Pattuglia di punta - anno I - n. 1 - novembre 1941

llllclr1lIlrlIcIIRA\ \ 1ID· A\ t\iUI Clii "'' È 1111 luogo della memoria i,1 cui ' .. rimangono le mura di Troia e la .tua ~ lu,1ga gu.erra, un libro .t:druscito, i-l nome di Ettore, una srau::ettn <lel ginnasio remotissima ~ in questa ora di pomeriggio forse chiusa a cl1iave e abba11-do,wta. Il sole farù il suo giro sui banchi, $Ì ri,olleverlÌ il moscone estivo nel silenzio. Agile rucircì dalla via sempre in ombra il giovane, ansioso della ,era calda: a &ettem• bre pare eh~ si rifondi tutta la cittd, gli abitanti sono ,wovi e non si co,ioscouo più, l' amici:ia e l'amore Jaarrno dietro gli orti le loro co11ver,a::io11i dèli:iosc,mente estrauee e guardinghe. Le case sono in atte1a di essere abitate, il fracasso è solta,1to alle estreme ali delfo città, dove i carri 1' ammassano ai pas,aggi a livello e ai cavalcavia, nella foga di e,itrare. .Ma il no,tro 1ettembre a Firenze, dopo I.e campagne ammutolite intorno al porco magro bruca11te 1ul ciglio delle colli11e, è a,icora vivo nel tempo che tu, Enrico, chiamasti " ora della rondine alla ,.. La nostra vita di 1olda1i ,ul fiume, nella fabbrica abbandonata, regge ai paragoni felici di una giovi11e6za. Il grido è nel mezzogiorno dei greti. Riv1>r10sul leuo, dopo la ricerca negli armadi, Cleo ,egnava a penna il 1uo ,u>tne, e lo ,era reclinlWll il .suo arco sulle 1101rrebreui date di nmici. lliconlo per• fettameute la de1olu:ione del rno volto, Bruzio, dauanti al po,ticino laJciato vuoto eia Giorgio, e le tue labbra, Enrico, 11el ,ole del pomeriggio, ,li11ecc«le tfol pen• iiero della tua ,1uo110 suodt, ver,o il ,ud. Sul la!trico delln sta;ioue cigofova110 le ,witre icarpe, e la leggen, polvere dei treni ebbe, come semprt>, lo steun te,wcin. Si sono perdute sul fiume le parole amlire dellll tua eaperiew:c,, }Jruzio; come a volte .s'arriva ctariclii a veut' anui, e ,i ragiona del tempo co11 quelln sproporzione che fa una caverna nell'anima. A iedici an11i eri a Vè11ezia, solo .sopra 1uw barca, con gli uomilli, ora c<mtavi sul palcoice11ico e battevi pnz:omente Raohmn11in0Jf 1111 pianoforte, L'ultima sera del 11ostro compo militare. J,,; m•lle ultime iere ,ull' Arno i cnrri era,w i11 mezzo al fiume e i c,avalli t':'1ieva110 lo te1to china ,ull' ocqull . noi pnunvamo, dim~11ticati, tutta la 11o~trt1 casa ern nelle piccole valigie. Avete nolato che gli alberi corro,w gli argini come fa11ciulli gracili e v' accompag,ia110 v~/oc~mente ,1ei deserti più 1111wllidi? Qu1-gli archi in re minore erono di /Joccherini e frn le vetriue clei <lolci cl,iudeva,10 la 111prema giovi11e::.a delle 110.stre ore con u,w melodia circoicriua ma irllleJì11ira • ,u,i cuori lo corona dello ,wtte, gentile come una 11Hmo imparegginbile. Se io ti aveni par/aio, E11rico, di una cam • esiste11:a che si coruuma tuttora come una candela inutile al sole dell' eltremo Adriatico, tu avresti lctputo scorgere l'angelo (con <1uali parole, Dio mio, parlartene?) in 1m residuo ina.D'errabile del giorno? Mi son presentato alla vostrt1 nmici:ia dopo aver depolto tutto, i miei paesi e i miei alberi vi saranno apparii indubbiamente ,le,olati e 1e11:.e' co • ma non ancora son certo che voi abbiate appre:.zato tutto quHto, e Jor,e a me ballerebbe euere ripagato con la moneta ,car.sa del ricono• scimento. /,1 queiti giorni l' autu,1110 s' ajJF"eua con i suoni della tromba e con gli alberi che si fermano dietro le ca,e ; voi vedete quello colore di campane nel cielo: T1011 è cl1e un indugio illusorio: da noi le ragaz::.e rallenurno il pano. vinte dall'intrigo !le• raie dell'omore, si decidono in brevi momenti di sotterfugio anni e a1111idi pegno " di lenta trille::a. Vi avverto, 5011 ve11uto già meno a ciò che portai in dono alla 11oitrn amici:in. Le nuvole, sapete . .si .stac• cano d<1llesta:ioni e dal reci11to iplendido delle città, ii aparpagliano come uno stupido sogno nelle campagne. Arrivederci. E cou mille segui <l'intern, i11vocm1do con tutte le no11re forze la migliore disir1voltura ci al:avamo dalla ta• vola e r.ircondavpmo il urgente B. o.JJ're-11• dogli il vino • ricordatevi del suo volto e delle sue prime pa,.ole. La sua casa, le 1101tre cale 11011 si guarderanno mai, e 11oi si diceva arrivederci con una furia ridicola, come qu,rndo si mette una pietro iopf-a la ierpe. Ogni primavera ci ha «· perto gli occhi 1u w, nuovo ini:io : un giorno d'aprili>, pe,. esempio, mi pnò tutto sul fogo, di f,-0111ea Siresn verde e deit.>rlel. E gli autunni colmi d'uccelli nelle ,li verse regioni coperte di nuvole? I bimbi ,calzi facevano un gioco schioccante a quel bivio della Sila, agli imbocchi di villaggi nf'rei frolle di giovani con i taburri neri atteudevano fo 1101te che 11,ll' altopiano scfmde come una ,barra. Chi I« quolPparte di uoi è disce,a per iempre nell' abiuo dei ca,tagni, o ,• ~ perduta nella tristissima co,1ca della seconda ce,1trale elettrica, subito dopo il sereno cqlore dell'Ampollina ? Ora davvero, da lontano, non ,appia1110più quale ,aluto rivolgerci, ,e,uiamo la magia di un'ala che non lia punti car• diraali, la 110,tra limitata voce uma,ia • ma ci io,10, nelle ore della notte, i mac• chini,ti lungo le 1trade ferrate, e il fra• ca,so dei ,reni ,gocciolanti acqua e luce alle fermate ir1cantate nelle campagne • diciamoci dunque arrivederci, amici. LUCIANO DE ROSA rPoetica di "AR(~llRAVL,, I E rivilte 1e11:a una tendenza determinata. è vero, (come giu1tamente leggeva• ,... mo 11ell' ultimo numero di Architrave) da11110la malillcouica idea di eueri 1en:a teita. Ma in peggior situazione 1i trovano, ci pare, le rivi,te a tendenza errat04 In• tendiamo preci,amente riferirci, fra l' altro, alla tendenza poetica di Architrave. Sfogliando iufatti i numeri di <1ue1ta ri• vista è ben difficile trovare una qualche puesia genuina, vale a dire, che non ,ia di maniera: e preci,amente di mani~ra ermetica. Invero già 1i porla in Italia, come 1P.g1w di maturità poetica e qui11di di ava11guardi11110, di superame,110 dell' ermetiimo. Ma 11oi comprenderemmo a,iche la pubblica:ione di poe,ie ermetiche, come ma11ife11a:.ione dell' evolu:ione di .spiriti giovauili, se si. trattaue cli vero ermeti1mo; ma questo 110n è il 110,tro ca,o. Ouervate infatti, tralcuciando ogni altra co111idera~io11e, che non c'è verso in e11e che 110,a co11te11ga, dietro un termine particolare o un verbo, una parola di carattere generale, a1tratto. Si fa queit.o per dare all' espre.s1io11e quel ien10 di inej: /abile e d'indefinito che 1eco11do la poeii• ca crociana ~ la vera euen=a della poe,ia, ed è la caratteri.stico prit,cipale ,legli er• metici veri. Ma mentre in quelli ciò è ri• 1uhato di u,1 modo di 1entire, ,icchè le pnrole penetra,w profondamente l' impres• ,ione e di e,ia e1primono appunto il se.-.,o ineffabile, gli ermetici di maniera pare 11ogliano raggi,mgere ugualmente lo ,co• /JO con quel ,emplice mez:o e&teriore cui abbiamo accennato : generali:uare ogni parola, togliendo ogni neuo al discono o quaii, levarldo, ogni legame ,intattico. Ma ecco che appare la maniera: l' a,trattezza tielle parole ,i ripete irl og,li ver,o, come ta11te successive Ìtltui:ioni di ine.Oà• bile, meuire, come ognuno intende, l' intui- :ione, ,e e' è, è generalmente unica ; è urlo squarcio di cielo che illumina le parole atton10. Sentite infatti la sera ungarettia,w: "'Appiè dei pasai della aera Va un'acqua chiara CoJor d' uliva · E giunge al breve fuoco smemorato .... ., Ove ,i vede come la parola "'1memora• to,. è quella che dà al paesagsio il ,en,o indefinito della coruuruione serale, di un cielo p(1llidamente roseo, come di qualco,a di cui 1i è perso memoria. Ed ora uno qrialunque dei poeti di Architrave: "Nel languore dei monti lo sguardo delle memorie a' affonda di partenze ... Non vogliamo fare confronti. eh~ sarebbe auurdo; ma non ,entite come qui manchi una benchè minima inlui=ione, come gli acco,tame,11i di parole ,i.ano arbitrari, senza tma base anche ,ottile di realtà, come quei termini astratti: " me• morie, parten:e,. non 1iamo vis,uti, vivi, e ci diano aolo un ,en,o di assoluto vuo• taggiue. 1're termitai a,tratti in ,ei parole l! ne,u,no, <licinmo co,ì, ha centrato un' intui:ioue: sicchè riescono per,ino incompre,uibili nei foro accostamenti. Ermetismo 11011 è mai ,tata o,curità ( come semplici i veriì di Ungaretti ! ) ; i manieristi l'hanno ridotto in tale ,tato. Quando potremo udire urÌ ton.o un po' più semplice, un canto si.a pure 1omme110, un accento un po' di.ite,o in cui ripo,arci il cuore, ienza bisogno di arro• vt>llarci la mente per di.stricarne il iig,ii- /icato? STEUO MARTIN! Fondazione Ruffilli - Forlì LuoE. Alta la vorrei 1 senza in· crinatnre, che accecasse lo sguardo: le nuvole riti• rate per timore di rimanere distrut• te, vergognose di tanto splendore: che un grido lan• ciato rimanesse nell' aria, fosse come uu sibilo il nome pronunciato, e la eco la reggesse per sempre. Una rondine sfrecciandq, la. rigasse di nero, poi giunta al culmine rimanesse immobile, come un punto. Una luce d' agosto . ♦♦♦ Ma santo cielo, quei futuristi, gridano, strepitano, e son... moralisti! ♦♦♦ PtA0F.NZA10-8 • Che sera ! e questa. luna che s' inalza a riaprirmi, lenta nel cielo, un azzurro sconosciuto, su cui i tetti delle case stagliano i loro ritmi spezzati ! Un autocarro s' avvicina, mi sorpassa es' aHontana, scuotendomi tnt• to: cantano, lo senti? E' il diretto che fugge, fugge rumoros•mente ..... . OrH.una nuvola stinta appanna del suo breve passaggio la luna : nel tempo che la cmzone riprende, libera ritorna 1 e ters11., a stupirsi nel colmo del cielo. Cadono due stelle : è S. Lorenzo ! ♦♦♦ Giacfhè sl è liberi, sulga oguuno: ma tra il furore di Marlnetti ed i lamenti Sotftci-Oietti m.egtio star soli, senza 11e.'ls1u1I0 dl1La Se dovessi da· re un titolo a uno studio su Piero della Francesca, scriverei : e Piero della Francesca o della eroica umanità>, ed uno su Simone Marti• ni lo intitolerei al ritmo della pit• tura •. ♦♦♦ Ricopio da < Pensieri sulla pittura• di Gnttuso: '' Un'opera d'arte è sempre la somma dei piaceri e dei dolori dell' uomo che I' ha creata. Intendo dire che non è necessario per un pittore essere d' un partito o d' un altro, o fare una guerra o fare una rivoluzione ; ma è necessario che egli agisca nel dipingere, come si frt una guerra o una rivoluzione. Come chi muore, insomma., per qualche cosa,,. Verità sacrosante che non sara.n• no mai abbastanza ripetute! Oggi, poi ♦♦♦ 1.'utti lo dicono : n Fare sul serio, i un.a gran cosa /11 Però credetemi nessu,,w prova. ♦♦♦ C' è troppa calma in giro, troppa voglia di veder bene e bello dapper• tutto e a tutti i costi : non che si in• viti qui alla polemica bastarda di certi giornali ( « Mediterraneo futurista> è a posto), ma, insomma, la v·i• ta, l'ardore, bfJ\ dove sono andati? ♦♦♦ Qiieste rivi,te, sai tu com1 è 1 prometton mille, mante,igon tre. GIANNI TESTOIU oila 1lfemoria d' abissi mi affonda a piombo come un sasso 11el polveroso tuo fiume, o vita. E in un sonno celeste d' acqua scopro, allacciato alle alghe, il cadavere dell'adolescente che Ji1i, navigare nella fantasia argentea dei pesci verso paesi capovolti nel vetro spumoso della corrente. O amara infanzia dilaniata da impossibili sogni ! Ed ogni mia stagione avrà la sua odorosa tomba. Anche tu giovinezza che mi coli dalle vene con cenere d' oro, come il sole fra le mani, e già ti affacci senza scampo sullo specchio acquoso della luna e delle foglie fra i segreti gorghi. ENOTRIO MASTROLONARDO ....._ __________________ _,) D

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