'FANTASIE SUL LAGO' UNVECCHUIOLIVO Sirmio, Settembre 1938 Anche l'estate è passata. Quali stranezze àa portato con sè, questa stagione! C'è stato troppo freddo, un freddo che ha gelate le nostre anime. I:: un amico, che mi ha voluto qui. lo ricordo, o Carlo, il tuo bisogno di spaziare, di librare, di toglierti al tormento del tuo spirito che non può essere rinchiuso. Il tuo patire si unisce al mio. È sempre la nostra prepotente gioventù che ci ammala. Noi chiedevamo poco. Un mondo selvaggio, volevamo, dove logorare le nostTe esistenze nella lotta per la vita, contro l'ignoto. M'hai voluto con te. Tu non lo sai che fjui mi togli !'.inverno e mi riporti primavera. Ignori che non posso rimanere con te sulle rive di questo lago ove è tutto il mio passato La primavera, mi invji. Essa torna per me, la reginetta che custodisce i nostri segreti, le passioni che ci avvampano il cuore, e i nostri sogni. l sogni che ritornano, sulle sue tiepide ali, ogni anno, son q·ui, stranamente, per dirci che non abbiamo ancora fatto nulla, che siamo sempre e soltanto noi. Sogni, sogni di gioventù, che siete come versi incompiuti a torturare il poeta, pcrchè cUa compimento e denomini la sua opera l Tu mj avevi scritto che la pace del lago sarebbe stata propizia per mc. fo fuggirei da questo asilo, amjco Carlo; vorrei altra quiete, non questa che mi ricorda qualche cosa c:hc è lontano, ma non dimenticato. Questo è il lago che mi riporta fanciullo; un lago grande che credevo l'oceano, quando, bimbetto, ricco della sola innocenza, domandavo al babbo se mai non potessero uscire dalle acque le sirene cli Ulisse ... E volevo la cera, per poter resistere al loro canto. Ti ricordi, Veli? Avevamo tredici anni, e arrossivamo se le nos(,rc pupille si incontravnno in un desiderio cli bacio ... Dove sci, ora, Veli? Quale dolore ti tiene? Ci sarai a11'appuntamcnto, questa noUe, nel bosco degli ulivi? Stormiscono le fronde e piangono le nostre lacrime e mormorano il nostro cruccio e ,·ogliono il nostro ritorno ... Verrai tu, Veli? Veli, ti ricordi? I tuoi capelli d'oro sulla piccola scogliera, quando l'acqua fredda ci turbava, se le nostre manine pure si toccavano nei giochi, sulla sabbia? ... E le mamme nostre che ci chiamavano, insistenti; ricordi? Come era sc,·era, tua madre, Veli! l lumi sul lago erano tanti mondi dove ci portavamo a vi,·crc il nostro amore, liberi da chi ci ostacolava ... lo non so quanto tempo sia passalo, nè dove tu sia... Quanti anni abbiamo? forse che t1J lo sai? Ecco la Primavera che fu mia, amico Carlo. Vedi come su mc i sogni hanno il sopravvento e mi annientano. Quante speranze, quanti naufragi! Siamo giovani. Fanciulli, siamo rimasti; b.imbctti ingenui, e non abbiamo chinato il ·capo, no, alla vita crudele. Siamo noi, sempre noi; non riusciremo mai, forse a partire, ma lo sogneremo sempre, il nostro Tempio del- !' Arte e la Vita che credevamo facili, e che tracciavamo come fosse un piccolo paesaggio marino. Credevamo Josse niente costruire il nostro domani, come era niente lasciare la piccola spiaggia· del Lago e partire per i lumicioi delle rive Jont.anc e vivere d'amore, fat,to di doni puri ... Puri, puri sono i nostri pensieri, come allora, come sempre ... Carlo, io sento che Veli verrà qui, sapendo che io ci sono. Riva, Oesenzano, Gardone ... no, Carlo, non rimango qui. Quesl'anno no. A Sirmio me FondazioneRuffilli- Forlì LUIGI BARTOLINI: PASSEOOIATA CON LA RAGAZZA (olio) ne vado, solo. A Sirmio accetto la strana Primavera, il tuo dono. Da qui vedrò tutto il Lago che mi sémbra ancora grande come l'oceano. Mi sarà gradito correre per il bosco che mi spaventava, quando pensavo a Valerio, il dolce poeta, che esce dai ruderi, eternamente, e va per il bosco a cercare qualche verso cadutogli, o qualche suo sogno mai raggiunto ... 1 el bosco, cercherò .instancabilmente un ulivo. f: antichissimo. f: tra i più belli, ed è difficile trovarlo, ma lo cercherò. So che ci sono due nomi, incisi sulla scorza, Veli., CLA 1.;co f't:lUXIUNI LE BELLE MOSTRE Cos'è che non rnellono in ,nostra quest'oggi.' .\la ques.ta di n1ettere in « 1nostra » gli scrittori romagnoli proprio 11011ce /'aspet.tava1110. Ironia delle ironie; questa povera gente che perde i1wa110 tempo prezioso e, forse, de11aro per 11011disperdere quel po' di frutto delle sue fatiche di meditazione, di speculazione, di spulciatura dei vecchi testi e di cavalcate fantastiche e che se 11e resta in sicura cuitodia per lunghi mesi nelle vetrine dei Librai di questa Italia che non sa leggere, e che qui, in Romagna, neppure può sbirciare dalle vetrine delle libreri.e chè librai non. ce n'è, o pochi e spauriti; questa gente voi volete ancora una volta metterla in fila su un bancone, con lutti qu.ei frontespizi allineati e con quell'aria da cimitero ben messo? Ci sono i grandJi e i piccini, i giovani e gli a11ziani.. . li pubblico passa, dice: « C'è anche il tale ... » ( che è un vicino di casa). Poi lira diritto e alla sera ci passa sopra la spugna del cinematografo. Quindi noi non avremmo fatto una ,nostra; avremmo fatto qualcosa come una bella esposizione con vendita di libri. Punto secondo, se si vogliono presentare gli scrittori romagnoli, facciamolo sul serio, portandoli tutti con tutte le loro principali opere e con le 111igliori edizioni. Punto terzo, ricordimnoci delle gerarchie che proprio in arte 11011si possono dimenticare e diamo il loro posto ai massimi e ai grandi. Noi non abbiamo gu.ardato attentamente; ma le opere di Oriani, di Beltrwnelli, per non dirne altri, ci sare1111110 aspettati di vedercele venire incontro da sole, con titoli saettanti, con la disposizione soe/.- tante dei volumi. E perchè dimenticare le riviste o la maggior parte di esse? Si è inteso proprio dire che insignificante è la loro importanza da noi e che passano senza frutto? Sig11ori, ci sono delle cose ver~ che 11011 si dicono. U11po' per convenienza e u.n po' anche per pudore! {},ita in la II dem /11 1111 uolo di luce11liueloci/Jl!di In .~_liadafuqge uez~ola.cw111mq1rn i11:,l!g11idlai ltv11ie dalle q1ido, rfope),Ie ,,el uenlo della cm:ia. l'o f'illcì:,'allo11la,rnd,ieho o 11oi ùt 111:1,al11/rd•i pw,ni ,\uenlolanh alle {/ne:,t1eape)le :,i111ili a fo11die1i,. 111e11t:w,Boccio1wi fJ•li/olpl'iWli :,ui 6m.dipolur!'toMdegli a~{olli. Sut·,o il no:,t10a{lam,o:,oie:,piw i pa:,:i.anli:,em8lf111{0ezmi nello :,/11pMe del 111e)igqioche :,;cc•n:,11111aet Mie ' e gli alBPli:,.copio,wila le {oglie /o {JpecchioUl!idedi :,om,olenli acqur•. 7t /110 ii,\o ).imfalu, in une, :,volta ad 111c1o,lpo rli ueulo che liuela lo :,ple11clo1euanp:,cen/1d1el ginocehio. .Eeijgielciecl a11Mt11p/e•l,P11:,1niip!!dali 11dil /110 tfaio 111:iiiiow _c(l11u1ne Bacio n11lla:,te:,.\am,:,ia rii :,alhe, di Maecmcipe'1:.empie dalla lena che {w,m :,o/lo a, 11oinet 1J1wlo ,,e1.\r,1m tlag11a·1dow,cma da :icoplhe. El\'01'1//0 MAS'rTIOLONA I/DO 9
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