• I cavalieri della paura 2185 Jaspers, indica l'atomismo della cultura (che perde cosf la sua necessaria visione d'assieme ·divenendo ,funzione tecnica, ruolo e margine di co·mpetenze) rappresenta l'estrema difesa di un umanesimo borghese che nella fase avanzata dell'industrialismo - quella dei monopoli e della comunicazione di massa - intravvede la fine degli , antichi privilegi castuali e identifica sé perdente con la fine dell'uomo. La massificazione ·dell'uomo nel mondo della ·produzione appare a Jaspers come ,la terribile perdita dei contatti divini, Ja m.iseria spirituale barattata con il benessere fisico: ma appunto lo 1 spettro della bom-ba ato1nica può costituire una nuova e piu violenta situazione-limite per l'uomo, affinché r•ipari nella virtu santificante della coscienza, nella quale soltanto è possibile trovare una definitiva salvezza. La fine del mondo è dunque la fine della libertà di natura, della interiorità, della · esistenza autentica dell'uomo. Nel 1927 Martin Heidegger ·pubblica Sein und Zeit, dove alla protes.ta teologica per l'inautenticità dell'esistenza umana, sottratta alla realtà dell'Essere, fa capo la radicale denuncia di una orisi della società borghese tout-court, e non -di questa soltanto, ma di qualsivoglia struttura sociale, in cui naturalmente la stessa vita pu·bblica determina u,na completa assuefazione alla q-uotidianità, lHJerando l'uo·mo dalla possi1bi.lità ,della sua scelta. Lontano ugualimente da•ll'astrazione idealistica come dall'intimismo platonico-agostiniano Heidegger considera l' << io » .non finito nel mondo ma possibilitato a costiruirsi al di sopra del tempo storico; conq·uistando una sua libertà dalle ' cose '. Ritfacen,dosi all'analisi 1della problematica kantiana, Heidegger trova che la << radice » (unità) della sintesi a priori va ricercata nella formu1azione di una ·possibilità di trascen,denza, per cui il soggetto nel conoscere il n1olteplice, volta a volta lo supera e si fo·nda come sog·gettoente. Questa possibilità di trascendenza (essenza della soggettivjtà fi- • nita) è la temporalità o appunto .l'attività temporalizzatrice. La libertà .diventa pertanto inizio a1 ssoluto, come distacco dalle cose nell'atto in cui l'uomo crea il suo mondo. Ma la libertà non esce fuor.i del tempo: è l~bertà di fronte al mondo e insieme libertà dall'Essere, nel vuoto di una esistenza che non .ha n~ passato né futuro. L'uomo si fa « sen- . tinella ,del Nulla ». La sua scelta, a questo punto, no.n sarà altro che un « essere per la morte>.· L'attesa della ,morte è infatti la sola possi1bilità costitutiva dell'esistenza autentica, -l'unico atto di fede ·nell'Essere, ciò per cu-i nessuno p!uò venire sostit:uito con altri. ·Ora nell'essere -temporale -ddl'uomo - il cui ,rigore lo avvia fatal4. Bibliotec . Gino Bianco ~.
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