Pattuglia - anno I - n. 4 - febbraio 1942

Vizio Borghese Ua libretto che vorremmo arrivasse indistintamente a tutli come le multicolori paginette del razionamento, è que• sto di Salvatore Gatto, « Il borghese », edito da «Dottrina fascista» per Ja Scaola di Mistica. Lo vorremmo perchè tratta di materia trita dai rimaneggiatori e ne tratta con originalità di impostazione e di svolgiment.o; perchè passa con la nerezza della consapevole verità dove tanti banno scivolato sul convenzionale e sulla malaCedc; perchè infine è un libro di ottimismo e di gioventù. È un volumetto di bauagl ia eppure, contrariamente all'uso troppo diUuso, riesce a non essere un libello lanciante anonime m8.nciate di poltiglia; qui Pace11so non è meno categorica e violenta, ,ID& è conseguente ad un ragionamento. Le condanna consegue ad una requisitorie cd è dotata di una motivazione. Purtroppo da noi le campagne del cosWme sono ventate primaverili che pare debbano a[fogarl.i per un momento tanto sono abbondanti e robuste. Poi svaniscono e nulla rimane se non -ìl trinciato dei ripetitori pedissequi tlei giornali di Hoccacannuccia. Raramente esse si formano in un libro <lo- «imeotato che faccia il «punto», che faccia «stato» per tutti coloro che vorranno portare uvanti la loro disamina e tracciare delle conclusioni; difficilmente esse lasciano tale impronta anche documentaria · che costituisca il fondamento della loro penetrazione nel terreno deUa cultura e della lcttcrat.ura. Il volumetto di Gatto non aspira ad essere questo - cosi rapidamente tracciato, appena uno schizzo, com'è - ma è certamente su una strada cli serietà d'i,dagine nella prefazione a- <.'Uta ed è in un tono appassionato e credente nel testo che rimane quindi a testimoniare per tutto il settore più violento e più sincero della polemica antiborghese. Prima di tutto Fautore sgombera la strada <laile pre,1enzioni e dagli equivoci insorgenti per l'uso stesso dj ,·e<."Chivocaboli. Si identifica così, nella Prefazione cui abbiamo accennato, una borghesia morale che non è da confondere con la omonima categoria sociale ed econoll1ica anche se questa, per la propria sazietà materiale, largamente In alimenti. La borghesia è una perniciosa malattia che s'~t1:1cca solo u parlarne, una sifilitica inrezione che, chi non l'ha, deve considerarsi viC'inissimo ad averla. Questo s'impara a leggersi di fiato il centinaio di paginette svelte e facili (torneremo poi a ripensare su qualche afrermazione che abbiamo annotato, a discutere con l'autore che è cordiale ed ammette le obbiezioni del suo lettore). A parte chi nasce borghese di istinto - ed è come nascer difettoso nelle membra, o peggio - tutti abbiamo in noi latente il germe dell'ac- <1uietamcnto, delle facili conquiste, del portafogli pieno. t stato deposto in noi perchè della nostra vittoria noi avessimo il merito. t l'antagonista che lei è stato messo vicino perchè noi fossimo uomini, e cioè battaglia e cioè azione. Ed è uomo - cioè fogcista - solo chi sa osservare bene in sè stesso. · Chi sa fondare il proprio sguardo più in sè stesso che negli altri; chi saprà quotidianamente dominare l'egoismo, il quietismo, il pacato carognismo rinun• ciatario ed anzitutto, in nome di unu fede, nel brivido di un ideale, nella travolgenza di un ntto d'amore. AIIM. l!AV. F.. un roga::o che Tullier, pubblicato ha venticinque anni; A f f I S S I O N E nella rassegna «Aued ha la velleità di tori e Scrittori»: fare il poeta. Pur- lE sm A n IEAER"E « Abbandonare l'uso lroppo sa scrivere ormai sistematico del e non conosce le ,_ _______________ crepuscolo della notregole della grammatica e della sin- le delle stelle e della luna come eccitassi. Ma il suo desiderio è mol- tanti acutizzatori dcli' amore poichè to forte; fin da piccolo la sacra me:zzi borbosi antifecondatori e genefiammo dell'arte gli ha bruciato nel rntori di morbosità e deviazioni e prepeito e col tempo ha pr·eso l'aspetto ferire possibilmen~e i raggi solari In di un incendio spaventos~ che neppure primavera in fiore le spiagge sabbiose la pili attrezzata compagine pompie- e le rocce strapiombanti sul mare e resca riuscirà mai a spegnere. Come il meriggio per se stesso fecondatore »; fare? Egli vuole dunque diventare poe- Alt: il paragrafo è terminato. ta, ad ogni costo. E il problema è Narrasi che il Tullier h,, una schiera risolto~ in barba alla grammatica ed numerosa di discepoli. Però essi sono alla sintassi. Nello stesso modo di dimfouiti di venti unità maschili ed Marinetli che viene chiamato poeta egli altrettarzte femminili perchè hanno tenpotrd acquistare la stessa prerogativa. lato di accoppiarsi sugli scogli a strllEd eçco che sorge un nuovo aero- piombo sul mare e sono cascate in poeta, Mediterraneo aeropoeta (ma il acqua, annegando miseramente. Mediterraneo non ne ha colpa: sulle Del resto il Tul/ier può essere consue acque azzurro cupo ci sono i. nostri tento: forse egli, durante gli anni in combattenti che, senza essere aeropoeti cui, libero dagli oneri mllni/estaioli, mediterranei, /mmo della poesia silpe- poteva con una certa sicurezza vagare riore a quella del venticinquenne neo per le spiagge; e avrà quindi visto allievo tlelle Muse). Quale sarà la pri- uomini e ,lonne amarsi secondo alcuni ma manifestazione del nuovo astro del dei paragrafi del suo mariifesto. Purfirmamento letterario? ( accidenti a noi troppo ( quanti -. purtroppo » in queborghesi: anche in quéste cose non sto nostro trafiletto, ma la colpa non lroppo banali, rii:ordiamo le stupide è la nostra) anche nelle ore del crepaste/le!). Bé, non ,lilungh;amoci troppo; scolo, nelle notti ,lense di stelle splen- <wele già indovinato come vamJo a fi- denti, dbbag/iate ,lolla fredda luce della nire queste cose: nasce un « manife- luna piena quanti sono gli amanti che sto». Altr(! inciso: se per o~m· mani- si amano in barba al manifesto del festo gli aeropoeli futuristi avessero Tullier ed a tutti gli aeropoeti presi fatto un solo verso buono, a quest'orll in blocco od al minuto.' avremmo una seconda Divina Commedia E sfrm10 sicuri che Tullier e com- (forse senza punteggiatura però}. Ed il manifesto è sull'amore sintet.ico, nel quale si parla dell'<Jmore come scaturente da due comballenti, di sinteli:· :orlò nel tempo, di scientificare i«. tattilismi affettuosi», la tealr,,lit,; dell'amore ed altre non meno indecifrabili corbellerie. Pra gli altri paragrafi uno però non riusciamo a non trascriverlo per il di/etio dei nostri affezionati lettori e specialmente per le nostre graziose lettrici. Leggete quanto segue. V i avvertiamo che si tratta del par<1• grafo 4 del numi/es/o dell'aeropoeta pagni se si trov.assero in una notte magnifica come intendiamo noi, stupidi romantici, cou quella tale morettina spettacolosa cambierebbero immediatamente opinione e, per instaurare i loro lattilismi sintetici, ricorrerebbero a quelle <fare frasi, ba,wli quanto volete, ma tanto dolci ed in quel momento veramente sincere, con cui si esprimono quasi tutti gli uomini, i quali, per loro fortuna, non sanno nulla ,legli amori sinlelici, dèlle luci ombre ecc. scientificole. PACUIW 8f;mv,rnoo Conoscemmo Saturno Montanari dalle parole che, sulla nostra rivista, rlcordandolo, scrisse un camerata. E subito provammo per lui una simpatia che cl fece ricercare I sul versi, I suol due versi: allora cl dispiacque, cl dolse, pl6 che sul momento, della sua morte. Sentimmo vicina e viva ancora la sua voce che voleva cantare, anxl mormorare la sua mallnconla di sole, di clell, di fanclulle. In mez.z.o all' lnquletltudlne che ammala ancora 911 spiriti del '900, eredlt6 del• l'ultimo secolo, In mezzo al nascere e battagliare delle varie poetiche, egll aveva saputo trovare una sua serenità cosciente della lotta, e perciò accora••• una semplicità di espressione, non Ignorante però ~et suo tempo, che davano un tono alla sua voce, personale si, ma anche artistico. Aveva forse In sè risolto Il problema che agita le menti e I cuori di tutti I moderni e avrebbe certo dato altri più m•• turi frutti. Cosi lo amammo I giovane cui la morte, più forte, aveva soffocato Il canto, ma che restava ancora vicino a noi con la sua poesia. Poi, fu con gioia che ricevemmo queste poesia da suo padre: fu per noi come se ancora vivesse, convinto la morte, con la sue voce plana, a lasciarlo tornare per un momento, • dirci del suol vent'anni Il dono più caro avuto dalla madre. 1J.enat',n111.i :JUi cu o'ie Come {;oaMW ,m dono di, mia, madie mi ,jo1,w aliello-;, uent' aw1i, :,ut cume, quei Bei uent' anni, delk t>iime,:,quadte :,.anU{;ica/.i, t el ptimo clolow. STEL/0 MAflTINI e ho detto pllt ofdti,t/i, non impoita oolgei:,;,indietto e guaidaw la oia,, Baala dmmt/i, umilmente ww, ooha :,enaa timpianli e Mni,a, ,.u>Jlalgia. Co,lb net lewpo di quando :,Oti nato, Baltiginanle di, Bioaechi ancoia, !Jecemio pa.dte e {;tt 8atteau1to e m' ù1Mgnù a non aue,e patita. CtuJpei oincew Bi,)O(JM,lpl/iiite e ti.ice w1,della o :,;,uince o :,.;1, 1wm.e. w1 delt{J aulico che 1.wn,può :,Biadi)e pewhè mia madie me lo ami:,:,.eiii cuote. SATUflNO MON1'ANAlll lrondazione Ruffilli - Forlì PllRlllJEl\JTO Un trasognato candore, una paca~ tezza idillica, un soflermarsi compiacente su motivi biografici, lu volontà di dare alla pagina una virginale cadenza sono carattcrist-iche evidenze della prosa di Trasanna (Giulio Tra~ sanna: Soldati ed altre storie, Guandn editore, Modena). Qua e là l'autore, nella ricerca di un clima unitario, di una atmosfera remotamente lirica, di un ambiente che prima di fuori ha ragioni di vita nel proprio intimo, scopre i presupposti da cui è partito e la sua prosa perde in chiarez.zu, in tono, cade nel patetico. Ma se complessivamente possiamo notare mancanza di equilibrio ed il [acile tramortirsi in un indisc.ipl"innto sentimento del proprio mondo poetico, deri\"ante questo dn un indulgere eccessivo nella cnndida finzione del racconto, il libro di Trasanna denota già un autor<.- pregno <li promesse il quale, una _volta che si sin liberato anche dall'influenza di Comisso e ne abbia superato il ricordo, potr:", darci cose notevoli. « Jtalinno nato fuori d'Italia. \ivasio Dolcemare si considero un privilegiato. Questa nascita "' indiretta ,.. è una situazione ironica, una soluzione cli stile, una condizione che alle focoltà nazionuli dell'uomo Oolcenrnre aggiunge alcune sfumature, alcune sottigliezze, alcuni passaggi di semitoni e di <1uarti di tono, che la nascita diretta non consente. La nascita di un italiano fuori d'ltnlia, equivale alla pittura ,, '"elaturc, alla musica riprodotta. t, nel problema della razza, il raggiungimento dello stile. L'analisi dell'italiano Nivnsio Dolcemnrc dà: italiano più italiano dell'italiano, perchè l'« italiano» in lui non è uno ,o; stato locale», ma condizione voluta, scoperta. conquistata •· Savinio nel suo recente libro (/nfan:ia di Nivosio Dolcemare, ~londadori editore, Milano) protesta la 1suu it.ali,mità che alcuni, per motivi non sempre leciti, han messo in dubbio. Noi, per crederci, non sentivamo il bisogno di questa dimostrazione <lataci dall'uomo « intelligente •· Abbiamo sempre consideralo Savinio un urtista ita~ liuno. La poetica dell'ineUabilc; un desiderio di esprimere il proprio io maggiormente inesprimibile, pcrchè il più nostro, il 1>iù chiuso in noi. il più diificile n portursi su un pi,mo di umana e comune con1p1·ensione: Gianna Manzini soHre questo tormento e tutta In sua 1>rosa è piena di esso, è tutta un lirico sforzarsi che a volte non toccher:'1 il cuo1·c, ma farà sempre lavorare l'intellct.to. Nei 1•acconti recentemente pubblicati da Mondadori (Gianna Mnnzini: Venti rllcconti, Mondadori editore, ~lilano) l'autrice ci pone, come al solito senzn reticenze. davanti al suo sti.le, tdlu sun rcalt;'1 di cui tutto i.I libro è pieno. Ogni figura uomo o donna o bambino, non è che un imtoritratto dell'autrice, un autoritratto liricamente trasfigurato. Que• sta identità ra da filo conduttore a tutto quanto il libro, che è una ulteriore p~o_va della validitù artistica della ManZIO.I. ,.. Luigi Volpiccll1 hu compilato per l1Editore Mauro d1 Catanzaro un'antologia di Scrittori del 900 per la scuola media. Dopo la riforma Bottai, le antologie del genere non sono mancate e tutte non certo raccomandabili. Anche Volpicclli, nonostante· lu sua competenza e le manifeste buone vo· lont.:\, non è riuscito a darci un panorama sulficientemenle completo delln letteratura contemporanea. Notiamo l'assenza, - assenza solo in certi casi giustiFicuta da ovvii e, vorremmo dire, scolastici mot.ivi - <li diversi autori troppo significativi per essere dimenticati. Citiamo a caso i nomi di A. Pavolini, Gadda-Conti, l'vtaccuri, Tccchi, Bondioli, Manzini, Qu.:irantotti-Gambini, 13onsanti, Gatto, ecc. f1 discorso poi per gli autori stranieri scelti potrebbe essere assai più lungo (per es.: è presente l'americano Slcinbek mentre non nppurc Snroynn; è presente Cronin e non Chestcrton). IIOGO

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