Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

2138 Co1nmenti loro schemi: non rappresentava, dunque, l'espressione di un malcontento noto e già sfruttato. Non rispettava le regole del vecchio gioco> andava oltre i limiti consueti. Assumeva il significato di una rivelazione. Quale? Anche qui ci si muove in mezzo a ipotesi alternative. E anche qui si deve constatare un distac_co dalla realtà sociale del paese ....Nessuno è in .condizione di dire con esattezza e con prove certe chi è andato in piazza nelle giornate di luglio _e perché c'è andato. Avvertiamo anche in questa occasione il guaio di non avere una stampa verantente seria e obiettiva: tutti han cercato d'interpretare quelle manifestazioni secondo tesi precostituite; nessuno ci ha dato un' analisi attendibile. Quasi ali' unanimità è stata riconosciuta la partecipazione rilevante di giovani e giovanissimi, e su di loro " vecchi" politici, giornalis,ti e scrittori hanno sfogato comniozioni e rimpianti, speranze e illusioni. Ma tolta la retorica resta ben poco. E resta il dubbio se ci si trovi davvero di fronte a una nuova generazione antifascista. Ce,rto è che l'antifascismo di questi giovani non può non essere nuovo, e cosi il loro modo d'intendere la Resistenza: non sarà - finalmente! - un modo ex-combattentistico, e· del fascismo essi odiano non l'immagine buffonesca e macabra del ·ventennio, ma la cancrena che esso oggi diffonde nell'organismo sociale e politico attraverso l' insolente furfanteria dei politicanti, la corruzione del sotto-governo, la grettezza bigotta della censura, la tracotanza padronale nella fabb~ica, l'avvilimento della scuola, l'istituto della "raccomandazione" sostituito al " diritto al lavoro ", la retorica nazionalistica sciorinata a coprire le piaghe sociali. Ma siamo proprio sicuri di non aver espresso cosi il nostro antifascismo di sempre, di aver interpretato lo stato d'animo e il pensiero di quelli che nel '_45 erano appena entrati nell'età della ragione? Non osiamo affermarlo. L'avvenire dovrà fornirci le prove. Dovrebbe esserne particolarmente fecondo, di fatti significativi, il campo sindacale. E vedremo i risultati elettorali. Se non è stato un fuoco di paglia, a novembre e dopo si dovrebbe riaccendere la fiamma di luglio. "/\ 7 on mancano combustibili per alinientarla. Ma forse si poteva soffiare piu forte in luglio, per far divampare piu vivo l'incendio e ripulire piu a fondo? Ecco un'altra ipotesi controversa. E' vero che,· per testimonianze concordi, i partiti di sinistra e là CGJL si son sentiti sfuggir di mano il movimento di piazza e si sono adoperati per controllarlo e frenarlo. Ma ciò non autorizza ad affermare che le masse si muovessero in una direzione consapevole, secondo una prospettiva ben definita, verso un obiettivo raggiungibile. Davano prova di una combattività imprevista, sta bene: ma siamo sicuri di aver capito per che cosa si battevano? L'ipotesi che ci sembra piu attendibile - e piu confortante - è che in luglio le masse si sono soprattutto battute ·per -la ,libertà: per una libertà minacciata, si, ·ma BibliotecaGino ·Bianco

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