Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

... • I cavalieri della paura 2181 (dalla quale ormai si sentiva.no esclusi) mentre assumeyano a tutti gli effetti la propria funzione di élite come scudo di una egemonia culturale minacciata non piu dall'esterno ma dall'interno, faceva·no ora eco al grido d'a,gonia di una cla•sse, di cui tan·ro Marx che Nietzsche, per vie affatto diverse, avevano profet1 izzato la fine. In questo senso la paura della << contaminazione >> avrà la stessa qualità di .mestiere -della sofferenza in Baudelaire, in Mallarmé, in Gide, in Prevert, in Orwell, in Hux1ey, in Spen-der come in Jaspers, in Huizinga, in Ortega y Gasset, tanto per fare dei nomi. Il distacco dalla realtà plebea del lavoro, in cam·l;>iodi una giurisdizione elusiva e seg,reta - l'infernale labirinto della coscienza - concessa dalla classe capitalistica agli artisti e ai pensatori che bene o male la rappresentano, costituisce attorno ad essi un. artificiale mercato di idee, nel quale · trova un in1mediato e spesso provvido consumo il prodotto artistico che maggiormente risponda ai requisiti deLla << non contaminazione »; onde nasce q·uel « feticismo della merce >>, come lo chiama Marx, per cui le virtuali componenti del'l'Arte sono ravvisate in se stessa, nelle sue scelte privilegiate. · Il cons·umo ovviamente limitato del mercato d'arte, facendo dimenticare agli autori un ·pubhlico reale e determinante (in quanto si indirizzava ad una cerchia qualificata di estimatori-compratori) ha con-dotto .fino ai nostr1 i giorni il p·udore e •la speciosità di una cultura di élite, al·la quale si vuole riconoscere la funzione di arginatura di quel vasto fenomeno, tipico della ind·ustrializzazione, che è la cultura di massa: la difesa degli eletti contro :l'orda dei barbari. E questo come se la cultura di massa fosse ,la naturale espressione del po·polo, dell'orda, e non piuttosto il riflesso di una grandiosa tecnicizzazione del mondo del lavoro e della produzione, una cultura creata da una · economia circolare capace ormai di s·uscitare sempre nuovi bisogni standard ·per coprire Je proprie esigenze di mercato. Ma la questione della cultura di massa è appena un falso pretesto per la difesa delle élites: a nessuno sfugge come il mondo relazionale di oggi non sia _piu quello di tret?-ta o cinquant'anrii fa, ~ come la cultura standardizzata che viene gestita dalle grandi potenze finanziarie di un paese sia alla fine un correttivo della precedente politica delle scelte privilegiate in Arte, nell'intesa di un piu com·pleto dominio dei consu·mi, fino a quei livelli che un tempo erano necessariamente ristretti alle donazioni personali a causa del generale stato di isolazionismo culturale. Che poi la tultura di massa rappreibJioter Gino Bianco

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