Pattuglia - anno I - n. 11-12 - set.-ott. 1942

1111 campanile: /"Ave ,Ilaria. E ,natii no, la portinaia esce a spaz- =are il giardinello, qualche finestra si dpre. Lughi scende, la portiJnaia gli reca la sedia. Siede. Di nuovo More/. poi Alter, partano Ira loro. Atsuè scende lieta. Ridendo. Alsuè è al braccio di Alter. Lughi consegna delle carte a lutti. Gi alla finestra. Po.ii Gi scende, con Alsuè si avvia alla messa. Lughi rientra in casa. More/I pure rinlra. .4lter siede. La portinaia gli <là i giornali. Arriva Dianna. Alter chw.- ma Morell che subilo discende. Poi Aller se ne va. More// e 'Dianna discorrono un poco. Si alza il sipario trasparente la luce di vien più calda; pomeriggio). MoRELL - Mi dispiace, ancoro: DIANNA- Ma perchè? È tutto sistemato. G,azie, anzi. MoRELJ,- Spero di rivedervi. DIANNA - Lo spero anch'jo, Siete stato molto gentile a interessarvi. MonELJ, - Capite ... DIANNA- Macchè. Arrivederci. (Arrivano da destra Gi e Alsuè) ATSUE'- Alter, sai dov'è? MoRELL- E al lago, ti aspetta. MonELL - Arrivederci. ATSUE' - 'Scusa, Gi. G1 - Ma figurati. Cord. ATSUE'- Addio. (Se ne oo). MonELL - Bella giornata, eh? Come mai non sei al lago? G1 - Non 111,iandava. Ti dispiace che 1a casa? ... MoREr,r;- Nalnrak. Sono nato qui dentro. Però non so .. G, - ,'Cosa? Monr,;ì.1, - ·È diff:icile da, dire. I;: oome se non mi bastassero -pHi ora. No, non è questo. Come, piuttosto, se fosse rimasta picci- ·na e io, ora troppo grande. Non ci sto più. Vedi. esaurita per me. So lutto, oonosco tutto di questa casa. Lo scricchiolare della griglia: lo scatto delle serrature; •gli stucchi sul soffillo. G1 - Sai anche il suono del mio piano? . MoREI.L - No. Quello è diYerso. G, - Da mollo. Morcll? MonF.1.L- l\facchè, µ~ pochissimo . Sarà una settimana. Forse da quando ho sentito che Lughi... o · quaJcos' altro. Vorrei che cc n'andassimo domani. G1 - Chi sa se ci rivedremo, poi. MonELL- •Pcrehè? Oh, Gi ma non ci penso neppure. Se andiamo, insieme da un'altra P,airl,e,. Gt - DarVv<!ro? VeUi noi siamo stai.i assieme mi sarebbe disp ·.adulo. ~lonEu; - Chi sa poi che la nuova casa ... Sarù mollo diverso, credo., G, - 'Noiì so. MonELL - Spc1·0 rii si. Qui, ,·edi a esserci sempre stati è un po' come se fossimo ancora ragazzi. Insomma ci siamo visti crescere piano piano, contro quell'albero; ci debbono essere anCdra i EX-gni KH ,quando si faceva a ga.ra chi ern più alto. Le persone, ceco quello che penso, ci appaiono contro il ~clo. Così. E aJlora ci si regola con loro. Jn\·cce, tra noi, no. Ci siamo sempre visi.i. E non si può tutto ad un tratto mutare. Io li ,·cdo cosi: come sci. Non è chiaro. G1 - No, Morell, proprio non è chiaro, ma credo di capire lo swsso. MonELL !Ecco, braya. Vedi, quando avremo cambiato casa, tu sarai un'altra. Io vernò lì, mi presenterò; ti chiedet,ò se ti piace andare al cinema; se ti va il ~lato di fragola; tu mi domanderai che mestiere faccio: ci parleremo di quando ~ravamo ragazzi. Allora si; tutto un'altra cosa. Qui è come se a un certo punto io smettessi di far moscacieca, 1ni togliessi la benda- e serioserio ti chiedessi: •Signorina 1 vi piacciono di più i bionc);i o i •br.un:.? , È sciocco. G1 - \È vero More11. Insomma innamorarsi - bisogna cominciare daccapo. Noi siamo troppo avanti. I MoRELL - iEcco, brava Gi. Troppo avanti. Da piccoli si corre e si arriva ia .essere amici. t un peccato, Gi. Pensa potremmo essere fidanzatl, ora, o, magari, già sposati, credi che Lughi? G, - Lo zio? Figura.ti. Non .dice altro. MoRF.LL - Davvero? Gi. - 61, npn te lo avevo mai detto. ,Un ragazzo come More1I., mi dice, ,e saremmo tutti contenti,. MonELL - Ah, ma non dice , Morc'JI , . , Un ragazzo come Morrcll •. È diverso. · G1 - Che sciocco. 'aturale che lui non ci pensa. Per noi la cosa ... MonELL - Oh, salve Lughi. LuGHJ - (uscemro) Bè, come maà ·qui? Una giornata da lago. G1 - Non ne avevamo "liOgliasiamo stati qui a chiacchierare. LuGHJ - Vedi Gi, e anche tu Morell. Proprio per voi, già lo dicono in giro, dovreste evitare. MonEJ.L - Cosa• LuGm - Insomma dioo110 che ve 1'inlencliate. G1 - Sicuro che ce l'intendiamo. LuGm - No, non questo. ]Ifa, capisci sembra che siate due innamorati. G, - ·E se lo fossimo? L:uGm - Allora, bene. Ma sicoome non lo siete bisogna evitare di far credere questo. Per tulli e due . G, - Oh! Io me ne in rischio della genie. LOGHI - Gi, è una cosa sbagliata. Non pare anche a te, Morcll? JlfoRELI. - La genie? ]Ifa sicuro. Lucm - Ci si \Clevevhe· e in mezzo, se rossimo soli, ecco, aHora sì. Ciascuno quel che vuole. Ma 'gli altri. E allora... Proprio per sè, capisci, Gi. Ciascuno fa quel che vuole. l\la rendere chiaro le cose. È facile che ci si sbagli. E allora è .i.nutile. MonELL - Ci pensiamo noi, vero Gi? G1 - Si. Non li preoccupare ci penseremo noi. LOGHI - Va, bene. Vedi, Morcll, non è per te... MoRELL - ]Ifa caro, ti pare? Capisco benissimo. Lascia rare. Siamo ~lue in gambll,. Gi e io Lascia fare. (Servi di scena che sollo la guida del Cancelliere p:1rlano anoora il banco di giudizio <e le sedie. Entrano. parlando fra loro, tu/li g/1 allri. Lughi, Gi e Morel/ li guardano e s'avviano verso il fondo. Le luci mutano ·s9ndazione Ruffilli- Forlì diventano phì fredde. Viene alza~:> ancora il fondale). MonELL - Tutto qui? Cosi? GIUDICE- Per ora., tutto qui. Ma c'era poi il futuro. MonELL - Ecco, questo; bisognerebbe saperlo. INQ1U1s1,:onE- Non si sa più ormai caro signore. MoRELL- Vediamo un po', scusate, Dianna ' 'D1ANNA- Lascia stare. Io non oonlo, G1uD1CE- l)ianna, sicuro. Lci doyeva andare ad abitare in un'altra casa. Li avrebbe conosciuto un "'omo. Un uomo ammogliato. E un giorno insk1ne, via,. llfoRELL - llleg'lio, allora. Meglio, scusate: non succede nulla. IN_Q"UISITOR- ENon c'è meglio O peggio, caro More1I. Non c'è. MonELL - Ma come ... ? G1un1'cE- !Voi Dianna avreste dato I.a felicità a quell'uomo. DIANNA- E poi. .. G1un1cE - La- moglie, i figli di quello tutta un'altra viia. O1·a piì, .niente. È come se fossero là ad aspettare. Niente. D1ANNA 1 - It\Ia·non è successo nient.e, sì può sempre ... Gwnr.cF. - No. Già successo lutto. Nelle decisioni. Voi che restale. Morcll che si è innamorato di' voi. .. MonELL - Ma, per Dio, non l'ho· futlo apposta. Era qui, l'ho vista. Che ne sapevo io d'innamorarmi. G1un1cF. - Do\'evatc tacere, ecco. Non era questo. MonELJ. - 11 desllino, insomma? GIUDICE- Diciamo futuro. C'era Gi, per voi. G1 - :No. .llforieU; forse prima abbiamo detto solo dcli<' cose senza- senso. INQUJSIT0RE- ]Ifa credete veramente: senza senso? Ma perchè si direbbero? 11 fatto medesi- . mo, vedete, di dirle è tulio. G1un1ci; - E poi Alter e Atsuè, Lughi.. LuGJn - Io? E che cosa? Gmn1cE - Già, anche voi. Una oosa da nuUa, nell'altra casa ... G1 - Lughi ! LOGHI - No, cara. Vedi, lo fanno per spaventarci. G1un1cE - Era tutto cosi chiaro. D1ANNA- 'lii a scusate, proprio così an~he per me? MoRELL - E poi in modo o nell'altro è sempre qualcosa ... G1umcE - Qualcosa. llfa 11011quella cosa. È dh-erso. MoRF.LL - Io e Gi, Ecco, come sa,rebbe stato? 1 G1untc:r--; ILa: colpa maggiore, maggiore questa, voi e Gi sposali e sarebbe nato un figlio. G, · ~forcll. Un bambino da noi i\forcll. INQUISITOHE- Gi4_,e adesso 11011 più. Non può piÌI esserci. Anche questo come fosse lì ad · aspcllare d'arriYare tra voi, tra noi insomma e inYecc nicnlc. A-rsuE' - Tutto diverso. MoRELU- Per un niente, poi. G1un1c0 - E per un altro. Voi non avevate dirilto a nulla, qui. È oome se aveste rorzato 1a mano. Ora csistele come non dovevate cs·islere. Siete qui, innamoralo cli Dianna, Alter se ne va, Alsuè pjangc, Gi non avrà un figlio da voi. QucU'allro aspe·ta Dianna che gli porti fel.icità. Con che didtto avete fatto tutto questo? MoRELL - ]Ifa scusate, se fosse proprio questo? Se fosse questo che è avvenuto, quel che doveva avvenire. G1unrcE - Allora 1ùente. lii a non e questo. Bisogna ricordarlo. Non è questo. E rimane la vostra colpa. MoRELL- Ma si può ritornare. Giuo,cE - No. Sapere quel che sarebbe staio. Ecco 'la cosa terribile. Saperlo quando non si è più in tempo. E non si è ma-i in tempo. Sono passati dei minuti, dc11e ore. Resta stabilito quel che avete dct;to, quel che avete fatto. Per noi basta. Ora sta a voi. Buongiorno signori. Voi dovete continuare questa- :vita che vi siete creati. Che More11 vi ha crealo, cancellando quella vera. INQUISITORE- Buongiorno. (Giudice, Inquisitore e canee/, /iere se ne vanno). (;/i allri rimangono fermi a guardarsi. Come se ciascuno vedesse n<tl1'allro quel che sarebbe staio se ... ) G, - lllio figlio. Morell, come sarebbe stato nostro fig'lio? E cosa avrebbe fatto poi? ( Un a/limo di si/en:io poi rapidamente ca/({ il sipario). SCENA SECONDA (La scena del primo allo. Pomeriggio). (Cli al/ori hanno riprcrn trucco e abbigliamento del primo allo. Qualcuno an=i, starà finendo di vestirsi e truccarsi mentre s'a/:a il sipario). Luc:m - E adesso? DIANNA - Njcnte, si va avan1:i. LOGHI- Già, ma da che parie? DIANNA- Io per me lo so. ATSUE' - No I 'o! llforell l ALTER - Alsuè! ATSuE' - E smettila anche tu. E voi andatevene. Per voi è 'lo lo stesso. Per mc no! ALTEJl-l (A l)S,,~, li prego. ATSUE' - Va via, va via. Anche per te è stato lo stesso. Ma io non posso. G, (Fa cenno agli allri che se ne vadano). Atsuè cara. ATSUE' - Oh, Gi. Tu non puoi sapere. G, - SI. Meno di le perchè ancora non avevo avuto niente. i\la mi è staio tolto anche un figlio, capisci? ATSUE' - E forse anche a mc. G, - Può essere. Comunque non lo sai; non te l'hanno detto. A me sì. È bastata una parola. Subilo l'ho sentito in me, v:.cino a 111e, vivo, allegro. E poi pili 1ùente. Chi sa, forse anche tu. ATSCE'- Come? Anch'io? Eh, 110. No. Io no. G, - Vecli anche per i giud"ci In oosa è tliversa. Hanno dello que1 che avrebbe dovuto essere ma non possiamo sapere se, invece, è proprio questo. Capisci? ATSUE' - Forse per voi. GT- Anche per te. Ti sei rifiutata a questa vita perchè ti dava troppo dolore. Ma 11011possiamo sapere. Alter ha parlalo in modo djverso ma dove era la verità? È stato se11p1rc sinçcro con le. A-rscE' - Ma anche per sè, lui

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