Pattuglia - anno I - n. 11-12 - set.-ott. 1942

pRIMA che la crisi bellica rivelasse, pur nel tentativo supremo di una coesione che è Iorza di disperazione e istinto cli sopravvivere, 1a debolezza costitutiva delle suture e degli allac• ciamenti costituenti il vincolo clelJa Co· munità britannica, essi:, appariva agli occhi europei come una unità sufficientemente omogenea ed organica, del tutto estranea alle vicissitudini e agli interessi dell'Europa, improntata anche spirltuaJmente ad llJtri modi di pensare e ispirata ad altri sistemi. Una Comunità ,,assalta sJ cli uno stato europeo mn non per questo inserito nel• l'orbita dei paesi europei, anzi accentuante quel carattere di estracontinen• talità che J'Jnghj]terra ba sempre avuto non solo per il motivo del suo isolamento insulare. Una comunità insomma che era come un mondo chiuso, delimitato da proprie frontiere economiche e da proprie linee di di!esa doganale, oltre che da rigidi isolazionismi mentali. Tanto più appartata e gelosamente chiusa all'intercambiÒ con PEuropa - fosse l'Europa dei contingenti migratori, fosse quella dell'esuberanza produttiva - quanto più attrezzata essa risultasse alJ'intcrno per le proprie fun• zioni vitali. Appelli non mancavano nelle ore patetiche ad una solidarietà cosidetta bianca ma essi non valicavano le solite montugne retoriche dei fogli di giornale e certo alle loro basi c'era un equivoco <li parole o una nota di roaJoIcde o un pasticcio di concetti motori. Nonostante to)el situazione l'Impero inglese, il più vasto e il più resistente degli organismi territoriali e morali - imperiali - sorti doUo slancio conqui• statorio delJe genti europee arrivate al loro .assetto spirituale moderno anche se non ancora al loro definitivo inquadramento politico che l'inafrerrabil:tà di una formula garantente ai popoli <l'Europa quella reciproca collaborazione che doveva affermarli permanentemente come arisk>crazia stabile sui continenti doveva costituire il punto debole delle costruzioni d'ognuno di essi), l'impero inglese non è sorto fuori dell'Europa. Occorre prenderne atto. SFIDA Al CIELO Le navi di Elisabetta come i generali di Vittoria non fecero che compie- ~ t a 11 . · 1tD . t re una già avvinto politica di djsco , pert.a, di accostamehto e di inserimento ore e I ClVIl lUCI di nuovi vasti si i territori el potenziale civile non peculiare al loro popolo, ma comune a p.m mondo', a tutto il mondo fino atlora attivo e che, per com• solo usufruendo di tutte Je forze cuprenderci l'intero orbita mediterranea ropee. O possedendo Pintcra Europa o cosi importante per noi itaJioni, definì- coordinando tutti i potent.nti europei in remo Europa storica più che Europa una politica di blocco e coordinata. n geografica. Da Polo O Colombo a Gruna primo proposito Iu prossimo a realiznoi abbiamo gli esponenti, gli arctiti di zarsi neJle mani di Carlo V e dei soun moto spirituale progressi st a e di- vrani francesi e il secondo ebbe parnamico di quella civiltà alle cui midolla venza di realizzabilità con Napoleone; unitkrie molto contribuisce il fattore ro- ma mai esso fu seriamente artront.ato mano e quello cattolico rivivifkati dal- dagli inglesi che forse non lo afierrala rinascenza - e iJ resto non rap- trono e con ciò segnarono il motivo della presenta che dei momenti febbrili, mor- proJ}ria debolezza. Smodato senso d'orbosi o di reazione, del.l'organismo. goglio dell'inglese atteggiato ad ass0Lc Monarchie occidento.li, nel pro- Iuta sufficienza o avidità di possesso cesso di riorganizzazione europea in che spingeva più alle redditizie avvénvista di specifiche responsabilità delle ture lontane che alle costose e resingole individuazioni nazionali, dopo sponsabili operazioni cli copertura delle iJ crollo deUa prima unità coativa reo• spalle? Decisa la contesa per il priJizzota da Roma e di quella larvata nel mato nelle imprese coloniali con j Sacro Homano Impero, si vaJscro del grandi Stati d'occidente, i'Jnghilterra loro più rapido assestamento interno si Jimjtò a stringere l'Europa nelle maper fnrsi, nei confronti dei compiti estc- glie di punti d'appoggio militari o diriori, rappresentanti di tutto ln comu- plomatici, fidando in una permanente nità europeo. Non era Pinglese o il minorità organizzativa o nella succube francese o lo spagnolo che mettevano politica rassegnata al secondo piano iJ piede in un territorio, ma era l'eu- di quaJcuno tra· gli stati europei - che ropeo che il più delle volte sollevava in genere fu la Francia. anche il simbolo cristiano. E dHatti Quella che avrebbe potuto diventare chi avrebbe potuto reggere ol peso di la grande unità mondiale sotto il segno condurre avanti do solo un movimento della civiltà unica, una civiltà cli genio di civiltt\ cui tanti avevano posto mano? e di cultu .-a e d'anima, fallì per la E quale paese poteva pensare di riusci- inadeguatezza inglese - inadeguatezza re da solo, con un relativamente scarso morale e numerica - per ]a disarmonia nerbo di uomini a reggere l'immensità degli sforzi degli altri popoli conqui• dei nuovi agglomerati geografici e demo- statori e per la fondamentale perdita grafici? di quella unità spirituale e religiosa S'imponevo dunque il prob1ema del- - ideale - che vien prinrn, nella linea la suHicienza morale e numerica al deJJe cause, della stessa moncanzo di compito direttivo del mondo intero e unità materiale e militare. il popolo che avesse voluto asswnerselo ] frutti furono presto evidenti. Coc1uesto compito avrebbe potuto farlo minciò con Jo staccarsi dal vincolo Fondazione Ruffilli - Forlì . che non era di augusto primato di tradizione e di capacità, ma solo di imperialismo succhiante, l'intero continente americano. E allora, per avere un termine di collegamento troppo necessario aJ nuovo mercantiUsmo, si coojò una infelice terminologia che faceva della civiJtt't una espressione epidermica e si parlò di civiltà bianca, quando doveva parlarsi della insostituibile cìviltlt eu.ropea che non può durare, nè tanto meno riprodursi lontano dai propri centri geograiici e dai propri moventi ideali. Dopo la prima guerra mondiale che ero stato un tremendo monito, c'era ancora un patrimonio di posizioni, di terre e di uomini che si potevano salva• re come sfera d'intluenzo d'espansione di tutta la comunità europea; c'era ancoro il modo di ovviare una forma di coesistenza su piede d'eguaglianza economica ~ fermo restando il primato moroJe - della gente d'Europa con quella nuova arrivata d'America; c'era ancora 1a possibilità di lare sussistere, con la difesa delle già acquisite linee avanzate della penetrazione europea, tutta la vecchia organizzazione e gerarchia degli stati europei. In confront.o al1a ripresa delle civiltà di colore. L'Inghilterra si lasciò sfuggire l'occasione di un riesame dello propria situa• zione. Non vide o non volle vedere la sua salvezza nell'eleggersi a capo non della sua particolaristica comunità com· merciaie, ma. della generale e morale comunitù europea, quella che avrebbe pOtuto ridare un senso i<leoJe e una forza concreto al concetto d'impero in• glese. Esso, insieme al politicamente sincronizzato impero francese, sarebbe diventato l'impero degli europei. Fra wiJsonismo societario e briandjismo pancuropeistfoo ci si lasciarono sfuggire le occasioni e alloro quelle che erano soltanto forze ideali delJa nascente coscienza europea, dovettero trasformarsi e organizzarsi in movimenti di forzo per lo costituzione di una nuova ccl accentrato responsabilità collettiva europea. Per parte loro gli anglosassoni d'Americo non seppero portare altro contributo che quello di allungare le mani e avanzare ipoteche sui beni dell'incerto impero in• glese. La successiooe americana, se si avverasse, costituirchbe la fine della civiltà nostra In quale ha bisogno, co• me ogni umana civiltà, di or<lfoamenti politici e di inclirizzi umani che siano chiaramente rispondenti aUe premesse di quella stessa civiJtà. Ciò che negWamo all'attuaJe mondo americano. Me d'altra parte possiamo abbastanza a cuor leggero escludere il verificarsi dell'ipotesi. Rimane piuttosto da cHrsi che cosa sarà della civiltà europea nei rapporti di concorrenza con le altre civiltò. au• tonome, quali quel1a mussulmana - non nuova ai contatti con la nostro e il cui intercambio Con il nostro pen- ·siero è già stabilito e forse esaurito da secoli - e quella nipponica che, per certi aspetti. si rivela molto fertile di sviluppi nei suoi contatti ed uno scambio con Ja quale può essere molto proficuo, sulla base del principio che neanche le civiltà possono castalmente chiudersi in se stesse, mo debbono reagire l'una sull'altra in modo da Sarantire il successo alla più elevata, di permettere lo sviluppo d'ognuna di esse e di offrire ai singoH popoli lo possibillità, ferme restando le premesse di una • certa orbita morale, di assumere quei concreti e diversi atteggiamenti la cui varietò. è espressione di vitaJit.à. Perde delle posizioni con questa guerra lo cosidetta civiltà bianca? Ebbene, premesso che questa guerra è stata provocata dalla irremovibile demenza che l'Inghilterra si è avuto do Dio come tutti coloro che lcldio stesso vuole <l: struggere, premesse che il concetto di civiltà bianca ci è quanto mai estraneo e nel~ coso concreto sta a signilieare un losco mondo d'affari oscuri affermiamo che in sostanza Ja vera civiltà europea perderà poche sfere di infiuenza economico, mentre non ne perderà nessuna - e .forse quaJcuna ad~ dirittura potrà guadagnarne - di influenza morale e di superiore ispirazione. Il mondo arabo sarò spinto clalld vicinanza dei contatti a plasmarsi sul modello delle nostre forme politiche e c1uello nipponjco - vedi il recente avvio cli regolari rapporti col Vaticano - potrà risentire dello nostTa atmosfera spirituale. Territorialmente poi, i più ristretti Ji.miti delle zono cli libera espansione che saranno fissati dalle riconosciute autonomie o po· polazioni più mature, quali quelle asiatiche, rapprese.nteranno in compenso sfere di più intensa e rispondente laboriosità perchè determinati sulla base di opportunità geografiche e di jndicazione storica. Nello stesso tempo le nuove unità statali, e in primo luogo lo stesso Giappone, non potranno non v(tlersi dell'enorme a.pparato organiz• zativo dell'Europa, la quale potrà on cora una volta fare di una superiore capacità tecnica lo strumento per il prestigio delle sue caratteristiche mo• rati. E finalmente, dopo la frattura del~ l'unità romana, l'Europa avrà trovato, nella Iormu.la dcUa comunità dei po• poli cementati dal vincolo ideale del volontarismo e dello classicità fascista, la armonica base per Ja sua vita cui, in forme varie da determinare, anche i PO!>Oli delle Americhe e <li origine europea, dell'Australia e <lell'Atrica, pot'l'anno in coordinamento con le loro Madripatrie, recare un utile contributo. ARMANDO RA VAGLIOLI 3

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