Pattuglia - anno I - n. 7 - maggio 1942

I Muscia i Vl!leWwd,unm,a ottomavw ft UANDO -Sulla scia cli una ~ ottava t011sesca gli è capitato di ripcni;are alla condizione odierna del melodramma, l'aapetto che p;ù ha colpito Angioletil è « il vezzo da part.e di gente della borgh1;11ia di giudicarlo riel i colo e a,:;surdo con tutte le facili freddure con- •Jcguenti » ; vezzo e freddure che oarcbbcro provocate da un bi•,;ogno di « verosimiglianza », « di un'arte ri,:;pecchiantc almeno un minimo di verità •. (Ragioni del Melodramma.: Primato 1° febbraio). Con que- •Jto abbrivio l'approdo, 01 meglio ancora, la btll3sola costante è un invito al fonta,Jtico, che l'ini,.;cc naturalmente per riguardare più la letteratura; ma rc- •;tono qua e lù degli acco~tamcnti, delle puntate Gulln mu- ,;;cn c:hc, pur con la solita curaHeri•3tico imprecisione e fa. cilit.ù proprie del letternto alle pro;c con lei, so1i buone alla pu;tilla dato Pargomento vivis- +jimo. Intanto cominciamo colJ'jJentiiicare c1uello 13cherzo sul • morir cantando •, 1.mlle partenze dei corinti, ccc., antichi.s- •;imo innocuo familiare (tutti colpe\·oti), che d'o.ltroncl.~1 più avanti, vien chiamato • dt;in· canto borgho;c •, in vero e pro• prio allontanamento· dello ,;pettatorc medio dal melodramma intwo nel suo senso storico: recitativo, romanza, duetti, concertati ccc. Condizione poi da wtcnderc u tutto il teatro d'opera e ril.>aputissima. Nuo\·a fiammante è invece Ja 13piega• zionc di Angioletti, aUribuendone la colpevolenn al veriiJmo, alla « b~;e di verità », con cui il romanzo e la commedia del no-.>tro tempo hanno impastoiato la fuotar,ia abolendo il mito di inventore concesso allit sola poc,,ia. « Insomma si vorrebbe superare il melodrnrnmu. Ora io non ,,ono un musicistu e potrei ,,tarmcne zitto. Ma mi par di vedere in c1umta decisa cotilità una tendenza che riten• go pcricolo:ifi anche per la lct• !tiratura "proprio perchè la ,3ua origine, come dicevo, C di carattere letterario •· Vit.ito •che la crisi a questo modo ,:,i risolverebbe in una bri_gn fro le lettere e il pubblico viziato, earebbe proprio il mtl3icista o quelli che stan dalla ~uo., a poter tenersi in tranquillo ,3ilenzio. Ma il fatto •Ji è che le cose sono altrimenti. Non che Ja soluzione non abbia forti apparenze di \'eritò. e un po' di G0Stnnza, magari: dietro quella mluicalitù e teatrnJità da grand'opcra del '600, dietro tutta l'Arcadio. e il Metru,tnsio e il Goldoni librettiota, dietro i rapporti rcperibili,3simi fra commedie dell'arte e opera buffa, 13pecie dialettale, che è erudizione da manuale ocolastico, l'unità di sentimento e di cc,3lume dura per tutto l' 800, con sicuro vantaggio del melodramma ro1raantico. \'la le forze di presa, appunto Jc ragioni del mclodranumt, restuno principalmente della musica. Suo è il dovere e il privileg·io su qualunque vaghezza cli testo o fosto di messinscena, di compiere quel raptus, di suscitare quella mag·io, che i:,tanno alJa radice dei ,3uoi trionfi. Fra mu,3icisti ln eonsapcvo- :iezza di qucnto predominio è relativamente recente, non più di dicci anni, ma ,,nlda e chiara e pacHicu ormai, tanto che i nati dopo la guerra del '15-'18, per ritrovare le maledizioni ,,;ull'opcra defunta, 13eppcllita, .rinnegata, devono andamele a cercare in biblioteca. Nè la valutazione ,.;i limita a quella storica: dall'Orfeo al 1-alsta/f, dai copolitvori alla forma com.e tale, inch.ua la più uslrattamcnte mui3icaJe, Iinanchc all'nssòluzione dei librcttii_;ti allo Pia\·e, dove ,3j potrebbe temere qualche prczici;ismo culturale; ma 3i fa pratica, attiva: lavoro proprio, che particolarmente in quetJli due ultimi anni stringe il ritmo in maniera evidentVJsima. (Sulla trentina delle opere notoriamente in ·htvorazione e Ja notizia di quelle non confidate alla pubblicità c'è da garanti.re che ogni mtw3icista italiano 1 compro3e le ultime leve, stia scrivendo un'opera o ne accarezzi il- progetto). Anzi, :5ia R proposito <li c1uc1jta ritrovata coscienza dell'opera, che dell'argomento in pnrtilicolarc, val la pena di ripetere certe parole l3critte nel '35, ma fino ad oggi attuali, da Goffredo Pctrru,si: « Infinite sono le rag'ioni cli quOJto progressi\'o di,3tacco (vedi pubblico-opera), ma una delle primi13sim(" risiede nel fotto che· la r3ocielà non ha più ritrovalo ,:,e stessa attraver- •30 il teatro, non hn più potuto fieguire gli artisti nelle avventure e nelle loro ricerche Finchè c,3si lavorano col solo 13Copo di trovare le nuove basi ,.mllc quali poter costruir-e le loro creazioni •· Tr~ila,~ciando per oggi l'indugio ~ co1):,idei-are come <1u<Hta impopolarità sia ,,tata e resti necessaria, c'è <la dirla una ri,3posta ideale cui non \'aie cavillare che ,,i è ,,confinnti di tempo e di orizzonti per capitar in pieno nell'oggi, perch<" proprio quo ci ritroviamo con l'acctw3ato. Anche ,,olo accennando di volo al pansato si è polula vedere In contemporaneihi di quelle fortune, cioè l'appartenenza effettiva del vecchio melodramma alle epoche relative che lo creavan per loro. Di fronte u que1,fn condizione e alln natura del teatro, per eccellenza temporale, anche il gu,3to moderno del pa:,sato e la proprietù <lcll'aric di vincere gli anni quanto più ,3ono molti, a lungo andare perdon valore. Avviene allorn che Jo ,;pettatorc sia sazio del bello non ,,uo che la troppa consuetudine aggravata dalle ripetizioni invadenti dei mer.zi meccanici e dalla privazione della ,ma opera gli rende astratto o tutt'al più hsico-visivo: bnwure dei divi cantanti e eccelJenzn e mondanità dello ,3pettaeolo; ,3azio a stufo. E allora diamogli per buono e anzi ,Ji benedica che egli occupi l'atleoa Cornp. Ermete Zacconi • • FERMENTI• 4 atti di E. O' Neill - atto Ili. Fijndazione Ruffilli - Forlì piutto;to che .:,ol cinemnto~n,ro o la canzonetta, coll'infotuazionc ·.;infonica che sorµrcnde .-\ngioletti. .Municra legittima, per quanto •.iÌ Lrt1tti di ricorrere a un genere che ha in abbondnnzu da viver ,;ul suo e 1:1010per il momento può illudere <li uo- !.itituzioni. In c1u4mto aJ ricorso alla 3ensibilitù del popolo, .so• ;jlituità con piucere lu parola ,j( borgho3e • con spettatore medio o pubblico, più rW.;ponden• ti la volta che le •3i toglie l'antiteoJi obblignta, vien ancora più neco,saria l'csattczzu. (Al di fuori del cai30 di Angioletti qua piace dichiarare che proprio pet· certa nuovu retorica ,;ubitn in comune le pit• l'Ole fra popolo e giovinezza dovrebber wser scarnite dnlla , 1erità). Piuttci;to che arrerrarc la neco,Sitù di questo gentile cd elementare 13urrealismo del me1odrnmma, il popolo lo ignora, ra1>ito dallo 13petlacolo com'è. colla mu11ica allu base e il canto al vertice della piramide. Condizione che ,3,oaniglia di molto u quella che ,.>'è detta naturaie alla ,.,alule <lell'opt'rn :,(; non le muncu,,sc la \ i\ a culturn inlc1;a (luult:' prout delle molteplicitù e ,,itrichì dell'wpcrienza. \lenire 13 b:rndn Fin giù al complc\;so di risarmoni1;he t:' mandolini, gli rnpprc,;entu l'orch<1,;tl'a, vista la i,ua educa• ;,.ione alhrnle, il Ett.S3todel po· polo ricon<,,;ce nell'opera tutt'intera la p<'rf<'zionC' della mu- :tit·a rino a identificarla con la ;ma pol'Sia; mn scn.r.u di~tinflUCrc fra lof;dio e rtrano: Ira Otello e Pngliurci, rra Sonmm1b11/o e Gioconda. D'ultrà parte 1ml'c le au(' c.lcvozioni, lente a le\ an;i. lente a morire vunno col tempo, c-hè le nuove generazioni <1uando l.ienz'altro non ni indirizzano allro\e, fru Nor• mn e fl,1drea Ch(mier 1scelgon quc,.,tu sorridendo <lei vecchi. Sano e povero, rino a (1uando non lo nutre il nUO\'0 si ticn sLretlo quello che ha e anche ,,ucsto è un modo d'attendere; più che una prova cli saggezza un ratto di necessità. /::M/1,IA ZANE'f'fl Abbasso i concerti Una c.lomuntlu: tra mu,,icn e interprete che cena imporla di più•? :.\aturalmcntc non I' interprete. J concerti Bono rutti per gli interpreti, ,,ono dunque un errore. Abbcnso i concerti. Il giorno in cui un mu-:,icuntc (lualunque ci dirà: • Vcnil-e a •,cntirc delh1 m\tsica », correremo anche ne suonerà male. \la ,rnrcmo allora in un altro mondo. Viene mai in mente a quulcuno di nprire mo~ln· cli pittura o ,,cultura con <1uadri di Rnlincllo o ,,tatue di J\lichelongclo? ln mui,ica si Fli. Non c'è concerto orche, t. ·alc se non con sinronia di Beethoven o di l\lozart, non c'è pianii,ta scnzn Huch-Uu1,oni. Verrebbe mai in mente a dei letterali, o a piir 1.iemplice gente che gwila la lettura, di riunin,i n leggere Manzoni o Dante? ln municu si rù. Ci si riuni,;ce ad nscolJ.a.rc Chopin e Schumann. E ogni volta ,:;i spui;ima. Un tempo era di moda lo :;pasimo \'isibile. Oggi non u,30 che lo spasimo intcl'no, concentralo. Dicono che sentono In nn:nica. \1a dimostrano solamcnle la loro ignoranza mndot·- nnle. Se il preludio, la i,onalu, lo scherzo, fosse ,·entmenle pc.li'• te del loro baguJ;tlio ,;piriluale, ,;ostan.rn \•itale, spasimerebbero meno, anzi arrauo, e capirebbero di più e meglio. E ,li pretende spesso che il pubblico npcnda e si disturbi per andare n i:.cnLirc il 1>iù delle volle le belle npernnzc dell'arte, ollimi o solo discreti allievi, ricchi di diplomi e di premi. C\ne che rmdrcbbcro bene in ,;edc di esercitazioni scoh:,1lichc a fine d'anno. Come se una Scuola di recitazione pretendo;se di imporre in teatro il primo della cla,;;se a reciturc, come gliel'ha iI:negnato il muc- ,;tro, il racconto del Diacono i\lnrlino. li concerto dovrebbe o,serc la vetrina della mlil;ica. I~ in \ctrina l'editore mette ,,olo le ultime no, itù. 1.,1interprete dovrebbe anzitutto conco,cerc l'ultimu produzione mu,,icalc, e poi Farne il huu·io; imporlu :Il pub· blico. Bella o brutta che •>in. li librflio deve r3merciarc il libro, -.;cnza giudicarlo. L'interprete clcvc 1diFfonderc In munica. li suo giudizio non è richimto. Purchè il composilorc ne ricO\ i mezzi di vit..n e di produzione. ln un certo modo è i;con\e• niente non cono,3cerc l'ultimo libro, •Jia anche e specialmcni.c di Sah;;1tor Gotta. Qu.1l'è il pubblico che ,,i ,cr~o1-:1rn di non conu;ccrc l'ultima produ.donc <li Cu,clla? t: la mu.,ic{1 , cc<:hia '? Quella unticu, quella clansicu 1 <1uclla romantica? l libri dopo uìrn ccrtn cpm:n oi rinchiuclono in biblioteca. L quuclri e le ,3tatuc :,j imprigionano ,nelle gallerie. PcrchC la musica non , uoJe subire lo •~Lesso destino? Dc\'C c,;scre rinchiusa nei C'oni,crvatori. 1-: con lei gli interpreti, grandi.piccoli, mediocri. .A. co;liluire In biblioteca , iventc della munica. li che vuol dire creare cnucdrc cli audizione, pojchè alle dii;cotcchc non credo. OrchmtrC' interne che ,,foglino Lullo il nost1·0 patrimonio ninfonico. Solisti che leggano con ordine i ci.1pitoli della ncotrn storiu musicale. Piccoli compl(i;si che facci:,no allrcttnnto. Lezioni innomma 1 non concerti. Collì come si consiglia u uno ,;colaro un po' ignorante rii frequentare- le biblioteche, , ,i potrebbe co1wogl i are il nostro pubblico alle ela·.;si di audizione. Poichè, per intruirlo, le ;nle di audizione nei Conservutori do\ rchhC'rO c,,scre aperte al pubblico, tipo lezioni univcr- ,,ituric. l conccrti-\etrina dovrchbc1·0, in quanto reclamintici, u,scre gratuiti, a spese di editori o ,;ocictù di uulori. E il pubblico (non gli cu,tcrebbc nulln ! ) 1mrebbe numeroso ugli uni e agli altri. Cor:ncgucnza non indifferente: il pubblico in quanto padrone delle onlc di concerto sarebbe eliminato dcfinili\ 0nmcnlc. e •Jcompnrircbbcro non solo dni programmi. ma da tutto il mondo mu,;ic{ùc i picco I i pezzi, i per /iuire, i per bis, le porchcriole inqunliFicnbili che devono sollevare il pubblico, pfocergli, ,;trnJ>parnc l'applauso. f: la mUJ,icu di\crrebbe elemento vivo di cultura. i\è ni \ criFichercbbe più il fenomeno qunnto mai logico, nelle condi- ;,ioni nltuuli, che dn qui1lchc ·;ccoJo le ri,olu7.ioni mluicali seguano le rivoluzioni delle urti norellc per lo meno con un rit,u·do di cinquant'anni. \la ho dimenticalo un 1>articolare. l>er tutto qumto nccc-ssitano editori e interpreti intelligenti e colti, e dii,posti al ,-.acriricio. I·: una piccola ri\'oluzionc interna nei Conr,crvntori. l'n'inezia, mn che lm il ,:3uo pc,,o. CL.AUDIO SAIITO{(I

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