Passato e Presente - anno III - n. 18 - nov.-dic. 1960

Romita e Morandi 2417 si può supporre che Romita si rendesse· conto della situazione reale in cui si trovava, tutta una serie di riflessioni, di osservazioni e di episo·di indicano il contrario. Basta pen·sare alla insistenza acritica con cui ri1 badisce il proposito ,di essere << il ministro degli interni di ·t:utti gli italiani», ·di porsi << come ministro ·deg,li interni al di sopra di tutti i' partiti>> ecc. (pp.30-1, 133, 161). Basta pensare al modo in cui giu.dica gli alti funzionari .reazionari come il Brunetti o il Ferrari, della cui col.la·borazione continua a valersi perché, a suo avviso, pur essen-do monarchici, erano ·brave persone, lige al dovere ecc., mentre l'elemento determinante avrebbe •dovuto essere la loro qualifica politica, il ruolo che obiettivamente esercitavano - Romita stesso ce lo conferma - a favore degli interessi piu conservatori (cifr. pp. 188-9, 201 e passim) 14 • Ma, in fon.do, questi limiti ideologici di Romita si rivelano p-er- . fettamente funzionali. Un militante che avesse avuta sin dall'inizio una chiara nozione del ruolo cui era costretto, che si fosse reso perfettamente conto •di tutto q,ueHo che avveniva, della risu1tante effetti va .del sistema di forze ,di cui .non era eh~ una componente, avreb·be esitato, si sareblbe creato contin;ue difficoltà e, in ultima analisi, si sarebbe venuto a trovare in una situazione insosteni 1 bile: mentre un Romita, che non vede al di là di un puro maturamento istituzionale~ che accetta !la nozione di ·<< contin,uità >>dello Stato e di « normalizzazione», che giu-dica anche gli esponenti massimi dell'apparato s·ulla base piu delle loro reali o presunte qualità personali che non della funzione politica e sociale obiettivamente esercitata, non aveva quasi im·pedimenti e poteva inserirsi senza troppe esitazioni nel meccanismo c~e contribuiva a ricostruire. Se dobbiamo credere ai propositi che ripetutàmen-te manifesta, in caso .di << necessità», sareb~ stato disposto a·d arrivare ad estreme conseguenze; per sua buona sorte, le condizioni oggettive dell'Italia del 1946 erano tali da risparmiargli di ripetere le im·prese di un Noske o •di anticipare quelle di un Mo·llet 15 • il •ministro p.oliziotto. ,Già troppe volte avevo dovuto esercitare una violenza sulla mia natura ... » (p. 231). 14 Alquanto grotteschi alcuni tentativi di Romita per « cattivarsi le simpatie » del Brunetti: cfr. p. 188. 15 Ci riferiamo al suo eventuale atteggiamento in caso di vittoria 1nonarchica. In questo caso sarebbe potuto « accadere l'irreparabile. Ed io come ministro avrei, mio malgrado, dovuto respingere qualsiasi .atto di ribellione >> (p. 187) (ofr. anche pp. 176 e 186). ,Per quanto riguarda il contributo di Romita all'esito del 2 giugno, dei vari punti che egli stesso elenca (cfr. pp. 227-228), · alcuni non sembrano davvero importanti e, per quanto riguarda per esempio la' faccenda delle elezioni amministrative, non era- necessario un g.rande acume. Una valutazione senz'altro piu positiva merita, invece, l'insistenza per il referendum, per cui, come Romita stesso ricorda, c'erano avversioni e resistenze da parte de.i partiti di sinistra. Biblioteca Gino Bianco

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