Pattuglia - anno I - n. 4 - febbraio 1942

Difesa della Rivoluzione Un secolo passato nella malia delle Jeatroli reminiscen:e e/ella rivoluzione francese e un trentennio trascorso ,iaWEuropa nell'effettivo travaglio di agitazioni, di fermenti, di rivolte, di guerre, hanno adusato alle p"tlrole grosse e le hanno un po' profanate nel loro senso originario. Qualsiasi ~arlina saprebbe parlarvi di una rivoluzione della moda e l'ultimo mene- <Jlrello delle rivislucole potrebbe inlr<ttlcmervi sulla teorica di una rivolta dei motivi lirici alle forme di un ulfrno pas::.ato. esposto una concezione ,te/la vita che è seducente ed esprime il meglìo delle aspirazioni del nostro tempo, sicchè i giovani che senza preconcetti le sì accostino non possono non sentirla affine al proprio spirito. Si deve dire piuttosto che la fase distruttiva non è stata sufficientemente radicale? Che si sono impostati gli istituti nuovi affiancandoli alle Pecchie baracche del passato, siccl1è è facile fio scandalo per ; soliti uomini dalla scarsa fede? Certo che fo nostra rivoluzione è stata controllata da un determinante equilibrio umano, da una volontà di giustizia e da un desiderio di essere nella storia senza violentarla e senza /orzarla ad atteggiamenti prematuri. Da ciò è nato il bisogno di provare lungamente gli. istituti e i concetti nuovi prima cli imporli, da ciò è nato il. suo pragmatismo che vuole prima espe• rimentare sulla pratica i propri ritrovati organinatfoi prima di liberare la società cli vecchie strutture, traballanti Jinchè si vuole,·ma che pur adempiono, in virtù forse dell'inerzia al compito del sostegno. Chi ha potuto in questo vedere un difetto sostanziale e non un merito che, apparentemente accrescendo le difficoltà, pure ci dà grande dignità di /i-onte alla storia? t. stato zelo di gregari, o Jaraggine mentale di meditabondi che non posseggono il respon• subile senso degli auvenimenti? Non parleremo quindi noi superficialmente di rivoluzione da farsi, di una cosidetta riPoluzione ,lei gio~ani che si contrapporrebbe alla rfooluzione dei vecchi. La fiaccola della rivoluzione del ventidue deve arrivare alle nostre· muni e noi l'accettiamo orgogliosi e la porteremo allo meta. Piuttosto si tratta di affrontare con sincerità i problemi e di non spa11..entarci se in certi settori tardi• gracli troviamo tradita la rivoluzione, se ancora il latifondo domina non solo la Sicilia ma le montagne di Roma, se il nostro popolo non , ancora intellettualmente dotato di quei mezzi che gli abbiamo promesso, se fra no; alligna la gramigna dei giovinetti che. dotati di c,irlt) clialettiche e cli buona tatlica manovriera nelle anticamere, intenclono fare carriera politica. L'ottimismo della nostra m~rale e della nostra fede è a prova di bomba e di fmgnale. Noi sappiamo che nella forza e nella spregiudicatezza che noi porremo· ad affrontare tali residui pro• blemi sta il contributo originale che noi possiamo portare all'aggiornamento contfouo della rivoluzione. E lo sanno anche coloro, tra gli I anziani, che guardano con più fiducia a noi giovani e cercano di separare il buon grano dal loglio profittatore che mai può mancare. A. RA~AGLJOLI Ma •rivoluzione» rimane un z;enuino eJ insostituibile termine che designa un inesprimibile umano; è la parola che L;voca non tanto turbe ~sagitate e sanguinanti, quanto il susseguirsi di un mondo ad un altro, di una gerC1rcl1ia cli idee olla prece,lente nella fascinosa cadenza della storia e ,falla LA GIOVENTU' UNIVERSITARIA DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE E ALLA GUERRA costruzione della civiltà degli ;ramini. La generazione che ha preceduto noi giovaui delle leve che vanno - - tanto per porre un termine - cfol dodici-tredici in giù, ha sostenuto il proprio glorioso compito storicQ appunto facendo la rivoluzione, facendola al momento giusto; · perchè una rivoluzione norr si improvvisa per un capriccio del caso o clegli . uomini. Altrimenti non si clistinguerebbe da un molo inconsulto. !',fa so,10 gli avvenimenti, è la maturazione degli spiriti che la reclamano ad uno stesso punto. /!, allora voce di storia: bene• detto colui che la ascolla, reietto per sempre chi non sente accendersi il sangue alla sua voce incitatrice. lnstabile e senza frutti sarebbe un popolo che ad ogni genera-:.ione subisse un rivolgimenlo tolale, 'ma altrettanto senza fruiti quello che, ai quadrivi della storia, non sapesse prendere le fredde decisioni che spingono alle rivoluzioni. Dice Proudhon che la regola rivoluzionaria è tale che si deve clistruggere 8 fondare,' ogni negazione della società implica una affermazione susseguente e contraclditoria. Questa è la chiave dell'azione; si può pretendere di ,temo/ire sollanto quando si posseggano basi per ricostruire. Una rivoluzione è autentica <1uindi: primo, c1uando scaturisce dalla dialettica ,/egli avvenimenti e da una diffusa sensazione di necessitd; secondo, quando fonda le basi di un rinnovamento sopro le macerie delle distruzioni. Pensiamo allora a quegli ultimissimi zelanti che recentemente sono venuti fuori affermando che la riooluzione in Italia non era stata e che comunque essa non era uscila dalla sfera delle C'è stato a Verona, nei giorni 28, 29 e 30 d.i dicembre un interessnntn Con,:egno interGul', sul tema che ab biamo riportato nel tilolo. Dopo la lettura delle numerose relazioni, sono stati assegnati in dLcus.sione a quindici fascisti universitari tre sottotemi: 1) Posizione della giO\ inezz,1 universitaria e dei Guf di fronte alle attività militari e civili del tempo di guerra e loro apporti speciFici; 2) [stanze dellu gioventù universitaria di fronte olla fose attuale della Hivoluzione fascista; 3) Orientamenti delln giovinezza universitaria fascista di front.e ai problemi dell'ordine nuovo. Come si vede sono stati discussi i tre aspetti più caratteristici e più diversi del problema. Il primo soUotema trattava una questione d'ordine eminentemente pra}ico; ed in senso appunto strettamente pratico è stala questa la discussione che ha dato i risultati più concreti. lnFnlti alla Cine del Com•egno sono stati presentati alla Commissione alcuni progetti riguurdanli l'organizzazione dei Gruppi dei fascisti universitari, i rapporti di essi con l1UniversitR e con la categoria dei docenti, gli scopi e l'attività del.In stampa universitaria, il servizio militare degli studenti d'Università. A questo proposito soprattutto è stata fatta una proposta ìnteressantc. Hiconosciuta la necessità per la classe universitaria, probahile classe dirigente di domani, di una esperienza cli guerra specialmente come avvicinatrice al popolo, si è prospettato il pericolo che si ripeta d'altra parte l'errore commesso durante l'ultima guerra, quando tutta la generazione universitaria (u tenuta per ben quattro anni lontana dalle aule degli Atenei, con ertetti perniciosi sulla preparazione tecnica e scientifica degli studentL Quindi, si è detto la soluzione potrebbe essere questa: sveltire il periodo d'istruzione, usufruendo magari dei corsi della Milizia universitaria, mandare l1universitario al !rontc per un periodo che potrebbe aggirarsi sui dodici mesi. e rimandarlo poi a.i suoi studi. Per le attività dei Guf si è parlato di fac·ilitare i rapporti degli studenti con il intenzioni. Che quindi le nuovissime J>opolo e con Je istituzioni del Regime generazioni avrebbero avuto dinan:i a attraverso viaggi per l'Italia allo scopo sè il compito della integrale rivolu- di mantenere contatti della gioventù universitaria con gli organi corporativi, r.ione 1asci st a. e gli apprestamenti industrioli. Non vogliamo definire le basi ideo- Queste le proposte più sensate ed logiche o di partito preso sulle quali originali tra quelle che sono state costoro si muovono. Ma senz'altro con~ formulate alla fine del Convegno, in testidmo che la rivoluzione non sia ~r~:::~~~!a sui 1 ~1:: s:~;~~~:~~ rf e!~~ stata. Con relativo spargimento di· condo sottotema trattava im1ecc una sangue - almeno immecliato, che oggi questione di carattere ç,,minentemente la sanguinosa guerra è corollario della ideologico: le istanze, le esigenze della rivoluzione interna - e con relative f~~;e::UafeniJ:Ji5~tR:! 0 1t:.io!; 0 i~:sci:i~~ agitazioni, la rivoluzione fascista è t stata questa In parte più avvincente pure constatabile in una base dottri- del Convegno, in cui più si sentivano naria posta in maniera ;,iequiv.ocabile 'in gioco i fondamentali interessi rivoe negli istituti originalissimi gid sb.oz- ~~:icl~::~n:ella :~::a ch,=~~ra;io:~ro\~ Fd'fid§i1o'~~''Rufffrri -hForn•= n fermento inncgobilc dello gio4 vinezza più fornita di cultura e di sensibilità politico nei riguardi della presente fase della Ri,,oluzione tascista, non si deve interpretare, come può essersi dato, fermento di una gene• l'azione in contrasto a11a generazione che ha fatto la Rivoluzione; ma come fermento di una generazione altrettanto fascista, che però deve risolvere problemi ideologici 1 politici 1 morali, diversi da quelli della generazione precedente. Una ,·olta posta la questione su questo piano, che e senz'altro il più esatto e il più corrispondente alla realtà, si può comprendere ed accet-- tare in pieno il rinnovamento rivoluzionario tanto ansiosamente auspicato dai giovani. Vedere il problema sotto altri aspetti - uno dei <ruali potrebbe essere per esempio la negazione del le realizzazioni operate nei primi venti anni di Fascismo - significa considerare la verità e l'essenza politica da un punto di vista completamente falso e sensibilmente tendenzioso. Tanto più che, meglio ancora che una nuova formulazione di principi dottrinali fasci- . ·sti, i gio,,ani non desiderano altro che una applicazione- più rigorosa e più integ11ale di quegli stessi principi. In questa cornice deve essere soprattutto inquadrato il problema delle competenze, di cui ·si è parlato molto e insistintemcntc a Verona, con la conclusione che con questa « competenza » non si deve poi esagerare, al punto di escludere, come alcuni hanno tentato di fare, che per esempio un medico possa interessarsi di politica e di letteratura. La competenza, nel senso di specializ.- zazione deve venire nell'individuo in un secondo lempo, quanto cioè esso ubbia potuto realizzare in sè quel minimo di cultura generale e di visione universale del mondo che gli possano permeltere di risolvere con veru competenza quei problemi che via via si possano pre~entarc olla sua attivitù di direzione o di coma.odo. Un'alt1·a delle esigenze fondamentali della gioventù universitari& è c1uella di formarsi una cosciente preparnzionc per divenire In classe dirigente in graduale successione a quella d'oggi: infatti è chiaro che un popolo non si lascia guidare da dirigenti che siano in cliretto dello qualità e dei requisiti necessari per ricoprire posti di responsabilità e di comando. Più che pochi posti e molti uomini, abbiano 01·a molti posti e pochi uomini; pochi uomini cioè veramente in possesso della profonda preparazione necessaria per ricoprirli. In questo senso il problema è imperniato più direttamente, direi anzi esclusivamente, sulle nostre capacità e sulla nostra volontà: al punto quasi da respingere ogni larvato rimprovero di difetto e di metodo da parte dei nostri educatori. Questi i problemi più .importanti affrontati e discussi attraverso il secondo sottotev,a. ·Il terzo sottotema portava tali questioni dal piano più strettamente nazionale al piano di più ampio respiro dell'uni• ersnlilù europea e hscistn. Qui è mancata la vera e proptia discussione; forse per una certa stanchezza subentrato nei p8.rtecipanti dagli ininterrotti lavori del Convegno. Due fatti principalmente sono emersi: la necessità d'u.no studio approfondito e preventivo, da parle della gioventù universitaria, dei problemi di carattere pratico e organizzhtivo che si presenteranno all'ltulia per la dominazione del suo spazio vitale. Gli imperi basati solamente. sulla forza bruta non possono (1 lungo esistere e sono condannati a priori dal corso Jatale della storia. Per la costituzione e il mantenimento di un Impero forte e civile è necessario un ordinamento giuridico e statutario che tenga conto delle varie esigenze dei diversi paesi, che rispetti pal'ticolarità culturali, religiose e razziali dei diversi complessi etnici. Il tutto, naturalmente, subordinato ed armonizzato con le necessità di una armonia generale e di un reciproco uecor<lo tra le grandi potenze. Un altro problema è nUioruto con tanta insistenza dn convincere come veramente si tratti di una questione di importanza imprescindibile: il problema religioso. C'è stato chi ha arrermnto. che l'ordine nuovo si dovrà realizzare al di ruori della· chiesa; ma l'afrcrmazione è caduto subilo, sopraffatta dalla sua stessa inconsistenza. 13asta che noi comprendiamo quale prestigio morale e quale forzo spirituale dCrivi alla nostra Patria cattolicissima dall'essere il centro e in un certo .senso la sede del potere religioso, per convincerci del fatto che la nostra civiltà non può svilupparsi senza fiancheggiare e scnzn essere fiancheggiata dalla Chiesa e dalla religione. f.: un principio questo che ha tanta potcnzo. di suffragio storico da diventare <1unsi un dogma,. Come si vccle, non uno dei pro• blcmi più vivi e assillanti della nostra civiltà e della nostro generazione è stato o Verona dimenticato. L'esame è stato completo e approfondito come meglio non si potcx1.1 desiderare. A parte qualcuno dei soliti sforzi dialettici che in questi Convegni purtroppo non mancono mai e che rivelano dietro alla cristallina limpidità del ragionamento un assoluto vuoto interiore, una mancanii:i di sensibilità all'importunza delle questioni in gioco sorrocate dall'ansia di distinguersi sui camerati, si è notato una confortante appassionuta partecipazione agli interrogativi e olle esigenze della nostra tee:~na:i1°~o:i:ti 1 ~~ch~;8°s~ 0 è s!:~itit: un'intensa comunillì spirituale tra i giovani e giovanissimi partecìFanti, tanto le parole e le idee· di alcuni dei relatori erano sentite al punto. di divenire qualcosa di limpidamC'nte og~ gettivo. S'è avuto in pieno il senso reale della vitolità e del fermento che come una nuova linfa per:.!orre i cuori e le ment-i dei giovani. CIUSEPPE ZOBOlf

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==