Nella barca nessuna donna ma languidezza femminina e fu dolce ricordare ogni bella. Volgannente si potrebbe osservare che non cresce una parola alla fat• tura compositiva della poesia e, malgrado l'abuso della spiegazione l'osservazione è giustissima. La costruzione è oltremodo serrata e ogni immagine fa da rincalzo ad un'altra immagine, in un rischiosamente equilibrato giuoco per un'immagine più im• portante delfinlinitn distesa del mare sotto lo sguardo lunare. Non si vuole in questa sede suscitare polemiche o risentire distanze, però è necessario notare come fra analoghe memorie poetiche di Garcia Loreo (oggi assai conosciuto Cra noi) e queste di Lau_rano, proprio sullo base lirica, non vi siano sostanziali sperequazioni di valore. Da una semplicità di fantasia e di tratto come queste, realizzate con tanta adamantina purezza, Laurano è capace di nuotare nef più [astoso barocco come nel · RONDO' DEl LAMPONI A precipizio nei lamponi sono caduto - stanco, e lungo, bocconi lo non resisto, no. Capite: lamponi! Lamponi qui, lamponi Id, lamponi! Nei profumini ci si st<l. bocconi, sazi . in cui sottolineiamo una vaghezza del nostro di riportare ogni sua poesia olla fase di partenza ripetendo a chiusura la !rase iniziale, a mo' di ballata: particolare apparentemente tecnico che invece supera il termine solamente costruttivo per improntare invece all'eternità la composiziorie, con l'accentuazione e. la posizione in assoluto dell'argomento principe. Da « Gli Angeli di Melozzo 'da Forli • trascegliamo « Custode» per dare un'idea ancora della complessità spi· rituale dell'Arte di Laurano e della forte impronta amara che essa è capace di assumere. Sempre in cuore mi cantano le nozze violente e vermiglie con la mia fidanzata che illusi; e un femminile pianto e una treccia abbandonavo io. [Pure soffro ancora i lontani alla memoria bei carpiti sponsali, o di quand'eri giovanetta e procliva. Una· imperfetta leti::ia dopo, e non fu mài de qualche vena di pianto scevra. Dopo, ingiuste nozze e una treccia io custodiva. lo, nou dimentico amava. E, per un filo di sangue, ho nelle orecchie il foo, o [bambina, piagnucolio ( trasecolasti un sorriso, poi), io custode d'un pianto che fu paerile. Per una scardassala treccina, ai falsi sponsali, o beltà. Salvo rare pubblicazioni isolate, e a parte la produzione recentissima (più involuta ancora e più profonda della passata) tutta l'opera di Laurano (non di vasta mole grazie al severo auto• criticismo del Nostro) spazia in questi due libri cituti e, superate le tre liriche da noi riport.ate (come potremmo citarle tutte?) il lettore interessato è ad essi rinviato per un più scrio e largo esame. A nJi è premuto «rivedere•, come si è detto, fino a quanto resista sul livello attuole Lauraoo, poeta isolato nella scolastica contemporanea e, contemporaneo fra i più puntuti verso l'avvenire 1 « classico » al tempo stesso, indipendente nelle forme e nell'eloquio. Si tratta di un artista oggi intelligentemente incamminato sulla strada della conquista con il conforto della tradizione, si tratta di un poeta « poeta » ef!ettivamente fino al particolare in ogni espressione, rinnovante, con le debite proporzioni (di critica se non altro) il miracolo estetico foscoliano. La sua Parola, è doveroso riconoscerlo, scardinata la convenzione, con l'usuale prepotenza è giunta baldamen• to a noi (e la complessità e la dif• Iicoltà di essa talvolta ci impongono la doppia attenta lettura) e nella nostrn gradita e compiaciuta comprensione ci permettiamo - forse immodestamente - di scorgere i segni della sua importante misura e vitale resistenza. PAOLO GRASSI 1fondazione Ruffilli SCHEDA pet una paetica dei nuoui S 1 potrebbe, oggi, accettare francamente l'opinione espressa da S. F. Romano - nei suoi intelligenti studi sulla poetica dell'ermetismo - che le « oriingi • della poesia contemporanea in Italia siano il più significativo capitolo della mistificazione letteraria, cui sarebbero stati oggetto, nell'età che li segui, i maestri del sim.bolis,r;o? Chi troverebbe « diverten• te -. la storia di questo equ.ivoco, per cm la poesia d'oggi nascerebbe solo da una lettura di Mal1nrmé dolcemente iinclinate sui f!!Odi .- imprecisi » di Verlaine? Ormai, si vorrebbe proporre . che la poesia e Je poetiche nuove Cossero giudicate come una realtà che ha in sè la sua misura: d iesse si posson rintracciare i molti. antecedenti, ma il loro senso non deve più esser provato sui metri di altre stagioni e di altre ci,•iltà artistiche. Det resto, già ai suoi tempi, Renato Serra, con quel garbato giudicare, in modi vaghissimi, lenti, e, ms1eme, acuti, avvertiva che Ja sua generazione aveva, anche a proposito del simbolismo, acquistata una franca e indipen- «dente coscienza ,in quanto aveva «esaurito e superato entro se stessa il passato• (1914). Non pare, quindi, con,•eniente l'insistere ,a riprova di un'origine esclu• sivamentc simbolitsa delle nuove forme, sul· metodo antico dell'analogia: s'intende ,del resto, che se l'analogia è pet' Mallarmé l'ideale principio di met«risiche corrisponden%e 1 a Ungaretti e a Quasimodo, invece, essa si presenta come una semplice figura letteraria; per il primo come uno dei tanti mezzi di cui si giova per suggerire le sue intuizioni, rapidi accosta,; menti di evidenze tra loro lontanissime; per J'altro come il modo opportuno per togliere ogni indugio alla sua intenso volontà di toccare velocemente una durata pura del.la pronuncia poetica. La poesia ,che è stata chiamata «erJ metica » nasce, infatti, pare, da più complessi e variati intrecci: Ja ripresa aoJ.,., TI"a<ltz,one «pura» ed illustre delJa lirica italiana (Gargiulo ha proposto una linea Petrarca-Leopardi-Ungaretti) vien ad incontrarsi, secondo i modi di una libera lettura, con vaste esperienze della « coltura » potica dcll' 800 del primo '900; e questo incon• tro è ,poi, intuito ne, tempo spirituale dello s(orzo collettivo (espresso daUe riviste letterarie, da la Voce a Letteratura) di chiarimento della co• scienza poetica contemporanea. .t naturaJe, poi, che tale letteratura e tale coscienza sian sostenute da (e a loro volta sostengono) tutto uno . sforzo di rinnovamento delle forme antiche della lingua letteraria italiana, sollecitando una trasformazione, già prima •del resto prudentemente iniziata. L' e9scurità» sto proprio. nell'ostacolo che oflre ogni inconsueta dispòsizione del li.nggugaio poetico - e in questa necessaria, inevitabile « riforma » è il segno più certo che garan• »tiscc ia \'a1idatà estetica e l'urgenza mora.le delle nuove ricerche -· in modi per cui i mezzi espressivi si fanno agili a sugfgerire moti violenti e nnocenti veloci trapassi del sentimento. « La poesia è distanza » ha detto l.Jngaretti, e « maggiore è la distanza, maggiore è la poesia H: in una conlessione rivelatrice egli propone, inF O rlÌ (ine; i difficili modi, con cui, nell'inquieto destino della parola ,si operano i miracolosi fulminei contatti che danno luce improvvisa, toccata poesia. Per opera di Ungaretti, Cardurclli, Quasmodoi, Montale... e dei più giovani da Gatto a Sereni è sorto, ormai, in questi anni, un linguaggio nuovo della poesia che ha tale forza da consentire anche una letteratura « contemporanea» della classicità e della tradizione ,scoprendo in esse una zona tutta viva e nostra: ci si richiamerà cosi in modai div<!rsi (Ungaretti, Cardarelli, Dc Robertis) ad una libera « interpretazione » d~L Leopjardi e del Foscolo; Quasimodo, nei limiti di u_n gusto <lie strerne purezze sensibili, ri· darà vita ,per noi, agli antichi lirici grec~; e i ,iostri lirici delle origini troveranno tutta una luce nuova, ingenun e insieme colti,•ata; e quanti altri avvii ,poi da CardarelJi, da Montale ... Non ci sarà, cosi, più lecito vedere Montale e Quasirnodo riportati « in u.n piano minore al chiuso e torturato s[orzo in cui si appuntò e s :istacrificò, negandosi, la poesia di Mallarmé ,. ma, nella loro aspirazoine di « purezza •, che non consente deviaizoni o concessioni a modi non estetici della spiri• tualità, essi ci appariranno situati nella conquista di una coerenza non provinciale, che ha vivo il senso e presente il sapore della nostra lingua letteraria, condizione inevitabile, nel suo franco ininterrotto rivivere, di una realtà d'innocenza, e verità della poesia, di un'alta e assoluta illusione di tempo domato. LUCIANO ANCESCHI (O.al!' lntrodutionc ali' An1ologi• dei Urici Nuovi) * IL LIBRODELMESE Signora Ava NELLA tendenza presente a un romanzo-memoria che potrebbe finire net romanzo puro stanno dentro, di: guazzando nelle acque fresche del nuovo corso non ancora sboccato fra terre e sabbia per ridursi in pantano, la maggior parte dei narratori nostri. E hanno ancora negli occlù il dolce chioc• ~ eolio della primitiva polla del « capi· toJo »1 seppur li ha tentati il corso più ampio, ma pericoloso del romanzo. A chi guardi, infatti, alle recenti collane narrative accadrà di trovare molto più numerosi i mcmoriaUsti, che non quelJi che ad una narrativa di !atti si appoggiano, pur travestendo la co• stituzione di un romanzo ottocentesco con il gradito sapore della favola. Tra questi ultimi io collocherei il recente romanzo « Signora Ava » di Francesco Jovine. In un certo senso Ja memoria può avere tentato U Jovine in quanto nettamente si capisce che i !atti che. egli narra sono stati a sua volta raccontati a lui nelle tranqu.ille eppur fantastiche giornate della prima giovinezza, in qualche ampia cucina contadina del Molise e, probabilmente, i protagonisti saranno stati quelli della· sua stessa famiglia. Una memoria che, in questo ca~, si è a1Iidata alla fantasia giovahlle e ha dat.o pi ùtardi i suoi frutti, altiorati come le spente meduse alla tranquilla superticie del mare. Il periodo nel quale si svolge il romanzo è quello dei Borboni, e U luogo il Molise. Terra salvatica, gente salvatica e prim.itiva. I Borboni vi han~ no buttato ·sopra l'abbandono ,paghi solo delle tasse, e ad essi i èontadini si ribellano sfociando in bande che finiscono nei brigantaggio. Questo Jo sfondo sociale nel quale si inserisce una vicenda amorosa che lo Jovine ha saputo seguire e rappresentare con gentilezza non priva di efHcacia rappresentativa. La geometria dei romanzo, come agli inizi si diceva, è quella tradizionale, non esente da punte leggermente s1nussate di verismo, con un linguaggio che spesso tende al dialetto o, perlomeno, ne rivela la cadenza. Talora con un piglio che disturba, come aduggiano le situazioni un poco abusate che lo Jovinc '!on ha saputo saltare. Chè spesso, come accade a a chi voglia sfuggire alla rettorica, nella rettorica inceppa. Ma non •per questo rest.a meno nobile il tentativo spesso riuscito di creare un tempo narrativo vestendo l'abito della [avola. Del resto, in un romanzo di tanta mole è tacile che il connettivo diventi stucchevole e si abusi del comune, specie quando il mo rantastico che ha tentato lo scrittore deve venire interrotto per necessità di inquadrature entro un gioco pili vasto. Qui il filo fantastico è dato da due. personaggi: don Matteo e Pietro e su essi poggia l'economia del romanzo. Più lavorato, più riuscito don Matteo, incerto èa volte J'altro 1 mentre la figura di donna, Antonietta, non Ariusciamo vederla che sotto specie di evanescente fantasma. Agisce troppo poco, pensa troppo poco pcrchè di lei possa restare la sensazione di una tigura che non sia inerte a lettura finita al gioco della memoria e cielia tantasia. Quel tanto di ironico e di giocoso che fa parte della natura dello Jovine si è riversat.o con una certa grazia in don Matteo ,ma anche in lui elementi abusati {il prete semplice e ignorante) a(tiorano. Resta a dire dell'ambiente che fa da contrappunto alla vicenda. Un paesaggio favoloso che pu òricor-dare certi stagli di « Gente d'Aspromonte », con minore robustezza tuttavia. E dentro si muovono contaclini, soldatj, catoni, preti, popolane. Svelti, belli ,con la forza che loro ba dato la rappresentazione fantastica del narratore. Un popolo che & imove come per canto su per le montagne e per le piane, che vive della sua forza prunitiva, eterno, sano ,schietto. GARIBALDO hlARUSSI Il TEÀTRO DI ' PATTUGLIÀ., ♦ Esce. in questf giorni "RITORDnIOSOLITUDlnE.. TREATTIDI BENIAMINO JOPPOLO CON UNA NOTA INTRODUTTIVA01 PAOLO GRASSI ♦ UNA COPIA L. B Edizione nomerata di 299 copie Inviare le prenotadonl a ·• PATTUGLIA .. Sede Littoria - Forll
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