* CINEMA TEDESCO Una scena del film: " ••• c:a11alca ptr la Germania ., R:ttia di A. M. Ra~nall Werner Krauss e A1bert Hchn nel film "Annellt,. Rcii:ia di lord V. Baky loachim 8rermecke nel film •• Sottomarini 11lrsoovtst ,, {Regia di OUnthtr Rluau) · Per ti nostlo cinema UNA SITUAZIONE È stato autorevolmente a/- fermato in un dirtuso settimanale cinematografico che il nosto cinl'ma è tutto in guerra contro quella produzione straniera la quale tempo In dominnva nelte sale cinematografiche non .solo italiane, ma di tutta quanta l'Europa. Esatto, come è esatta l'altra afrermazione tendente a sottolineare un fatto di grancl'issima importanza: che il cinema italiano è nt1ualmcnte alla condirczionc della cinematografia europea. Domani, e questa speranza non deve csse1·e solo nostra, il cinema italiano dovril essere assolutamente all:1 direzione del.fa cinematograria del mondo nuovo. Che ciò possa avvenire, se '>gnuno la,·orerà cosciente dei propri <lo\'eri e delle proprie responsabilità, potremmo dimostr Tlo in diverse maniere, ma non è proprio di c1uesto che vogliamo parlare nel presente articolo. Ci basti notare che l'esperienza dell'ultimo grande cìnema francese non dovrebbe essere stata inutile per i nostri cinensti. Lo stile francese trasportato in un cli.ma italiano potrebbe essere una precisa indicazione per coloro che reggono le sorti del nostro cinema. Quanto abbiamo detto non deve stupire i soliti impressionabili, coloro cioè che ci fanno .ancora sorridere <1ual1do atrcrmano che nel cinema francese si presentiva lo. prossimo tragedia che avrebbe sconvolto In nazione g;11lica. Non ci stupiremmo poi se fra qualche tempo si leggesse sotto un classico film di Duvivicr o di Henoir: a forza di Duvivier o di Henoir la Francia è giunta alla tragedia.- Altro che tragedia: con Renoir, Dm ivier, Carnè e gli al-: tri ottimi registi, la ~"'rancia è giunta nd una invidinbilc ci• viltà cinemat..o~rarica. Inoltre se esaminiamo con serenità imparziale l'opera filmicn delln Francia ci potremo accorgere che il pessimismo eia tutti trovato e deprecato si risolve in un evidente ottimismo. Hicordinmo n proposito .. Verso la vita i. di Renoir ed • li carro fantasma» di Duvi\'ier. • Mu 1·itorniamo a noi. Oice·- vamo dunque che il cinema italiano è effettivamente in guer• ra con <1uello dei paesi nemici. E che di questo abbia coscienza ce lo dimostra il potenziamento ed il consolidamento dell'industria cinematograiica italiana. Però noi cercheremo cli limitare le nostre osservazioni nl campo strettamente artistico. In questo campo, saremo sinceri, l'Italia non solb non è in guerra, ma dimostra di essere assen•itn allo straFondazione Ruffilli - Forlì niero, pet·chè la sua produzione - quella normale - ricalca schemi abusati e fonda il proprio successo su motivi e -trovut.e che hanno fotto la rortuna del cinema americano. Non ci si obbietti ora che si sono girati film ottimi o per lo meno notevoli, rilm che non si sarebbero neppure concepiti all'epoca del dominjo america• no, perchè noi potremmo rispon• dcrc che dùrantc il suddetto deprecato dominio sono stati concepiti rilm come « Acciaio » e « 1860 -., per non citare altro che quelli che ci vengono subito in mente, i c1ual i fanno parte cli quell'esigua schiera di pellicole che realmente contano nella storia del cinema nazionale. Di fronte al grande cd evidente progredire dell'industria, l'arte cinemntogra(ica ha. invece dimostrato di non essere all'altezza dei tempi, cli essere in diretto di materia artistica prima, e cioè di registi, attori, sceneggiatori e via dicendo. N_on si sa ancora esattamente cosa si voglia: non notiamo an-. '<>Ml nel nostro cmcmn uno proPria necessaria'" caratteristica. Si è voluto vedere nei documentari come « Uomini sul fondo :,o e poi • La nave bianca» una via, un preciso indirizzo. t~ non ci si è nccort i invece che in questo modo si \·eniva a negare al cinema italiano quelJe doti cli inventiva · fantasia che sono eminentemente nostre, di noi italiani. Noi chiediamo un cinema italiano di «fantasia». Non ci possiamo accontentare di tre o quattro documcntar"i all'anno, anche se notevoli. Chè di più non se ne possono rare: abbiamo visto infatti che dopo « Uomini sul Fondo», « La nave bianca » denotavo gi:J segni di sb1nchezza. Però un fatto ci consola: accanto a.Ile molte grossolane banalitù a cui ci h:1 abituato l'odierna produzione, si oomin• ciano a notare volenterosi tcn• taiivi in nome di una definiti dignitù artistica. Ci sono degli uomini che 1 attunlmente hanno esatta coscienza dei limiti della nostra cinematografia e che compiono con onestà il loro lavoro. Quest'anno non c'è stato il co..- losso tipo « I ç:adetti clell'Alcuznr-. e neppure la fine e sensibile poeticità di • Una romantica avventura». Ma abbiamo notato un lieve miglioramento della media produzione, che in fondo è cruella che ci interessa pcl' una precisa cleri• nizione della situazione. Poco, molto poco; ma è un sintomo. Per ottenere un efrettivo migliora.mento della nostra produzione bisogna limitarla, bisogna dimenticare che il mercato tutto ingoia e tutti i mm !ruttano. c-he ormai il pubblico va al cinema per abitudine ed ogni ram è buono per digerire Ufa • Oermania Film comodomenlc. OcC'orrc potenziare i c1uadri, immettere nel nostro cinema gente preparata e competente. li problema delle competenze, che interessa tutta la vita no· zionale, ra sentire In sua particoh1re importanza specie nel settore cinematograrico. Solo quando <1uesti benedetti c1uadri suranno completi, potremo forc molti rilm, potremo raggiungere miracolose quote. Per ora ogni precisazione di cifre è pc· ricolosa. Non bisogna !are ·oltre le nostre possibilità, momentaneamente limitale. Non bisogna incoraggiare la fretta. Per fare molti Film occorrono molti uomini. quei mol• ti uomini che ora mancano. Se adesso tecnic-amente In nostra industria può produrre cento e più film all'anno, artisticamente non si trova nelle stesse conrlizioni. Non ci stancheremo mai di ripetere che prima di tulLo è meglio raggiungere la •qualità», piuttosto che la « c1mrnlit.\ 10. Per il nostro buon nome dobbiamo cercare di fare rilrn curati, film degni della nostTa tradizione artistica: invece di cento film di cui solo cinque· o sci si salvano, cerchiamo di rarne quaranta, cin• quanta. buoni, solamente buoni. Allora potremo dire di ave• re raggiunto in Italia quella civiltà cinematograiica dj cui ora sentiamo la necessità: quella civiltà che, Taggiunta negli altri settori, ci ha dato In rorza e la volontà di combattere e ci darò quella di vincere. WALTER RONCIJI
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