AMOREdiU "TESTA DI CRISTO .. di C. Canlini "PICJATR.ICE D'UVA di A. Margotti VEDUTA PALUSTiE di C. Ser•olini Artisti Romagnoli L'arte, in provincia, ha questo cli suo e di sano: ogni artista si esprime come sente, senza ricorrere a trucchi di maniera; arte quindi, vera e umana: e anche originale. Così terra di sole e di colori, è feconda di questi veri artisti, soprattutto pittori: nella varietà del paesaggio adat1.a ai più diversi temperamenti. Al suo contatto è nata infatti la giovane arte romagnola: giovane, ma con sentimenti forti e definiti, data la natura stessa della sua gente. E ciò ritro,·iamo in questa mostra, soprattutto pittorica, organizzata a cura del Dopolavoro Provinciale di Forlì. Abbondano naturalmente i paesaggi, ma nelle figure urnanc e i ritratti spesso meglio si nota la maturità di un artista. Tre, fra questi, ci hanno particolarmente colpito: il ritratto dello scrittore Aglauco Casadio della pittrice Caterina B.aralelli, singolarmente vivo nella luce sorridente degli occhi e di tutto il volto: peccato che serbi in sè una certa fissità di sguardo dcri- ,·anlcgli anche dal colore piatto sulle guance; la figura della portatrice cl' uva di Anacleto Margotti, un po' inclinala sotto il peso del canestro, che pare si fer111i per farsi ammirare ed ha negli occhi una enimmat.ica aria interrogatrice: è quadro però un po' eclettico chè, togliendo alla presunta campagnola il canestro e ponendole attorno al capo una corona di luce, potremmo faciln1cntc avere una madonna molto vicina a quelle del Perugino; e infine la figura di ragazzo del giovane Boschi Fernando, ritratta con molta naturalezza: tesla un po' inclinala, le mani fanciullescamente infilate in lasca, l'aria svagala del volto: troppo forse si risente la linea ciel disegno, specialmente nelle gambe. Ed ora i paesaggi: la natura è spesso liricamente intesa come in «Adriatico nostro» cli Gio\'anni !\1archini (pittore che ottiene i suoi migliori effetti nelle brevi composizioni) e in « Paesaggio toscano• di Natale Bencini; altre ,·oltc è soprattutto coloristicamente rappresentala come negli acquerelli di Carlo Servolini e di I .uigi Pasquini: ha In virtù questo artista, Fond~~io~ediRuffilff':c•Fo 0;1ì bel mezzo di una nostra campagna, nella dolce luminosità di un cielo estivo, specchiato sulla facciata di una chiesa, sicchè noi quell'ora intensamente riviviamo attraverso i colori; altre volte infine è trasfigurala, secondo un sano modernismo, negli acquerelli romani cli Macceo Casadci. Tra le nature morte ci piace citare solo la «Cactacea», xilografia a colori di Luigi ScrvoJini. La natura morta invero deve, come i GHIAGGIOLO \'eramentc il popolo chiama «Giaggiolo» c1ucsto diruto castello di Romagna, che alto vigila a cavalcioni della vallo del \/oltre, dove il dramma medioevale si è svolto ricco di avvenimenti storici. Ma il D'Annunzio, nella sua « Francesca da Rimini», ricorda Pan• lica fortezza Malatestiana correggendo il come di Giaggolo, ormai consacralo dalla tradizione popolare, in Ghiaggiolo. Credo giusta l'affermazione del Poeta giacchè, rinvenendo negli antichi testi « Castrum Glazoli •, s~imo che quella /I, oltre a dare un suono più i,obilc al vocabolo, opportunamente rimpiazzi la /,, scomparsa con l'evoh·crsi del• la lingua. Non di rado io salgo a Ghiaggiolo, pcrehè è bello scnLirsi in alto, cullato fra il ciclo e la rnllc, presso il piazzale di una rustica chiesa e di [rontc alle mure ciclopiche della rocca dirutn, vicino a Dio e davanti alla caducità delle ummw cose. Allora, a contatto con l'infinito e il finito, si ritorna se stessi, si umilia la nostra superbia e, con1piacenti, ascoltiamo il suono dell'ave che, dal rozzo campanile si ripercuote lontano, pcrclenclo~i nei meandri della valle o rincorrendosi nell'eco. Questa la poesia di Ghiaggiolo, già con Cusercoli potente contea dei Malatesta da Verucchio. Ci troviamo su di un monte solitario ai fianchi di una rocca in rovina, sola e fosca come un fantasma, alta e dominante come un Titano. ritratti e i paesaggi, avere una vita propria, lTasfusagli dall'artista, nell'ambiente e nella ora: non essere piatta rappresentazione cli inerti oggetti, Fotograficamente. Ora la xilografia di Luigi Servolini questa vita, singolarmente e potentemente possiede, si che ci pare vedere le foglie distendersi sotto i raggi di un sole meridiano, nel quieto ambiente di una casa borghese. La vita è qui appunto nuovamente arte. S'fEUO MA IITINI Intorno, silenzio solenne. Tace ogni rumore d'armi e di battaglia e sulle mura annerite regnano gli uccelli rapaci. Dalle lontane foreste sale verso l'azzurra immensità, in dense spire, il [umo delle carbonaie. Null'altro. La vetusta rocca si è chiusa nella sua veste medioevale, che la vide ricca e possente, come chi chiuda gli occhi per non vedere oltre al sogno che misteriosamente l'incanta. Davanti ai nostri occhi si apre il panorama suggestivo e pittoresco. Là, in fondo, lontanissimo, il mare; poi la pingue pianura romagnola e, più verso noi, gli ameni colli del cesenate e di Bertinoro. Sullo sfondo sud-est il tricuspide San Marino con le montagne di Verucchio; all'interno i fortilizi di Cominatc, Tcodorano. Castelnuovo, S. Leo e Mercurio. 11 Falterona, il Carpcgna e il Montefeltro chiudono l'incantevole scenario. * ** La storia di Ghiaggiolo, dalle or,grn, antichissime, si abbina alla storia del Castello di Cuscrcoli con cui divise i fasti e le sventure fino a che, nel secolo XL[[, i Malatesta da Verucchio ~ubentrarono nella signoria di questa contea. Paolo il Bello, sfortunato amante di Francesca da Rimini, sposò Beatrice Orabile contessa di Cuscrcoli-Ghiaggiolo. A prnposilo scorgiamo laggiù (verso Bertinoro) Polenta, coi rurleri del castello « ove torva l'aquila del , ccchio Guido covava», men~ 11
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