OGNI v~Jta che ci capito di leggere qunlchc ,3critto cli Arturo Varinelli 13i 'radica in noi unn intima imnmginc dcll'nulorc che ni è ,nugnificamcntc iroerilo nella grnnclc traclizionc lettcrnria Halianu. Jmmaginc che prevale in noi con la violcm-.a <li un originario cd incontrollato •Jcnlimcnto che non conCl.iCC i rigorosi termini di una precisa valuhr:donc cr3tcticn e critica. Anche rlo1>0 avere r~fogliilto un suo recente ,·olumc ( ~ ~uo\'i ,3aggi e nuove memorie• ,editore PnrnYiu, Torino) ci ,3jamo indugiati nel pcr,.Garc l'autore come antico e 1jaccrdotale suscitatore di remoti ranlat.1mi 1 eterno scopritore di mitj Fnnh113tici, magico presentatore di valori estetici e di veritù poetiche che 13cnzn In sua mediazione noi non sr1rc• mo riu·3Cit.i a conoscere appieno e rorsc avremmo del tuU.o ignorato Non possiamo Iure a meno di ringraziare Farinelli per averci ingrandito l'orizzonte che Genza di lui sarebbe stato molto più limitato. E non pwsiamo inoltre lare a meno cli immaginare - ocusaleci l'ingenua confo3sionc e la gratuità dell'immagine - il Maù3lro paludato d~i antico nocchiero alla 13Coperta, che a \'oltc ci illudiamo fatto per noi Holi, di nuovi e ben· determinati mondi letterari, alla matcri:ilizzazione di ncotri ,3ogni poetici inconsi:unente intuiti. Di un candore volutamente ,:;cmplici,;tico, cli una innocenza un pò troppo •3co1)erta, di una lineare cordialih't sono ri1:chC' a proFuaionc c1ucste z•cccnti pro1.;e cli Hosso cli San Secondo' (Hosso di San Secondo: « 11 ciclo ,3ul le col I inc », Pnn:1vh1 1 Torino). Gente che pcr.,3a. a vivere nel migliore dei modi, che non si pone alcun problema che non ,3ia di comune amm.inii;truzione, che di.mostr'n di campare hc1ù,simo senza troppo pensare e senza lroppo nnnlizzarc con una Gaggezzn paesana e rurule, popol11 le prose ciel « Ciclo ,3u))c colline;,, l.,'intcndimenlo dell'autore - di nm·• rare caGi semplicissimi e comuni con un dbcorso dolC'emcnte scorrevole e piano e carc1.t.e\'ole - è troppo chiaramente 1>olcmico, a detrinwnto della 11incerilù e dell'cfficicnzi:1 rupprrncntativo cd evoc;1tivn e cc.-,tring<' tutto (IUHnlo il libro lHI una co3htntc e s1:ialha mo• notonio. Il mondo fiabc13(:o tradotto in termini rcnli3tici e tangibili, la realtù stessa trasportata in una atrnos[era di fontt.lltico: o questa « contaminatio » portata alle più impcr.mtlc conseguenze giunge Fmaspcratn Fantasia dei romantici che- i.;pccialmente in <1ucstc fiabe (Ticck • No,•aJ~3- llrcntnn6: « Fiabe romantiche» a cura cli Tt.alo Maione, U.T.l~.T., Torino). i:n-elano il loro mondo ili sogno nel c1ualc confondono in un unico linguaggio uomini e co3e, animando 13ia gli uni che le altre dello •3tesso desiderio cli evadere da una 1·cr1ltìi contingente opprimente e ,30Hoeuntc. I pcmonaggi di <1ueste favole non hanno connistenza umana e tanto meno una ben dcFinila cd intima t3piritualitù: r-.ono sogni racconlnti con abile vena narrativa ,che dei GOgni mantcn- ,.;;ono la pocticn lnbilit.ù. l~d ir.13icmc all'autore anche il lettore •3i lasci;a tra,3portare nel sogno e segue con anima di t'anciullo lo Gnodarsi irrequieto cli una v~>ionaria fantasia acuito nella imnrnginnzionc volubile cli moncl.i imper.,3at,i e Fittizi. Una certa decoralività è notevole nei tre Favolisti, cd in Brcnlnno - che pu.rc è il migliore - ,si Fa moggiormcntc ,.;entirc. ~ella ,Jtess::i collezione e I ~raneli scrittori stranieri • dcli' U. T. E. 1. esce, n cura della Duchmsa cl' Andria, -il romanzo di Tol,3toi « Anna Karéninn •· Il i portiamo i giudi1.i che due grondis- •3imi uomini sotloscris~cro nll'usc.iht del roman"'O. Turghenicv: « ToJ,3toi è un genio fuor di misuro, mn in A111w Kar(mina ha sbagliàto In strada. (\.lalgrado ciò ci sono pagine veramente belle ». l)c,3toievsk i: .: Amw Karénina C una opera d'arte or3solutamentc perfetta. Vi l· in qurolo romonzo una parofo ummlll non ancorn into3a in Europa e che pure sarebbe necessaria ai p6poli di occiclente »- Dire che noi acceltinmo e ticntiamo rS3poncleoti al nostro pensiero sia l'uno che l'altro cli quc13ti giudizi, potrà sembrare a molti e13surdo. Come il lcltore avrtì giù intelligen• temente capilo qumla non è nè vuole c,.;serc una rubrica cli critica letteraria. ;\on po.:tsiamo pretendere infatti di esaminare e cli esaurire in poche righe argomenti che ne richiederebbero molti•3sime. E tanto meno c1uesta non vuole ooscre neppure unu « vetrina » delle no\'ilà, perchè uborriarno da <(Uf\~3iasi prcutazionc d'opera - più o meno one• stn - ,a Tizio o Caio per la rcclame della ,~uu opera. Non foccinmo che tinnotnrc - l3ttpcrn.t,i i limiti sofrcrti di una preci;3n intonazione estetica che senlinmo come imprcocinclibilc esprcssio• ne della nc,3tra sensibilità intelleUi"a - quelli che pci3siamo considerurc i « moti ciel cuore » .:;uscitati dalla lettura a volle attenta, a volte ar.oiosamcnte alfreUnta. dei volumi · che ci capitano ,3ottomano, vecchi e nuovi. Una i:;pccic cli critica - se lalc si può chiamure - ,sentimentale (senza che l'aggettivo tragga in inganno il lettore), JJtintivamcnte e passionalmente soggcl• tivu. LEGGETE: V E N.T' A N Ma quan<lo a pt·opc,3ilo di Ugo OjcUi e di una oua recente raccolta di vari articoli (Ugo Ojetti: « In llalia1 l'arte hu da essere italiana? », !\1oncladori, Milano) arfermiamo reci3amcnte - e non ,3iamo i primi a farlo - come molti dei ,,uoi giud.izi, cd in special modo quelli 13uJl'arle conlemporanca, trinciati all'aria 13tagnante di uno 13piccat.o e malsano professionismo di prolù.;tata e ligia ortodossia pseudo po· liticn o tenclenzic1>amcnlc politica, puzzino di rettorica Fal,3itù e di insincern dedi1.ione, crediamo di interpretare il pcr..3iero di coloro che lavorano con amore intelligente nel campo della cultura. Ci è boi3toto rileggere il « pezzo » a propc13ito del pl'emio Cremona. Che dire di Ojetti quando afferma che il premio Cremona 13ervirebbe per .: richiamare i nc,3tri pittori alh, soda e 1>cmplice chiarezza, e alla vit.a •? Non vogliamo e tanto meno dEoiclerinmo inoltrarci in una pofemica ormai •3upc· ra'ta. Solo aggiungiamo che clopo avere letto di nuovo ed in volume cp.t03ti articoli, articoli che costituiscono la gioia dei vecchi e giovani profo3sori per lo ,3tilt• esatto e compunto e rispettoso con cui aono stati stilati, abbiamo scn· tito l'impellente nccE13silà di entusin- ,;.marci davanti ad un candido foglio vergine cli inchio.>tro e di alfabeto. ROGO NI FONDATO DA GUIDO PALLOTTA QUINIDICINALE DI BONIFICA INTEGRALE UH HUMIRO con. 60 ABBOHAMIHTO 1. t• BOLLE DI SA.PONE I J, « Luce » rappresentava una delle solite scene di vita militare in controluce; C(twndo il soldato è J'uori servizio e pensa a se stesso c. torna indietro col pensiero. Cc- n'era uno, là sul « Luce», che lavorava attorno a due scarpette piccoline. Parevano un ninnolo, un portafortuna. Vedemmo allora, accanto a noi, la nostra compagna passarsi lievemente u·na mano sulla p;ota, giungere indiHcr<'nte al sopracciglio e indugiare, col palmo apcr· to, sulla palpebra. I soldati lassù cantavano, alla maniera che li fanno cantare nel cinematografo, tutti compunti, come non capita mai. Noi però non ci badammo; pensavamo invece al caro piccolo cuore della nostra compagna. * Lo non porterei mai uno di q11c1 fiocchetti, variopinti e strani; nè voi. Ma come stanno bene addosso o queste giovinette che scia• mano sotto i portici verso il tramonto, l'ora che fa bene alle donne. ( Diceva Leonardo che era il rossore del sole tramontante; io credo che si tratti di una calda condiscendenza del nostro cuore che, dopo l'ira del giorno, si rasserena nell'amore). Dicevamo dunque che questi nastri e queste multicolori guarnizioni stan bene alle donne, come i ]oro cappellini .e i tacchi ortopedici e tutti i ,pleonasmi sottili della loro eleganza. Noi uomini, se uomini siamo, rompiamo una legge d'equilibrio universale, quella dell'armonia, fatta per il novanta per cento di grazia. Proprio noi la rompiamo coi nostri visi tutti uguali, coi nostri calzoni a tubo, i nostri soprabiti collegiali. La donna ristabilisce l'armonia. Riporta In varietà, la spigliatezza, un tantino di estrosit.à nelle apparenze del mondo. Hicolorisce il mondo che noi badiamo a standardizzare. Guai se al mondo nessuno si acconciasse " portare quel cappellino tondo come un cestello, inguainato al capo da un nastro di velluto; si, quello che passa adesso in vetta alla testolina cli quella bella bruna! * C'è della gente virtuoso che, in tutta la sua vita, non ha rnai peccato del delizioso peccato di gioventù; l'unico che valga veramente la pena di commettere, l'unico del quale si possa star certi di ottenere eia Oio amplissima e comprc .. nsiva assoluzione. La gioventù è infatti entusiasmo smodato per cose che non ne valgono In pena ( roba da un soldo, flocci, come c'era sul nostro vecchio libro di esercizi latini); la gioventù è arroganza, mancanza cli rispetto; 1agioventù è quclJa tal GQsa che v'urta a passeggio e non vi chicclc scusa, se corre in compagnia di una figliola; è quella cosa che medita di dinamitizzarc il mondo e intanto rovista nelle biblioteche, non per scovarne scienza, ma per dir corna dei secoli passati; la gioventù è negazione assoluta dell'autocritica e · della giustizia, cioè del « dare a Cesare ciò che di Cesare è»! Quando uno è stato giovine e si è macchiato di tali colpe, po• tete star certi che non c'è bisogno di dirgli « Largo ai giovani •; quello infatti è un peccato che spalanca il cuore e lascia come reliquato il male della generosità. Eppure c'è tanta gente che questo peccato non lo ha commesso. Forse è l'unico di tutto l'attraente campionario di Belzebù che non abbia esperimentato! L'UOMO Df:I FUOCHI Fpndazione Ruffilli - Forlì NOYAI'TDELINGUAG dt l!Uovitale Quaudo la spirilualità di uu poet<l è veramente profomfo riesce, prima e; poi, ll nwnifestòrsi anche in me.::o "gli intralci transitori delle mode e ad elevarsi ad altez.:a ,l'arte (è il caso di Gatto) e, a volle, come nel caso noslro per Montale, il poe/<1 riesce anèhe li foggiarsi un /iuguaggio nuovo, suo pro• prio. Allorll l'artislt1 è rivelai.o, e cmche originale. Con questo non intendiamo porre ltdto il problema ,Lella poe• siti sulla valiffitci del cor1tet1ulo e riegare ogni valore alla tendenza innoc,ulrice della forma (se non allro perchè, essendo le, forma spiri/o formativo interiore per cui si giunge alla p<1rolaad<1tta, questa uecessil<ì presente allo spirito di lutti, ùiform<trci, sia pure i11conscfomente, uri eventuale genio poetico: creazione quindi di 1111 clima, utilissima). Certo però, nessun residuo letter<1rio lroohuno in Mo11to/e e un'asso/ul.a novil<ì è in lui: di /ir1• guaggio ,li form<1, ,li immagini. Assi· stiamo cioè ad ww cr<wzione dell'interno, per cui il mondo poetico è lalmet1IC' sofferto che dct solu, in se stesso ,lirei, trova le parolc> necessarie "cl esprimerlo. Il mondo - ce lo dice il poefo è <1uello di un'ombra, sen::.a più illusioni ( .-; la buona pioggia è di là dalio sq1wl• lor.e» ma Montale sa che è inutile aspetlarla), che ormai si contempla vfoC'rc, con l'angoscia impietrita di chi non può far nulla per rrwo1•ere 111wpielrn nella gran muraglia ,/ella vila. E le />"· rote non polev<mo essc>re nltrimenli, così carnalmente <ulerenli li <Juc>l dolore. Montale non è riuscilo, secondo me, " dist"ccarsi in tuffo dal .suo patir<', la poesia non è riuscila ml assumere un torio complelllmenlc> indipemlenl.e. Villl e poesia sono /uU'u'no in lui. Le parole necessariamente si torcono, sofjrono. Per questo però, quel linguaggio esse11• ziale, comune diremmo, prosastico, rie· sce spe~.•w ovvivalu, ,a,,;sume una uobillù che ~ pili ,li una pros<1, un ritmo « slenlo » si<, pure, ma scamlito su cli un pro.fondo molivo irlterrw. Poeta della sinceritci, vorrei dire Montale, e avvici1wrlo con /e ,lebite ,li/feren=e ,, Cmnpanella: hanno in/<1lli a comtm<" quel tormenf<llo travaglio ,lei verso, vita dole11le sull'orlo ,lcll'artc, che espl<u/6 <t volle in libere e luminose imnwgini. (Così in /uffa la serie « Metliterrnneo ~ in molti paesaggi di "'= Oasi <li Seppia» e « Meriggi e ombrv » ). Non sempre è così: a wlte il ritmo si alleni.a col mancare del motivo vivifica• tore, le parole da precise si /armo ricercate (rabido, arsiccio, ecc.), l'os• serva:ione prosastico, il ragionamento l'a,wlisi prendo,w il sopra1me11to. Questo però quasi mai nei suoi paesaggi scabri aridi pietrosi. L'arit/o mon- <lo ,li Montale vi /u, trovalo la nalurc1h• oggettfoa:iorie, quel dislllcco poetico, pur sentito ,lall' <1flinit<l e simpatia ,lei suo animo, che non <me,,a r<1ggi11nlo in al/re liriche pi1ì soggettive, e nella loro pitì riposala lucidità il poel<1 Jrn cerl,o trovato il, gioia meno lorbid,,. Cosi aspettando la sera: Ah, qui restiamo, non siamo diversi, lmmobili cosi. Nessuno ascolta La nostra voce più. Così sommersi in un gorgo d'azzurro che s'infolta. S'fEL/0 MARTIN/ NEL PROSSIMO NUMERO: OMAGGIO A SCIPIONE A CURA DI GIANNI TESTORI Scritti di: LISA PONTI · GABRIELE MUCCHI - MINO ROSI · GIANNI TESTORI - MARCO VALSECCHI · LUCIANO SERRA: DISEGNI INEDITI DL s e p O N E
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