Pattuglia - anno I - n. 9-10 - lug.-ago. 1942

lonlanandosi dalla porta, con aria significativa). So molte cose, mio m.- ro. Non importa cosa, ora, te lo dirò prima di andar via, non ti preoccupare. (Viene nel mezzo della stan- =a e sì ferma corrugando le sopracciglia). L·" S1G, RowLAND - (irritata) Humm ! Credo che posso benissimo ipreparare 1a colazione benchè non ci sia molto da proparare. (Domandando). A meno che tu non abbia del denaro. (Aspetta dall'altra stanza una risposta che non viene). Che domanda sciocca! (Dà {n una corta, durt1 risata). Dovrei conoscerti un po' meglio a quest'ora. Quando ieri sera te ne sei andato così di malumore lo sapevo cosa sarebbe successo. Non ci si può fidare di te per un secondo. In una bella condizione sei rientrato a casa! Il diverbio che abbiamo avuto non era che una scusa per poterti tTasionnare in una bestia Che bisogno c'era di impegnare l'orologio se tutto quello che volevi farne del denaro non era altro che sciupartelo comprandoti da bere? ..... LA Sic. Ro\vLA.ND - (va all1armadielto ,lei pi<,tti e, mentre parla prencle pialli, taz:e, ecc.) S.;,icciati ! Non ci IQ,etto molto a prc9arare la co1azione in questi giorni, grazie a te. Non c'è che pane e burro stamani e caffè, e non avresti neanche questo se non ci fosse qualcuno che si -rovina le dita n cucire. (Sbatte rumorosamente la stampa di pane sul tavolo). Il pane è raffermo. &pero ti piacerà. Tu non ti meriti di meglio, ma non capisco ,perchè debba patire io. LA Sia. RowLAND - (tornando verso i( fornello). Il caitè sarà pronto tra un minuto e non ti credere che mi metta ad aspettarti. (SubitaneamentP, con rabbia). Che diavolo st.ai facendo li denR"o tutto ques.to tempo? ( va alla porta e guarda dentro). Menomale, sei quasi vestito. Mi aspettavo di trovarti di nuovo a letto. Sarebbe degno di te. Che orribile aspetto hai stamani! Santo cielo, fàtti la barba! Fai ribrezzo! Sembri un vagabondo. Non c'è proprio da meravigliarsi che nessuno ti dia un posto. Non li biasimo dal momento che non sembri decente neanche per metà. (Va al fornello) C'è un bel po' d'acqua bollente qui. Non hai scuse. ( Prende una ciotola e ci versa dentro dell'acqua ila/ bricco tlel calfè). Ecco. (Egli sporge la mano nella slan:a per prenderla. 'E: una bella mano sensitiva dalle dita snelle ed affusolate. Trema ecl un po' d'acqua cade sull'impiantito). L1' Sic. RowLAND - (sarcastic"mente) Guarda come ti trema la mano! Furesti meglio a smetterla di bere. \!on ]o reggi. Sono proprio i tipi ,come te che si prendono il tremito degli ubriachi. Non ci mancherebbe che quello! (giwrdando il pavimento) Guarda che sudiciume hai Iatt,o di quest'impiantito. Cicche e cenere d~ppertutto. Non potresti buttarle su unr,,iatto? No, non potresti avere abbastanza riguardo per farlo. Non pensi mai a me. Non dcvi spnzzarla tu la stanza e questo è ciò che t'importa in fin dei oonti. ( Prende la granata e comincia a spa:zare con negligen=a al- :ando una nuvola di polvere. Dalfo slwr=a interno giunge il rumore de! rasoio che viene passato sul cuoio). LA Sic. RowLAXD - (spa::=ando) s,?iCciati ! Deve essere quasi ora che me ne ,·ada. Se faccio tardi 'f)OSSO -perdere il posto cd allora non ti potrei p·iù mantenere ( come se to avesse pensato ,Jopo aggiunge) Nel c1ual caso dovresti andare n la,·orare o fare <1ualche terribile cosa del genere. (Sp"==amlo sotto la tavola) Quello che '"oglio sapere è se ,oggi v,a L& o non vai u cercarti un posto. Sai bene che la tua !runiglia non ci aiuterà più. Anche loro ne hanno avuto abbastanza di te. LA Sic. RoW.LAND - ('tdopo avere spa::- :.ato un momento in silenzio) Sono ·prqprio stufn cli questa vita. Una buo• na idea sarebbe di tornarmene a casai mia se non fossi troppo orgogliosa per far sapere a loro che razza cli fallimento sei stato, tu, Punico figlio del milionario Rowland, il laureato di Harvard, il poeta, la preda agognata da tutto la città. Huh ! ( con ama• re:za) Non ci sarebbero molti di Joro che invidierebbero la mia conquista se conoscessero la verità. Vorrei sapere cosa è st.ato il nostro matrimonio. Anche prima che <1uel <(milionario» di tuo padre morisse indebitato con ogni essere cli c1ucsta terra, tu certamente non hai sprecato del tempo tper tua moglie. Suppongo che tu abbia pensato che dove\·o essere esultante per il fatto che tu eri un uomo tanto d'onore da sposarmi ... dopo a\·crmi messo nei !t)asticci. Ti vergognavi di me con i 'tuoi ralfinati amici ·perchè mio ,;,a<lre non è che un droghiere, ecco cosa facevi. Ma almeno lui è onesto, e questo ~ di più di <1uanto <;hiunquc possa dire dei tuoi. (Spa=:a ancora, verso la porta). LA Sic. RowLAND - (si ùppoggia per un momento alla granata) Speravi che tutti pensassero che eri stato obbliga• to a sposarmi ed avessero compassione di te, non è \·ero? i>erò non ti facesti molto scrupolo di dirmi che mi amavj cd a farmi credere le tue bugie prima che accadesse il fatto, eh? Mi facevi credere che ti ei·i opposto a che tuo padre mi liquidasse con del denaro come .Jui aveva intenzione dj fare. Ora capisco meglio! Non ho vissuto tutto questo tempo con te per niente. (cupamente). Per Iort.unn )a povera creatura C nata morta. Che padre saresti stato! LA Sic. RowLA:--o - (tllce meditando cu-. pamenle per un momento. Poi conlimw con una specie ,li gioiu sefoaggfrt). i1a non sono io sola che deve ringraziarti di essere •infelice. C'è qualcun altro finalmente e lei non può sperare di ~I_P()sarti.· (Introduce Ili lesta nella stan:a llccanto). Che ne dici di Elena? (Dà un bal:o indielro dalfo soglia come spaventata). Non mi guardare in quel modo! Sì, ho letto la sua lettera. Che vuoi fare? Anch'jo ho il mio diritto. Sono tua. moglie. E so tutto quello che c'è da sapere; perciò non mentire. Non c'è bisogno che tu mi fissi in quel modo.i Non mi puoi tiranneggiare più con ,le tue arie di superiorità. Proprio stamattinn se non fosse per me staresti senza colazione. (Ripone la granata nel cantuccio. Poi piagnucolosamente). Non hai mai avulo un briciolo di gratitudine per c1uello che ho fatto. (Si avvicina al fornello e mette il caffè nel bricco). Il caUè è pronto ed io non ti st.o ad aspettare. (Si siede ,J; nuoPu sulla sedili). LA SJG. RowLA.:"\D - (si porla una mllnO ,il/a lesta e dopo una pausa, irritata) Che mal di testo. ho stamani. t una vergogna che io debba andare a lavo ... rare tutto il giorno in una stanza piena d'afa in queste condizioni. E non ci sarebbe bisogno che lo facessi se tu appeno fossi un mezzo uomo. Per diritto do,•rei stare io sdraiata invece di te. Lo sai come sono stata male <1uest'anno. Tutla\lia tro'vi da ridire c1uando prendo un po' d.i qualcosa per tenermi su. i\on hai neanche voluto che prendessi quel tonico che ho alla drogheria. (Con un riso e/uro) So che saresti contento che morissi e mi togliessi dalla tua stra• da. Così saresti libero cli co1Ter die• tro o tutte queste sciocche ragazze che pensano che tu sia un essere tanto meraYiglioso ed incompreso. Questa Elena e le altre. ( Dalla slùn- =u vicina giunge un'acuta esclamuzione ,li soff Pren:a ). LA Src. RowLANO - (con sod,lisfa:ione) Ecco! Lo sapevo che ti saresti tagliato. Ti servirà come lezione. Lo sai che non dovresti andare in giro a bere Jn notte con i :nervi in quello stato. ( Va alla porta e guarda den• lro) Come mai sei così pallido? Per• chè ti guardi nello specchio in quel modo? Santo cielo, ,asciugali quel sangue sullo laccia! (con un fremito) t orribile. ( come se si fosse ria• 1mta) Così, cos.i va meglio. Non ho mai potuto SOf.\'>Ortare di vedere il sangue. (Si rilira un poco dalla porta\ Sarebbe meglio che tu smettessi di provare e andassi dal barbiere. Ti tremano le mani da rar paura. Perchè mi Fissi in quel modo? (Si allontana d,ilfo pori.a) Te le darò io Je tre lire ... purchè tu prometta che non ti lei comprerai da bere. Sei sempre arrabbiato con me per quella lettera? (con tono di sfida) Bè avevo diritto di leggerla. Sono tua moglie. (Si avvicina alla sedia e si siede cli nuovo). LA S,c. RowLAND - ( dopo 1111a pausa) L'ho saputo tutto il tempo che giravi con qualcuno. Le tue magre scuse di passare tutto il tempo a.Un biblioteca non mi gabbavano. Ad ogni modo chi è questa Elena? Una di quelle artiste? O scrive anche ]ei delle poesie? Dalla sua lettera si direbFi0ndazione Ruffilli - Forlì be. Scommetto che ti ha detto che i tuoi aggeggi sono le più belle cose del mondo; e tu le hai creduto come uno scemo. t giovane e carina? An .. che io ero giovane e carina quando t;u mi gabbasti con i tuoi discorsi raffinati e pieni cli poesia; ma vivere con te :logorerebbe chiunque. Cosa non ho passato! LA Sic. RowLAND • (attraversa la stanza e leva il caffè dal fornello). La co1azione è pronta. (con un'occhiata di dispre::o) Colazione? (si vers,i una lll==a di caffè, e depone il bricco sulla tm,ola). Il tuo caffè sarà freddo. Cosa fai? Ti stai ancora Iacendo la barba? Faresti meglio a smettere. Una mattina o l'altra ti taglierai sul serio, vedrai. LA S,c. RowLAND - (si affetta il pane e lo imburra. Durllnle i <liscorsi che seguono mangia e sorseggia il caffè). .-\.ppent1 ho finito cli mangiare devo scappare. Uno di noi deve pur lavorare. (Stiz=ita) Vai o non vai a cercarti un posto oggi? Penso che qualcuno dei tuoi begli amici ti potrebbe aiutare se davvero ti considerano tanto. ,;\la credo che a loro piaccia soltanto di sentirti parlare. LA S,c. RowLA:-.:n • (per un momento rimane seduta in silen:io) ~ii dispiaco per questa Elena, chiunque sia. Per caso non hai dei sentimenti per qualcun altra. Che dirà la sua famiglia? Ho visto che ne parla nella lettera. Che intenzione ha, cJj avere il brunbino o di andare da uno di. quei dotto• ri? BelJ'aIIare, ti dico. E il denaro dove lo prende? E ricca? LA Sic. RowLAND - (Attende una qual-1 e/re risposta a questa scarica di domcmde) Hum.m ! Non mi vuoi dire niente di lei, eh? Per quel che m'importa .. Mettiti in testa che non sono poi tanto addolorata per lei. S8f1)eva quel che faceva.. Non è una scolaretta ~ome ero io a quanto sembra dalla lettera. Lo sa che sei sposato? Cert.o che deve saperlo. Tutti i tuoi amici sanno dei tuo matTimonio disgraziato. Lo so che hanno compassione di te, ma non hanno sentito c1uest'altra campana. Se l'avessero sentita !Parlerebbero diversamente. LA Sic. RowLAND - (per qualche secon-, I do è troppo occupata a mangiare per proseguire). Questa Elena dev'essere un bel tipo se sa\'eva che sei siposato. Cosa si aspetta a lorn? Che io divorzi per lasciarla sposare con te? Crede davvero che io sia tanto sciocca da tarlo... dopo tutto quello che mi hai fatto passare. Spero di no. E da me il divorzio non Jlottieni, lo sai. Nes• suno può dire che io abbia fatto qualcosa di male. LA S,c. RO'WL.\:-D - (beve l'ultimo sorso della sua ta:=a di cdf/è). Se lo meri• ta di soffrire e questo è rutto quello che posso dirti. Te lo dico io quello che penso: penso cbe quella Elena non è niente di meglio di una volgare donna di marciapiede, ecco cosa penso. (Un gemito soffocato Piene daWallra slan:a). LA S10. RowLAND - Ti sci tagliato. cli nuovo? Ti sta bene. Perchè .non vai da un barbiere dal momento che io ti oflro il denaro? (Si alza e si toglie il grembiule). 13è, io devo scnppare. (Bisbelicamente) Bella vita che devo :lare! Ah, ma noh continuo più sai, perchè tu ,stia a non far niente. (Qualcosa colpisce il suo orecchio. Ella si ferma ecl ascolta intensamente) Ecco! Hai rovesciato l'acqua su tutta )a roba. Non mi dire che non 'è vero. La sent:o gocciolare sul pavimento. (Una vtiga espressione cli paura si dipinge sut suo volto) Alfredo! 'Perchè non mil rispondi? (Si muove lentamente verso la s/.anza. Si ode il rumore di una sedia rovesciata; qualcosa cade pesantemenle al suolo. Ella rimane immobile, e trema, impaurita) Alfredo! Alfredo! Hisponclimi ! Cos'hai rovesciato? Sei ancora ubriaco? (lncapace ,li resistere un secondo di piil alla t.ensione, si precipita alla porta della camera da letto) Alfredo! (Rimane immobile sulla soglia guardando il pavimento della stllnza internaJ trasfigurata dall'orrore. Poi grida se)vaggiamente e corre cerso l'altra porto, leva il palelto, in preda al delirio la spalanca e, urlamlo come una pa:.za, si precipita nell'entratura mentre: CALA LA TELA Alti unici (J'E forse ancora qua.Jcuno che non si è reso conto cleJl'attuale momento del nostro teatro? a leggere i critici dei giornali sembrerebbe di si: e che son essi, sembrerebbe, i serali recensori, a non comprendere con rigorosa• pun~ tuali.tà. Nella « Prima commedia di Fanny» G. B. S. presenta un divertente catalogo di cosicletti •·critici teatrali: vogliamo provare a tradurre in italiano i Gunn, i Vaughan, i Trotler? ma lasciamo al lettore una approssimazione simile, per altro educatamente maligna; e volgiamoci a considerare ancora una volta l'origine del t1:male», di qucst.a conFusione che nasce - è do,·eroso riconoscerlo - non solo per colpa dei critici dei quotidiani, sebbene principaJmente per essi. Se ci devono essere degli schiarimenti, ò ovvio, non possono venil·e dal pubblico, ma se si chiede una critica nuova, avvertita e sensibile, si nega Ja possibilità dj esistere a rtutte le più consunte e facili abitudini di uno sbrigativo giornalismo, nello stesso tempo si orierma la necessità di metodi meglio aderenti al clima delle opere. Nessuno vuol proibire alle varie sigle cli occuparsi aJ solito modo di Ticri o di Gherard.i, si domanda solo che •il solito modo» non sia l'esclusivo e so• prattutto non aspiri od andare oltre un resoconto mondano, per imporre assurdi giudizi, immotivate classificazioni, de• teriori gusti. Un'educazione va falta, questo sì, a favore del pubblico, e va !atta proprio dalle colonne del quotidiano, ma fuori eia ogni impressionismo immediato, nella più distesa e calma aria delJa f(terza pagina», con quella coscienza e quel rigore sul testo che è della migliore critica letteraria di oggi .. Ecco per ]'appunt!O quelJo che non si usa pct· un ingiusto ed esasperato disprezzo dei letterati verso il teatro, ed ecco que-lJo che potrà condurre a non meno empiriche vaJutazioni. Tempo fa un attentissimo scrittore, di <1uelli dalle t(belle pagine» mi diceva csnltamente: t1:A teatro ciò che conta ò Ja f(cosa»; può esse·re dcth1 come si vuole: essa •comunque» arr.i• verù al pubblico». C'ò eia credere che almeno per spiri• to polemico quelJo scrittore forzasse H suo pensiero, che però rimane a signi• ficare apertamente uno stato d'animo ben cli.IIuso, di sconforto nei migliori, di sicurezza negJi sfrontati. Ma noi invece ben sappiamo che è il contrario, che Ja «cosa» in sò non ha nlclln peso e che soltanto «il modo» può imporre una validità sostanziale. Noi sappiamo che tale •modo» non va cercato nel brusco effetto di reazione psicologica, ma alla origine stessa del fotto teatrale: nella parola. Un'analisi critica deve innanzi tutto rivolgersi qui, eppoi se crede, come meglio crede, agli ambienti, aHe atmosfere, alle •macchie dl colore»• e vi.a dicendo. Se prima non si assicura questo terreno c'ò H caso di prendere dolorosissimi equivoci.

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