Pattuglia - anno I - n. 11-12 - set.-ott. 1942

SE avesse tardato ancora a trasportare le ultime partite di tavole, non avrebbe più conseguito un guadagno cospicuo. Gli avevano mandato a dire che i prezzi calavano di giorno in giorno, raccomandandogli cli fare _presto. Paolo non sapeva decidersi, mancando dei mezzi di trasporto. C'era, a mezza giornata di cammino la possibilità cli noleggiare un autocarro di modello assai vecchio. Ma per quelle strade cli tutte pietre e buche, curve pericol-0se e discese ripide, era un rischio servirsene. Anche chi lo guidava, un vecchio conducente che nessuno cercava più, dava pochissimo affidamento. D'altronde, se la merce restava sul monte, non se ne ricavava ugualmente nulla. Tanto valeva rischiare. Camminò quattr'ore per contrattare due viaggi col vecchio Edgardo. Ottenne un prezzo assai favorev-0le, tanto da lasciarlo credere che il vecchio accettasse il trasporto pel solo gusto di guidare il suo vecchio autocarro fino alla stazione ferroviaria. Presero subito la via del monte. Erano vuoti: in salita la macchina si condusse bene. Edgardo guidava con meticolosità. Non parlava, ma il suo silenzio faceva piacere a Paolo, deponendo in favore della sua serietà. Ad un certo momento disse però: • Guidare in salita è noioso: non si prova alcuna emo· zione ». Paolo non dette peso a queste parole. Le assi furono caricate con molta cura. Era una bella mattima, fresca, seppure soleggiata. l legnaioli, d'ottimo umore, legarono la merce con due .catene e l'autocarro partì. forse Edgardo correva un po' (G, MANZO) troppo. Dapprima Paolo non disse nulla. l conducenti hanno l'abitudine di correre in principio per far vedere il proprio valore, ma poi generalmente, si calmano. OUV( IAGCGOINl'AUTOCARRO Per il l}lomento non si scendeva ancora. Correvano sopra una e> 1 E N A I e 0 strada che fiancheggiava il monte, be traballato spesso. Con quel da quella parte brullo e pietroso. carico pesante c'era il pericolo Di curve ce n'erano poche. Ed- che si rovesciasse: o per lo meno gardo le infilava ad una velocità poteva spostarsi il carico; per forse un po' spinta, ma non rimetterlo a posto le difficoltà c'era pericolo d'incontrare nessu- potevano essere serie. no, specie a quell'ora. Infatti le buche si seguivano Dopo una curva presa troppo spesso. L'autocarro aveva dei baistretta l'autocarro traballò un zi che spaventavano Paolo. Era paio di volte. Paolo s'innervosì. già pentito di avere contrattato Avrebbe volut,o dire c1ualcosa: ma per tutti e due i viaggi. Alla volle attendere che il vecchio si stazione avrebbe potuto trovare giustil'icasse. Gli sembrò solt.rnto un altro camion per il secondo che queJlo lo guardasse con la viaggio. coda dell'occhio. D'altronde non poteva redar- • Mi crede spaventato» pen- guire Edgardo fintanto che non sù e tacque. succedeva qualcosa di veramente Al bivio Edgardo passò oltre seccante. li vecchio era. sereno. con disinvoltura. Pareva che guidasse una slitta, « Perchè non scendete? • chic- giù per un dolce pendio nevoso se Paolo con voce energica, « Non invece che un autocarro per una vorrete mica andar giù pe, la strada che sembrava in certi punstrada vecchia •. ti il letto secco d'un torrente. • La conosco cosi bene • disse Se la strada era meno sasil conducente senza rallentare sosa, Edgardo andava in folle, « Eppoi, facendo la strada vecchia ad una velocità che a Paolo fasi passa pel villaggio: può darsi ceva desiderare le pietre e le che debba fare un po' d'acqua ». buche, purchè diminuisse. • Mi •embra che vogliate lo- Prima del villaggio mancò un gorare i pneumatici inutibnente» pelo che non investissero una disse Paolo cli malumore. La stra- vacca uscita improvvisamente dal da vecchia non gli piaceva af- bosco. Edgardo frenò proprio in fatto pur e~sendo più breve di tempo per ricevere sul radiatore F~rYda'ttòrléu1Rtlffirtrl>-F d'flrolpo di coda dell'animale. NIOAOVIOH • Freni magnifici » esclamò. Attraversarono il villaggio di gran carriera. Edgardo inf.ilò una strada fangosa per fare più presto. Una vacca accosciata in mezzo alla strada, si parò innanzi alla macchina, un'altra volta. Ma questa volta Edgardo non si scompose, nonostante l'esclamazione furibonda e spaventata di Paolo-;"-e passò sulla mucca come se non ci fosse. « Siete impazzito, l'avrete uccisa! • gridò Paolo. • Ma no, niente aHatto, non è la prima voltà: se ne stava a prendere il fresco nel fango profondo mezzo metro, non avete osservato? Aveva fuori la testa e un po' della schiena •· «Potevate incappare neJle corna e far succedere un disastro•. « Ma credete che le vacche non capiscano nulla? Avrà abbassato il capo, quando siamo passati, certamente ». . Paolo sbulfò di maluJnore. Non vedeva l'ora di arrivare. Dopo la strada fangosa infilarono una stradetta abbastanza buona, sebbene troppo stretta. 1 rami degli alberi frusciavano continuamente e si spezzavano spesso contro le assi. Quando 1I bosco cessò Edgardo ebbe la sfacciataggine d'esclamare con la massima tranquillità: • Speriamo che il ponte ci sia BJ\COra ». La strada scendeva ripidissima, le ruote erano continuan1ent.e bloccate dai freni. Infatti il ponte non c'era più. II vecchio frenò, in tempo per non fare un salto di quattro metri. Paolo imprecò e gli fece una scenata. Edgardo lo guardava serio e seccato. · • Ma cosa vi prende? » disse infine: • Faremo marcia indietro: basta risalire venti metri per voltare la macchina». E dopo un momçnto di rifles- .sione: « Dovreste farmi il piacere di scendere e di mettere una pietra s-0tto la ruota posteriore ogni volta che mi fermo, perchè, tutta in una volta, la salita non la faccio•· Paolo scoppiò in altre impre- • cazioni. S'era guastato l'umore completamente. Pure scese, trovò un grosso sasso e s'accinse ad aiutare il vecchio. La marcia indietro funzionava bene; non c'era nulla da osservare. In tre tappe il posto per girare fu raggiunto. Edgardo era calmo, ma Paolo era sempre cl'umor nero. • Il secondo viaggio » disse • Non vorrete mica farmelo lare per la strada vecchia ». E perchè no? • èb.iese il conducente • Salvo questa digressione del ponte, la strada presenta non pochi vantaggi. Per la nuova chissà dove saremmo a quest'ora•. Paolo non gli rispose. Egli usava dormicchiare sempre negli autocarri che percorrevano la strada nuova; il viaggio andava liscio, e passava in un attimo. Stavolta era stanco e seccato. Arrivarono alla stazione all'ora convenuta. Le assi furono scaricate rapidamente. Edgardo era pronto a ripartire. Ma Paolo non volle salire con lui. Nel frattempo s'era accordato con un altro conducente d'un autocarro nuovissimo. In quello si proponeva di dormire già nella salita. Ci rimetteva qualche cosa, ma assai poco, perché il prezzo convenuto con Edgardo per tutti e due i viaggi era irrisorio. LI vecchio si offese per l'affronto: avrebbe voluto accettare il prezzo per un viaggio solo. Ma _Paolo lo pregò bruscamnte di accettare quanto gli spettava di diritto . Paolo dormi durante tutto il viaggio fino al bosco, assistè al carico del resto delle assi, e quando il conducente ebbe infilata in discesa la strada nuova, tornò ad addormentarsi. Ma si svegliò ben presto in mezzo a un prato. Una ruota era scappata dall'asse. L'autocarro era scivolato d'un fianco. Non s'era rovesciato percbè, tutto il cassone con le assi incatenate s'era staccato dal telaio ed era rowlato lontano. Anche lo sportello s'era aperto facendo cadere Paolo nell'erba; per fortuna l'autista s'era tenuto forte al volante, altrimenti gli sarebbe cadut.o addosso. ENRICO MOROVICJJ 7

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