Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

2354 Luciano Vasconi poiché una strategia del genere non porterebbe certamente a un vero disarmo. In ultima analisi, si tornerebbe al punto di partenza: ciascuno ,dei contendenti continuereb·be a spiare l'altro in attesa di identificare il suo margine di debolezza, il punto di rottura nel suo equilibrio. (Molti, in Occidente, interpretano la coesistenza nello stesso modo, quando non la respingono; e - va anche detto - è nelle estreme conseguenze di tale interpretazione, per -le possi·bilità permanenti di ~onflitto e di « resa dei conti » definitiva, che si colloca anche il punto d'incontro fra le tesi sovietica e cinese, il cui confine non è del tutto ,delimitato). Si tratterebbe, dunque, -di una coesistenza - come dicono gli jugoslavi - « passiva », cioè non s·ufficientemente volta a un reale superamento delle potenzialità aggressive di ciascun blocco. A tale forma -di coesistenza i «revisionisti» -di Belgrado agganciano, all'opposto lato rispetto ai cinesi, un'interp·retazione piu avanzata. Sostanzialmente essi sostituiscono al concetto di « lotta » (economìca, politica, ideologica, non militare) quello di <<cooperazione», intesa non come assenza di confronto, ma tale per cui questo confronto avvenga su un.. piano .di crescente tolleranza reciproca: non guerra economica fra i blocchi, ad esempio, ma collaborazione; non urto ideologico, ma dibattito. Iri altri termini la versione jugoslava della coesistenza cerca di ridurre gli elementi antitetici fra i blocchi contrapposti, e vede una prospettiva di pace reale, permanente, in una cooperazione su scala mon-diale che riduca progressivamente le 1 barriere fra i gru·ppi di potenze, e permetta a ciascun singolo Stato di evolversi secondo la spinta delle sue forze sociali interne, senza che la incrinatura degli status quo creati dalla determinazione (palese o latente) delle « sfere d'influenza » rischi di compromettere ciò che è già stato costruito 7 • La posizione jugoslava - che a Belgrado definiscono « coesistenza attiva» - è quella che piu s'avvicina, per il campo comunista, al metodo che, unico, può regolare i rapporti internazionali, privo di quelle riserve, di quei -doppi-sensi, di quegli eq·uivoci che non fanno altro che mantenere rin clima di sfiducia. E' una traccia che discen-de -dire.ttamente dal concetto di << neutralità attiva» (cioè non isolazionista, ma di ponte fra i blocchi) che han tatto proprio molti paesi, specie -del mondo afro ..asiatico come l'In-dia, che cercano di costruire 7 I polacchi, pur mostrando di condividere l'interpretazione kruscioviana d·ell.a coesistenza, si avvicinano sensibilmente al punto di vista jugoslavo. Essi praticamente vedono la competizione («la lotta economica, politica e ideologica») destinata ad attenuarsi in un clima di crescente tolleranza reciproca. Su queste basi finiscono con l'ammettere il principio stes~o di una futura cooperazione. Biblioteca Gino Bianco

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