Passato e Presente - anno III - n. 16/17 - lug.-ott. 1960

2274 Daniel Mothé L' a1 ltra idea sulla quale si basava la politica dei rivoluzionari leninisti in seno ai sin,dacati era che il capitalis.mo non è in gra1 do _di risolvere i suoi problemi di mercato, e che da ciò derivavano necessariamente le crisi di produzione e la disoccupazione. La con·seguenza ohe ne derivavano era che il capitalismo è incapace di vivere assieme ad or,ganizzazioni sindacali che -minacciano costantemente la sua vita, e che perciò il capitalismo tenta continuamente di sbarazzarsi di queste organ·izzazioni sia con la v·iolenza sia con la corruzione pura e semplice. Schematicamente quindi una -delle cose che separavano i riformisti dai rivoluzionari era che gli uni diceva·no: il capitalismo può, e gli altri: il capitalismo non può. Perciò nei conflitti i riformisti erano semp·re pronti a qua1 lsiasi compromesso che essi consideravano come una tap-pa; mentre i rivoluzionari si mostravano molto piu · duri e intransigenti. Per i riformisti ogni compromesso rappresentava una parte del fine; per i rivoluzionari era 1~ lotta stessa che rappresentava una ta:ppa nella presa ,di coscienza dei lavoratori. A ogni vittoria i rivoluzionari mostravano che la lotta dà i suoi frutti; a ogni disfatta mostravano che non si può ottenere niente fintanto che il regime capitalista esiste. Che è successo di queste due correnti? Oggi il capitalismo si è evoluto e le idee che guidavano i rivoluzionari si sono dimostrate sbagliate. I riformisti avevano ragione: il capitalismo poteva. Il capitalismo ha potuto, sotto la pressione dei lavoratori,· concedere degli aumenti di salario senza mettere in pericolo la p-rop,ria esistenza; da qualche anno è riuscito a regolare e a razionalizzare la sua pro-duzione in modo ,da evitare le grandi crisi di prima della guerra. I ,maggiori -paesi moderni, USA, Inghilterra, Germania, Francia, hanno rias,sor,bito la disoccupazione, o piuttosto l'hanno ridotta a una quantità necessaria per la loro mano d'opera d'ap,poggio: l'esercito di riserva dei disocc~pati è cos1 a d.isposizio•ne ,dei governi e rientra nei. loro piani. Gli stati moderni possono fare dei disoccupati come delle macéhine, o possono non farne secon-do i loro bisogni. Infine il capitalismo moderno non ha distrutto i sindacati né con la violenza né con la corruzione sistematica dei suoi militanti. Ma col dare un posto nel suo sistema alle organizzazioni sin,dacali il capita1 lismo ha corrotto e fatto deviare dai propri obiettivi la parte piu rivoluzionaria del sin·dacalismo. Cioè la corruzione dei sindacati non si è verificata su scala individuale ma al livello delle organizzazioni. Non si assiste a una corruzione ·sistematica degli attivisti sin,daca1 li da parte dei Biblioteca Gino Bianco

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