Passato e Presente - anno III - n. 18 - nov.-dic. 1960

Romita e Morandi 2413 di una corufer-ma-di elementi noti, è una confer.ma importante per le ragioni che si è detto. Il p•rimo passo di Romita concerne la questione dei prefetti, questi alti funzionari che in Italia hanno avuto e hanno il ruo1 lo di strumenti essenziali dell' ap·parato statale nell'azione di li·mitazione e d-i com- ·pressione della vita democratica. Ma Romita non ·si poneva problemi di questo genere: ·per lui << il prefetto non era allora, cosf come non lo è oggi, il simbolo dello strapotere dello Stato, ma soltanto della potestà ·delle norme e delle leggi » (p. 32). Senza a1cuno scrupolo « ideologico» può quindi procedere a una restaurazione dell'autorità prefetti~ia, utilizzando lo stesso materiale umano -di· cui si era servito il ,regime del ventennio 6 • Si sa che in quei tempi esistevano anche i << prefe~ti po·l~tici>>,in un certo sen·so emanazione della Resistenza. Nel terzo mese dell'esercizio delle sue funzioni Romita si preoccu·pava di porre termine a questa << anomalia>>: buona parte dei prefetti politici venivano rimossi e sostituiti con elementi di car·riera che significavano agli occhi del ministro « continuità -dello Stato, normalità>> (69-70). Cosf sotto il segno -di « un'operazione che si prospettava .fondamentale per la normalizzazione del ·paese » si compiva in realtà un altro passo importante su·lla via della restaurazione ,del vecchio apparato statale di cui si dichiarava esplicitamente -di voler assicurare la continuità. Un'altra tappa sulla stessa st·rada è la ricostituzione della polizia. Anche qui Ron1ita è assolutamente esplicito. Si comincia con il ria·prire la scuola ufficiali di pub·blica ·sicurezza: e con chi? « Con gli ufficiali prescelti della po1 lizia ex-coloniale [la iben nota PAI che nella sua opera nelle colonie del regime non si era certo guadagnata benemerenze democratiche presso le popolazioni indi,gene!] e con altri affluiti da1l'esercito, tutti accuratamente vagliati sotto ogni riguardo» (p. 42). · Per quanto riguarda i funzionari che avevano assicurato l'ossatura della polizia sotto il regime, ci sono << molte pressioni » per << un' epurazione severissima>>. Ma Romita non .ne vuole neppure sentir parlare: << feci esattamente il contrario - scrivè ( p. 4 7) - ria·m,misi in servizio · tutti i funzionari, sa·lvo qualche eccezione assolutamente trascur~·bile ». Con questi criteri non c'è da meravigliarsi che avesse un'efficacia del · tutto limitata ed effimera la immissione di elementi partigiani tra gli ausiliari, peraltro accompagnata ·da varie cautele restrittive (p. 44). Perciò non si può seriamente contestare a Romita una paternità di cui sem1 bra orgoglioso: << posso dire di aver dato, in un certo senso, il via a quella che è l'organizzazione attuale d~lla nost·ra polizia, potenziata 6 Romita .ammètte che i prefetti di carriera << avevano allora una cattiva stampa>>. Ma ègli li difende, attribuendo loro una certa funzione di resistenza, se non di opposizione, al regime fascista (p. 32). Biblioteca Gino Bianco

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