Pattuglia - anno I - n. 9-10 - lug.-ago. 1942

A CURA DI WALTER RONCH E PAOLO GRASSI Nota A LLORCHE' i] nostro teatro ., La .1cena s,uò coJÌ re.1tor "uota una o due tJolte, • co.ta contro le regole, a quel che si dice; ma io me ne in/ischio. - ., (CHARLES BAUDELAIRE) POLEMICHE SUL TEATRO che in nome della loro richfosta bravura si sono indaffarati, aiutati dalle false seduzioni della scena, nel cljsconosccre Ja potenza della parola e nel sottometandò per la prima volta in scena, rimanemmo sorpresi che uno dei maggiori critici del teatro italiano, uno di quelli da cui ci aspetta,·amo comprensione, ter-• minasse la sua critica proprio dove ]a critica avrebbe dovut,o incominciare. Egli infatti chiudeva chiedendo: « dove si andrà a finire con questo continuo dissolvimento dei personaggi? ». Ecco il punto che a noi interessava: il dissolvimento dei personaggi. Al cli fuori cli ogni polemica noi siamo ovviamente estranei ad ogni teatro di caratteri, di tipi, di tesi, cli ambicpti, ed amiamo solo quel teatro nel quale i personagg~ incomiJ1ciano ad agire e a parlare quando sono già dissolti. I personaggi devono entrare sulla scena già dissolti e percorrere sulla scena la strada della stratosfera umana, inumani e Jjberi dell'umano O\'vio e attuale. 1 on vediamo nè poss.ibilità di tragico nè possibilità cli grottesco se non nelle creature e nelle situazioni nelle quali il normale è messo a bando. Amiamo Prometeo perché non è più nè uomo nè dio e si trova a delirare nel mondo delle parole che ricreano l'umano su cli un piano superiore all'umano. Amiamo Fausto perchè dopo solo qualche scena rompe i fili con l'umanità e vive nel inondo degli eccessi. Del resto pensiamo che tutto ciò finirà col diventare ovvio. Inumano sarebbe certmncnte un romantico per un primitivo, inumani siamo noi per i romantici o neo-romantici, ma saremo sorpassati da un'altra inumanità cli fronte alla quale noi saremo sconcertantemcnte UJnani. In tal modo molto teatro ci cade dinnanzi e in quello che acceUiamo scorgiamo i segni ciel Scrive Flaiano in un vecchio numero terla ad elementi minori. di ~Oggi» ch'e i giovani credono ferma• li teatro è letteratura cioè poesia. mente al teatro nuo\'o e che sanno che Arte pura che deve temere tutte le concosa non dovrà essere, mentre non san- ~am.inazioni, che non può scendere a no ugualmente bene cosn sarà. In fon- nessun compromesso. do l'arfcrmazione de} critico, posta in L'arte non è mai cronaca contingente, c1uesti termini, può sembrare brillante anche aJl'accorto lettore e nascondere così la sua inconsistenza ed il suo valore puramente dialettico. Non si tratta infatti di ricercare un nuovo teatro, ma di ritornare semplicemente, dopo anni di ricerche vane per-- chè inulili, con coraggio ed amore al «teatro», inteso nel suo valore originario vecchio di secoli. L'ultimo teatro, j( teatrQ corrente, ho provocato nei gjovani Je più varie reazioni: reazioni non sempre legittime, ma che pure hanno dimostrato come da molti fosse sentita l'urgenza di un rinnovamento che non è altro che un ritorno sofferto a c1uel significato umano proprio delle opere dei grandi da Shakespeare a Pirandello, da Molière a \Vilder 1 a O' Ncill. puro caso intuitivo mentre noi Dalla fine ottocento in poi gli scrittutto ciò ]o vogliamo sul pjano tori di azion.i sceneggiate hanno abituato del cosciente. Questa vuol essere i pubblici di diverse generazioni n diuna semplice nota per un lungo menticnre la vera essenza del teatro, costringendoli al fattore spettacolo, fa. discorso su come intendiamo il cendo perdere di vista l'unico valore ef• teatro. Diciamo ora soltanto che Iettivo del teatro, l'unico capace di Salacroau ci interessa piu di rimane1·e nella storia tangibilmente: H \V-I I testo. 1 e er. Ed a questa opera negatrice e anti· Fondaziorre,~affrtltw.f'orfrru!tiva hanno collaborato gli attori ma ansiosa ricerca, portentosa scoperta. t contro tutte le formule, contro ogni tradizione, contro ogni regola imposta. Costretto a rigidi schemi, soffocato dalle abitudini. il teatro che norm11.lmente viene rappresentato costituisce inoltre l'esempio deteriore di un costume lette1·ario e cli una morale inaccettabili per motivi n.on solo estetici. Reagire ad esso con nitri schemi, con altri moduli, sia pure Hlustri ccl a noi particolarmente cari, oltre che inutile ci sembra che più o meno ricada nel vizio deprecato. ;'Jon sono rari esempi del genere e noi non fummo gli ultimi a denunciare la limitatezza di certi tentativi paesani, ammannitici senza economia da giovani autori ammaliati da una 1ettcratura densa di sangue e di umore regionale e folclorjstico. Tentativi che non cercano neppul'e di sFuggire rtlla prigionia del tempo, alli:1 tecnica della rappresentazione, aJla necessità del carattere, al colore del costume. }1 teatro per continuare clegnamenle ha bisogno cli liberarsi da tutto questo: per costituire così un documento universale. t: tanto meno si può giungere a <1uesta derinizione universale, cercando dta Foto Vultd nella evoluzione tecnica di cui ognuno sente la futilità. Sentiamo la necessità di un testo teatrale al cli fuori di quelli che sono stimat..i i oononi principali della rappresentazione: abbiano bisogno che ]a parola riacquisti quel valore che Je è proprio nel teatro dei grandi autori, cho prima cli essere autori drammatici, sono poeti. La scena, 11)c. oreografia, il gcslo non sono che elementi integrativi della parola che da sola deve saper e,•ocarc e gli unj_ e gli altri, che deve saper costruire o distruggere. La storia del teatro ci dimostra come questi elementi non siano inratti strettamente necessari, ma solamente complementari. Occorre dunque rinunziare allo spet• tncolo: occorre ritornare al teatro come lclteratura, se si vuole ridestare nel pubblico l'amore per il teatro. Con primitivo candore bisogna nuovamente guardare alla vita e trascen• clere in un mondo ideale, in cui domini l'universale sentimento di un modo cl.i essere più puro, cd in cui U miracolo delle parole riacc1uisti H suo intrinseco valore di simbolo. Si deve ritornare al teatro: al teatro d1 sempre, aJl'unico teatro, al teatro di Shakespeare e di \\.ildcr e cli 0' NeiJl, in cui Ja parola sa suseitare e far viverd }e più alte emozioni oltre il tempo, in una srera compiuta di poesia. Teatro senza attributi, unico ed im• mortale, privo cli ogni folsitài e di quaJJ siasi opportunistica apologia ad uno dei contemporanei. WALTE/1 /IQNClll 5

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