Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

• Sindacati e progresso 2231 di movimenti (misurati con criteri costanti) in una ristretta unità di tempo; ma l'operaio non è 1piu in grado di variare a piacere il ritmo stesso, sia ,pure all'inter.no di una quota giornaliera o settimanale piu o meno fissa, vuoi perdhé il rallentamento o l'accelerazione di certe operazioni diventano inutili, i,m·possilbili o pericolose sotto il rispetto tecnico, vuoi perché i nuovi metodi comportano ·un controllo ·dell'uni- . formità oraria · di produzione, sottraendosi al quale egli incorre in forti penalità economidhe. Quel 78% di risposte che menzionano .l'accellerazione del ritmo di lavoro come effetto principale dei mutamenti tecnici va quindi considerato, in parte, come l'espressione di una viva sensilbilità dei memb.ri di C.I. dinanzi all'attacco che l'organizzazione scientiifica del laYoro viene portando all'ultima forma di indi,pendenza dell'operaio; ciò che convalida l'opinione che il livello medio di automatismo degli stabi- _limenti inclusi nella ricerca è ancora relativamente 1 basso, perohé con il suo elevarsi il fenomeno tende piuttosto ad invertirsi, la possi:bilità di autodecisione dell'operaio crescendo con l'automaticità delle macchine. Un caso, crediamo, può comprova,re la fondatezza dell'asserto: tre quarti dei memJbri di C.I. degli sta1 bilimenti di una grande azienda meccanica, aderenti a tre diverse correnti sindacali (una quindicina di persone in tutto) ·hanno ,menzionato l'accelerazione del ritmo come un effetto (negativo) dei mutamenti tecnici ivi intervenuti, quando è noto che da parecchi anni molte centinaia di operai <li quegli stabilimenti smettono di lavorare 20-30 •minuti prima del termine, al mattino e al .pomeri,ggio, dopo aver realizzato circa il 93 % di cottimo; restando poi inoperosi al posto di lavoro sino all'ora di uscita, come possono constatare - con loro sorpresa - i molti visitatori. In tali stabilimenti non paiono esservi tempi «stretti» ris,petto al passato; sono però stati fatti vari tentativi, sia con l'introduzione di appropriati incentivi, sia con macdhine speciali atte a controllare il volume orario di produzione, per ridur.re entro valori-limite assai rist,retti le variazioni d'uniformità del flusso produttivo. Ed è questa forma di chiusura in uno spazio meccanico-razionale che gli operai, e le C.J. per essi, sentono come uno de.gli effetti piu oppressivi del ·progresso tecnologico. ·L'alta ~rcentuale media ottenuta dall'effetto « accelerazione ritmo» non esclude che tra una corr~nte sindacale e l'altra vi siano cospicue differenze. Oltre 90 me.m1 bri della CGIL su 100 lo menzioriano, ma . . per la CISL la frequenza scende al 48;~, circa la metà. Riappare qui, come fattore divergente delle due frequenze, la componente ideologica; ma si ricorderà che oltre -d-ue terzi degli aderenti alla CISL layorano in stabilimenti ·di minori dimensioni, dove la lavorazione in grande serie - presupposto. per la conveniente applicazione dei sistemi di ' Biblioteca Gino Bianco

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