2352 Luciano Vasconi cinesi han mostrato di attenuare certe punte catastrofiche delle loro previsioni-programma; dall'altra Krusciov, formalmente vittorioso al consesso comunista di Bucarest 6 , -ha ceduto terreno sui fatti: rin-q.nciando al << vertice » parigino, prima, siluran·do le trattative sul disarmo, dopo. Mentre scriviamo si ha notizia che il dibattito, nell'URSS, è stato portato alla 1 base del partito, con un procedimento graduale tipo la diffusione controllata del « rapporto segreto » al XX cong,resso;_contemporaneamente si parla di una «circolare» del P1 CUS presso tutti i partiti comunisti del mondo, allo scopo di allinearli sulla posizione sovietica !'ispetto a quella cinese. Sembra che l'informazione agli iscritti del Pcus e la «circolare» ai vari partiti chiamino esplicitamente in causa i cinesi, onde evitare malintesi. Si aggiunge che Krusciov è disposto ad andare « fino in fon.do » nella polemica, a costo di una rottura (poco probabile, -dati gli interessi generali del1' alleanza cino-sovietica). E non si esclu-de, infine, un viaggio dèl leader sovietico a Pechino o comunque un incon·tro Krusciov-Mao nel tentativo di comporre il dissenso. In og~i modo, è piu probabile che le due parti scendano periodicamente . a compromessi temporanei (~ meno di grosse crisi all'interno dell'uno o dell'altro partito, tali da mettere in causa gli attuali leaders), in un alternarsi di spinte e contro-spinte c~e, evidentemente, avranno un profon-do riflesso sull'intera evoluzione dei rapporti internazionali. Coesistenza passiva o attiva? Da quanto precede, soprattutto considerando il lato permanente del dissenso cino-sovietico, non sono molti i fattori rassicuranti circa la possibilità di una rapida costruzione dell'edificio della pace che prende nome coesistenza pacifica. A parte le profonde riserve esistenti all'interno del campo occidentale (che _significativamente _riflettono analoghe e contrapposte riserve in campo orientale, e compito che ci siamo prefissi è qui esaminàre in · dettaglio il settore comunista), contraddittoriò è ancora il modo stesso come il principio della coesistenza viene 6 Il comunicato di Bucarest, firmato anche dai delegati di Pechino, ribadisce le tesi della coesistenza e della non-inevitabilità delle guerre, ma contemporaneamente sottolinea - con il concetto di <<vigilanza» caro ai cinesi - i rischi permanenti di conflitto finché perduri il capitalismo. Nello stesso documento, in cambio di quella formale adesione alla linea kruscioviana, i sovietici concedevano ai cinesi l'accentuazione della prospettiva di rivoluzioni. « non pacifiche>> per la conquista del potere. Nel complesso la calibratura di un comunicato non risolve alcun dissenso. Biblioteca Gino Bianco
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