Leggo in una lcllcru di D'.\nnunzio a Felice Ratlo: « S.e io potessi interpretare • il mio sentimento di odio per « l'America. con parole di ruoco « e cli fiamma, c1ucsle sorpas- « serebbero in altezza il era- « tere del Vf'suvio ». L'AMERICA ALLCONijUISTA DELL'EUROPA Questi sono i sentimenti che ogni buon italiano del '41 dovrebbe pro, are. E che r,u. t1·oppo molti non pro,·ano. Si è preso il cattivo vez.(:o di considerare in ogni caso la propaganda politica come c1ualcosa di opportunista e artiFicioso. Se pure questo in parte è vero. In sensibili:à dell'osscrvalo"."C de,e saper discriminare. Infatti bene spesso I' impro'"dso ril'olgersi di una posizione politica dii agio di scoprire una situazione per l'innanzi del tutlo ignorata. Si diffonde il risultato della gra, issim•a scoperto; ma troppi dicono: « Propaganda politica •· E: ml usum delphini, Per l'uomo della strada. Noi intclgenti non ci crediamo. È un po' il caso cicli' America. Chi abbia seguito con un po' di attenzione e accortczr.a il 1>roccsso storico americano - sia detto una volta per sempre che adoperiamo il tutto per la parte, diciamo America per Stati Uniti -, ha compreso come l'America abbin smascherato ofa, in pieno, le sue mire di dominazione europea. Cerchiamo di capirci bene. Non voglio dire, o mi metterci alla pari di un farneticante pubblicistt1 del New York Times, che sarebbe giunto prima o poi il momento in cui l'esercito americano, ombrello in pugno e canarino nella gabbietta, sarebbe sbarcato a Lisbona o a Bordeaux e avrebbe conquistato a schioppettate il vecchio continente. Questo dice, con termini invertiti, riguardo alla Germania il sullodato pubblicista statunitense, per eonl'in- ,cere i suoi compatrioti che la guerra contro Hitler è una santa guerra di difesa n~ionale. ~la questo è troppo puerile. Il pericolo era un altro. (Dico era perchè al punlo in cui siamo, scoperte tutte le carte, messe a nudo le reciproche posizioni, ci s'è guardati in faccia, nel bianco degli occhi, e s'è compresa la verità). Consisteva cioè nel progressivo e tentacolare sforzo dell'America di estendere la sua civiltà, il suo cost.ume, la sua model'nità al nostro continente; che per conto suo non ne avev.1 affatto bisogno. L' attacco ern condotto, si deve ammetterlo, benissimo. Tanto che per molto tempo nessuno se n'è accorto; tanto che molti ancora non sono convinti a proposito delle reali intenzioni dcli' America. M' O lecito dire che anch'io non molti anni fa ero un fervente ammiratore dcli' .-\merica e degli Americani? .Ma ora, pur senza conoscere a Iondo l'America e i suoi complessi problemi, pur nella confusione prodotta dalla lelterutura americana e sulla America, per cui un autore ti, dice una cosa e il giomo dopo in altrn libro leggi perfettamente il contral'io, credo di stanza chinro nelle relazioni tra Amcl'ica ed Europa. L' 11.ssnlto dell'America alla civillà europea si può definire, con immagine ardita ma adercnlc, unu giganlcscn campagna pubblicitaria. La pubblicità di un popolo agli occhi del mondo. Ma la pubblicilà non ru folta con le ins<n·zioni. Ncssvno scrisse: « Visitate l'America» o « Vivete come gli americani». Il gioco si sarebbe scoperto troppo presto. Fu fotta pazientemente, un poco per \folta, una riga su un giomale, poi una colonnetta, poi una fotografo1. Fu foU..a in modo che il lettore non I' avvertisse minimamente. fu fatta, più che dalla stampa americana, dalla stampa nostrana: che riportando le cu1·iosità, le mattacchioneric, le originalità americane divenne in buona fede l'arma della pubbliciU'I americana. Cli americani, bisogna riconoscerlo, sono stati sempre dei formidabili agenti pubblicitari. Tutto quello che pensano, tutto quello che dicono, tutto quello che fanno, non possono tenerselo in casa. Debbono sbandierarlo lii quattro venti. Ricordo d'aver visto, due o tre anni or sono, su un noslro grande quotidiano una fotografia di Rooscwelt, che 1>oncva in rilievo come egli si fosse recato n unn c~rimonia, in un giorno cli pioggia, munito di una Coderetta impermeabile sul cappello. Sciocchezze. Eppure In propaganda americana ha operalo sempre su <1uesto tono. E tutti ci sono cascali. Vediamo un po' di considerare i vari elementi sui quuli detta propaganda lavorava. In un primo tempo il piatto forte fu costituito clal racconto fontnsioso delle strancL.ze dei miliardari e del progresso materiale raggiunto dal cittadino statunitense. A questi pczzi•base si aggiungeva la descrizione particolareggiata e soddisfatta dei rap.porti sociali e sessuali instaurati nelln republica stellata. Doveva, in conseguenza, apparir chiaro tra le righe come la nuova ratio vivendi era il principio e il fulcro sul quale si sarebbe sviluppata la nuova civiltà mondiale. Civiltà a sentir loro basata su un arditissimo concetto delle relazioni umane: la sincerità, la libertà, l'abolizione cli ogni con\'enzione. Tultc c1ueste cose produssero sui popoli europei l' effetto di una lampada da duemila candele sugli occhi di chi la fissa. I ceti meno colti e più supcrFiciali furono stupe• ratti dal racconto di tutti quegli industriali che, avendo cominciaio a ,endcre aghi a un centesimo l'uno, possede\'ano panfili e scuderie d' automobili. Si creò la fama dcli' Eldorado amedcano. ~= In propaganda cli oltre ocetrno raggiunse uno dei suoi fini immediati: quello di succhiare in tutto il "ecehio contim•ntc uni:1 ingente mano cl' opera attrnttn dalla speranza di forti guadagni. Fm'ìtf àtl'b n ~"'R riffi Il i ..:'fmfl° gli im entori di 2 comoditù e stranezze. La notizia della più stupida e banale scoperta venne in ogni occasione imniancabilmenle gonfiata; le più ridicole e antipratichc imenzioni portate alle stelle. !\'li domanderete: «E questo che se;viva alla pubbJicit~i ameri~ana? • Serviva a far altecchire nelle nostre menti la persuasione che l'americano fos~e un individuo di cccer.ionali e vulcaniche capacità, fosse l'uomo nuO\'O atteso per il 2000. '\cssuno capì che nella maggior parte dei casi cm un entusiasl.a e convinto buffone. Ancora. J rapporti sociali e sessuali di cui ho parlato suscitarono l'interesse sbalordito soprattutto delle classi giovani. Dopo I' interesse, I' ammirnzionc, l'invidia. In seguito e a coronamento, I' imitazione. Lo stesso dclo, del resto. altraversato anche p<;r i fenom'cni dj cui sopra. Sì che si vide il pietoso, spesso schifoso speUacolo di una gioventù in cui. in omaggio alla libertà americana, al cameratismo sessuale americano, i maschi si effemminavano e le femmine si mascolinizzavnno; in cui la sinceritU che si voleva copiare dagli ame· ricani, e che del resto neppur essi possede, ano, diveniva la più odiosa affettazione snobistica. E' di qui che nasce jl milo moderno, possiamo bene cosi chiamarlo, del gag<i; che nas<·e la stilizzazione della ragazza no"eccnto. Ma per fortuna s'è dato l'allarme e - anche per questo sia benedetta la gucl'ra - la mistificuz.ionc s'è in massima parte dissolta. Finalmente s'è capito come la società americana fosse fondata sulla spersonalizzazione cieli' individuo, sul concetto dcli' uomo costruito in serie come le automobili Ford. S'è capito che si sarebbe caduti nel materialismo più assoluto. quasi comunista. Ci resta da parlare dei mezzi materiali usati clall' America per imporci la sua civiltù. Uno dei più efficaci, special• mente per il popolino, fu il cinema. Ci fu un momento. non ricordo di preciso quanti anni Ca, in cui la testa cli ogni servetta e d'ogni sartina era piena di giornalisti' arruffoni, di donne dai venti abiti al giorno, di giovanotti spregiudicati. Calcolate che, per esempio, mille sartine e servette corrispondono circa ad altrettanti studenti, fattorini, militari, e vedrete subito la forza di questa propng:anda... Ancora più perniciosi degli effetti del film tipo av- ,·entura galante ed elegante, Furono quelli del Film di. gangslers. Questo fenomeno meriterebbe, in sede sociale e politica che con la tet·nica e I' esteticn -cinematografica nulla o poco ha a che vedere, con~derazioni lunghe e approfondile. J\fi sia consentito per ora di pone una domanda: Cl1e interesse a,cvano gli americani a far conoscere con tanta sch iet tezzn quella che era una delll' loro maggiori piaghe sociali? Le ragioni più evidenti potrebbero estere, per me, due. La prima tendo a scartarla perchè mi pare puerile: che cioè, se da una faccin della medaglia si mostrava la parte bacata, il !iand;tismo, da quel!' altra si mo~t: a, a in compenso la parte rnna e rngguarde\·ole: I' organi?Zazionc della polizia. 1\fo que tu spiegazione, ho già clctlO, non mi va. P,·efcrisco la seconda: che cioè questu faccenda delle sparato1•ie e dei ricatli e dei contrabbandi costituisse per gli amerieani, più che uo'abi· ludine. una spede di epica sociale. L'idea è forse un po' ardiH,: ngli americani, materialisti e po,•cri di spirito, s'imponeva, per la diffusione' dello loro pseudo-ci, iltà, unn specie cli epopea moderna, che non potendo pro~urarsi in altra maniera si crearono con le gesta dei grmgsters e le imprese dei g-mens. Un anello nibelungico americano? Certo quelle tremende battaglie in automobile, ·in treno e in piazza, hanno una certa poesia sanguinaria ed eccitante. Non poco ci sarebbe ria scri,·ere per il ja:z. La musica negra, sensuale e materialista, ha avuto una parte essenziale nella arr:edcanizzazione di molti giovnni d'Europa. F; stata una delle armi più affilate della pubblicitù americana. Quando l'Europa fu inondata dai Duke Ellington e dagli Al Johnson, corse un pericolo forse più grave che quello di una invasione barbarica. Tanto più che in questo caso si trattava di una invasione c-osiva e pacirica. Anp che riguardo alle letterature americane mi riprometto un ulteriore approfondimento. Per ora mi basti dire che i più recenti fenomeni, come Stcinbeck, Caldwcll ccc.. anch' essi sono un'arma u doppio taglio. Come si spiegu che «: furore • sia stato approvato da Roosevelt? « furore » sembra un attacco al capitalismo americano; ma ne è in un certo senso l'esaltazione. Ste·nbeck, c,uanclo pone il problema soc.ialc e non lo risolve, fa capire di credere in una risoluzione di questo problema di parte del capitalismo americano. Altrimenti l'autore si sarebbe riFugiato in un ostinato socialismo dislrul• torc. , Un'obiezione potrebbe essere portntn contro molte delle affermazioni di questo mio scritto. Se gli americani hanno cercato di diffondere gli clementi migliori della loro civiltù, gli altri popoli hnnno assorbito questi, e non gli llltri peggiori che gli Stati Uniti hanno tenuti gelosamente in cusn. i\Jn sapete da che cosn derivano le bruuure dello civillù americana? Dal complesso, dalla totalìtà ciel modus vit,cncli. Cli clementi cattivi scendono direttamcnlc da quelli buonj, e sono insdndibili da essi. La civiltà nmericana è un tutto non scom· ponibilc in pecche e pregi; è un tutl.o in cui le pecche d1ìnno, poniamo, il 70 per cento; i 1>regi il resto. Si legga «America amara» di Cecchi: il quadro è sintomatico. A pàg. 357 l'autore, che profondamente conosce l'Americo, la chiama: « ... un continente mortinizzato e isterizzato di ipocrisia e di cupidigia bancnria 1 df'alcole e cli frustrazioni sessuali». L'America è tultn in questa netta sintesi. Se la pubblicità americana fosse riuscita. prima o poi, per convinzione graduale ma radicale dei popoli europei, a rnggiungere i suc,i scopi, l'Europa sarebbe arrivata allo stesso punto. Ma la guerra ha messo in chiaro lutto. L'A11:e ica non conquistcr:'i mai l'E:u.ropn. Tra <lue mondi c'è un abisso incolmabile. Di qua sta la dvihà secolare. Di là sta In primitiva barbarie. GJUSE:l'l'f: ZOIJOI,/ PUNTI DI VISTA Bisogrw che i carr,tteri degli ltoliarii tlfoengano veri e propri monoliti di tersrt fede. Bisogna cre,lere col cuore e con la mente al Sacro, al Vero, al Giusto, al Buono, al Bello. Solo éO.-.ì d pos,.,ibile crellre i presupposti e le basi cli una politica imperiale, della politica imperiale. Solo cosi si avrà a che fare non con c/ei bipedi umani che credono solo a quel che vedono ma con delle personalitrì che oer/ono sol ciò· che credono. *** Si di,e: « lo sonu a pos/f, con il Codice; du11que io sono fascista •. .Von è ,,ero. Essere onesti mentre, molli arra//ano è già qmtlco.<rnma non è lullo. Il fascismo postufo essen:ialmenfe l'Oflesf<ì ma la supera, la trascemle, ne fa un trampolino di lancio verso ideali pitì vasi i anche nel/· ori:- =onle della persorwlilcì singola. Non si è Fascisti quando, salraguardarido gli arlicoli del Diril.lo, ci si impegola nella giudaica astu=ia, ci si mwolge nel manto dell'egoismo, ci si insudicia nel letamaio prfoato clell'ttmoralit,ì, si rendono, in altre poro/e, sè e gli allri reciprocamente estranei e 1,er di pili nemici. * ** Ogni grande, imperia'e politica ha e non può non <were come fufc,.o la seguente massima ,li Ferdinando Martini: « Mai nominare per un pubblico incarico clii nel corridoio aspetta di essere nominato•. * ** Game/in, in un discorso termto nel nu,ggio <lei 193i. dichiarò che « Un fwese che Puoi t,h-ere no11 deve <limcnl i care ». Mussolini, rendendo omagg·o recentemcmle aìle ceneri cli Goffredo .\lame/i caduto per piombo franCése, lw assicuralo il generr,for,e repubblicano ed i suoi degni compatriotti che l'IJa/ia /,a la memoria buona. Cosi siamo d'accordo! NEVIO ,I/A1"1"E/1'/
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