• I cavalieri della paura 2159 tori sono ben ,lontani da una letteratura -di impegno co~ la società: non ne riflettono l'ottimismo generale nel progresso (gli entusiasmi per le Es·posizioni Universali) né la 5perequazione, anche troppo palese, dei .profitti e dei redditi. L'alta borghesia, ormai definitivamente consolidata nei suoi diritti e nelle sue •garanzie, no·n ha piu bisogno di , loro per teorizzare i sempiterni principi di libertà, e il popolo, d'altra parte, è be~e al di là dei loro itinerari aristocratici nell'abisso della coscienza. Un'esperienza, quella dei decadenti, ohiusa nel baratto psicologico contro una realtà do.minata dall'esterno: il co·sidetto 'feticismo <lel,lamerce' -1' art ·pour ,l'art - era il prezzo che questi autori pagavano per il proprio riscatto spirituale. ,Fino a questo p·unto l'età dell'oro (per la borg,hesia) cele·brata dallo Zweig, prosegue il suo trionfo nella solennità e nella prudenza dei ·" principi fòndamenta•li ", né è possibile rinvenire nella letteratura europea ·fino a tutta la .pri•ma g·uerra ,mondiaile q·ue1 senso di sgomento e di dubbio, sulla condizione umana, che troveremo all'indomani del 1930, quando i1 l dopoguerra è concluso. Se attorno agli anni venti avremo autentiche testimonianze apocalittiche (come vedremo in Barth, Heidegger, Spengler, Picard, Ortega y Gasset) esse saranno in tutt'altra direzione di quella pro·priamente letteraria 4 • Anzi si può dire che i riflessi della guerra 1915-18 sugli scrittori del tempo furono nel complesso di scarsa risonanza, se si pensa a certi no1 bili anche se accademici esempi di astensione dagli o·di naziona,li come il << Manifesto degli amici dell'unità mora1 le ,dell'Europa» fir,m_atonel novem·bre del 1914 da E. d' Ors e dagli scrittori catalani, o l'appel,lo 01 landese agli intellettuali di tutte le nazioni, del febbraio 1915, e inoltre la fitta rete di corrispon·denze, nonostante il con·flitto, fra letterati fra·ncesi e tedeschi, ricordata da R. Rolila.nd nel s·uo << Al di sopra ,della mischia», del 1915. ·D'a.ltron.de anche le scene piu terribili della lotta in ·trincea, degli assa,lti alla baio·netta, di cui sono piene le pagine di Barbusse, di Remarque e di altri scrittori di guerra, finiscono per essere il resoconto di una grande avyentura in cui è in gioco J'orgoglio, la forza, la stan4 La sola eccezione, forse, nella narrativa di quegli anni fu la pubblicazione nel 1925, in francese e in inglese, di Noi, del russo IEIEVENI ZAMIATIN: un romanzo avveniristico, anticollettivista~ impostato sulla società <<perfetta» del XXVI secolo, in quella che viene detta l' <<era matematica ». Il romanzo, ovviamente non pubblicato in Russia, può considerarsi il prototipo (o il modello?) di quel filone utopistico della narrativa contemporanea che va dal Mondo nuovo di H UXLEY, al 1984 d1 i 0RWELL, fino alla recente produzione di « fantascienza ». Nei confronti dei due autori inglesi è sorta in questi ultimi tempi una vivace polemica letteraria con aperte accuse di plagio. Bi•blioteca Gino Bianco , •• . . •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==