Pattuglia - anno I - n. 4 - febbraio 1942

* TACCUIINDOEALE FIim d'amore GIUSEPPE FRATTINI: RITRATTO Mi capita, nelle grigie ore Cinematografiche, quando, specialmente di estate, i cinema sono quasi deserti e i film invitano al tepido sonno, mi capita, dicevo, di socchiudere gli occhi. E passa - non sullo schermo hianco della sala, mn su quello della mia memoria - una girandola di personaggi fantomatici. Alcuni - la maggioranza - sono confusi. Altri - e son pochi - consen•ano intatti i loro lineamenti, lo loro «individualità», le · loro «azioni», Cosi, nella confosione di una mussa 1:monirna di re e di principi, di puttc onorate e di dame devastatrici, di esseri ùmani d'ogn.i specie e di ogni risma, di ogni condizione e di ogni età, nella confusione, dicevo, di questa mussa anonima di personaggi che gesticolano e parlano, ecco di tanto in tanto proiettarsi sullo schermo ~ella mia memorie. ben delineati e distinti, il traditore di Ford, la bestia umana di Renoir, le piccole donne di Cuko1·, il pellegrino di Charlot, ruomo di Aran di Flaherty. il capitano Sante/io di Ccnina, il b,,~fordo di Stevcns, e vin dicendo. Personaggi che sono ricordati nella storiu dell'arte ultima venuta: unici tangibili documenti della loro e~istenza i chè, si sa, le pellicole dopo alcuni anni di vita vengono mandate al macero, senza distinzione di sorta. (Capriccio spagnolo, per esempio. assieme agli Allegri ·masnadieri. come se fosse permesso mandare al macero, poniamo, La commedia ed / promessi sposi). (Ptlllcob Orto ferrania. Dicembre ore 13; diaframma 1:6,3; velocità 1/50. Macchina Lelca} Sullo schermo della mia memoria - mentre su quello bianco della sala «agiscono» esseri insignificanti - pnssano dunque, i «campioni» di celluloide. Di .celluloide si: ma comunque vivi e \'itali. L'incanto si rompe 1 le malinconie mi assalgono non appena riapro gli occhi: là, sul telone - come si chiamava una volto lo schermo - • passa,. una scena d'amore: una scena sprovvista di fantasia. cli estri poetici. bRnalc e comune. Il solito bacio in primo piano, le solite parole dette senza convinzione e sen?a sentimento: si vede. ~i capisce che. forse, gli attori - mediocri uUori sono stanchi. Chissi1 quante ,,olle hanno girai.o l'inqua.clrntura. piene mani. Si può dire che tuttl i film siano stati e siano d'omore. Le pellicole che hanno per protagonisti soli uomini e sole dpnnc sono poche. E non sempre, in queste pellicole, l'amore è escluso. Spesso vi entro di riflesso (vedi, ad es., Ragazze in uniforme della Sagan, vedi Tredici uomini ed un cannone di Forzano). Ma in quanti e quali (Hm d'amore - e di passione - l'eterno sentimento è stato trattato con sommessi accenti, con mani sensibili di poeta? In pochi, pochissimi. E non certo nelle pellicole di Lyda Borclli, di Italia Almirante Manzini - povero e caro ricordo - di Soave Gallone, di Francesca Bertini, di Pougct. Negri, di Diana Karenne e di tante altre eroine - eroine d'amore e di passione, annunciavano pomposamente i programmi - che turbavano i sonni dei nostri padri. Non certo nelle pellicole slnndurdizzatr americrrne della povera platinata Harlow, o della Marlcnc dalle gambe frcni.cÒti, o della Fuyc dai turgidi A questo punto mi vien da seni, e di tante altre vamp pensare alle infinità di scene. dello schermo ollivudiano. Ma di sequenze. di inticri film di in certi sporadici film inquieti amQrt.• - e di pussione - che cd inquietanti, come - cito Foncià'z~Òn 1 éI~Ù 0ftllli'°~"tdrW 10 esempio, 0 dei più recenti nei francesi Marie Chapedlaine di Ouvivier e Alba tragica di Carné, nei boemi Estasi di Machaty e Falena di Cip. Un esempio illustre è dato anche dallo sve• dese Giovanotto, godi la tua giovinez:a di Lindberg. Le sequenze che descrivono l'amore di Ebba e Knut - un amore pieno, senza limitazioni e restrizioni, un amore che è anche peccato, un peccato fatto di tenerezza, di unu sensibilità musicale - sono un fulgido modello di storia d'amore per immagini. E non mancano gli esempi - come al solito sporadici - anche in film moralmente vani: vedi il 1·ecente Bastardo di Stevens, che è stato, assieme alla Falena e Lettere d'amore di Lindberg e lo ,,ccusp di Liebeneiner, il miglior film della IX Mostra del Ci~ema. Un film dove ritroviamo le piene e genuine tradizioni cincmatograCiche nordiche: un linguaggio prettamente visivo, l'epico conflitto de!Puomo contro gli elementi della natura, l'armonioso amalgamare il documentario ad una tenue vicenda. La quale, in questo film. narra l'amore primitivo, solenne, oserei dire quasi sacro e mistico di due semplici esseri: il cacciatore Burtai e la bella Aitanga. *** Questo vedo e penso ad oc~ chi chiusi là, nel buio della sala. quando la pellicola che passa sullo schermo non persuade, non interessa e invita al tepido sonno. E penso ad altre cose. Penso che sarebbe bello creare anche da noi - dico: creare - un film come Giovanotto, godi la tua giovine::c, o come Bastardo. Ma pe1· creare, si sa, occorre aver vissuto. esperimentato. Occorre aver cervello, e cuore. Ma quanti - via, siamo sinceri - quanti dei nostri «originali» registi, dei nostri panciuti, borghesi produttori, con tanto di commenda, hanno vissuto - vissuto spiritualmente badate bene - e sorterto 1 ed esperimentato? Quanti nostri cinematografari hanno cuore 1 cervello; e considerano l'arte co• me F'reud la considerava, e cioè « appagamento di vita insoddisfatta »? t:ceo un intenogativo al quale desider·crei, nella mia casto ingenuità, una risposta. GUIDO ARIS1'AIICO Affermare una superiorità Richiamarci ancora una volta alla necessità di creare u■ cinema italiano all'altezza di una situazione commerciale favorevole potrà sembrare tema stantio degno di apparire ormai nei musei, tanto più che ,]a questione già parecchie volte - e non solo sulle colonne dei giornali - è stata ampiamente dibattuta, e poteva ormai rjtenersi chiusa dopo l'appello che il Ministro Pavolini rivolse ai cinematografari d,ltalia nel Gio.- gno dell'anno scorso. Ma parlarne ancora u•a volta in senso negativo - diciamo cosi - può essere utile tanto per coloro che confidano nel cinemn itolianO come per quelli che questo cinema creano con la loro opera. Infatti le ancora una volta mutate condizioni politiche - leggi: entrata in guerra degli Stati Uniti di America - e le previsioni ormai sicure di un domani vittorioso ci invitano cli nuovo a considerare, a dibaLtere e sopratutto a chiarire delle posizioni, e a far ricordare. t ammirevole senz'altro lo sforzo produttivo che la cine• orntogra!io italiana va compiendo per conquistarsi quei mercati che l'attuale guerra lascia liberi dalle produzioni straniere e per bastare al ,fabbisogno delle nostre sole; ed è altrettanto notevole la' buona volontà del pubblico nostro che si va assuefacendo a certe mediocrità e a certe panzane che anni ra non avrebbe approvato assolutamente. Di qui - anche se in contrasto allo sforzo che ci imponiamo cli superproduzione - si manifcsta necessaria la formazione di una CQscienzn artistica più completa che provenga dalla esatta consapevolezza delle attuai i condizioni favorevoli. In altre parole il fenomeno-guerra deve incidere sull'arte rafforzando, in un maggior senso di responsnbilitò, il processo di perfezionamento nella nostra cinematografia; non deve frustrare questo processo c"olutivo con la visione di facili guadagni che si eflettuerebbero solo nel dato periodo~ passato il quale, ci si troverebbe allo stesso punto di prima: con gli stessi ardui problemi da risolvere. E i nuovi stabilimenti che nel frattempo fossero nati per soclcli- .;fare alle esigenze industriali chiuderebbero i battenti quando nncora si dovessero aprire le porte ai rilm estcl'i. Ecco perchè quello che ieri era considerata solamente come <1ucstionc di quattrini vene ncila consapevolczzi-1 della nostra superiore sensibilitù ad essere po13

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