CORTESIDE'11\lllHRl\lO QUESTA mattina piena di sole dà un'allegria per le strade cli Potenza. Salendo dalla stnzione su verso la città appaiono le grandi case, pulite, come un viso nuovo di donna che ha ,u-ro.ssito a ~o sguardo indiscret.o. Sembra quasi strano che non venga ai balconi la gente, con il canto nelle vene, con il sorriso J>ieno;-giovane. Si aspetta che da un momento a} .. l'altro qualcuno taccia un cenno. t tanto bello guardare le montagne sotto il cielo d'oriente, chiare, ricoperte di neve, che basterebbe sporgersi ancora un poco per toccarla con una mano. Con l'anima in festa si cominciano le scale. Di qua, di là le finestre sono spalancate .. Si ~de ogni tanto un vocio,. qualche grido di bambina, lo squillo di un campanello. e tutto come un dono, oggi. L'aria di pioggia delle settimane passate, un grigiore da per tutto, il cielo sempre opaco sopra i tetti ~vevano attristito i nostri passi. Era come un • andare per malinconici sentieri, il pensiero alt.Tove, con gli occhi cattivi. Non si poteva che pensare al male della terra, alle ore di sgomento, agli alberi fradici di certi luoghi. Ora non si ricorda che il folto verde dell'estate. Altro è per noi adesso il frullare dei passeri, che ci rimena per vie note, dove sçorre l'acqua daccanto, e si sentono belle risate, all'iJnprovviso. Non è inverno questa mattina a Potenza ,come ieri. A mezzogiorno si potrà passeggiare per via Pr~toria, come in primavera. Dai vicoli numerosi non guizzerà il vento ghiaccio. Ci si potrà fermare di certo a mirare dentro di essi i.a via vai dei passanti, rumoroso come di famiglia. SuUe soglie ci saranno le donne con le maniche rimboccate, a scambiarsi due chiacchiere; guarderanno in alto. Poi verranno i figli dalla &euola con la borsa a tracollai, e il colletto bianco un po' sporco d'inchiostro. ·In ultimo gli uomini f-rettolosi, feJici ollch'essi per il chilo d'aranci che banno comprato in piazza, e che metteranno sopra il tavolo con -una letizia di padri fortunati. · Tutto questo per il sole insolito di oggi. Dalle botteghe, ieri Opache, viene un odore buono sulla strada; si attor• ciglia svelto alle gambe delle ragazze, sfiora i muri lucidi delle case, fa un tripudio in ogni angolo. t nell'aria quasi come un vivace suono. A riilettcrci sopra, non so, vieno il desiderio di dirlo a tutti che oggi è una giornata di paradiso, e non bisogna pensarci che fra poeo sarà sere, magari con il freddo. Gli uomini talvolta non sanno godersela un'ora di felicità serena; re• stano taciturni, e non sorridono nemme• no se una bambina si è Iatt-a avanti, graziosa, con una moina delicata. La cassiera del bar è scesa giù dalla sedia oon un tremito; poi si è avvici~ nata alla porta. Di là dai vetri quell'in• treccio · di Sambe rapide, come un gioco lo ha fatto riflettere che non era poi un peccato se avesse abbandonato la cassa per un momento; avrebbe fatto quattro passi aoohe lei, ecco tutto. Vero che erano molti i suoi giorn4 ma in fondo· ora Paria era azzurra, ç chi sa, che non sarebbe apparsa un poco pi'ù giovane, con la testa alta, gli occhi sinceri, leggermente incantati. Il Tenente chiuso nella camera bianca, ha terminato di scrivere una lettera Fgondazione Ruffilli alla sposa, e una cartolina illustrata per la aua bambina Adriana. Veramente fa un po' freddo, e fuori è già la sera. Toccherà sbrigarsi. Uscito nella città il buio lo investe, come un piacere. Fa bene alla sua anima. ·In via Pretoria ombre silenziose si illuminano a tratti per la luce delle vetrine socchiuse. foi nei cantoni· dove si allarga lo strada piove un colore violetto. Sembra al Tenent.e, distaocato dal passeggio, di guardare come in un palcoscenico; non ao, gli fa ricordare quella tinta livida alcune pitture, certi drammi che lesse nella giovinezza. Cammina iosieme agli altri, cosi, un po' triste. Questa fine del giorno gli dà un colore nel viso. Arrossirebbe anche se gli toccassero le spalle. Poichò c'è ancora un po' di tempo per la cena penso di immergersi nei vicoli, in silenzio. - Adesso va senza pensieri per luoghi ignoti. Si ferma a una finestra bassa; poi ascolta. Viene do lontano un suono di organetto. Come se fosse un invito riprende a camminare con una lieta vertigine nelle vene. ·Immagina che dovrà avvenire qualche cosa di nuovo; proprio non riesce a capire come sia tanto certo che lo attende una festa, intorno a una tavola luminosa. Non. c'è ora nell'aria che il ritmo dclPorganetto 1 chiassoso, pieno di brio. A mano a tnano cho il rumore~ dei passi si spegne, il suono diventa più gaio. Dà la sensazione <li essere in un'aia dopo la mietitura, insieme a ragazze piene di rosso. D'un tratto c'è un vuoto. Il Tenente trattiene il respiro; non si ode che un lontanissimo tinnire strano. Attende ~be avvenga un prodigio: non può• morire in un baleno la sera. t sicuro il Ténente che non potrà essere questo. Intanto si spengono le ultime voci della notte; si chiude ogni poco qualche porta con un secco echeggiare remoto; poi si d,ilata il silenzio oltre i muri delle case. t tardi. n Tenente non pensa alla cena. Un'acuta sete gli si risveglio dentro. Vorrebbe che da un davanzale qualcuno lo invitasse, magari di nascosto. Sarebbe dietro la porta a orjgliare lo scoppio della mezzanotte. Mentre· cosi passano le ore, la sera si va inoltrando Ira i Bassi. Quasi si avverte lo strisciare che fa, come di serpe scarnito. MARIO ORTOLANI )I.. LA SETE BERTO aveva sete: desiderio in• saziato di . bei;e. Eppure camminav~ e nell'andare guardava l'acqua lontana; l'occhio acceso guardava fontanelle gocciolanti phY in basso: Intanto su dai lati dei greppi gli saliva piano nel cuore una nenia blanda: blanda e fresca era la nenia dei lecci del bosco; e i.a dorso del monte era secco, arido d'erba secca secco...e poi ve• roso; e la salita era dura; e la fon• tana lontana e la vista superba ma assetata: fori appiattiti abbacinati di luce, vertice dorato di Monolite che mandava rillessi, fiume lento. Il volto era adusto, riarso dal sole; Forlì ia gola bruciava arsa da venti giorni di sole; sole preso a cielo aperto. Poi comparve la tenda, bianca tenda ,e i fine.strini gli sembravano occhi; accelerò il passo; poi raggiunse la ten• da, ampia; la tromba gli suonò lenta grave il silenzio pesante. Berto era st.eso sulla branda, premeva il ventre contro la branda i so- . gna•a fiumi d'acqua e ancora acqua, e si tuf.Iava nell'acqua. Pietro lo svegliò, disse: « Berto, acqua in casa » e Berto allora apri gli occhi: il fosso, scavato attorno al• la tenda, era stato appianato dàlla massa e dal peso dell'acqua; e l'acqua passava sotto la branda· di Berto e le scarpe di Berto navigavano. Pietro teneva stretto al petto il moschetto arrugginito; e dal tetto della tenda pioveva, e lui avviticchiava il moschetto come se tenesse un bimbo. Pietro era alto e biondo; romantico; ricordava lo. sua famiglia lontana e aveva nel suo petto o.mpiO una grande malinconia; e il rumore monotono, d'intensità costante della pioggia era di malinconia; o melanconico era il canto che si levò da quelli della tenda. Berto allora ascoltò: la pioggia scrosciava in sordina sui tclo da tendei, batteva e scrosciava; e il canto mugolava; e il cuore di Pietro scoppiava di nostalgia. Ma Berto aveva sete e amava l'acqua. A un tratto si levò:; e i piedi sguaz• zavano net fango; e le dita dei piedi avòvano movimenti prensili come &e palpassero e palpavano il fango saturo d'acqua. Berto balzò fuori e il cuore era pieno di gioia. Aghi di pioggia traforavano la den• sità bigia dell'atmosfera e smerigliayano il pelo dell'acqua delle pozzanghere. Tutto sul mondo era pioggia: le foglie grondavano acqua 1 le tende grondavano acqua, i monti erano pre• gni d'acqua. Berto rideva; spalancava le braccia e rideva; le sue labbra fremevano imperlate di goccie; e riempiva il suo petto d'umidità e di gioia; e rideva; e gli veniva il desiderio di pensare a Dio. UBERTO BOCCI ,--------------------'---------- ...• :·· DIARIO INTIMO Sento che ora non posso p-iù abban- vasto indipendente respiro, si trasfor• donarmi istintivamente alla vita, cosl mino in una fonte perenne di gioia. da ricavarne qualche serena memoria E qui il discorso si allarga facendosi di fatti che sono i ricordi della mia nel tempo stesso forse più soggettivo; infanzia. ,Ed (! perchè ho perso il senso ché non soltanto ad un a~cenno di gioia delta gioia. e intervenuto qualcosa che ma al contatto di tutto ciò che si pud complicando il mio animo, formando la mia personalità (memoria non più di fatti ma dl idee), mt ha fatto perdere que!!a istintiva felicftd di vita: il pensiero. Un pensiero che pone assiduamente dei perch~ alle mie· azioni, che alla fine di ogni giornata spietatamente mostra -il vuoto delle ore trascorse, che ha instaurato il problema del futuro. Sento che la pena di questo penslero mi seguirà, e l'unica sua con• dire « vita » 1 mi si destava la fantasia e nasceva la gioia. Era un fmmergersi allora di tutta la mia affettuosa sensibilità verso il prossimo, verso i volt~ finora trascurati delle persone più sconosciute e in un'atmosfera non più atona rarefatta egoistica ma vibrante di !q,pte vite estranee simpaticamente, sentimentalmente immaginate·, mi pareva di vivere più intensamente. Ricorderd sempre i miei vagabonsolazione sarà irremissibilmente ma- daggi per le strade sconosciute di una lata di tristezza. Afa come succede a città, e la felicitd elettrizzante che mi 'tutti i malati non ho perso ancora pigliava q·uando rfuscivo a fermare un ogni speranw di potere un giorno in- attimo della vita degli allri od una controre la gioia; e mi pare che essa consuetudine di vita espressa in un ge. dovrd essere tale, perchè gustata da sto, in una parola ... Nacque cosl in me una cosl acuta e atte~ta cosclenza, da l'amore per le vie affollate, le grandi compensarmi di tutto l°l passato. Ma città; dalla vita delle persone passavo forse la consapevolezza non distrugge all'ambiente ln cui vivevano, facendone anche la gioia, impedendoci un abban- un tutto di emozione più completa. Poi dono ad essa senza esitazioni? Ed passai a·ll'ambientc soltanto, al paeè infattl la gioia un'illuslone, gusta- saggio. Esso è consoiante poichè, danta solo dal sentimento e moltiplicata doci ll senso dell'annullamento, ci viene dalla fantasia; facilmente si dissolve incontro e ci riempie con la sua vita all'avvicinarsi della ragione. Afeglio al- più vasta. Ed anche la ci'ttd è un paesaggio ideale: come la campagna, sensibile all'estate e all'lnverno, essa cono• lora rmuncrare a questa gioia egoistica e cercando di sopprimere in noi il desiderio, fonte della nostra infelicitd, sce il passare delle stagioni". I muri raggiungere uno stato sereno di con- delle case ,le finestre, i tetti vivono la templazione della vita altrui. Risorgerd solita vicenda ogn! anno, come gli cosi una felicitd più vera e più pura, alberi e i ,::olli. Imparai a conoscere senza disillusioni e rimpianti (l'amore la mirabile, fantastica-astrazione delle aa esempio è 1m ricordo di affanni o città invernali,sospese nell'aria di vedi istanti di gioia soffocati dalla ma- t-ro, lti commozione del cornicioni nellinconia), perch(! fatta di un'illusione le sere d'estate, il fermarsi dei cieli pfù difficilmente controllabile, cioi d'autunno sui tetti: fincht! la ragione quella della gioia degli altri. C'(! nella non tornò a 'insidiarmi con la coscienza mia memoria questo periodo di gene- della mia esistenza squallida; il deroso e felice alt'ruismo; il mio animo siderio forse fece ancora presa su di me si apritia alle minime sollecitazioni e e mi avventurai in una gioia egoistica, la fantasia si aestava. Occorre infatti senia scampo per il pensiero che vi• una buona dose di fantasia perchd gli gilava ..... stimoli della realtd assumano un più STELIO MAIITINI ··--------------------------- ..
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