Pattuglia - anno II - n. 1 - novembre 1942

ORMAI, un poco, si sono placati i clamori delle dispute e delle scomuniche e la mostra autunnale della città alta ci si propone in una più calma e misurata revisione. La contradditoria vicenda della critica, cosi accesa e polemica, cosi fragile e monoLon~, s'è fer1naLa ai margini effimeri elci quotidiani e degli ebdomadari, e nelle sale del Premio sono ri.n,asti i quadri, Jc prove della pittura, il la,·oro e la fatica, e, anche, le intemperanze del gusto, le indecisioni sentimentali, le i.nfccleltà alla propria natura, e una lunga teoria di tele perdute, vane, un anonitnato illuso e candido ... E forse, pensiamo, una revisione totale è persino eccessiva. C'incontreremmo ancora con altre voci in un giro di ripetizioni· e di giudizi placidi, convenuti, o saremmo costretti ad una sincopata enumerazione di titoli è d,i nomi, al flessibile giuoco delle reticenze. Perciò, lasciando eia parte quelli sulle cui conclusioni tutti, o qua§i tutti, siamo d'accordo, preferiamo dichiarare, qui, alcune nostre simpatie, o, meglio, alcune persuasioni. Sulla « Crocifissione » di Guttuso si sono appuntate le ire e gli improperi, e da una parte si è giudicato secondo una regola strettamente didattica e morale, e dall'altra si è usuI:ruito del vantaggio di parecchie dottrine e di molli nomi, giusti ò arbitrari (dal Cubismo al Futurismo, da Picasso a Cagli) come se, scartando subito le indicazioni docilmente abolibili, fosse un segnale negatfro denunciare, senza le consuete prudentissime attenuazioni, le proprie premesse, i prOpri riterin1cnti. Ora, a noi Se.Inbra che que• sto quadro, più che il confronto dei ;,_orni e delle teorie (nomi e teorie, alcuni tutt'altro che consumati nelle peripezie del gusto e delle calligrafie), richiede una immediata ,posizione, un atto di giudi~io scoperto e violento. E questo, siamo sicuri, era ciò che Guttuso attendeva. Con le fratture, con lo scontro crepitante elci toni, con le regioni neutre, con la secca fcro· eia dei rh·crberi, con gli incontri compositivi torturati, con il sicuro e: marcato margine dei personaggi e degli oggetti (quel' segno che decide della sorte delle ligure ·con incauta passione), tut- /Ilota Bieueal IV PremBieor1amo R. OUTTU$0: LA CROCIFISSIONE (I V Prtmio Brrgo.mo) to questo (e le cadute e le riscosse) ci hanno parlato di una natura autentica, cli responsabilità pittoriche affrontate, di contenuti non evitati. Possimno anche capire come Menzio induca ad un sereno acconscntùnento, come i suoi colori tramino un dolce inganno nella zona delle a1lmosfere, dei climi vaghi, del raccoglimento e come le sue tele non iinvochino rivolte e invasioni; siamo anc!ie certi che la timida effusione cli Cantatore che suscita., sui fondi marmorizzati con miti strati e velature, immagini di valore emotivo, sfumate insidie sentimentali, possa toccare le ragioni del cuore; ma noi stiamo per Guttuso, per quel suo modo di istituire un dramma cromatico, di risolvere (o anche, talvolta, solamente di «tentare•) le misure umane, la tragedia dei personaggi senza l'astuzia dei . mezzi, delle ombre, del buio propizio che crea i facili « misteri • della pittura. Questo di Guttuso è un atto di moralità, il gesto di scoprirsi il petto, di lasciarsi colpire nell' impresa ,nrdua della sua arte, è la fo,~a di non aver « paura della ,pittura •, di iniziare, esponendosi tutto, una prova continua senza ritirarsi di fronte al passaggio duro, di sbagliare, persino, anche dove un trucco, una. grazia del mestiere, con un minimo di accondiscendenza, potrebbero garbatamente eludere la difficoltà del quadro. E questo è ciò che amiamo in Guttuso, la sua generosità, e anche, se volete, i suoi errori ied è per questo, siamo certi, che chi dovrà scrivere una storia di questi brevi tempi non potrà dimenticare il quadro della « Crocifissione ». E ,cosi il discorso si avvia su Cassinari che a Berg.amo è pre• sente con una « Natura morta», un • Paesaggio » e una « Pietà • (•Panno viola•). Cassinari vive nella ipittura per una disposizione libera davanti ai colori, al variare delle cose. Per lui si può parlare .di uno stato anteriormente passivo all'esecuzione del quadro, di una attitudine- di contemplazione in cui oonfiuisce l'estro dei ' paesaggi e delle figure sino a dar· gli l'ardore d'una quieta febbre, sino a portarlo al fuoco iniziale. Da questa attesa neutrale che ad un tratto s'illumina, nasce il fervore iche sospinge i suoi colori in una dolce vortigine, come per una istantanea sorpresa del sangue. Allora dal centro della tela si svolge un' intima vicenda di FondazioneRuffilli- Forlì toni esaltati e la tela aumenta in- . sens_ibilmente ,sotto lo pressione costante di quesll!l prima accensione sino a meravigliarlo di una continua trasformazione. Perciò non possiamo affermare per Cassinari una precedenza di problemi risolti: Cassinari risolve, volta per volta, ogni problema nell'atto della pittura, nell'obbedienza al richiamo del rischio che un tono applicato suscita di colpo nella compagine degli altri colori. In questo senso la parola « ispirazione » riprende il suo valore non ambiguo di «rivelazione». A que• sto modo Cassinari è giunto ad una «invenzione• degli oggetti e ad una rinuncia a quella che noi chiamiamo • costruzione » di un quadro; questa non è più per lui una richiesta ritmica da parte delle cose, o una organizzazione di punti regolati sulla scena di piani diversi, ma una risolvenza di spazi tonali, fulminea e con• tratta. I tre quadri di Bergamo sono impostati in questa misura. Ma c'è una cosa ancora da dire: queste tele, come quelle di .Guttuso, benchè in una differente direzione, mostrano una volontà specifica di violare l'aria ferma e un lavoro simbolico, astratto:· questa « Pietà », nei suoi colori, apre un eroismo, annuncia un avvenimento compiuto nei sensi. In quel verde veronese che si dispera tra le gambe della strana Vergine, è morto l'ultimo residuo kli esercizio sterile e. prezipso. Come del resto ogni intenzione di giuoco prezioso è negata alle • Statue • di ·Morlotti. Anche qui si avverte un uomo che si dedic~ àl suo lavoro vietandosi le tregue e le pause, e i risultati veloci. Questo grande quadro, specialmente nei due primi pezzi di sinistra (la Venere e la testa del cavallo· donatelliano) raggiunge nell'energico impasto e nella vibrazione dei grigi e delle terre, una intensità risoluta: i volumi pesano in un.a statica tensione ed ogni punto della tela è compatto, serrato: un sigillo concluso. E qui ci accorgiamo di aver scritto di pochi, e forse questa scheda rischia .anch'essa un 'avventura ti,oppo personale; ma noi ci scolperemo rimandando al pro• posito iniziale di questa nota. MAIi/O DE MICIIEU 13

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