Pattuglia di punta - anno I - n. 2 - dicembre 1941

----------:lf. Scri1Je g. r. sul Corriere Padano del 25 ottobre, un pittoresco e 1Jivace articolo sul giovane letterato, dal titolo « V topie », nella rubrica « Il Parnaso •. g. r., però, se ha saputo fare il •pezzo• di colore, ha dimostrato d'altra parte di non conoscere i gio1Jani letterati; e per lo meno i giovanissimi lelteral'i - che sono in fondo quelli che contano; poichè da essi verranno i futuri scrittori e poeti. Sentite/o: C'è in lui superbia e disgusto, nella pretesa che la società letteraria abbia a ricominciare da capo, dalla sua persona e dalle sue scritture. Tutt'al più concede la sua attenzione a quegli scrittori che egli presume di scoprire o al massimo di riscoprire; e son nomi che si cdnoscono da anni e anni. Così g. r.: e sbaglia, poichè non sa come nei giovani l'ansia di rinnovamento che unica potrà dare qualcosa di vivo e vitale sia contemperata quasi sempre con quel!' amore verso le più grandi e classiche opere del genio che sole possono essere maestre di nuo1Ji capolavori; ma a patto non d'imitarle, sì bene d'ispirarvisi. E riguardo alla « scoperta • degli scrittori che si conoscono da anni e anni, ancora g. r. non ci persuade. Per forza il giovane deve a poco a poco scoprire il mondo letterario dei secoli che l'hanno preceduto: non si può certo nascere avendo in testa tutta la storia della letteratura, dalle origini ad oggi! di casa, ieri russi e francesi, oggi americani e meticci; ma guai a dirgli che sono scrittori di mezza tacca, bravi d'istinto, ma barbari e velenòsi come i fun$hi, slegati quindi da noi, dalla nostra umanità, dal nostro modo di concepire la vita, e di viverla, codesta vita, sensi ed anima. Tutto bene, g.r.; solo che queste parole si addicono non al giovane letterato, che in genere sa il fatto suo, sa dove deve andare a pescare, bensì alla maggioranza dei lettori d'oggi, che capitanati dai gagà e dagli snob impazzano per uno straniero e non sanno magari che esiste liii Cardarelli ... E si è dimenticato, g. r., di distinguere i funghi 1Jelenosi da quelli buoni; poichè non credo che egli ci voglia dire che Goethe, Shakespeare e Dostoiewski vanno gettati come pericolosi tossici ... • ** Scrive molto opportunamente « marpin • sulle colonne di Roma fascista, a proposito della burocrazia: Non da oggi si grida contro le burocrazia ed i suoi erretti che non sono pochi nò indifferenti e che si possono sintetizzare in una ingombrante necessità di formalità esteriori inceppatrici d'un rapido corso delle pratiche e creatrici d'un mondo di carta stampata spesso sordo alle voci del mondo che vive e che si agita al di tuorL E ascoltiamo ancora g. r., più avanti: Ma quanti si sono chiesti come poIn fondo, essendo un provinciale, trebbe funzionare questo complicatisspende ogni attenzione, ogni curiosità, simo mondo nostro del XX secolo, senogni studio per gente che stia fuori za questo deprecato regno di carta ,+,-----------·,,.., stampata, d'inchiostri e di carte assorbenti? Quanti si sono chiesti come e da quali organismi si potrebbero sostituire gli attuali organismi burocratici, che non fossero burocratici n loro volta? Rimandiamo il lettore a Roma fascista del 16 ottobre per il seguito dell'articolo, che riguarda la parte, diciamo così, costruttiva. A noi basta per ora che il problema sia posto. Tanto pitì che un'altra voce si leva in proposito; questa volta dalle colonne di Critica fascista del 1 novembre, nella rubrica • Piccola guardia •. Dopo aver anch'egli lamentato l'accanirsi di certa stampa contro ai luoghi comuni della burocrazia, l'articolista prosegue: Anche qui OCCO!'rientendersi: la burocrazia, intanto, ha per primo do-l vere queJlo di far osservare la legge che è Punica seria garanzia della col• lettività; poi deve amministrare con intelligenza. I me:tzi per questa buona amministrazione non possono essere, in uno Stato moderno, che complessi, sopratutto in un paese ancora poco disciplinato e troppo individualista come il nostro, e le decisioni ponderate. In secondo luogo è falso che la burocrazia, nel suo insieme, non si sia messa in moto e non sia sensibile ai problemi politici contemporanei. Chi parla in questo modo ignora semplicemente l'organizzazione e la vita della burocrazia statale che è una delle cose serie e che hanno meglio resistito, trincerandosi dietro la legalità, all'imper\'ersare degli improvvisati, dei chiacchieroni, degli incompetenti. Infine ci sembra che questa Carnosa burocrnzia abbia retto abbastanza bene alle scosse impressclc .,dalla profonda evoluzione dello stesso co·ncetto di amministrazione statale, assumendo 1·esponsabilità e iniziative del tutto nuove e fuori d'ogni schema tradizionale. Segnaliamo le giuste constatazioni di Roma fascista e G:ritica fascista con particol.are evidenza. Si tratta di una reazione tempestiva e appassionata ad 1111 luogo comune quanto mai pericoloso. *** Tra le tante cose che si leggono nei tanti giornali e nelle tante riviste italiane, più o meno belle o brutte, vivaci e noiose, giuste e sbagliate, ce n'è una che comincia a stancare molto, molto, molto. E non solo noi. È la polemica di Mediterraneo futurista. Si direbbe che i collaboratori di questo foglio siano un' orda indemoniala di ossessi contenti solo se possono dir contumelie a qualcuno. Si direbbe che più una persona ha fattivamente lavowto e prodotto per la cultura e per l'arte italiana, più i redattori di Mediterraneo futurista la tacciano di passatismo e pedanterin. Noi non vogliamo difendere nessuno in particolare. Ma ci crediamo in diritto di chiedere: chi sono, i redattori di Mediterraneo futurista, per mettere alla berlina così stupidamente e offensivamente persone rispettabilissime? È anche, del resto, una questione di sensibilità fascista. Specialmente in tempo di guerra, il buon fascista, quando critica, deve fare una critica costruttiva; e non la cri· tica inconcludente e piazwiola di quegli scalmanati. ZOBI ,, IIIII~IR~IIlIIIlIlF~IILE 1111111 () lii qualcosa di buono in questo senso propagandistico si farebbe. E i dopolavoro, le sedi di Fascio, le Scuo1e, i vari ritrovi non potrebbero essere spinti su que• sta strada, naturalmente nel quadro di un'iniziativa completa e organica promossa dal competente ministero il quale si dovrebbe procurare che nello stesso tempo le Case editrici offrissero vantaggiosi assortimenti di opere adatte e pubblicassero opportuni volumi di aggiornamento politico oltre che letterario? (Ogni tanto i suddetti enti ricevono delle segnalazioni dall'alto - non crediamo di rivelare segreti - ma si tratta per lo più di forzate segnalazioni per iniziative che non meritano o che sono a larvata finalità speculativa, o comunque improvvisata). Il discorso pronunciato lo ciano di volta e sui loro precescorso mese a \Veimar, al con- denti storici. grcsso degli scrittori tedeschi da Cosi altra carta stampata si Goebbels, oltre a contenere dati rovescia sulle case tedesche. È impressionanti per la poderosa facile dedurne che considerevoli opera culturale che, nonostante saranno le conseguenze di tale la guerra, anzi usando appunto diffusione nel campo culturale e delle speciali circostanze della sociale e che comunque si sta guerra, si va conducendo in Ger- rendendo un magnifico servigio mania, è fertile di spunti per il alla civiltà del popolo tedesco. confronto con condizioni nostrane Il libro è da noi ancora un anche inferiori a quelle tedesche oggetto voluttuario. Noi non pree con la ridevole portata dei mez- tendiamo la scelta delle letture, zi disposti a fronteggiarle. non richiediamo ancora la comSono duecentocinquanta mi- petenza del gusto, l'esatta gerarlioni di copie di libri ed opu- chi a di diHusione delle opere; scoli stampati in un anno e do- ma questo richiederemmo; che H nati ad una popolazione di no• mucchietto di carta stampata non van tu milioni; sono milioni di venisse considerato come oggetto ottimi libri inviati al fronte dalle da signori o da picchiati di strane iniziative private, sono tre milioni manie. di speciali edizioni militari delle Chi compera libri in Italia, principali opere letterarie e poli- dove si dice che l'analfabetismo tiche della cultura tedesca che è in via di sparizione (ma la il Ministero della Propaganda ha conoscenza dell'alfabeto, se non pronto per costituire le bibliote- ci sbagliamo, la si diffonde apche invernali dell'esercito tede- punto per permettere la lettura sco e sono altri tre milioni di dei libri)? Basterebbe una stalibri quelli che sono in corso di tistica di questo genere e l'anastampa per il medesimo scopo. lisi dei compratori abituali di liUna opportuna sincronizza- bri in Italia ( compratrici in maszione dell'attività editoriale con sima parte, crediamo), rendei grandi avvenimenti politici e rebbe immediata ragione dei mo• militari permette l'aggiornamen: tivi di certi stupefacenti successi, to immediato del pubblico sm di certi orientame,nti editoriali; ci comp\essi problem~he Ai rtfac-F SP,i,.egherebbe la sproporzionata Fonaaz1oneKuml 1- ori1 4 fortuna degli autori eleganti di Budapest e di quelli plebei e imbarrazzanti - imbarrazzanti, ma così interessanti, vero ragaz• ze? ! - di Brooklin. Siccome la folla non accorre al libro, noi pensiamo lapalissianamente che debba essere i[, libro ad avvicinarsi alle folle. E pensiamo precisamente che pronubo di questo incontro dovrebbe essere proprio lo Stato. Troppi sono già i compiti che lo Stato ·deve assumersi in Italia per deficienza della privata iniziativa, ma occorrerebbe certamente aggiungere anche questo e fare di tutto perchè dagli enti politici agli enti militari, in tutti gli strati e le condizioni della vita nazionale il libro non solo fosse un ospite gradito, ma un personaggio essenziale. Non ci illudiamo circa eccessivi risultati che l'iniziativa potrebbe riscuotere, ma riteniamo che se fossero inviate alle truppe in linea o mobilitate delle bibliotechine che non fossero il rifugio degli scarti di tutte le private biblioteche italiane e se queste bibliotechine fossero af!idate ad elementi idonei (ma che cosa si fa che non ci si decide a rifare e ad adattare da ,noi le P. K. dell'esercito germanico?) Pretendiamo troppo? Ma un Ministero della Cultura popolare esiste proprio per portare la cultura al popolo, oltre che per fornirgli un utile svago. E siamo certi che Alessandro Pavolini, fascista e scrittore, è del tutto con noi: lo sappiamo inoltre coraggioso come al tempo del suo giornalismo giovanile e tutto è possibile a un uomo che sia abituato 1 a considerare gli ostacoli sempre inferiori alla volontà di vincerli. Le battaglie intraprese in nome della cultura del popolo valgono non meno di quelle sostenute con le armi contro il nemico. ERREÀ 1

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