Pattuglia - anno I - n. 11-12 - set.-ott. 1942

R UELLA domenica, come sem· 'SI pre la vecchia era stata sola in casa. Le due figlie giovani, dopo di essersi acconcia.le davanti allo specchio con c1uella gala che non allro valore avevano se non di essere vivaci e lb:npfde ....: corsetti e sottane di percallino, che la mad1-e lavava con le sue mani nel fiume - ell'ano•:uscite a passeggiare ocm altre amiche, a ballare ·nelle osterie dèl fuoriporta, dove già fiorivano i ~na:ndorli precoci, a go• ctere quel sole ormai llep1cto e grato. Baciarono la madre sulle guancie rugose e via. La vecchia restò sola in casa, in quella salella sul cui p;tvimento il sole lasciava cadere le sue rose biancl1e le quali giungevano a carezzare i piedi stessi della povera vedova, come se avesse voluto carezzare Ja sua stanchezza. Era domenica e primavera. Intorno alla casa, ch'era sull'a porla del fiume, gi'uugevano gli· echi di lutti gli organini delle osterie; dalla fi11estra aperta entrava un fresco odore cli verde, di erba nascente, quantunque senza 'fiori :ancora, e senz'altra ru·oma che quella frescura simile a quella dell'aJba; e H fiume si lasciava vedere li vicino lapidalo dai bimbi elle già sentivano il desiderio di baguru·visi e gli giravano in torno con un certo timore, come se fosse un puledro selvaggio. · I I (QIANNI TESTORI) Seduta nel mezzo della sala, con quelle rose di sole ai .piedi, la vecchia era ancora nella stessa attitudine in cui le figlie, uscendo l'avevano lasciata. Abbandonata alla dolcezza dell'ora, essa era indecisa, perplessa 1 non sapeva che fare di quella, sua domenica soùtaria. Già :vecchi.a.e vedova e appena quaJche amica aveva tra quelle che scendevano al fiume a lavare i panni; d'aJtra parre i piedi le erano cliventati .così gravi e pesanti, che si stancava a :rare anche poeh i passi; e per questo le figli'e non la portavano con loro la domenica che con la mamma vicino non si poteva certo correre: senza contare quella faccia ch'ella faceva vedere sempre. compunta quanto si sedeva sulle panche dell'osteria dove esse ,andavano a ballare. Sola in casa la vecchia intanto si diceva: che fare per questa domenka tanto lunga? Abituala tutta la vita al lavoro, l'ozio la spaventava perfino; ed era come uua cagione di pena, di rimorso. Troppa vecchia per sperare qualche ora d'allegria- per ballare, per ca,mminare a lungo sull'erba verde - il Javoro era il suo unico piacere, la sua distrazione, l'unica rorma cl.i al livitit che le evitasse di pensa,,ie a quegli arcani della vecchiaia che riempivano di pianto i i;uoi occl1i. Proprio allora, in quell'istante di inazione, si era ricordala del suo morto, della sua giovinezza cosi lontana, del suo primo bimbo che le era morto prima di posare i suot p.'.edin1 in terra, e cli cui essa conservava un ricordo meraviglfoso, come se fosse stata la madre di un angelo ... Ta domenica della vecclzia Orsù! Aveva già gli occhi pieni cli (lacrime e la tesla le sfuggiva· nel ricordru·e, come se quel sole fresco e giovanile la- trasformasse. Dette un s opiro e si alzò. No, non poteva re5tare sola in casa perchè le figi ie non sarebbero tornate: sola ed oziosa fino alla sera nella casa piena di sole. E islintivavamente cercò cogli occhi qualcosa da. poter fare, qualche distrazione per le sue mani e pel suo spirito: li, ecco, ai piedi ,de, letto che luccicavmo, c'ermo gl'indumenti che le figlie st erano tolti di dosso come gli ultimi pezzi d1 ghiaccio dell'i11Vcrno che se ne andava. Nella loro fretta, li avevano fasciati le giovani sapendo che la madre li avrebbe raccolti per portarli il giorno séguente giù al fiume. Con molla, vivacità la donna si abbassò e raccolse dal suolo quei panni giova,nili che ancora esa,Javano come la nascente erba delle sponde una fragranza fresca e senza nome, gratamente insipida come quella dell'aurora. Ad uno ad uno li raccolse pie.· gandoli ed unendoli come per farne un covone: men_tre gli occhi compiaciull le sorridevano. I luoghi dove si lavora quel giorno erano deserti. L'acqua al fiume correva sbadata senza che nessuno ne approfittasse. Ella sarebbe sola ecco sdla riva, tutto sareboe suo quel fiume, potrebbe lavarvi con tutta c;,rr.od1tù senza fretta, dato che era domenica. Giocherebbe a suo capriccio con l'acqua fresca, lasciandosi bagnare le braccia fino al gomito ... E la domenica se ne passerebbe così 'leggera e lieve al ritmo di FondazioneRuffilli- Forlì quell'acqua corrente; le lunghe ore si annegherebbero in essa come rose; e nell'acqua essa vedrebbe come in un cinema pei poveri, le nubi e gli albe/r.i e i gruppi delle famiglie che andavano a spassru,e sulle rive Je loro domeniche. E quando tornerebbe a casa, nel crepuscolo ,porterebbe sulla testa un leggero carico e dolce dt biancheria pulita. Sorrideva la veccliia dolcemente. Fece un ;nvolto di tutti quei pan-~ ni, bisognosi di acqua e di purif.icazione; se lo pose sulla testa come una ;mitria antiestetica e usci di casa cosl, un poco tremolante sollo quel cimiero, dirig_endosi vei·- so la sponda del fiu:Ìne. s, stendeva davanti a lei tutta la verde riviera, lunga immensa silenziosa fin là ; fin là dove era110 tic osterie e si scorgeva il secondo ,ponte. J\lcune vacche pascolavano l'erba nuova, alcum fidanzati merendavano all'ombra di alcun, pioppi Ella voltò loro le spalle, si tirò su un poco la sottana e i;i inginocchiò davanti al fiume che fluiva lento, tranquillo, come il respiro d'un petto. Correva spedilo non trattenuto da alcun cruccio, come negli altri giorni della ·sellimana: libero come al principio del mondo; solo per essa come il fi urne d'un paracliso nel sogno. La vecchia affondò in esso le sue mani che soslenevaJ10 il primo indu- , m~nt.o, 4 sembrava in qucll'attitucline una madre che s'avvia ad infasciar un suo bimbo. li suo cuore palpitava di ingenua avarizia, davanti a quella linfa, ampia lenta e prodiga, solo per• lei, quel giorno. Desiderava, bramava che il fiume fosse di sua proprietà; un gran sogno, una sua grande ma<lia. Ecco, e lavorerebbe senza che nessuno le ,intorbidasse ]'acqua. Si chinò e· l'acqua rifletté la sua faccia come uno specchio puerile. In quella collinetta c'era lei sola; essa era infine la regina della domenica e il rumo1-e che facevano le sue man.i net sciaguattarè i pru1111riempiva il silenzio della sera, e pareva estendersi lontano, fino ai confini del mondo, come una musica più forte, più festcvole e grata di quella degli organini triviali. R. CAUSlNES ASSEUS (Trad11alone di Morio r.«lld) - RACCONTINI NUOVI Passeggiata con miopadr ff IO padre bussò alla porta della mia stanza. « U~fomo :. mi disse . . Balzai dal letto. ·In un attimo fui veatito. Uscimmo. Il cielo era celeste forte e vi erano grandi nuvole di ovatta. il vento ci scompigliava i capelli e ci faceva accelerare un po' randatura. Ci arrampicammo su per una stradetta campestre, sulle colline della città. Ai bordi vi erano tante margheritine bianche. Mio padre ne prese alcune e me le mise in tasca. « Porta un po'. di primavera a casa • mi disse. «Grazie». Salimmo ancora. Giungemmo in una radura. L'erbetta folta era appena appena alta un centimetro. « Giuochiamo? • disse mio padre. Non mi sembrava molto serio da parte sua, ma dissi: «Si•· « Allora sc~ppa che ti prendo ». Cominciò a inseguirmi ed io a fuggire. Fuggivo e ridevo. Quando sentivo la mano alle spalle che stava per ghermjnni scattavo in avanti. COrrevo sempre di più, sempre più veloce. 1 fiori si allungavano sotto gli occhi, in una lunga striscia colorata, il vento mi fischiava nelle oreechje, e le nuvole volavano scomparendo dietro i miei capelli sruggenti. 'Imboccavo viottoli, svoltavo a destra e a sinistra, mi inerpicavo per sentieri scoscesi. Fuggivo e ridevo. E risi finchè non intesi più il suo passo che mi inseguiva. Allora mi voltai: non c'era più. Sedetti su di un masso. Le nuvole avevano coperto tutto l'azzurro e cominciavano a cadere i primi goccioloni .. Misi le mani in tasca: ne trassi alcune margheritine bianche. Allora'mi ricordai con tristezza che avevo appena tre anni quando Egli scomparve. C. PATRUNI GRIFFI 9

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