tre una strada campestre semiabbanclonata attrae la nostra attenzione e induce la fantasia a pensare al dramma dell'amore di Paolo. È forse quello il sentiero eia dove Francesca vedeva scendere l'amante ai segrl'ti convegni? Infatti ogni colle che circonda Polenta vuol ricordare il luogo ove la leggiadra figlfa cli Guido si sarebbe assisa per contemplare il ceruleo mare, che la1nbc con la spumante onde Ravenna e la lontana, pittoresca pineta. Anche Carducci, nella sua saffica • Alla chiesa di Polenta», inizia rievocando la bella e tragica leggenda. « Agile e solo vien di colle in colle Quasi accenanclo l'arduo cipresso, Porse Francesca temprò qui li are/enti occhi al sorriso? » Se m questo ameno colle, come ci è tramandato, la nobile ravennate in tranquilla solitudine raddolcì jn un sorriso le pupille ardenti cli amore e di passione, pochi notano (forse nessuno) che da quel poggio ermo solitario, il quale seppe ispirare un'ode sì melodiosa al maggiore Poeta della Terza Italia, all'Enotrio Romano, volgendo lo sguardo verso l'Appennino, è ben visibile ed a breve distanza, la Rocca cli Ghiaggiolo dove Paolo, abitava e vi avea famiglia. Forse nessuno nota che Francesca alla parca ombra cli un cipresso - se pur mai venne a queste aure salubri e salutari a cercare un ora cli oblio e di ristoro - senza dubbio alcuno, volgeva lo sguardo lassù, verso la ridente contea del suo Paolo, scrutando impaziente se dall'usata strada, e da qualche sentiero campestre e solitario, scendesse l'audace amante. · * ** Fosche ombre di tragedia adombrano l'antica rocca dove visse la dimenticata e tradita Beatrice Orabile che, nella so.rte crudelissima . trovò la forza cli reggere e conservare il trono ai Iigli Umberto e Margherita. Ramberto, nipote cli Paolo, all'età cli 65 rll Non avevo mai saputo cosa fosse la 110stalgia. Non quella 11ostalgia romantica che ci fa sospirare ricordi di cose passate o di sog11i di notti ... di mezza estate; ma un desiderio ardente di ritor11are alla mia tzrra, di rivivere fra /f! sacre cose e/re ci /tanno uislo bambini, tra cui i corpi bmnbini si sono lras/Qnnati a poco a poco, iruluriti sotto il maglio ciel/a vita: 11011 però fi110 ali' anima ancora. E l'a11ima chiede la sua terra, implora fra la turbinosa realtà u11'ora della sua vita d'un tempo. Terra mia che mi appari di lontano con ancora lo sq,u1/lore del 'inverno recente, con i tuoi monti un po' confusi di bruma, con la campagna /.appezu,ta di verde 11uovo, e con lo azzurro del tuo cielo. Desideravo te che ora mi vieni i11contro sorridendo; desideravo la tua aria, la visione delle tue cittcì piccole, intense di vita, ardenti di anima. Desideravo il suono della mia Romagna, il dialetto che mi cullò nei primi anni della mia vita e che giunge aperto e schietto all'orecchio disabituato del forestiero, come l'anima di ogni romagnolo. Ed ora che so l' amarezu, della casa lontana, rivivendo tra le mura patriarcali, uniche che ho conosciuto nella mia giovane vifo, le parole del mio dialetto mi accarezuino l'anima come la più dolce melodia. Lontana, mentre sentivo rintronare allo orecchio voci piu o me110 simpatiche a noi romagnoli, dalla parlata franca e gioiosa, mi cantava in cuore il mio dialetto. Le note di «Be!a bUrdela», la canzone più cara, mi accompagnava nelle passeggiate solitarie sotto un sole non mio, per viottoli troppo presto verdi di erba e freddi di vento. F O ~fòfi @!s~f p~efP<Jrllaceva 12 anni fu v1ttima ciel rancore dei due figli legittimi, gelosi cli una popolana dalla quale ne aYeva avuto cinque naturali. Infatti nel pomeriggio del 23 magg:o 1360, mentre il Conte assisteva nel piazzale cli Ghiaggiolo ai lazzi dei giullari, fu assalrto a tradimento e rido'tto all'impotenza. « I figlioli - narra Matteo Villani nel libro dodicesimo delle !storie fiorentine - con funi alle mani e ai piedi strettamente legarono come si suole di ladroni, e così legatolo lo fecero portare nella sua propria camera e in un fo11do che v'era l'incassarono e sotto buona e fidata guardia il teneano facendolo imboccare e fare altri servizi, che fecero fare una stanza di ferro e buone ( specie di fune) le quali pesanti fuori d'ordine gli misero in gambe, mettendoli i piedi la notte nei ceppi. La sua femmina, detta Rosina, nel fiumicello di Chiuserco!e con u11 sasso al callo la feciono annegare e i• b(lstardi cacciaron tutti ... ». La maniera energica ottenne gli effetti desiderati e il conte, nel 1367, fece donazione dello stato al figlio maggiore, Nicolò. Altre vicende si susseguirono fino a quando Ermellina Malatesta andò sposa Gianfrancesco Guidi da Bagno-Mantova. Ma, insieme alle vicende storiche, nacquero le leggende che oggi ancora circondano Ghiaggiolo cli mistero e cli poesia. · *** Ritornando una sera dalla montagna dominata dai ruderi cli Ghioggiolo, nuvole nere in corsa attraversavano iJ cielo. La rocca sembrava un fantasma pauroso, reso autoritario dalla voce dei suoi grandi ricordi, bruciato dal sole ardente nelle torridi estati, maciullato dalle bufere nei rigidi inverni, Jerito dalla folgore e squassato dai venti. li grido rauco degli uccelli notturni faceva pensare al vociferare di un esercito racchiuso tra mura. Mi piacque allora rievocare la più fiera battaglia... NA1"A/,B GIIAZIANI udire il richiamo della mia Romagna, il cuore nel s110 dialetto rispondeva: «Arturnarò Rumagna!» Sono tornata. Ripartirò p'ù forte, con l' animo piLi sicuro e con il mio dialetto vivificato dall'aria della mia terra. E' m, grande segreto, ma che lutti dovrebbero sapere: quanto è dolce per ognuno che è attaccato a quella terra che l'ha creato, conoscere la sua voce. E' una voce che della terra ha l'asprezza, ma che dei frutti della terra ha la ga:ezza e il profumo e il sapore e il colore. Della parola «Romagna» ho creata un'immagine di realtcì e di poesia. Realtà di visioni, poesia di sentimenti. Il riso schioccante e pungente delle don11e della mia terra accompagna un suono affrettato di campane a festa; il bruno dei loro capelli interrompe le messi bionde e i canti cl( giovinezza ardente, conquistante l'avvenire col pugno e col lavoro superano il vento che inci<:e mille sussurri tra le spighe piene. Bocche di ciliegia che scherzano tra le fronde rosseggianti di frutti, occhi di castagna che dove toccano pungono; corpi forti ed elastici dai muscoli tesi come archi scattanti, che più che offrirsi chiedono. Romagna, non sei tu la terra delle serenate appassionate; i tuoi uomini non chiedono con la canzone, ma con la forza di un sorriso, di uno sguardo, soprattutto di due braccia. Hanno l'anima negli occhi e sulle labbra, l'anima che ti danno col primo sguardo d'amore. Così amo la mia terra semplice e schietta, coi suoi canti, col suo dialetto, con la sua gente rude che trova nel lavoro accompagnato ad un riso esplodente la gioia di vivere: la mia Romagna a cui sono tornata. .4VVI lfl('I //frl( Commercio Esportazione Frutta CESENA . Via Milani, 5 . Telel. 294 COMO . Piazza Roma, 11 . Tele!. 1805 ronci lino molino a cilindri riccio ne )(.. CALZATURIFICIO FILIALENEGOZIO VENDITADETTAGLIO Via d•II• Torri N. b . TelefonoN. b0-81 OFFICINA COSTRUZIONI MECCANICHE telefoni: dcci o ne 549 r.i Ili i Il i 622 FORLÌ Monteg111ppa, l 1 Telefono bb 33 Via G. Regnolì, 54 Telefono N. 67-65 FORLI' Ditta BAZZOCCHI ARTUR Corso V. 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