Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

• Sindacato e rivoluzionari 2291 Tuttavia noi ,pensiamo che ogni agitazione degli operai per i salari sia in sé positiva, i·ndipendenteme-nte dal sapere se lo Stato può o no soddisfare questa rivendicazione. Una cosa di cui i lavoratori prendono man mano coscienza è l'errore e la barbarie del Javoro stesso. I lavoratori sono certamente ,piu indignati per il fatto di fare u·n lavoro stupido, disumano, bestia1 le durante nove o dieci ore al giorno, che per il fatto di prendere SO franchi di meno. I lavoratori conoscono tutti i giorni il loro lavoro e l'organizzazione gerarchica , nella quale sono posti. Bisogna dunque sbarazzarsi di un'idea che passa per essere stata leninista, che « la massa dei lavoratori non è capace di elevarsi che allo stadio del sindacalismo ». ·Ciò che i lavoratori rifiutano è i>l sistema sociale di cui sono prigionieri e vittime. Ciò che li rivolta di piu, non è la parte di ricchezza che si dà loro, ma la condizione sempre piu subordinata, sempre piu secondaria che si dà loro nella società, ed è a questo che i rivoluzionari devono ris•pondere. Non vi è alcuna forma di sindacato che possa risolvere questi problemi. Perciò il sindacalismo non potrà sorpas·sare il ruolo e la forma che ha oggi nel-la società. Il problema non è se i rivoluzionari debbano stare o no nei sin- ·dacati. Ciò di cui ·bisogna aver coscienza è che ·nei sindacati i rivoluzi?nari non potranno mai, come già è detto, introdurre i loro obiettivi o 1a loro ideologia; che non potranno mai sostituirsi, su basi di lotta di classe, alla burocrazia riformista. Tutto ciò che essi possono fare nei sindacati è cercare, nella misura in cui c'è ancora una vita sindacale, di svi1 luppare le rivendicazioni e le forme di lotta che contengono in sé le as·pirazioni profonde dei lavoratori. Queste rivendicazioni nascono oggi spontaneamente ·dai lavoratori stessi e riguardano l'organizzazione del lavoro, si rivolgono cioè contro il ritmo di lavoro, il tempo di lavoro, gli orari di lavoro, e ancora contro i sistemi di produttività, il lavoro a cottimo, la gerarchia, la disciplina, insomma con·tro tutto ciò che incatena ancor piu i1 l lavoratore al suo sistema di sfruttamento. ·Ciò di cui si lamentano i lavoratori nella loro vita quotidiana, è l'organizzazione di tutta la loro vita, Ja loro condizione di lavoratori, il loro stàto di perpetua su:bordinazione, lo sfruttamento nel suo insieme, che non ha gradi rna è totale. I lavoratori non possono lanciarsi ne1'la lotta e condurre da soli le proprie rivendicazioni se non .fissando alcuni obbiettivi fondamentali che mirino alla loro libera- . zionc. Gli obiettivi che i sindacati ·propongono, ·non sono da disprezBiblio .eca Gino Bian·co

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