······················-······-················- ................. _ ···························-·············· .. ·· ................................................................................. ·-·-····-·········· ........ ............................. Fro111edella \Tarmarica, Noa:embre X.\ Ilo preso il comando di un centro cli fuoco nel coposalclo x, della Divisione « Trent.o •. li Capitano C. mi riceve con quella cordialità nrfcttuosa che si sta• bilisce immediatamente fra soldati impegnali in sclt.ori di com• battimento. f: pado,•ano; a prima vista si direbbe un padre di famiglia amunlc dclii, quiete. Mu debbo subito ricredermi; se In scorza è quella di un bravo borghese il fondo è invece quello di un aulcnlico soldato. Ha combutluto in Libia, nella grande guerra, in Africa Orientale cd ora è in Mnrmarica. Tutte le volle è partilo volontario, lasciando, cli [ronlc ad un dovere più alt.o, moglie e Figli, che un ritratt.o mostra accanto al letto nella tenda del padre soldat.o. In un capos_aldo della cintura di Tobruk Il capilnno mi presenta agli uomini del plotone. L'incontro fra soldati e uf!i- <.>iali, specie in settori avanzoti a qualche centinaio di metri dal nemico, è scevro di rormalità. Basta un saluto ccl uno sguardo negli occhi. Poi si conosceranno ad uno ad uno, si stabiliranno con essi vincoli di cUsciplina e cli cameratismo, si parteciperà alla loro vita cli ogni giorno e alle loro vicende più intime. Sono quasi tutti emiliani, in prevalenza di Parma c Reggio; c'è un capora I maggiore calabrese dalla espressione vivace e intelligente; c'è un altro caporal maggiore giovanissimo cli Lecce (il balilla ciel plotone pcrchè ha appena 18 anni). Tulli conoscono l'A[r;ca da molti mesi ccl hanno episodi lieti o meno do raccontare; ma questi suranno oggetto di conversazione quando il nemico mcllc una pau,n al martcllnmtnlo delle artiglierie. 11 centro di ruoco è contrasse· gnato con una lcllcra dell'alfubelo; una lellcra che per questi ,oldali è simbolo di una volontà che non si allenta. Di giorno e di notte il nemico scaglia a n.1nvcra i suoi proietti. Proietti traditori, li chiamano j miei ragazzi, pcrchè banno truictlorie \'ariabilissimc. Vengono lanciali qua e là con sventagliale rapide, a casaccio. E: un modo come un altro per sciupare munizioni. SI FA IL PIENO PRIMA DI AFFRONTARE IL DE~El{IO li martellamento continua intenso nei giorni successivi; è lo sfogo rabbioso cli chi non ha trovalo alcun varco compiacente per sFuggirc alfa stretta inesorabile. Da quando è incominciata la battaglia della Marmarica gli assediali cli Tobruk hanno tentat.o o varie riprese cli ron1perc la salda cintura formala dalle divisioni italiane cli assedio. L'avevano tcnt.at.o anche prima (il 9 novembre) contro i caposaldj della mia di\'isionc, attaccandola di sorpresa. Ma avevano trovalo il muro. soffocante è di nuo,·o rin,:,,,crra:.:,, rinsalclat.o, tenuto ,·ivo dal pun· tiglio degli uomini e dal numero delle armi. Le divisioni italiane tengono i caposaldi in una attesa che ancia al contrattacco. • •• 'cl ciclo appaiono tah-olta formazioni nemiche da bornbarclamenlo, il cui obiettivo costante è In si.rada dell'Asse. Mo ogni sforzo è inutile; gli automezzi continuano a circolare liberamente su questa arteria massicciata, vera linfa alll"Qcntntricc della cintura cli Tobruk. [I sasso, adattalo e squadrato dalla vo- • In seguit.o continuavano a sag- lonlù coslrullricc degli ILnliani, giare, con lu si.essa insistenza del resiste alle lracolanti orrese ciel rabdomante che cerca le venature nemico, )e cui azioni hanno più dell'acqua, i punti vulnerabili l'dtcllo della parala che la condella nostra armatura clifenbiva, sistenza dello ,monlellamento me• cercando cli sfondare con mezzi toclico. Per gli inglesi la guerra corazzati verso sud-est; sono riu- è una giostra cli ratti spcllacolari, scili a guadagnare un po' di lcr• non un sapiente calcolo di renrcno che le nostre I.ruppe hanno climenlo e di economia. F5'ffèfa~r8?ièo'RJffìfl'ì~OForlfi bat.lono bene ma con molto ottengono poco. Gli eserciti clcll'.\ssc sfruttano invece ogni bomba, ogni proietto con implacabile coerenza lat.lica e strategica. Le artiglierie raggiungono gli obiettivi con insistenza metodica, più ut.ilc di qual- :,,,iasi concentramento atfannoso . Le milraglialrici mirano al bersaglio e non pescano nell'oscurilà all'inseguimento cU una probabilità molto vaga. Le munizioni vengono usate senza sprechi inutili, con tempestiviti,, con calma, l'arma che moltiplica gli crtctti cli qualsiasi reazione offensiva. I~questo l'elemento primo cli successo in una guerra snervante come quella impegnata nella landa marmarica; cosi mi diceva il <;apitano D. M., un uomo asciutto, w,lilivo nel gesto come nelle inflessioni della voce, più volte decorato dai segni ciel valore, col quale ho \isilnto i vari centri cli fuoco del caposaldo. Le armi bisogna saperle impiegare al momento giusto; esse contano in quanto sono adoperale da uomini in piena er!iccnza morale. Le armi dello spirito sono per qualcuno espressione rcl.t.orica che fa sorridere. Per cost.oro la guerra nel deserto si fa solo con molli mezzi corazzati, con molte armi, con molte munizioni. La guerra nel deserto ba bisogno invece e so• pralulto cli uomini dal cuore saldo, dai nervi sicuri. Spesso la !rccldn determinazione cli un gruppo di uomini coraggiosi ferma l'impeto dei mezzi meccanici. Noi italiani sappiamo bene tult.o questo; per noi In guerra è anzitutto un fatto morale. La nostra è gente che nel combat.• timcnto trovu infinite risorse. Nell'epoca dei carri armali potentissimi, degli aeroplani e elci mez• zi motorizzati può sembrare ridicola e sorpassata l'immagine ciel fonte che stringe nelle mani una piccola bomba. Per noi no. D'accorcio che non si può pretendere di fronteggiare carri armali con le bombe a mano. Ma quando si hanno molli uomini che sareb· bcro decisi a -farlo, vuol dire che si può contare su magniCici com· battenti. Oggi qucst.i soldati hanno anche le armi per potenziare il loro sforzo e fare frullare la loro generosità. L'hanno dimostrato quelli clell'«Aricle• gettando con• t.ro il nemico irrompente la bar• ricru inesorabile dei mezzi e dei cuori; l'hanno provato i fanti della «SaYona• respingendo san• guinosamcnle le ripclulc ondate offensive cli forze molle volle su• pcriori; l'hanno conicrmato i ranti della « Pm ia• e della «Bologna• pressali. piegali anche in qualche punto ma non spezzati dalla disperala proiezione nemica verso una breccia di uscit..a dallo accerchiamento cli Tobruk; quelli della «Trento• e della «Brescia•, estremamente Caparbi nclln vo• lonlà cli tenere duro e di non lasciare al nemico un solo metro di terreno; quelli della «Trieste• e delle nitre unità impegnale nel seUorc marmnrico. La grande, la dura, la decisiva battaglia africana ha ,·islo il soldato italiano gareggiare in valore, in generosità, in orgoglio coi camerati tedeschi. La combinazione degli srorzi degli eserciti alleati vince un ne• mico duro, osli1rnto, deciso a lan• ciare contro di noi divisioni su divisioni per una questione cli puntiglio. Quello britlannico è puntiglio cocciuto; la nostra è fermezza lineare. Loro picchiano clisorclinalamcnle nella illusione cli pro,·ocarc il cedimento improv- , iso in qualche punto. I soldati d'Italia e cli Germania parano senza scomporsi e aspettano lo spiraglio attraverso cui portare il colpo decisivo. È un duello mortale; con ostinazione, che è pure ammirevole, il nemico cereu di rimontare lo svantaggio dei colpi ricevuti. Ma quando i tempi stringono i nostri soldati sanno trovare l'impeto sfondante della lotta risolutiva. BRUNO 1uson·1
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