Pattuglia di punta - anno I - n. 2 - dicembre 1941

Hl\lHRGIIHOlll \ll C'è capitato diverse volte - quando, dopo avere notato e sottolineato errori e deficienze nel nostro settore, abbiamo manifestato il desiderio di dedicare tutta la nostra attività ed il nostro ardore per correggerli e rimediarle - sentirci rispondere da alcuni nostri interlocutori che crayamo degli illusi, che tanto il male era talmente incancrenito da non poterlo vincere in nessuna maniera. Ed i nostri interlocutori non erano vecchi rimbambiti, ma giovani come noi - giovani d'anni precisamente uomini che vivono più o meno la nostra stessa vita e che dovrebbero sentire i nostri stessi bisogni ed avere i" nostri stessi desideri. Ci trovavamo quindi di fronte a dei rinunciatari, a dei giovani troppo presto invecchiati, a dei poveri di spirito, a degli esseri - per adoperare un aggettivo oggi molto usato - tipicamente borghesi. E: doloroso accorgersi come, in nome di un ideale deleterio e desideroso solo della pace a tutti i costi, molti giovani non si accorgano del gronde dono della giovinezza operante, coraggiosa, negatrice di tutti i compromessi, di tutti gli arrivis,ni, di tutte le burocrazie più o meno mascherate con l'accomodante distintivo dcli'« ogni cosa a suo tempo »: il bello è che questo auspicato tempo non arriva mai. Giovinezza. \'ogliamo precisare che noi rinneghiamo tutti coloro che fanno professione di giovinezza, che, dietro il suo paravento trasparente, co1nmcttono un mucchio di stupidaggini; ma d'altra parte non possiamo fare a meno di rinnegare e di allontanare da noi coloro che - pensando alla giovinezza come ad un semplice abito esteriore fatto di gesti e non di fatti - cercano di invecchiare precocemente per fare piacere al vecchio capufficio ed ai vari altri capi. Ma non si deve credere che la giovinezza italiana sia costituita solamente di persone che tengano in grandissimo conto la loro reputazione di uomini «posati», che non sanno compromettersi in ogni modo, o di altre persone che non vogliono assolutamente invecchiare pcrchè vedono nella loro vecchiaia non una maturittì mentale e morale, ma semplicemente un indebolimento materiale e fisiologico: tutt'altro. In Italia esiste, ed è quella che conta perchè dà alla vita della Nazione il marchio inconfondibile della sua vitalità, una categoria di giovani preparati coscienziosamente, maturi intellettualmente che si sono accorti che la giovinezza non è una fonte di chiassate goliardiche od una deficienza da mascherare di fronte agli uomini seri, agli arrivati, ma uno stimolo ad agire con una maggiore potenza di azione e con migliori risultati nei confronti dell'interesse nazionale, Categoria che può sembrare, che anzi è, poco numerosa, ma che è quella in fondo che dà, o meglio darà, il tono alla vita della Nazione. Gli altri non contano: lasciamoli alla loro giovinezza ad oltranza, lasciamoli aUa loro precoce vecchiaia rinunciataria. I giovani veri, quelli che non temono di essere accusati di creare perturbamenti con la loro vita al cli fuori di ogni meschinità e di ogni burocrazia, che non vogliono e non desiderano il posto sicuro per non incartapecorirsi innanzi tempo fra le schede e le statistiche, lavorano con fode, con purezza d'intenti per una lclea che non si riassume nell'acquistare regolarmente la tessera e nel portare in bella mostra il distintivo. E questi giovani, nell'interesse stesso della Nazione, vanoo valorizzati: non assegnando loro onorificenze ed incarichi ~abbondantemente retribuiti, ma incitandoli piuttosto ed aiutandoli sempre più a lavorare con fede e con disciplina. Innestando queste giovani energie nei quadri non solo del Partito, ma degli organismi della Nazione maggiormente vitali, affidando loro i compiti cli maggiore responsabilità, si potrà imprimere alla vita nazionale quella spinta propulsiva necessaria per un'Italia imperiale. Il Partito, con la nomina recente di giovani vice Federali comandati presso le varie F eclerazioni provinciali, ha già cominciato questa benefica opera cli ricostruzione elci quadri. 0pera che va intensificata sempre più, con coraggio e con triplicata volontà. Ci sono dei giovani in provincia che, attraverso il fuoco di numerose battaglie, attraverso lo studio e la prassi quotidiana ciel vivere secondo i più duri e disinteressati principi dell'etica fascista cd italiana, aspettano con ansia la prova che dovrà mettere de[initiYamcnte in luce le loro reali possibilità, le loro doti innegabili. Il Partito non può dimenticarsi di loro: e siamo sicuri che, quanto prima, assisteremo ad un nuovo radicale rinnovamento dei quadri ciel Partito. Rinnovarsi o morire: non è desiderio di stupida dozzinale rettorie .. che ci spinge a scrivere la frase famosa, troppe volte adoperata a sproposito, ma il desiderio di vedere sempre più !orte e più grande la Patria: la nostra Patria « giovane » e potente. IF'Al,TER RONClTI Fondaz~@~eRRl!Jlf.fi-14tr ... J;o,.~ CHE PRODUCE MAlfRIALE 01 OUERRA, UNA:COLATA Dfl METALLO fiori bi serra Nel numero del 9 Novembre 1941 del "Giornale di Dalmazia,,, quotidiano di nuovissima data, stralciamo e riproduciamo, in un certo senso divertiti: Sembrerebbe si trattasse non d'un giornale fresco di quest'anno ma d'un foglio di vent'anni fa. Un po' d'attenzione, di grazia! Cii9ioni A che volgon,o i richiami della stampa non quotidiana in Italia dove, a leggere pubblica:ioni di un certo carattere impegnativo, sare,no si e no i soliti il1testarditi dieci gatti? La riprova la abbiamo nel persistente gigioneggiare di individui impomatali e distintamente drappeggiati che continuano sugli schermi, nelle foto delle riviste illustrate, nelle noliziole delle rubriche confidenziali dei giornali femminili, la vecchia trama che non sa di guerra e di lotta nozionale per la vita e per la morte. Ma quante belle donnine li circondano, che scollature, che indicibili particolari anatomici femminili, che provocante richiamo di una vita facile e tutta gioie! Ce ne staremo dunque contenti di quella loro infinita condanna ad una sorto di mondo dimidiato, di vita incompleta, di strati spirituali a mezza costa; ce ne staremo contenti, noi che ogni tanto ci vediamo davanti queste effigi, sapendoli di una indecisa virilità, se sapessin10 dimenticare, sotto l'abito militare, la passione dell'arte e se, convinti della serietà morale del teatro - e anche della possibilità di essere di una serietà del cinema - non pensassimo che saranno quei simpatici gigioni goderecci a dover interpretare e portare al trionfo i personaggi del nostro nuovo teatro, personaggi che saranno nati da questa tragedia e da questa faticata vita d'armi. Che si aspetta a mandarli al fronte? Si teme che le divelte del varietà restino senza compiacenti ballerini o che zia Teresina sia presa dalle crisi se tarderà un poco il solito divo ad affacciarsi dall'altoparlante della radio casalinga? Qualche licenza per un film o per una serie cli rappresentazioni non saremmo certo noi a volerla negare. Ma che il pane della vita militare lo mastichino un poco anche loro! IL BARBUTO 3

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