LA vita dei grandi, dei geni, può C'S· sere considerata come lo specchio dell'umanità. Ossia: come l'espressione J>iù alta e nobile della creazione divina. Poichè se è vero che l'uomo si trO\'a in genere particolarmente disposto acl ammirare e a stupirsi della potenza divina di fronte alla visione del mare o degli astri, dei cicli e delle tene, e qui la sua anima si sperde e si sgomenta, io trovo d'altra parte che più ancora che questi aspetti materiali dell1immensità della creazione sia stupefacente il vedere a qu~li altezze di intelligenza, a quali eccellenze di mito possa giungere l'umana ragione. Mi vengono spontanee, queste considerazioni, dopo la lettura del fondamentale studio di Lavinia Mazzucchctti su «La vita di Goethe•, edito nel '32 da Sperling e Kup,fer. Si tratta di un libro che molti non conoscono; specialimente i giova'ni~ i più giovani. Eppure per la comprensione e lo studio di Goethe e delle sue opere si tratta di un lavoro insostituibile. Non per la biogra·ria in sè e per sè, come l'ha compilata la Mazzucchetti (essa stessa dichiara nell'introduzione di aver voluto limitarsi a un «nastro biografico•, per intromettersi il meno possibile tra Goethe e il lettore); ma per l'organica, inlclligente scelta del mnteri~1lcepislolario goelhiano. C'era da sistema.re l'iinponentc mole dell'epistolario <li Goethe in modo che si avesse davanti agli occhi del lettore il panorama più ampio possibile attraverso una scelta al massimo sintetica; e questo per impedire che la visione del mondo del Grande rosse frammentata da un numero eccessivo di particolari. Tutto ciò, realizzato con una chiarezza rnra; cui ha contribuito l'essenzialità del nastro biografico, la completezza dell'indice biografico dei per- .sonaggi minori, la ordinata• disposizione dell'insieme nella veste tipografica del volume. Così questa «Vita di Goetbe• ci si presenta come un roman~o; l!no dt;i più grandi romanzi che siano mai stati .scritti. Un romanzo narrato dal suo protagonista; in cui i personaggi principali non appaiono mai direttamente, ma solo nttTave1·so i rapporti avuti <:on Goethe. Eppure abbiamo netta l'impressione di vederli muovere, questi personaggi, di vederli respirare ed operare, tanto essi riescono, da puro sfondo, ad essere parte v~va del racconto. E vediamola, un poco, questa mera\'igliosa vita di uomo, consideriamola, e avremo da tra.rne delle considera'Zioni utilissime. Ho accennato, nel titolo, di vita olimpica. Non saprei in verità detinire con altro aggetti\'O l'esistenza di Goethe. Qui veramente ci troviamo di fronte ad un uomo superiore, ad un modello di umanità vera e perfetta. Altri grandi hanno a\•uto una vita tutta.,. pa.rticolare, più o meno felice o tormentata: bastino all'esem1)iO ~1oza'rt, Bceth~ven, Michelangelo, Dante .. Ncs- .suno è mai stato in una sfera elevata .al di sopra dello. comune umanità come Coethc. Tutto nelle sue azioni e nelle .sue vicende reca l'~mpronta del divino: .si direbbe che lddio, particolarmente ..affezzionato a queste sua magnifica .creatura, abbia \•oluto in essa mostrare Della vitaolimpica come Egli aveva pensato l'uomo. E che in Goethe vi sia qualcosa di sovrumano lo dimostra la fulminea, incontrastata considerazione e fama in cui sali presso i coniem1)oranei. Napoleone, al primo iuconlro, non può trattenere un'esclamazione: « Voilà un ],omme! ». E Goethe, sempre superiore commenta in una lettera al suo estimatore Reinhard: titElla vede che sono proprio un pagano deciso, se a mc hanno applicato l'Ecce Jlomo alln rovescia. lo ho del resto ragione di essere ben soddisfatto di questa ingenuità del signore del mondo... » E questo non deve rar credere che Goethe sia uno sprezzante delle cose degli uomini. 1\itt'altro; egli ama la vita come forse nessuno al mondo l'ha mai amata. (E, ricordiamoci, questo di amare la vita è indice della più alta umanilà). Uama pcrchè, la sua vita, se l'è costruita ~a solo; arteCice monumentale di se stesso. Sentite in proposito qualche passo del suo episto-. Iorio: (alla zia Giovanna rahlmcr, il marzo 1776, a 27 anni) «... ama.temi. l<> ~bi aprirò sempre una strada. Non abbiate paura per me.»; (all'amico Knebel, il marzo 1779) «" ••• checchè ne venga Cuori, il mio godimento e il mio apprendimento sono sicuri; giacchè ma, si trova chi non ha già tutta la ricompensa nel suo lavoro, prima che l'opora compaia in pubblico»; (al musicista Reichardt, il febbraio 1801) «... mi si son [atti incontro tanti cuori afCeti:uosi, che ho avuto la lusinghiera persua- :t:Vne di n:>n aver vissuto soltanto per me, ma anche per altri.• C-::u~et.ti tanto limpidi, tanto assoluti, che è bene non aggiungere parole alla cristallina espressività del linguaggio goethiano. E non è da credere che a questa consapevolezza del suo vero valore e della sua grandezza GoCthe non sia giunto senzu lotta interiore. Sentitelo, ancora: nulla di più bello che <1uesta sua "iva \'Occ: (all'amico Lavatere, che col suo misticismo in[lui sulla formazione del giovane Goethe, il settembre 1780) «Non posso perdere tempo, sono già avanzato negli anni, e forse la sorte mi spezzerà a metà, e la torre babelica resterà mozza e iocompiuta. Si dìca almeno che essa era iniziata con aud~cia, e, se vi\'O e Dio lo permette, le forze basteranno sino al culmine• i (al musicista Zelter, confidente, il dicembre 1812) «Quando il toedium uila aUern1 un individuo, egli è solo da compassionare, non da rimproverare. Che lutti i sint0mi di questa malattia singolare, non meno naturale che innaturale, abbiano squassato un giorno anche l'intimo mio, il \Verthcr non lascia dubbio alcuno. lo \ so benissimo quanto mi sia costato di energia e di s[orzi s[uggire allora ai gorghi della morte, e come mi sia s~lvaLo e rimesso a fatica di parecchi altri naufragi successivi». E non solo si trattò per lui di superare ostacoli interiori, ma anche incomprensioni esterne. Per esempio: la diflidcnza con cui il Padre Johann Kaspar \'Ìde l'inizio della sua ascesa poetica. E Goethe si compiace di mostrare come ogni pessimistica paura fosse infondata. Scrive alla madre tra l'altro, l'agosto 1779: «Non mi aspetto l'impossibile. Dio non ha voluto che il babbo godesse maturi i frutti cosi ai-dentemente desiderati; gli ha gua- ~tato l'appetito c così sia». Ma anche in queste sue lotte, in questi Suoi intimi contrasti, si vede in lui l'uomo privilegiato dal destino, tanto se.renamentc egli li risol"e e li sorpassa. Naturalmente, con la solita consapevolezza: (lettera a Hcrder, il grande cri• tico e amico, il gennaio 1787) «Perdonami il tormento che t'impongo. Sono anch'io uno straniero tormentato, che non le furie, bensì le Muse e le Grazie (ARNALDO BADODI) Famdazione Ruffilli - Forlì e tutta la potenza delle di\·inità beate perseguitano coi lol,'O fantasmi». E <1ui tulta la sintesi della mirabile sua \'ita, l'espressione dell'uomo cosciente d'essere un prcdestìnato dal destino a lasciare ai posteri un patrimonio immortale. Goethe l'olimpico, di una olimpicità direi maggiore di quella di Zeus stesso; tanto negli umori - che tutti pro\Ò ncile loro [orme più dispa• rate e varie, da quello dubbioso giovanile incerto per F'ederica Brion e Anna Katharina Seh0nkop[, a quello amareggiato e tempestoso per Charlotte Buff, l'ispiratrice di J,Verther; da quello che meglio si potrebbe chiamare amìcizi(l per Maximilianc La Roche, a quello platonico e ideale per la sconosciuta Augusta Stolberg; da quello sincero e intellettuale per Carlotta von Slein, a quello umile, solido, dirci casalingo per la sposa Cristiana - quanto nelle opere, che dominò costantemente con la posso.nza del suo genio, passando or qua or là attraverso tutti i più svariati interessi scientifici ed artistici cercando la verità, negli intervalli della poesi~ nella più profonda essenza della natura: «La coerenza della natura - è lui che parla - mi conforta dell'incoerenza degli uomini ... ». Per cui lo vediamo dedicarsi con la slessa passione a ricerche minernric, a studi osteologici (quanti sanno cbe rda lui fu scoperto l'osso intermascellare?), a considerazioni d'otlica e di fisica, a trattati di sloria naturale. Si potrebbe, a mio parere, fare un paragone con Leonardo; con questo, che Leonardo mi sembra più ricco d'ingegno - nel riuscire ugualmente in ogni attività di sapienza ed arte; Goethe al contrario più ricco di genio - nell'esperimentare tutti gli aspetti della vita allo scopo di intessere, a compendio della sua esistenza terrena, il poema sublime del Faust. La versatilità, che è in Leonardo un fine altissimo, diventa in Goethe un mezzo: un mezzo per giungere alla intuizione suprema della verità della vita. Di questa \'ito. umana pcrCcttn di folicità e di serenità, il libro della 1\iJazzucchett-i, ripeto, ci dà un quadro chiarissimo. Tanto che rimandiamo il lettore, per la conclusione, all'ultima lettera di Goethe, scritta dal Poeta, prima di morire, all'amico von I lurnboldt, e che lo spazio ci impedisce di ripQrtare, come sarebbe necessario, GIUSEPPE ZODOll )f.. I tempi cambiati nal<;~~ n;~1;!~f~d 8 ti~~~i s~:tn~~~~~tJ;or~ addirittura scritti a mano di cui quasi tutti noi siamo stati un tempo abbastanza lontano sregatati ed eotusiasti redattori e collaboratori? Mar i tempi sono evidentemente cam• biati, E con un certo stupore ed anche con invidia abbiamo visto arrivarci l'altro giorno sul tavolo di redazione un lussuoso giornaletto « interno• degli allievi del Collegio Aeronautico della Gi1 d.i Forlì; un giornaletto di carta patinata pesante. (E poi dicono che in Italia c'è carenza di carta!). Se i.I giornaletto Iossc stato tirato modestamente in ciclostile o su una povera corta comune, anche gli articoli ci sarebbero apparsi migliot·i e i redattori, avrebbero in questo modo maggiormente esaltato l'Eroe a cui il Coglio è dedicato, e la sua epica e francescana figura.
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