• Sindacati ~ progresso 2243 scientific management, quando le mansioni ric,hiestie agli umini sono ormai mansioni piu da macchina che da uomo, m·a non è ancora possilbile affi,darle interamente ad ess·a, né si è ancora proceduto a « inventare» mansioni piu umane; d'altra parte essi sono pure altrettanti indici della scomparsa di un modo di produzione, sostituito gradual1mente da un altro che richiederà in misura crescente nuove «capacità» · psichiohe prima ancora che prdfessionali. E' un processo che Gramsci aveva già intuito, allorché scriveva trent'anni fa, con una fiducia nell'avvenire del lavoro c,he oggi non ci sentiamo piu di condivi'dere per intero, che codesto stadio estremo sarebbe stato in,fine superato con la « creazione di .un nuovo nesso psico-fisico di un tipo differente da quelli precedenti e indullJbiamente di un tipo ·superiore>>.V'è pertanto motivo di credere che nella formazione ·di tali capacità Potrebbe avere, e forse avrà, parte importante una nuova e diversa valutazione del lavoro e .soprattutto .della produzione e del ,prodotto, nel quale l'operaio dovrelblbe arrivare a scorgere non ,piu un fatto privato dell'impresa, ma un fatto pu;bblico della società o comunità cui appartiene. La sostanza del discorso non muta, ove q.uesto sia condotto in termini economici - in senso lato - -anziché psico-sociologici. Ad ,un vero e proprio investimento economico equivale inlfatti la formazione di un·a personalità professionale, e quando essa non sia piu utilizzata al massimo delle s.ue capacità si realizza una forma di << spreco >> non dissimile da quello prodotto in vari casi dalla dbsolescenza economica, non tecnica, d,ei macchinari. Tuttavia i commenti all'ultima parte della domanda 4 mostrano che l'attenzione dei commissari intervistati non si dirig.e tanto a questo ·prdb·lema, il quale, a rigore, è un prob,lema politico-sin·dacale allo stesso titolo della· politica degli investimenti seguita dalle grandi aziende, cui gli or,gani ufficiali dei sindacati nazionali dedicano s1 a·m•pio spazio; quanto al prdblema individuale del senso di spreco e di sottoutilizzazione, ovvero al dra·mma «morale» dell'operaio le cui mansioni di specialista sono soppresse da un mutamento tecnico, · o che viene ripetutamente cambiato di •posto secondo nuove esigenze organizzative. Molti intervistati dichiarano esplicitamente c1 h·e in tali occasioni l'operaio << non ci •rimette» dal punto di vista guadagno; ciò che viene soff~rto ,è la d.equalilficazione « da tornitore a s,bavatore di pezzi», il fatto di essere spostato « come un cane>>, « il vedersi tolto dopo molti anni dal proprio reparto», l'insicurezza dei rapporti con i ca,pi, la separazione ·dai vecc,hi compagni di lavoro·, l'impressione di non s·ervire .piu a nulla. .Siamo qui dinanzi, come si vede, a d.ue problemi distinti, 1 benché s.pesso concomitanti: la dequalificazione professionale, equivalente per l'operaio a un'autentica mutilazione della propria identità, e la mobilità interna della manodopera, pr·essodhé sconosciuta allo specializzato di un tempo che tras,correva decenni nel medesimo reparBiblioteca Gino Bianco
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