!lJi 1;1;nano{J;t'!Ja esigenza religiosa C ON un'asprezza qualche volta crudelo ma inevit..ubile e del resto ben presumi.bile la guerra hu dat.o uno strettissimo giro cli vite a tutti i problemi maggiori che si agitavo.no inquieti già anche prima di essa sul terreno delJa sistemazione dottrinale e della realizzazione pratica. Noi ravvisiamo, in questo improvviso accentuarsi deWurgcnza di taJi soluzioni, la prova maggiore della necessità assoluta che si giunga al termine della f_,'1.lcrrasenza che tali questioni sfano rimaste sospese. PnrticoJarmenlc da noi gio,•ani sono sentiti e discussi questi problemi, purtroppo, data la nostra età, spesso con un orientamento tanto teorico e avulso dalla realtà che qualsiasi risultato pratico vien meno; ma pei· fortuna rimane qua• si sempre qualche cosa che ha certamenle un valore positivo: la manifestazione delle esigenze d_aUc quali, per Ja nostra coerenza di uomini e di fascisti, non ci sentiremmo in alcun modo di polcr prescindcro in una ricostruzione futura. Esigenze politiche, economiche, morali; e tra queste ultime fra le più notevoli sta il bisogno di una nuova 1·eJigiosità, d'una religiosità che possa costituire il punto <li fusione tra Ja rcligiositò. in senso proprio e la coscienza politica. •, Non vogliamo qui certo avventarci in una dissertazione dottrinale sulJ'argomento, poichè ci mancherebbe certo Ja competenza e in ogni coso non avremmo da cifre gran che di nuovo: crediamo che in proposito sia venuta quasi <lefiJlltiva Ja polemica su Crilicu Fascista. Solo vogliamo tentare di puntualizzare, per quanto ci sin possibile, la posizione cli noi giovani rispetto a questo problema. sare, accettandO idee ormai gcneral1 e quasi acquisite, preferirono nvolgcrs1 dall'altra parte; e ppichè purtroppo 1n situazione è quella che è, e snrcbbe inutile nasoonclcrla, molto spesso ~~~~ gcd~J}:~\:ii;,a cuusa del Fu• Conviene o. questo innestare i.n proposit9 quel problema morale della Rivoluziono che costituisce il nucleo fon~ (.:omentale dellf! crisi problematica tra• versabt ora dal Fascismo. Crisi risolta gi~ì in "·ia teorica, perchè l'airermaz-ion3 di uu Iine morale e superiore al Iine strettamente rivoluzionario sembra ormai pacifica e fuori di discus• sione. Orbene, noi crediamo che J'av• -vcntù di una nuova moralità non possa concepirsi se continui od esistere quell'agnosticismo religioso d.i cui abbiamo giù parlato e che è cosi diffoso nel la massa dei giovani. ron diciamo che non possa esistere una moraJe senza una religione. Teoricamente questa può essere proposizione vera e irre[ragabile. Ma guardando immediat-nmenle al• la realtà, osserveremo come un incen~ ti.vo formidabile alla conservazione di un'integrità morale sana e saldn anche dal punto di vista politico proceda appunto dalla preesistenza d'una nltrettanto sana e soldn coscienza re)igiosa. intendendo questa naturalmente al <li Iuori di ogni forma pipina o beghina. Poichè il Fascismo in vin dottrinale non impone alcuna particolare religione, molti fascisti sono forse condotti a pensure che il loro credo politico possa sussistere senza contraddizione al d.i" fuori di ogni vincolo religioso. Anche questo può essere vero; ma solo in certi casi d'eccezione. In genere invece se si pensa alla spiritualità del• Ja concezione !nscista, e $C si pensa che tDle concezione non vuole certa• mente sostituire una credenza religiosa, poichè nessuna opera di mente umana può po.ragonnrsi a una fede divina, per Iorzn si dovrà concludere che un volontario agnosticismo porta facilmente a una visione materialistica della vita, NOSTRI REPARTI ALL'ATTACCO DI UN FORTINO .NEMICO IN A. S. ciò che è in contrasto perfetto con l'idea fascista. 'In sostanza, noi ilon crediamo che Ja soluzione del problema sia troppo lontana o comunque troppo difficile. Forse si tratta solamente di spiegarsi una buona volta, da una parte e dal• l'altTa. Anzi: forse il problema è risolto in via teorica e manca solo di buona parte d'attuazione pratica. Il diletto anche qui non è nel sistema; semmai, negli uomini. Si tratta di eliminare delle diffidenze e delle malefedi personali, da una parte e dall'altra, derivanti anche dall'esistenza di residui liberalistici, democratici, parlamentaristici. Noi crediamo comunque di poter aUarmare che sin d'ora Ja nostra generazione dedicherò molte delle sue migliori forze per eliminare <1uesti ostacoli, ostacoli molto gravi e dannosi al benessere della Nazione e del Fascismo. O, se non lo farà, noi crediamo che avrà fallito uno dei suoi compiti principali. GIUSEPPE ZOBOLI l'altro: te La vostra presenza qui segna l'inizio di una nuova era per il vostro popolo, che entra - come uguale - nella comunità imperiale di Roma .... Se dunque e: l'Impero » è il principio astTatto, la « comunità imperiale fasci.sta ,. è la forma concreta con cui oggi l'Italia !a risorgere questo unico concetto. E poichè l'Italia oggi è fascista, questa realizzazione surà fascista, potrà esistere anzi solo quando 'sarà fascista. Ma fascista, sopratutto quando entriamo nel campo istituzionale e .o.rganizzati~o vuol dire corporativo. E vediamo dunque come può essere corporativo un impero. Un impero che esiste proprio in quanto è corporativo .. Non si tratta di trasportare sul piano delle relazioni tra le nazioni nell'ambito Impero, i principi corporativi che reggono Je relazioni tra gli individui nell'ambito deUo Stato. Desideriamo chiarire anzitutto che qualsiasi noslra parola non sarà dettala da spirito settario o di parte: nulla, specialmente in questo argomento, aduggia il nostro disgusto più che gli attacchi velenosi, in malafede, che ogni tanto ci vengono davanti agli occhi scritti o ispirati o da chi confonde iJ suo minislero spirituale con una specie d.i partito elettorale, o dn chi ciecamente e scioccamente confonde In perfidia e la malafede di alcuni con il senso eterno e insostituibile della religione. Non mai cresciuti nè alla scuola dei circoli parrocchiali nè alle idee degli anticlericali sfcgalati. noi ci troviamo in questo momento di fronte alla nostra coscienza unicamente, e aUa nostra sensibilità di uomini nuovi; e crediamo che in ogni modo chi pe1· una delle due ragioni suddette non riesca a porsi in una condizione di obiettività assoluta., non possa certamente azzardarsi a dar pareri in materia; pareri che potrebbero avere un giusto valore per gli uni e per gli altri, come per due categorie chiuse, e mai per la massa la quule, se ancora non si trova nel giusto mezzo, certrunente prima o poi dovrà portarsi in queste posizioni d'equilibrio, per iJ bene della Socict~\ e della Nazione. lArnM~UIIA' IM~IRIAU mR~MA Il corporativismo parto dalla necessità. per ogni individuo di realizzare sè stesso, cioè, come diceva l'ecccl• lenza Bottai rivolgeQdosi ai rappresentanti della gioventù europea, in Firenze i.l 27 Giugno scorso: « •••. at- - tuare il disegno divino che è in ciascuno di noi •· Cosi nella comunitò. imperiale è rivalutato nella sua integrale funzione il concetto di nnzionè, come ha messo in luce ampiamente iJ ministro Ciano ne.. suo noto articolo « Italia e Alba• nia •. La nazionalità è come un traguardo necessario per ogni popolo per divenire sè stesso e per collaborare attraverso dì esso alla comunità imperiale nel suo insieme. Giacchè l'altro principio fondamentale del corporativismo è che il mezzo per attuare sè stessi è Ja collaborazione. Collaborazione dei cittadini nella nazione, collabora~ione dèllo. nazione ncll'Jmpero. Crediamo quindi d'essere stati abbastanza chim·i nell'esporre il nostro convincimento che, sempre l'antico c'insegna, in medio stat uirtus. Comunque può essere interessante osservare Je condizioni, sia in un senso numerico che in senso qualitativo, del rapporto trn le due calegoric opposte di cui or ora abbiamo augurato la conciliazione. Giovani che facciano parte dei cirCQli cattolici ormai crediamo non cc ne siano tanti come un tempo; nonostante che non possediamo gli elementi statistici necessari per forci un'idea esatta della !?otcnza delle associazioni giovanHi religiose. Più piede ha preso, specialmente in questi ultimi tempi, e purtroppo il fenomeno ha sovente co·nciso con l'avvento del Fascismo, si da tare erroneamente credere a molti di corto vedute che in esso ne risiedesse la causa\ e da far complicm·c senza 1·ngionc positiva clCi rapporti che avrebbero dovuto più che mai essere Iacili 1 un gratuito unticlcricalismo e, peggio, a• gn.osticismo, che pericolosamente può finire per permeare di sè c1uasi tutta la giovontù nostra. E non credo in ogni cnso la gioventù migliore: poichè molti dei migliori essendosi convinti che tale confcssionulismo negativo ern basato ~0r-t0a~~&ood~ttwr.:: A BBIAMO esposto nel numero 5--13 di PClltuglia alcuni concetti schematici sull'orgnnizzuzione politica del• l'Europa di domani e in particolare sulla comunitù imperiale fascista. Intendiamo ora integrare qunnto abbiamo già scritto, illustrando il nostro p'rincipio di organizzazione imperiale. li concetto in base al quale l'Italia intende assolvere il suo compito di instauratrice, assieme alla Germania, dell'ordine nuovo, è quello di Impero. Concetto che il Fascismo oggi realizza concretamente in quella nuova costruzione che ò Ja comunità imperiale di Roma. L concetto di Impero non è però nuovo, è un concetto che per la sua assolutezza sfugge al tempo ccl nJle contingenze della storia, poichè altro non è che quella concezione della unità dei popoli ed al disopra dell'e nozioni, che fu concepita dalla mente universale dei Romani e che da allo ..a, pur attraverso le vicissitudini dc!la sua attuazione pratica, attraverso la st.essa scisionc per cui è apparsa per un certo periodo contemporaneamente in Bisan• iiio e nel Sacro Il omano lmpero, anche se è stata offuscata ultimamente dalla rivoluzione borghese del sette cd ot• toccnto, non si è mai spenta come idea ed è rimasta immutabile, patrimonio ormai acquisito alla coscienza umana. f: lo stesso ideale politico che ha ispirato Dante. È lo stesso Impero che Mussolini il 9 mr,gg!o 1993 dichiarava rilornarc te sui colli fatali d\ Roma». Ideale in cui si riconosce l'essenza stessa di Homa, cioè l'unih\ e l1univcrsalità (nè l'una può intendet·si senza l'altra) e che iJ poetn ha definito per sempre quando a lei si rivolgeva con i Inmosi versi: F l,'fatria d~di$I di1·u,1s genf/bus ur,nm Orflbtn /ac,stl q1wd prius orbìs tra!"·· Essenza di Roma che ha dato l'universalità alla chiesa « cnttolica •, che in essa ha posto Ja sua sede. Essenza di Roma per cui questa città non può conoscere grandezza che non sia imperiale. 11 popolo italiano non conosce mediocrità, non è !atto per quella mediocrità borghese a. cui voleva condannarci la democrazia liberale. O miseri o .imperiali! Il popolo italiano quando realizza sè stesso non può essere che imperiale. Ed analizzando questa idea noi ve• diamo come essa ben si distingua da tutti gli altri imperialismi. Mentre questi inJatti si contigurano e si sono configurati sempre, come il dominio di un còndottiero o di una nazione o di una razza sulle altre nazioni, l'Impero per antonomasia è un principio supernazionale che comprende, senza dominarle, altre nazioni oltre quelle italiane. L'Italia perciò mentre sotto un aspetto è la portatrice cli questa idea,. cui dà vita con Ja propria organizzazione, sotto un altro aspetto è semplicemente una nazione « prima inter pares », ac• canto cioè e non sopra le altre; sic• chè queste sono sottoposte non alla nazione italiana, ma soltanto all'imperatore. E qui sta l'univcrsalitii dclPhnpero: nel fatto che le nazioni in esso comprese non debbono rinnegare la loro personalità mu;iona!e, pcrson0.lità che anzi devono svi!upparc nell'interesse proprio cd altrui. Un esempio concreto di questa concezione l'abbiamo nei rapporti esistenti tra noi e l'Albania. Rùpporli che furono sintetizzati in due parole dal Duce il 16 aprile 1939 quando a palazzo Venezia, rispondendo all'indirizzo di omaggio rivoltogli dal prcsidcn'c de'.la missione utticiale albanese, disse tra D'ultra parte il riconoscimento delie varie nazionalità implica quello della loro diversità; e diversitù sia di potenza intrinseca come di sviluppo di sè stessa. Diversità da cui sorge necessariamente una gerarchia, al sommo della quale troviamo l'Italia; la sola che abbia la posiziono spirituale storica e politica, oltre che economica e geografica, necessarie a « guidare ,. que• sta collaborazione delle nnzion.i. E queste gerarchie significa anche un diverso grado di intensità di questa «guida•, lo quale se sarà appena riievante nei riguardi della maggiore na• zionalihì., potrà arrivare ad un massimo di intensità nei riguardi di quelle po· polazioni che di nazionalità sono pt·essochè prive: vogliamo dire dei sudditi coloniali. t Abbiamo cosi brevemente indicato come I~ssenza del corporativismo, che è la collaborazione gerarchicamente ed unitariamente organizzata delle vari& personalità, sia il principio stesso informatore dell'Impero F'ascista, di quell'Impero che costituisce il mezzo atl.raverso it quale Roma si accinge per la terza volta ad nssolvere la sua missione civilizzatrice nel mondo. AN'fON/0 MAl!ZOITQ 3
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