La condanna cieli' Inghilterra è stata quella di non aver mai esportato dai suoi moli e dai suoi scali un'idea; sulla rotta delle sue navi ha camminato la Materia, con le merci importate daj cinque continenti, con le cibarie per le cantine dei lords, con le spezie e gli aromi per i candidi aridi seni delle ladyes; ma non ha mai camminato l'Idea, col vento della vela e col solco ciel ta• gliamarc. Si tratta, perciò, da parte no· stra di segnare una nuova espansione: che non sia quella dei merciaiuoli e dei t-rafficanti, ma quella dei portatori e dei crea· tori d'intelligenza. Ogni popolo ha diritto al suo spazio vitale: questo è chiaro; ma lo spazio vitale «nostro» deve essere e sarà anche e soprattutto quello del• l'intelligenza. Ci si può cspan· clere, oltre che con le armi, an· che con la cultura: Giuseppe Mazzini già insegnò che « l'im· pero non è tanto il territorio quanto l'idea che vive su quel territorio, cosi come la divinità non è il n1armo dell'altare ma l'idea che vive su quel marmo». Ed è qui che s'innesta il pro• blema della « nostra » cultura: che io additavo, in sede di con· vcgno, nei valori dell'autarchia. C'è un'autarchia anche della cui• tura: autarchia è esigenza dello spirito, olt-re è più che esigenza economica. Cioè cultura tutta no· stra, tornando alle radici int.i1nc del nostro essere, riprofondan· cloci, carne e anima, cuore e sangue, nella nostra razza, nella nostra stirpe e nei suo.i valori incancellabili. Il che implica revi· sione e rinnegazione di ogni estranea cultum, democratica e liberaleggiante e ricerca appassio· nata e scoperLa ansiosa della no· stra cultura totalitaria. GREGORIO SCII. TIAN • SUSANNA • ESPAns1onEmEDITERRAn Questa l'esigenza del conve· gno. Ma anche se essa non è staia pienamente avvertita e spesso è stata trascurata, poichè parecchi relatori hanno portato il tema su un piano letterario-filo· sorico, ment-rc esso è profonda· rncnt.e politico, pur tuttavia è stato sempre notevole e appassionato il «sentimento• dell'argomento. E questo « sentimento » basta a giustificare tutte le discussioni; perchè esso vuol dire compren· sionc dei motivi operanti della nostra fede e della nost-ra azione, vuol dire appassionata presa di posizione in questa lotta, nel1a quale ci si batte per la nostra civiltà, per la sua fiamma di luce, che gli altri tentavano di insab• bi are o cli incenerire. Che noi ravviveremo alta fino al cielo. GIUSEPPE SANTANIEUO ANNO I· N. 3. GENNAIO 1942-XX PATTUGLIA POLITICA. ARTI . LETTERE FORLI' · Sede Lt~orla · Tel. 6018 Direttore , i E N A T O R. O S S I Condirettor• LI VI O FRATTI WALTEl 11.0NCHI · redattore capo ARMANDO 11.AVACLIOU - re,ponHbile UN NUMERO L. 1,50 IBBOIAM. : Ordinari I. 16• FmistiUnimsitari I. IO La pos1zwne elci mari e delle terre determina in Europa, di per se stessa, due grandi bacini, l'uTio gravitante sui mari ciel nord, l'altro sul Mediterraneo. Se però questa è una facile conclusione cui si arriva dando uno sguardo alla carta geografica, non si può aifermare che il bacino del Mc· diterraneo formi un'unità, ma piuttosto il contrario giacchè è assai più [acile rinvenire elementi differenziatori che non clementi unificatori. Ed è nella creazione e nella propagazione di un idea· le politico unitnrio, tale da poter far convergere a sè le diverse forze che in esso bacino si contrastano, il compito maggiore del• la nostra espansione. Occorre pc· rò notare come sia necessario evitare in maniera assoluta ogni e qualsiasi [orma di imposizione coatta, reprimendo o togliendo quelle che sono le caratteristiche peculiari di ciascuna pola:zionc, mentre è necessario invece far sì che il raggiungimento e l'ade· sione al nostro ideale politico sia un sentimento spontaneo di eia• scuno. Solo cosi potremo rag· giungere un maggior benessere ed il potenziamento dei vari grup· pi cli individui che -formano i singoli stati, appunto perchè tale prosperità e tale potenziamento sarà ricercato, non come fine a DIStrtb. D. I. E. s.. P.u s. Pantaleo 3. ROMA sè stesso in contrasto cd in opPUIIL1CITA' 1 Ufflcto Pubbllcllà • Propa• posizione all'uguale desjdcrio cleF OL,n""""'"9~•• .. •~•--• V~•~•~R~•~m-•T• "'l•l"..'.· •~o LO~GTNT'A!'"""-ir'-ori\i altri stati, ma bensì in fun· . 4 zione del benessere di una comunità di stati. Noi non dobbiamo tendere a sostituire le altrui bandiere o ad introdurre regu111 politici anti• tetici alla mentalità dei singoli popoli, ma dobbiamo cercare di sviluppare in ciascuno quegli elementi latenti di gerarchia e di ordine che sono rimasti nasco~ sti sotto l'ubriacatura di libertà portata dalla rivoluzione Fran• ccsc; per il resto Roma ebbe anima abbastanza ,·ast.a per accogliere tutti gli !dclii e saldare fra loro, organicamente, tutte le nazionalità. Logica conseguenza di ciò sa· rù che il Mediterraneo raggiun• gerà la sua unitarietà e da cen• tro di lotte ove le diverse ten· dcnzc venivano a scontrarsi potrà divenire un centro di irradia• zionc e di espansione tale da far aderire tutte queste diverse cor· renti ad un ideale politico uni• tario e rappresentare così una torza mondiale in ogni campo. Il problema economico non è che un corollario del problema politico come più sopra è impo· stato, ove si tenga presente che mentre lo scopo dell'economia Ji. be,·ale era esclusivamente il be· nesscre nel campo materiale, quel· ·10 della nuova concezione ccono· mica è sempre il benessere del singolo, ma in funzione dei valori spirituali dell'individuo umano in quanto componente di una comunità statale e razziale. Quindi l'economia non caratterizzerà di sè il nuovo sistema come fu per i secoli scorsi, ma sarà in· vece lo strumento e la forza cli cui la politica si avvarrà per su• perare molti dei problemi, delle difficoltà, delle crisi cli ordine econmuico che non sono stati estranei, anzi in taluni casi, cause efficienti della guerra cl"' og· gi si combatte. La balcanizzazione dell'Euro· pa attuata coll'infausto Trattato di Versaglia aveva portato alla lotta economica di tutti contro tutti e che si manifestava nelle più varie, ma sempre dannose, forme. Di qui la creazione di impian· ti spropositati alla grandezza dei mercati cui dovevano servire, Ja formazione cli economie concorrenti laddove avrebbero dovuto essere c0111plement.ari, e tutto ciò minava la possibilità di resistenza all'urto economico che si scatenò nel 1929. L'autarchia sgorgò dalla crisi ciel 29-33 come l'inevitabile conseguenza e l'assoluta neces· sità, soltanto che molti non sep· pero comprendere la lezione dei fatti. Ed anche nel campo eeono· mico del bacino del Mediten·aneo la posizione italiana sarà premi· nente, in partico.lar modo ove si ponga mente alla necessità di una nazione organizzata per una forte produzione industriale in un ba· cipo in cui la prevalenza delle produzioni è tenuta dall'agricol· tura. La creazione di un'economia autarchica mediterranea si impo· ne come inderogabile necessità della ricostruzione europea e mondiale, però occorrerà aver cura che la trasformazione delle produzioni, trasformazione per quanto è possibile limitata, dovrà avvenire in maniera lenta, gra• duale e senza bruschi sobbalzi, giacché in caso diverso per un errore di ordine economico po· tremo compromettere i risultati che avremo raggiunto nella no• stra espansione politica. Per la attuazione di questa lenta tra• s[ormazione si rende necessaria la disciplina della produzione che potrà essere attuata mediante lo opportuno impiego di diversi mez· zi fra i quali il contingentamento della produzione, le intese di pro· duttori, il controllo e l'imposi· zione dei prezzi. La posizione geografica del Mediterraneo relativamente alle grandi correnti del traff:co mon· clialc e la posizione che in esso occupa l'ltalia oltre che dare svi• luppo ad una potenzialità industriale, concorrerò aache ad in• cremcntare il commercio che si svolgerà col valido intcrrnnto della nostra marina mercantile sotto la vigile scorta della flotta da guerra. Concluclendo, sostengo che la nostra espansione deve essere un ai·monico e coordinato sviluppo di una potenza spirituale - estrinsecantesi in qualche caso anche in aspetti materiali - alla cui base stanno clementi politici, cui· turali, economici, militari, tutti potenziati in funzione del Nuovo Ordine, dei cui motivj ideali la politica non è altro che l'attua· zione nel campo pratico. f"ADRIZIO VITALETTI
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