Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

Sindacati e progresso 2215 duttivo di queLla singola unità aziendale; sono «dati», elementi oggettivi da combinare in modo da realizzare e assicurare la m,assima produttività, la massima economicità, la ·massima efficienza, la massima redditività dell' aeienda. Ora, su.l terreno retributivo, tutto questo sign•ifica che ove mai la .remunerazione della forza lavoro rimanesse sottoposta unicamente al dominio esch1si1 vo della leg•ge tecnica dhe regola e sailva:gua,rda lo sviluppo dell' a,zienda, ove mai il prezzo della ,forza lavoro coincidesse tota1•mente con il suo ,prezzo di aziepda, n.ull'aitro diverreJb;be ohe un mero co:rto di produzione: ossia quailcosa la cui natura, la cui enti,tà e la cui dinam,ica sarelliero completamente ra,pportate alla vita della azienda non a,lla vita deg1i operai; a.Ile necessità di gestione, ai traguairdi della ·programmazione, alle esigenze del fatto ,produttivo, ai ritmi, alle fasi e a,lle vicende con,giunturali dell'azienda; in u.na parola ai suoi d . . * est1n1. Onbene, l'azione, la con tra ttazio,ne, i risul,taiti che può realizzare la C.I. in quanto organismo aziendale (e solo azienda,le) non .possono :non patire, non su·bire q.uesta lo,gica da cui l'azienda è governata. Evidentemente in quanto organismo operaio, la C. I. contrasta quella logica, vi si oppone, da posizioni di. indipendenza e di autonomia, da posizioni antagoniste alla -direzione aziendale. Tuttavia sia pure stando su punti di pa,rtenza radicaùmente anti,tetici, Commissione interna e • In un discorso pronunciato dall'Ing. Marco Segrè, Vice Presidente della Commissione organizzativa della Confindustria, .al Seminario di studio sul tema: « Redditività e socialità dell'impresa >> organizzato nel maggio 1959 dal Centro per l'elevazione sociale presso l'Ente Palazzo della Civiltà del Lavoro (in: << Organizzazione scientifica », numero 6, dicembre 1959) sii aff~rma: << L'impresa in sostanza ha come scopo quello di produrre e di vendere i suoi prodotti col massimo profitto. Questo è un concetto che può essere discusso, ma per coloro che si mettono a dare vita ad una .impresa, solo questo è il fine evidente che tutti comprendono agevolmente, siano essi partecipi della impresa o al di fuori di essa. Coesistono naturalmente talune necessità che si collegano a questa forma di attività che tende a .conseguire il massimo profitto... Uno dei problemi più importanti è quello della retribuzione di coloro che in ogni· grado collaborano al processo produttivo. Vi dirò a questo proposito cose che susciteranno forse la vostra meraviglia, però voglio dirle perché ne sono profondamente convinto e perché l'iesperienza mi ha insegnato che ·occorre anzitutto, •Specie nel tr.attare problemi di tanto' impegno, procedere con chiarezza ed onestà, senza ipocriti conformis-mi o idee preconcette. Questo problema della remunerazione si risolve soltanto attraverso discussioni, che talvolta sboccano in .conflitti; però il limite a cui si può giungere, cioè quel famoso punto di equilibrio, si trova là dove la remunerazione di coloro che vivono ed operano nell'impresa è compatibile con una vita fisiologica e normale dell'impresa stessa. Il giorno in cui questa remunerazione andasse al di là delle possibilità economiche e finanziarie dell'impresa, il lavoratore finirebbe col subire .un danno perché distruggerebbe la base stessa del suo lavoro e della sùa sussistenza ». Biblioteca Gino Bianco

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