~~ '~~ - _;~~l'h~ \ :f ~\. I ' ' (GIANNI TESTORIJ queste terre incontrai le creature cho descrivo e le ebbi sacre nella loro forza e nella loro bontà e nei nomi che sono come il frutto alla pianta e che ho serbato integri•· Ed egli (si badi al senso delle nostre parole per non fraintenderle)° scolpi ligure potenti nei periodi sonanti e contorse le !rasi csuber\lnti d'aggettivi o secondnre la descrizione dell'erompere delle pasisiOni e .delle ansie superstiziose intorno a un [ulcro che è la lottu tra l'uomo e il cieco fato inesorabile. L'altra Romagna, quella di .\fosturdo e degli Uomini Rossi, quella che Beltrnmelli vedeva nelle città e nei paesi, fu da lui ritratta ridancianomcnte, per mettere in ridicolo le turbolenti fazioni bisognose di una unica disciplinn. Negli Uomini Rossi l'impeto dello scrittore venticinquenne indulge un poco nei toni caricaturali e in dissimiglianze: si sente lo [retta con cui fu scritto il romnnzo, che non divenne una pnrodiu dei Promessi Sposi come l'inizio sembravo far prevedere e nemmeno si nvvicina al Tortarin di Daudct, nè è, come ha , detto il Russo, « pura sntira cronachistico». Tutto si agita intorno alla figuro di Mostardo che diviene. nell'umori~mo più garbnto del romanzo che n lui s'intitolo, unu riguru umanu che ride e sorfre: e con lui ride e sorride, malinconica e violenta, l'onimo « strampololo » dello llomagna. Nello folla rissoso degli Uomini Rossi e del Cavalier Mostardo, nella sua matta 'turbolenza, si scorg~ l'ansiosa ricerCil d'un ordine nuovo; si sente già do questi romnnzi della Homagna lo scrittore maturo al romanzo dell'ltolia tutta. Che è Il PC1sso dell'Ignota, pubblicalo nel 1921 in appendice (è del 1027 la primo veste tipogrolico) ed è il romanzo preCilscistu. L'Alicoto, che vede in B. solo il cantore mitico, lo le terre della Quarta Sponda e partecipò come volontario alla guerra del '15-'18; la sua vi• ta Cu instancabilmente attiva: egli si compiocew. di obbando· norsi al sogno ma restavo sem• pre aderente olla reoltù. .Ma non bisogna distinguere ncttumentc fra questi due ospet· ti ultimi: il vero Beltramelli è un insieme di multiformi senti· menti confusi e chiari od un Lcmpo, intrecciantisi e accaval• lnntisi, superuntisi verso l'alto. 'on si possono distinguere tanti Beltramelli se non per una delle solite clos!fificazioni: Bcltrnmelli è uno solo. Cosi nella suo Romngno non prevale iJ lato mitico o realistico ma si fondono enlrombi o esprimere lo personalità complessa dello scrittore. Co~i i giudizi dei critici non possono contemplare equamente la produzione beltramelliana poicbè si riferiscono, come (luelli del Serra e del Cccchi, so tonto ai· primi volumi, o, come <1uelli del Russo o del Pellizzi, procedono dai suac• cennati due saggi. f: mancata la comprensione dell'uomo lleltTamelli: Renato Serro si ero chiesto, mo soltanto incidentalmente, se la fan• ciullczzil di lui tosse stato solitaria e chiusa e se lo rcaltù gti fosse stata quello che il ,,folento desiderio gli fingevni ed EmHio Cecchi, pure inciden· talmente, ricercò la genesi del dissidio im1uieto e atnzionario di lui nell'annullamento del suo spirito nell'antica madre, la na• tura, e nell'alternarsi, causa il dolore, di lampi e di sereno. li cartlttere essenziale di Beltrnmclli ci è rivelato da unn suo fra.se: « Il mio tormento è lo stesso tormento della vita nell'infinito. Io vivo e vivrò, tino all'ultimo giorno che mi sarò concesso, in un grande sogno solare•· Egli è il poeta dell'energia, che vince la tri• stezza originaria e sbucn nel PER UNO STUDIO SU BELTBA.JIELLI B ELTRAMELLI è di Forli: r\ patto di non prenderlo sul la frase di Boldini, arguto serio ..• >. e insieme validamente critica, Ed il Russo, inasprendo il ci riporta ac..l un'altra famosa, giudizio del cesenate, proclamò ossia che ~ D. bisogna prender• che Bcltram<.'11i, non avendo cl.i• Jo così com'è•: affermazione lu retta tradizione indigena, sognò «1uale, sostanzialmente vera, e gonfiò una Romagna mitica sembra esdudere n priori qunl• e per r.ulb reole nel pnssato siusi cli\ crsn interpretazione. e nel present.e, trasfigurando, I.a critica sembra oggi col Pi- ad es., umili pescatori in nnschcdda ( 11 abbiamo accennato varchi e condendo il tutto di recensendone il Snggio ) &\'• , olf:nritò. , inrsi n scoprire (i no Imente - JI lluvegnani scorse nel ScrlJorgcse giù in porto lo Iaccvn ra, 0l'canto al giusto, l'csagenoturc - l'essenziale motivo razione c, 1idcnle: llenoto Serro is1>irntorc nell'Anelito all'cner- vedevo la Romagna vicina olla giu, in un senso solare dine- pacifico Toscana. non quella mico che de,·c essere non fnl- che dai monti scende al mare snto, con In difcsu della re· presso la pineta ravennate e torica beltrnmellionu, ma con- che egli chiamo irreale e upolemplato nell'unit6 clelJo scrit- calittic:n; ed il Borgese scrisse torc e nrllc vené limpide che che il libro di O. è Anno Pevi scorrono. La Romngna, poi, renna e la Romagna pagnnn è non è in rondo che un prete· per lui quella -vero, mentre imsto; il regionalismo del o- maginnria è l'altra, quella in su·o aspira ad essere tale e prosn corrente. nel medesimo tempo vuole Le no'"clle mitiche bcltrnspingersi più in là. mçllione dcrivnno sostnnziol1.a llomogna di Moretti è 0 mhc 0 ntc, 101 cl a 0 T_.,• 0 ~~ealleve,r 1 ,g 1 i 1 n 0 c ~eiù_ umile, quello di Ponzini langui- ~" ... ]) do; la llomogna di lleltramclli scara1 ma non sono <lnnnunè lumultuosa, nel suo dupli- zinne in senso assoluto: Belcc aspetto mitico e realistico. irumelli, pur avendo quale punStrùno e irreale ero appor- to di partenza con lo scrittore so, imec<', questo llomagna n abruzzese, I' hn ritolto (come Renato Serra, il quale, dopo av\terlc il Cccchi) « ab ot,oc e una• rassegna in tono semiserio perci(: nua si tratta più di dei luoghi e degli nbilntori, dai D'Annunzio». Questi nel Trioneootumi pnguni, dolla religione /J tfrllu 1t1ortc e, narra del rinnturalisl iC'l1 e supcrliziosa (li ,·elarsi m lui della vita priunisce nllc Pellirosse del Coo- mordinle «fuori del tempo, con per) per cui gli uomini diven- un aspetto leggendario e fortano fantocci e i paesi scenari midnbilc, grave di cose miste· di curtonc. concludeva che .r1osc ccl eterne senza nome»; • non è il caso di arrabbiarsi mu le sue creature, ne.Ile loro o di ridere. Jn Condo non c'è passioni primiti,·e e animale• niente di male. lln cosi vissu- sche, rimangono, a ben guil_rPbl11èra'z'ionE~t'F<'Uffi llf":•• ~brrr· terra e di (1ucsto tempo; il mondo di An· na Perenna e dei />rimogenili im·ece è uo mondo Cantastico, eroico. Ed è il mondo primo di lleltrnmèlli, il soslrnto dello sun onimo: sono i sogni che si Cace,•ano reoltà nei grandi silenzi, nelle solitudini delle montagne: e delle lande, tra le forze: \tivc della nnturn,, del sole e del mare, a contatto con quegli abitatori antichi. )Jon ne trac.rn mntcrin per inutili ma• linconic che avrebbero annullntf) il suo essere; fu, come dice egli stesso, un solitario senza cipiglio nè intendimenti unncorctici. t: nel ciclo dei Vit- ,,...,.,o!>i tnotore il titolo) volle 101\('l'P.turc le proprie visioni di fune H.1.llo.Cgli medesimo ci ha ln.:io(rntoscritto: « lo non ho ritr~1Lta tn Homagnn in ·queste ,pi,giat•: ocilt, Homngnn non nppuiono qui se non le forze cster,ori e perenni; ho piut• losto concretato un mio mondo interiore ... li miglior sangue di nostra gente vi scorre; le energie primordiali, messe a nudo nella spontaneità delle loro violenze. nello stupore della lotta eternn sotto il mistero, l'animano. È essenzialmente in quostu lotta che la vita decampa nella leggenda. Nè da.Ile città nC dilllc ,,icine~ compagne ho colto le mie , isioni di uomini e cli paesi; no. pili lontano, dove le solitudini rçgnnno, do- ,·e la Romagna veglia, severa, il suo antico cuore: do.lle alte vulli appenniniche; dalla va• stitt\ delle lunde della Pnstorara e di Marcabò; dal remoto Bosco dei Sette Castelli; fra le lagune, il Po cd iJ ma.re, dalla grande roresta millenaria io ripudia dicendolo realistico e fazioso: eppure esso è l'opera del 'ostro che più si adagio nel sogno e vive di parole non dette, e nello stesso tempo invito n guardare in fuccia la real• tà, allo guerra e olla riscossa. l)edicuto od Arnnldo e questo romanzo di un'oru di,·enta - come hu scrillo Orio Vergoni - il romanzo di un• aurora». Giò nel commihto ad Anno Perenna la visione, staccandosi dal1a Romngnn, si era portata al1a sua madre eterna, llomo; e Romu vide, uscito dalla H.omagolt, l'Uomo Nuovo llcnito l\lussolini e fare tutto nuo,o in ltalia ». llcltromelli è scriUore regio· nale, uno dei rappresentanti più singolari della letteratura romagnola. Egli, che limava spesso parlare in, clinlctto, appartenne fer\tidamente alla pro1>ria terra, n quello « Romagna solatia dolce paese • che oel Gargano (pog. 10) contrappose al Tavoticrc pugliese maledetto dal sole. « Le nostre lande, le nostre lnnde romagnole, ancora verdi di cespi di ginestre, di macchie di tamerici; il more, col <1uule continnno, dona loro la dolcezza del suo respiro, Allorché il sole passa sollO i.I segno ciel leone, nelle ore più calde del meriggio, v'è chi le scorre senza sentire lu morte ulle tergo, senza sentire il snngue tumultuare al capo in uno spasimo di agonia; esse dànno, benché aride e immense, qualche dolcezza di refrigerio e non uffocono e non uccidono •. BcltrameUi Cu nazionalista e fascista; viaggiò per illustrare sole, si tormenta e cade mo si rialza, sogna ma vive nella realtà. Perciò. per interpretarlo> mi ri\"olgo od un libro trascurnto dai più, che è come lo specchio c-he riflette il compendio delle massime e dei pensieri di Oellramelli, non ordinati bensi sparsi e mescolati gli uni agli altri come dovevano mescolarsi nell'animo dello scrittore; si possono però facil· mente raccogliere e disporre in ordine sl da farne risultare unu linenritt\ perfetto. E anche c1uesto piccolo libro, / Canti di Paunus, ci mostra come daJln Romagna egli si innalzi ad una , isionc più ampia. ' 13cltrnmelli h.:1 dissipato in troppi volumi, parte dei quali, i più letti, inutili atfotto lelteroriamcntc, il proprio ingegno bisognoso di clisciplinr1j ha esageralo spesso in un sonoro verbalismo; pur tuttavia si è in· sistito troppo su questi due clementi, senza che si sia tentato di inquadrare lo scrittore nel momento letterario e po1itico. Già nel Pischeddo è una rc,•isionc di valori, una critica meno superlicialc e scettica; bisogna, insomma, na.rrure ciò che si è « udito » negli se.ritti, cosi Beltramclli, nella sua g:io- "inezza, udi il fuggevole canto e il consiglio del dio F'uunus. « N(!i campi, nei boschj, nel• le S<;lvc delle nostre terre ho ilscoltato la ,•oce di Faunus e ne ho tratto <1uaJche accenno di canto e qualche consiglio; unu piccolo messe che serba un largo respiro di vita». I.UCIANO SERRA 11
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==