Pattuglia di punta - anno I - n. 2 - dicembre 1941

N. d. R. • In questa rubrica sono invitati a collaborare tutti i camerati che abbiano idee e proposte da manifestare circa i veri argomenti tra i più vivi ed attuali della vita culturale ed artistica. Iniziamo con alcuni problemi che già da tempo sono dibattuti nella stampa quotidiana e specializzata. Però crediamo che la loro importanza sia tale da poter sacrificare senza rimpianto alcune colonne del nostro periodico. Tutti, ripetiamo, possono replicare e segnalarci altri temi. Premettiamo che alla fine di ogni discussione la Redazione della Rivista, dopo avere esaminato i vari articoli, preciserà la sua opinione in proposito. t'ARTE, It JA~~ Et'ETI~A li compo·sitore dà alla sua produzione mu5icalc l'impront.i del proprio stato [isico-moraJe; e poiéhè il musicista è un essere estremamente sensibile conferisce ad essa unche l'impronta dell'ambiente da lui fre<1uenlato o che è in qualche maniera con lui in contallo. t vero che in ogni musicista c'è un certo senso di refrattarietà ad ogni inrluenza 1 ma questo senso è cosi debole che la curiosità, il piacere ed il desiderio di seguire la corrente, ottenendo cosi facili ed etrimcri successi, hanno ragione di qualunque senso refrattario del compositore che non sia dot:alo cli fortissima \'olont,ì a ben perscvcrurc. Si dirà che vi sono stati art.isti che certo non hanno brillato per la purezza e che sono vissuti in ambienti poco morali, ma pure la loro produzione non è stata intaccata menomamente i è da stabilire se questa non rispecchi la vita. e l'ambiente dei pochissimi artisti in questione. Ammesso, ma non concesso, che vi siano stati di t...,li casi, è giusto il considerare ciò come un'eccezione. F.: il caso del Fior di Loto che nasce dal fango. E la Natura, nella sua infinita sapienza, si compiace di mettere una sua creatura (uori dalle leggi comuni, evidente éJimostrazione di quanto sin difficile mantenere un certo nitore in un ambiente contrario. ratta questa premessa trattiamo brevemente delle origini e dello sviluppo della musica. La genesi della musica è incerta, si intuisce però che l'uomo, ancora selvaggio abbia dato una certa regolarità di successione (ritmo) al rumore-suono; successione forse suggerita dal moto del cuore, del respiro, da gocce d'ac<1ua cadenti, da <1uello del mare ecc. ecc. Certo è che il ritmo fu applicato in tempi rcmotissimj. Per avere un'idea di come rosse quella musica basta osservare quella esistente tra le tribù selvagge dcll'A rrica. Ecco alcune delle sue caratteristiche: anzichè di vera e propria musica, si tratta di un complesso ritmorumorc-suono. Il ritmo prevale sulla melodia. Quest'ultimo è cromaticissima, infatti i.I tono è ridotto ai mjnimi terero. Se l'antica Grecia ririutava il cromatismo in Homa, a lei tributaria jn quest'arte, mai si diffuse. li dima, la razza e la nazionalibì hanno sempre conrerilo all'opera d'arte un carattere che è, se si ,·uole, più o meno mn sempre riconoscibile. Ora se esaminiamo il jazz ci appare subito che esso è sostanzialmente una musiC'a ibrida, come è del resto ibrido il Paese in cui è nato. Erfett ivamente il ritmo, che è prc,·nlcntcmentc tratto dalla sincope è In parte principale, dimostrando cosi il çarttttere originario negro; la melodia è di stile europeo, ma con svisature ritmiche e con portamenti, dimostrando cosi il connubio euroa[ricano; l'armonia è europea. Jl bisogno sentito dngli Americani di dare un ma~gior rilievo al ritmo dimostrano che essi non sentono quel ritmo che è normalmente insito in una qualsiasi composizione musicale. Ciò C una conferma delle negative qualità musicali della razza anglosassone. Infatti in tanti secoli dj storia musicale gli Inglesi hanno a,•uto un solo artista degno di nota: il Purcell, che non C nemmeno una stella di prima grandezza. mn una figura di secondo piano. Si ha bisogno di stimolanti quando certi organismi scal'seggiano nelle loro funzioni. Così si ha bisogno di un maggior rilic\'O ritmico per stimolare lo Seàrso senso musicale, a comporre, a suonare e ad ascoltare. Se non volessimo negare possibilitò. artistico-musicali agli anglosassoni, dovremmo accusarli allora di decadentismo perchè é solo c1uando r'è una insuHicienza fisica che si ricorre a mezzi sussidiari. Con questo non diciamo di abolire il jazz, ma che almeno venga studiata Nell'ultimo j"scicolo di « D... <lmma », si legge di Eugenio Ferdinando Palmieri un lungo articolo, ben congegnalo e chiaramenle signijicativo, che /raltll della critica, dei critici e ,li mille altre isorllcchie del genere. li tliscorset/o è rivolto agli autori, agli altori al pubblico, ai giornalisti e dopo vc1rie elucubrazioni clam,ero lllluali conclude per tutti pre5s0 a poco così: • fo critico teatrale non ha impor/anza; ha importan=a la storia ciel teatro: che è fotta dalfo critica». Palmieri si schiera, a buon cliritlo, e, proteggere quella colonna fissa del giornale stumpat« all'indomani di ogni prima; mi pare tultcwia che nel difendere lo sua tesi commetta un peccalo atlribmbile fon.e alla modeslia o acldiritlura al pudore della veritcì. Sulla faccenda dl'I --: c<llmu esame » siamo in pieno d'accorcio: unCl proposta senza fondem,ento <l/cuno e che n,ppresenta la losca trama di quei selle uomini d'ajfari che trotwno eia dire per i consigli affettuosi e leali ciel critico in buona fede .. \la cl,e proprio la critica minj usando portamenti anche t.ra note resti un fallo a sè, una noli:.ia, un<l molto d~stanti. Spesso un cantante im- delle tante noti:ic del giornale.... Veprovvisa mentre altri selvaggi tanno diamo infatti quanto accade, e sopradel ritmo in diverse maniere. lutto quanto accade in provincia, la Pian piano la musica si e,•olse e mala provinci<l della quale tanli lratforsc molto presto il ritmo Si equilibrò temo a clistan:a sen=<l poi averne mai alla melodia. Già nclln ri.tagna Grecia toccato " tu per tu gli autentici proil supercromntismo della melodia era b/emi. Arriva le, compagnia: manifesti considerato un barbarismo, più tardi la di allellmile pubblicitcì, nH)"Ùmmlo cli Chiesa Cattolica lo bandi dalle sue logico interesse, attesa dell'impresario forme musicali pcrchè impuro e distur- ol botteghino per le prenotazioni della F"C>Flda'~iB'fì'~toR'l.Jfffflf"..: For1ìStia pur cerio Palmieri: queste 14 l'influenza che esso ha sui compositori, sulla popolazione in genete e sulla gioventù in spe:::ie (Americanismo). Dal risultilto di tali studi si trarranno ragioni per una riforma. In secoli di storia musicale i caratteri delJa musica tedesca, così profondamente analitica di lutti gli stati cl'nnimo e di tutte Je situazioni sino ai minimi particolari, (che a noi italiani appare un po' pcsant.e) 1 e i caratteri della musica italiana unch'ei,sa trnaliticn, ma solo il necessario per non caricare troppo la tavolozza a scapito della sobrietà dcll'atmosfora musicale, caratteri nazionali che non hanno mai cambiato nonostante i.I mutarsi dei tempi e: degli stili, dimostrano <ilHmta vitalitù abbia in sè la musica europea, che da evidenti segni dimostra di non essere giunta allo zenit. Lo conferma anche Ferruccio Busoni nel •Suggio di una nuova estetica dcll' arte dei suoni• dimostrando che la nostra musica è agli albori della suu possibilità. Il jazz invece nonostante la sua evoluzione riuno-melodica, evolu7.ione favorita da P. \Viteman e realizzata dai compositori jazzisti F. Gofrè e G. Gershwin, hu sempre in sè i ge1,ni dcllu sua decadenza. Fintanto che il jazz avrà sezionato l'intervallo ai minimi termini con portamenti, sino a che il ritmo dominerà la melodia, (nelle opere d'arte non si osserva forse il perfetto equilibrio di tutti gli clementi che lu costilui$crmo?) sino a che con gli e I lot » sia pure improvvisando, si fari\ della melodia essenzialmente ritmica, il jazz dovrà essere accolto dal nostro popolo come una curiosità da osservare per poterne trarre doHc giuste valutazioni. Al/JE:111'0 CECCAllELll sono in diretta proporzione al commento Ji · quei foli tre e,tti. li così clrfomato esperto di cose di teatro, ed anche il non troppo esperto vi<l, conosce già il desiclerio commerciale, poetico, sublime, mecliocre, ignobile, dell'autore; sa <ld esempio lo buona inlerprela:ione cli Ricci, la cattiva forJunc, della Carli, la scena trabocchetto del secondo atto ecc. ecc. E prenol<l fo poltrona solo se Simoni, Bassano, Palmieri, Flaiano e gli altri assicurcmo che vale la peno di spendere lire il<lliane t;enticinque. Aggiungo ancor<l: se durante la rappresenta=ione il noslro esperto non si trova in pieno parallelismo con il critico di cui segue l'indiri::o, alr°uscila si sforza poi cli ripensare al C<lSOe di rimellere il proprio cervello sulla direttiva dell'<lltro. Fenomeno del resto giuslificabile ecl esageral<lmente umano, fenomeno che porla poi in sede gener<lle al partilo, correggo, alla corrente, alla classe, in fondo in fondo alla cricca se.... E mi <lccorgo di riaprire qui fo discussione o di rimetlermi in pieno al c<llmo esame, quando, si intende, il critico che impera 11011ha, e 11011 polrcì mai avere, questo è l'importm1te, le qualitcì oneste del mentore sereno e preporato. Dunque, ottimo Palmieri, è necesS<lrio propugnare la selezione dei critici, è necessario chiedere ai giornali un olfitto veramente economico della loro rubric<l teat.ri percl1è, insisto, la crilic<l ha quella l<lle funzione di educare e di invogliare al teatro il pubblico, gli attori. Purtroppo eia una parte e cfoll'altra si tende e, negare il vc,/ore dell<l frecci<l imlicanle il bene o i~ peggio e si cilo110 esempi, scrivo bene, t<llttni sporadici esempi: Niccodemi, Pircmdello, t,oglio mettere oncl1e Betti. li pubblico li imo/e, non /i vuole, i critici li sosle11go110 1 li abbalfono. 6 chi lw poi ragione? Pensi bene Palmieri olla s,..-, frase: • la crilico leotrale 11011 ha importan:e,, lw impor/an:a le, storia del tealro: che è fallo tfalh, critico"'· \'on ci lroviamo di jronte ad un bel discorso e, ccwa tur<lccioli.' Allo diatribe, del medico che si rimette, nel coso grave, prima a Dio poi alla scien:a? Del reslo alla mattitw, i,r barbe, " /.ulli i libri e a tulle le co11fere11:.e, il giornale delta gli avvenimenti di ieri e J'imliri::o tielle a=ioni ,li domani. In confide11:C1 poi, Palmieri, per quc,/e motivo gli amici noslri, autori, otlori, imprese,ri e co111pog11io, prime, e dopo la recita, si rimellono m,ime, e corpo in piena racconumcla:.ione slriscicmte <li critico del buon gionw/e? L(I crilicc, non è alloM tm f(l/.to a sè, urw nolizio, ww delle tante noli=ie inutili ,lei giornale. Al\"fONtUCA IJONOIU I DllftTft~DII I 11 I UH I N.tl ILLI I) Una buona volta per sempre: noi chiediamo alla critica quella scriehì e quella preparazione necessaria a fare di essa un'opera utile al cinema. Per questo un nostro camerata è insorto, nel numero precedente, contro quegli pseudo critici i quali possono essere persone di buon gusto quanto volete, ma che di cinema se ne intendono quanto la nostra serva, che pure se facesse ciel cinema avrebbe dei buoni successi, cd in c1unlsiasi campo, per il semplice fntto che è analfabeta. Pure <1uesti critici umoristici o questi umoristi critici fanno scuola. Leggiamo assieme come il vice dcli'« Assalto», uno dei migliori settimanali di Federazione che attualmente si pubblichino io Italia e che ha sempre avuto una agguerrita ed intelligente rubrica cincmatograFicn, termini la critica ,,cl un interessantissimo film di Guarini (è caduta una donna): • Rossano Brazzi è corretto, il regista Guarini Fn <1uel10 che può, noi pensiamo alla salute». Ma quanto sei spiritoso, caro vice (chi sarà, chi sarù); 2) Noi desidereremmo che fosse emanala una legge la <1ualc obbligasse tutti coloro che si occupano di cinema a leggere il nuovo libro di Chiarinj intitolalo: Cit1que capitoli sul film. Almeno certi padreterni della settimn arte, leggendo i cinque temì svolti dal Chiarini, essenziali per una precisa derir1iiione del film come arte, corno « assoluta forma », non cadrebbero più nell'equivoco impencrsante nel regno intiammnbilissimo della celluloide di un ibridismo cine-leatralc. Forse pretendiamo troppo nel pensare che queste pagine siano intelligibili agli uomini del cinema. Non diciamo con questo che lo stile di Chiarini sia inaccessibile; pensìomo invece, con apprensione, alle prove d'intelligenza che Unor~, abbiamo avuto dai molti registi, allori, sceneggiatori e via di seguito (nel seguito sono compresi anche i critici).

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