uno degli autori di romanzi d'appendice. e per contrasto, si senta la diversità della prosa del tempo felice: «Dopo, fino a]Je prime ore della not• te, non rimangono che le clùacchiere delle donne sedute sulla porta delle loro case. Chiacchiere lente nella penombra. Commentano gli avvenimenti del giorno, rammentano il passato della loro vita, poi chiudono le porte. A notte tarda altre voci di ligure nascoste sussurra~o. t l'amore che ha il suo b.· sio. Una porta si apre, un'imposta cingolo sbaaut.a dal vepto. Un'orchestrina svolta n un angolo e s'interna nel fitto delle calli. Un gruppo di pescatori viene avanti canlnn~n, il canto risuona tra le case come sotto a navate e sale fino alle stanze dove le giovanette dormono con le (inestrc soc• chiuse. E ritorna il silenzio. Arriva da lontano lo scroscio del mare sulle dighe e il vento che sibila tra il cordame dei velieri. Una porta viene chiusa adagio, qualcuno è uscito. Un passo d1uomo che se ne va, ma più avanti quello prende a cantare, come per farsi senti.re eia chi ha lasciato nella casa, il motivo dei pescatori di poco prima. Pare che quelle parole gli sieno particolarmente cnre, come se quando le intese \'Ì\esse il suo momento più dolce. Ritorna iJ silenzio. Dentro a una stanza una voce roca domanda: - Che ora è? - e un'a.ltra trasognata risponde: - Le quattro. - Ancora sibila il vento. Poi dalla ri"u un uomo chiama, annunzia che il vento è buono e che è ora di partire. Sono marinai che partono. M·a spesso nella notte si sentono furiosi colpi alle porte e voci ardenti che grid,rno un nome di donna, pcrchè apra. Sono altri che ritornano lt. In Un inganno d'amore Comisso ha forzato le sue esigenze interiori cd è caduto in una trappola allo quale non riesce a sfuggire. Ha creato uno schema di romanzo che è convenzionale e banale: il tardo amore d'un uomo per una lnnciulla giovanissima che di fronte alla posizione sociale e al benessere - lei vissuta nella miseria - di .. menticn i capelli grigi, per risvegliarsi d'un tratto e fuggire con un giovanotto, lasciando il marito sventurato neUc pene crudeli che ogni buon uomo immagina e con la prospettiva di una vita disillusa accanto alla vecchia madre e l'annjentamento del tempo nel lavoro d'ufficlo. Schema plateale che si giustiffoa soltanto con quella premessa che abbiamo fatto e che in essa trova la sua giustificazione umana, non quella di un'esigenza artistica. Perché per noi Comisso resta circoscritto alla pttrezza di un'arte autobiografica, di atmosfere, in w\a 7:ona di lucida sensibilità, a un'attenzione viva e acuta a un ristret .. to mondo di cose e di sentimenti: il mondo fresco delle marine, dei viaggi, degli itinerari. A questo mondo fatalmente Com.isso deve tornnre come per una legge naturale che non può eludere, nonostante le scappatelle in un campo non suo, scappatelle che - intendendole come esperimenti - a uno scrittore par suo si possono perdonare. GARIBAl,DO MARUSSI Nel proaaim.o numero di ·'Pauuglia,, ln parte letteraria a cura di Caribaldo JJforuui, -'«rd dedicata ai poeti e narratori giuliarri. Pubblicheremo, fra gli altri, inediti di l'talo S-vevo, Umberto Saba, Scipio Slata1}er, Giam1i Stuparich, Silvio Benco, Enrico .Morovicla, Gio\la1111i Flet=er, Frcmco Veglia11i. Stiamo prepartmda numeri tledicnti alla poe,ia cd alla narrati"a contempora.nell. PRENOTARSI PRE5S0: '' P A T T U Ci> L I A,, SEDE LITTORIA . FORLl
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