Passato e Presente - anno III - n. 18 - nov.-dic. 1960

2452 Eligio Vitale <<molti Jrancesi » nel <<nuovo Stato algerino nato ,da.Ila guerra » - e cioè non co,me classe dirigente, né come classe che, sia pure in·direttamente, abbia ,con•tribuito a far nascere il <<nuovo Stato algerino», il quale invece è « nato -daHa guerra » combattuta contro di lei -, resta anzitutto il fatto che gli stessi inter•locutori del Davezies si esprin1ono al riguardo in senso in-dubbiamente opposto: « Come si può pen·sare che uomini che dis-p,rezzano tanto un popolo possano lavorare ·per il suo -benessere? » (p. 146); oppure: <<Quel che si vuol liquidare è la Francia, il colonialismo, lo sfru-t:tamento, il colono» (p. SO); e ancora « Come avveniva in tutti i licei, (oltre alla distinzione tra francesi e arabi) si formava un'altra ,distinzione, fra francesi -di Francia e francesi di A.lgeria. Sfortunatamente, questa ~differenza è an-data via via dileguando. - Ma esisteva davvero? - Esisteva nelle nostre giovani menti» (p. 138); o infine, nel campo economico: « Contrariamente a quanto alcuni sostengono, (la mancanza di ba,rriere economiche tra la Francia e '1' Algeria) è un ostacolo, p-erché impedis,ce alla industria algerina di svilupparsi [... ] . La Francia non ha nessun interesse ad un nostro svHuppo industriale» (p. 160). 1Ci ·semb,ra che meglio intuisca, poeticamente, .la verità l' Aragon, quan,do, sempre nell'intro-duzione, nell'affermare la responsabilità collettiva di tutti i francesi per quanto avviene in Algeria, non di~er-sa -da quella -di tutti i tedeschi -durante !'·ultima guerra, anche di queHi che non sapevano dei campi di sterminio nazisti, quando, nel lamentarsi che <<su voi (a·bate Davezies) e su me pesa ·ben altra disgrazia: noi crediamo nella Francia », esclama: « Questa ;Francia qu~le si mostra laggiu e che, nel linguaggio ,di queHe genti, è diventata una cosa tanto terribi•le: "U·n uomo non era -d'accordo con mio ·padre. Cosf dice alla Fra-ncia che a casa nostra c'era questo e quello ... ". Non capite? Ascoltate ,meg.lio: "Un militare av·eva ·sentito quel che mio padre diceva al sergente maggiore. L'ha riferito alla Francia ... ". O ancora: "Quando la Francia è tornata, i militari mi hanno ce,rcato... ". Il -dramma è che cose come queste non si inventano: ecco che cosa è divenuto il nome del mio .paese sulla bocca di un fanciullo» (p. 9). La verità è che oggi <<credere nella Francia » è davvero niente altro che una mera <<,disgrazia», per quel,lo che essa rappresenta nella dialettjca delle forze mondiali in contrasto, col suo De Gaulle, il suo Patto atlantico, il suo «occidentalismo». La differenza t,ra questo -dopoguerra e l'altro, riguar-do alla crisi •del colonialismo, è profonda perché non è piu solamente in discussione il sistema ·dello sfruttamento colonia·le, ma, con consapevole identificazione ,della sua causa anche ,da pa1 rte -dei popoli op·press.i, è in cr.i•si l'intero mondo capitalistico in quanto tale, messo in .stato d'accusa ed inca,lzato dallo schieBibliotecaGino Bianco

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