• ssàto resente 2137 Cuba, socialismo anticonformista: S. A/berti 2142 Imparare dall'Africa: A. Giolitti 2151 / cavalieri della paura: R. Runcini 229~ Un partito di cattolici di sinistra?: D. Settembrini 2314 Integralismo e metodo liberale: E. Vitale 2333 -La <<Base» fra ideologia e realtà: C. Pavone 2343 Il dibattito sulla coesistenza: L. Vasconi Il sindacato nell'economia contemporanea: articoli e interventi n. 18-1 "I luglio-ottobre 1960 - Biblioteca Gino Bianco
Sommario COMMENTI Luglio, novembre e dopo - Cuba, socialismo anticonformista - Imparare dall'Africa - Intellettuali davanti alla Spagna - V n decentramento idillico ( di * * *, Sergio Alberti, Antonio Giolitti, Alberto Merola, ·Fa·bio Merusi). Romolo Runcini, I cavalieri della paura Sindacati e progresso tecnologico: problemi posti nel recente convegno di Milano Piero Noci, <</ ob evaluation » e azione sindacale Daniel Mothé, I rivoluzionari e l'evoluzione del sindacalismo ' REAL TA ITALIANA I cattolici nella politica italiana: Domenico Settem1 brini, E' possibile un parttto di cattolici orientato a sinistra? Eli,gio Vitale, La << Base >> fra integralismo e metodo liberale Claudio Pavone, Il partito cattolico: ideologia e realtà MONDO CONTEMPORANEO Luciano Vasconi, Il dibattito sulla coesistenza Il presente fascicolo, di 219 pagine, è in vendita a L. 600 Biblioteca Gino Bianco
• Commenti LUGLIO, NOVEMBRE E DOPO I moti popolari che hanno spazzato via il governo Tambroni vengono ormai comunemente indicati con una di quelle denominazioni che sembrano destinate a rimanere nella storia: i fatti di luglio. Ed ecco che subito ci si presenta il pri~o interrogativo, la prima delle ipotesi alternative che ora andremo accennando e discutendo: si è trattato davvero di una crisi che ha segnato l' iniizio di una situazione storica nuova, oppure è stata soltanto la mani/ estazione esasperata e occasionale di un malcontento antico? Certo è che la classe politica, tutta, è stata colta di sorpresa: le destre credevano di poter fare il colpo •di mano alla svelta, mentre la gente sonn-ecchiava o pensava · alle prossime ferie con la benzina meno cara; le sinistre non sembravano convinte di poter andare molto piu in là di qualche grosso comizio e di qualche vibrato ordine del giorno. Si è visto allora a occhio nudo quanto sia gran,de la distanza tra la classe politica e il paese reale. Lunghi anni di equilibrismi centristi, spesi nella ricerca di compromessi parlamentari e nella macchinazione di colpi bassi extraparlamentart, hanno imprigionato Je forze conservatrici in un labirinto di falsi problemi (la repressione anticomunista, la "solidarietà democratica", la difesa dell'Qccidente, lo "schema" di svuuppo econom-ico, e via dicendo), del tutto estranei alla realtà sociale del paese. Dal canto suo il movimento operaio è stato immobilizzato e logorato per lunghi anni su posizioni ideologiche e su prospettive politiche (lo stalinismo, la crisi del capitalism~, l'espansione del "campo " comunista, e via dicendo) prive di efficacia operativa nella situazione italiana, alle quali facevano da contrappeso - altrettanto inefficace - i tatticismi piu s-pregiudicati. Una siffatta politica sostanzialmente conservatrice da una parte e dal/' altra non poteva non favorire la naturale tendenza dei partiti moderni all'accentramento burocratico e quindi alla . chiusura entro schemi mentali e ideologici che fanno da schermo alla com-prensione della realtà. L'urto psicologico e politico che i partiti hanno ricevuto dai fatti . di luglio farebbe propendere per il primo corno del dilemma sopra enunciato. L'esplosione popolare di quelle settimane non rientrava nei Biblio eca Gino Bianco
2138 Co1nmenti loro schemi: non rappresentava, dunque, l'espressione di un malcontento noto e già sfruttato. Non rispettava le regole del vecchio gioco> andava oltre i limiti consueti. Assumeva il significato di una rivelazione. Quale? Anche qui ci si muove in mezzo a ipotesi alternative. E anche qui si deve constatare un distac_co dalla realtà sociale del paese ....Nessuno è in .condizione di dire con esattezza e con prove certe chi è andato in piazza nelle giornate di luglio _e perché c'è andato. Avvertiamo anche in questa occasione il guaio di non avere una stampa verantente seria e obiettiva: tutti han cercato d'interpretare quelle manifestazioni secondo tesi precostituite; nessuno ci ha dato un' analisi attendibile. Quasi ali' unanimità è stata riconosciuta la partecipazione rilevante di giovani e giovanissimi, e su di loro " vecchi" politici, giornalis,ti e scrittori hanno sfogato comniozioni e rimpianti, speranze e illusioni. Ma tolta la retorica resta ben poco. E resta il dubbio se ci si trovi davvero di fronte a una nuova generazione antifascista. Ce,rto è che l'antifascismo di questi giovani non può non essere nuovo, e cosi il loro modo d'intendere la Resistenza: non sarà - finalmente! - un modo ex-combattentistico, e· del fascismo essi odiano non l'immagine buffonesca e macabra del ·ventennio, ma la cancrena che esso oggi diffonde nell'organismo sociale e politico attraverso l' insolente furfanteria dei politicanti, la corruzione del sotto-governo, la grettezza bigotta della censura, la tracotanza padronale nella fabb~ica, l'avvilimento della scuola, l'istituto della "raccomandazione" sostituito al " diritto al lavoro ", la retorica nazionalistica sciorinata a coprire le piaghe sociali. Ma siamo proprio sicuri di non aver espresso cosi il nostro antifascismo di sempre, di aver interpretato lo stato d'animo e il pensiero di quelli che nel '_45 erano appena entrati nell'età della ragione? Non osiamo affermarlo. L'avvenire dovrà fornirci le prove. Dovrebbe esserne particolarmente fecondo, di fatti significativi, il campo sindacale. E vedremo i risultati elettorali. Se non è stato un fuoco di paglia, a novembre e dopo si dovrebbe riaccendere la fiamma di luglio. "/\ 7 on mancano combustibili per alinientarla. Ma forse si poteva soffiare piu forte in luglio, per far divampare piu vivo l'incendio e ripulire piu a fondo? Ecco un'altra ipotesi controversa. E' vero che,· per testimonianze concordi, i partiti di sinistra e là CGJL si son sentiti sfuggir di mano il movimento di piazza e si sono adoperati per controllarlo e frenarlo. Ma ciò non autorizza ad affermare che le masse si muovessero in una direzione consapevole, secondo una prospettiva ben definita, verso un obiettivo raggiungibile. Davano prova di una combattività imprevista, sta bene: ma siamo sicuri di aver capito per che cosa si battevano? L'ipotesi che ci sembra piu attendibile - e piu confortante - è che in luglio le masse si sono soprattutto battute ·per -la ,libertà: per una libertà minacciata, si, ·ma BibliotecaGino ·Bianco
• Luglio e novembre 2139 certo piu per una libertà da conquistare che da difendere. Tuttavia allo stato delle cose, fino a novembre e dopo, non possiamo sapere se erano davvero cosi. profondi i motivi del movimento e cosi vasta la sua portata: ci sembra p·erfettamente legittima anche l'ipotesi piu limitata e pessimista, che spiega tutto con fattori specifici, locali, come i recenti licenziamenti dalle fabbriche JR/ a Genova e il ruolo della categoria dei portuali in quella città, la capacità di organizzazione e mobilitazione del partito comunista a Reggio Emilia, la disperazione del sottoproletariato in Sicilia. Eppure no: troppe cose si sono mosse e si muovono, non soltanto in Italia, perché tutto ritorni nell'alveo tradizionale, perché i fatti di luglio non siano almeno il sintomo di una situazione nuova. Anche se il capitalismo italiano tendesse a riadagiarsi nella sua vecchia ignavia, anche se i partiti del movimento operaio si lasciassero sopraffare . dalla sclerosi burocratica, non potrebbe riprodursi l'immobilismo degli anni '50. Nel mondo maturano nuovi sviluppi e nuove crisi, che hanno contenuto_ e forma nuovi rispetto a quelli tradizionali delle "grandi crisi" dell'economia capitalistica e ,dei conflitti tra stati imperialisti per l'accaparramento dei mercati. Oggi la crisi del capitalismo si ,presenta in termini di contraddizione fra la massima esp1 ansion-e delle capacità tecnologiche e produttive e l'insufficiente soddisfacimento dei bisogni che sono da considerarsi fondamentali secondo una scala di valori fatta a misura dell'uomo e non del profitto capitalistico. La crisi dell'imperialismo può restare ancora latente fin quan.do si ponga soltanto in termini di contrasto di potenza e di gara produttivistica col "campo" comunista, ma insorge virulenta di fronte ai problemi, alle pressioni e al travolgente movimento di liberazione de-i paesi sottosviluppati. Queste sono le prospettive degli anni '60. E questa, almeno, è per noi una certezza, che ci for•nisce un orientamento per trarre dai fatti di luglio una indicazione di tendenza. CUBA, SOCIALISMO ANTICONFORMISTA Forse stentiamo ancora ·a cogliere, di qua dell'Atlantico, certe conseguenze a largo raggio del _procedere della rivoluzione cubana. Nessuno può assicurare, s'intende, che nella grande isola la partita sia vinta per Fide/ Castro, né si possono prevedere le fasi attraverso cui si andrà avanti. Però fin d'ora appare chiaro che si tratta di un Bibliòteca Gino Bianco
2140 Commenti avvenimento diverso da quello che lo precedettero in Guatemalu, Bolivia, Venezuela, sia per la profondità in cui scava, sia per la massa di problemi che ha messo a fuoco, sia ancora per l'impronta orma-i nettamente proletaria e socialistica in cui si è configurato. Sembrano d'altronde averlo capito in egual misura il governo degli Stati Uniti, che si agita e minaccia a pochi passi dal!'Avana, e gli strati diseredati, i gruppi democratici di tutta l'area latino-americana, che di Castro e dei barbudos stanno facendo il loro mito. Nel quadro della politica mondiale, le grandi potenze hanno avvertito come da Cuba possa venire un colpo gravissimo al ruolo ,internazionale degli Stati Uniti, e un serio spostamento nella bilancia delle sfere d'influenza. Ci sono però anche elementi piu riposti, e implicazioni che solo limitandone molto il senso siamo portati a chiamare culturali, valide per tutto il movimento progressista nel suo insieme, con speciale incidenza forse nel!'Europa occidentale e in Italia. E proviamo a spiegarci. Sappiamo bene quanto pesi negativamente, sulla sinistra e sul movimento operaio in questo scacchiere, la frattura che si è scavata fra la parte comunista· che segue l'insegnamento so- .. vietico, e la parte non comunista. Ricordiamo che le fasi di grande successo, di avanzata, si ebbero allorché quella frattura per necessità di lotta fu composta: fronti popolari, Resistenza, fatti anche recenti di opposizione democratica. Abbiamo presente l'impotenza che si manifesta ogniqualvolta le strade divergono, le varie frazioni si paralizzano in un contrasto in cui ciascuna pretende, in aspra polemica con l'altra, .di fare da sola. Però alla volontà unitaria, anche la piu sincera, che si ripropone continuamente su}la base di analogie nella base sociale o di convergenze in obiettivi immediati o della rivendicata tradizione marxista, fa osta~olo una barriera di intolleranza e di presunzione, che pretende da un lato il riconoscimento globale di una data esp,erienza, interpretazione teorie.a, direttiva strategica, comunista e sovietica, dall'altra un rifiuto - ora amichevole, ora aspro - della linea adottata in questo esempio finora classico di rovesciamento del capitalismo . . Dopo l'ultima gu~rra, l'episodio piu dimostrativo del fenomeno tndic_ato fu dapprima la mancata "fusione " fra comunisti e socialisti nei maggiori paesi, poi la resistenza dei partiti dell'Europa centroorientale ad uniformarsi alla direttiva unica voluta dal partito bolscevico (e dunque i casi di Gomulka, Rajk, Tito, in parte Dimitrov, oltre che di alcune formazioni socialdemocratiche e contadine). In seguito vedemmo la Iugoslavia, rimasta un'isola di marxismo indipendente, accentrare l'interesse di settore non comunisti ortodossi - laburisti, trotskisti, movimenti anticolonialisti - e· mantenere vivo fra gli stessi comunisti lo spiraglio di una non unicità della via russa e Biblioteca Gino ~ianco ...
• Cuba 2141 della sua disciplina, che la riconciliazione del '55 con Krusciov e le tesi del XX congresso di Mosca parvero confermare. Non si può dire che oggi sia stata ristabilita, nel mondo comunista, la teoria integrale dello "Stato guida" e del "partito guida", o che la primazia sovietica si sia rafforzata nei fatti, se è vero ché si è aperto il caso di una Cina che dissente ormai sul fondo di un certo giudizio strategico. Ma anche quest'ultimo dissenso viene avanzato in nome della necessità di un potere rigido, ace.entrato, ideologicamente monolitico e intollerante come quello costruito a Pechino, e viene controbattuta· da Mosca, sia pure per comodo, soprattutto in quanto infrangerebbe la compattezza e la disciplina del sistema comunista unico mondiale. In questo contesto il ruolo dellq rivoluzione cubana appare tale da sconvolgere per primo molti schemi. Il movimento del 26 luglio non solo è privo di legami organici con l'antico Komintern e l'attuale sistema comunista, ma è anche il piu anticonformista, antidogmatico, empiristico (anche troppo, talvolta!) che si possa immaginare. Esso inoltre sorge in un'area lontanissima dall'URSS, dalla Cina, e dai loro settori d'influenza,' in un'area anzi dove predomina nel movimento operaio una tradizione trotskista e nell'intelligentsia democratica un radicalismo poco incline sia alla socialdemocrazia che al comunismo. Sicuri di non essere chiamati dall'Unione Sovietica o dalla Cina a qualche forma di disciplina, o di ortodossia ideologica, o di inserimento in blocchi, Fide/ Castro e i suoi compagni hanno potuto rivolgersi a quei paesi per aiuti sostanziali. L'esempio di essi, e soprattutto delle loro realizzazioni economiche e agrarie, risulta molto forte a Cuba, ma sappiamo anche che intorno al governo vengono chiamati consiglieri. della sinistra francese e ingl_ese, e che il partito comunista ufficiale (che ha poi molte ·cose da far dimenticare dal/'epoca di Batista) ha tenuto nel suo recente congresso un linguaggio spregiudicato sia sull'originalità del processo in atto che sul modo di servirsi del marxismo-leninismo. Pur battendo una via cosi originai.e, la Repubblica cubana appare ormai nettamente orientata verso una strutturazione socialista. Le sue realizzazioni sono tali da imporsi alla fiducia del suo popolo e alla attenzione delle altre nazioni americane. Ed allora il campo sovietico, dove si è_ poco inclini a portare ascolto a movimenti socialisti di paesi anche importanti qua'f!,do non abbiano ruolo di governo, si dimostra grande rispetto per questa rivoluzione che si afferma al potere. Se ciò per il momento può· essere dettato soprattutto dal prezioso . ausilio che se ne ha per colpire al cuore l'imperialismo americano, una volta che il nuovo sistema si sia consolidato nell'Isola e in altre zone . . latino-americane sarà ancor piu difficile esercitarvi un"eventuale preBiblioteca Gino Bianco
2142 Commenti tesa di egemonia di chicchessia dall'esterno come Stato, come partito o come ideologia. Cosi, se non ci illudiamo, attraverso l'orgoglioso tentativo contadino, popolare, socialista di Cuba si disegna un fenomeno destinato a spezzare l'esclusività del centro russo del socialismo e della sua interpretazione del marxismo e 1della realtà conte~poranea. Ciò che era stato messo in forse già dalla l ugoslavia, ciò che la forza delle cose sta ricreando dal lato della Cina, si appresta a diventare decisivo attraverso un fatto geograficamente piu remoto e a tutta prima quasi trascurabile.. L'esistenza di una pluralità di Stati, tutti in grado di farsi rispettare dagli altri, nel quale ci sia un potere che ha sostanzialmente liquidato lo sfruttamento capitalistico e la proprietà privata dei mezzi di produzione, non potrà che ridare articolazione al gioco delle idee, dei programmi, dei partiti in campo operaio e democratico dovunque essi si trovino. E proprio l'Europa occidentale forse - l'Europa dove le contrapposizioni sono piu cristallizzate, la paura di una rigida disciplina al sistema sovietico è piu diffusa, dove c'è piu bisogno di ritrovare un disegno d'azione aggiornato fuori del ricatto fra comu- .. nismo nelle sue classiche implicazioni e riformismo nullista - sarà domani la piu favorita dalla dialettica nuova che la vicenda rivoluzionaria cubana sta aprendo. s. a. IMPARARE DALL' AFRICA Sarebbe assai uitile, non solamente a fini informa.tivi, che l' opinione p1ubblica italiana venisse edotta in modo serio dei problemi e degli svilup·pi cui va incontro il risorgimento africano. E' questo uno degli eventi storici che dà la sua impronta al nostro secolo. Che le due dimensioni fondamentali del quadro siano date dallo sfacelo del domznio colonialistico da una parte e dalla conqu,istata potenza mondiale dell'Unione Sovietica e della Cina dall'altra è un fatto ormai incontestabile e acquisito dalla opinione corrente n,el mondo intero, anche se non tutti sembrano rendersi chiaramente e responsabilmente conto delle implicazioni e delle conseguenze. Una di tali implicazioni e conseguenze è certamente la rapidità e relativa facilità della nascita di stati indip1 endenti nell'Africa nera. Anche senza aiuti direui o promesse di eventuale protezione militare, l'esistenza stessa della potenza sovietica e cinese è una delle condizioni - necessarie, non sui/- Biblioteca Gino Bianco
• Africa 2143 ficienti - di quel processo di liberazione. Ma solo condizione, non causa. Altrimenti, si ricadrebbe nello schema del mondo a due, cosi clamorosamente smentita dalle recenti esperienze africane e cubane. Proprio l'Africa sta dimostrando, su scala continentale, che le forze determinan.ti della storia contemporanea non sono soltanto l' imperialismo e il comunismo. Di ciò non sembra volersi persuadere la stampa " d'informazione " del nostro paese, la quale da un canto rimescola e alimenta il vecchio luogo comune di un'Africa selvaggia e bisognosa di tutela ( si vedano per esempio le attuali corri~pondenze dal Congo dei maggiori quotidiani " indipendenti " italiani), e dall'altro insinua o lascia credere che i nazionalismi africani siano semplicemente una -propaggine del comunismo sovietico o cinese. E' vero che non è facile orientarsi nell'intrico delle nazionalità, dei movimenti politic,i e delle lotte che oggi operano sul continente africano. A far sembrare l'impresa quasi disperante basterebbe l' impressione visiva della selva di sigle adottate per con.trassegnare nomi e movimenti, partiti, associazioni: centosei ne abbiamo contate nel repertorio delle sigle. piu comuni in appendice al bel libro di Romain Rainero, Il risveglio deH'Africa nera (Laterza, 1960). Ma sarebbe un grosso e imperdonabile errore fermarsi a codesta impressione e dedurne affrettatamente l'opinione che la lotta di liberazione dei popoli africani sia un coacervo di particolarismi tribali, regionali o al piu nazionalistici, col corollario che quesiti sarebbero naturalmente fomentati o sfruttati .dal comunismo internazionale. E' vero piuttosto il contrario. Le due grandi ·novità che presenta l'attuale risorgimento a/rie.ano, a differenza di altri movimenti di liberazione nazionale in questo secolo, sembrano invece consistere - come conferma il documentato studio del 1~:ainero - nei seguenti due .aspetti caratteristici e predominanti in quel movimento. Primo: emerge nettamente la tendenza a superare i particolarismi e i nazionalismi in una visione continentale dei problemi e della lotta e in un assetto federalistico dei rapporti tra i nuovi Stati nazionali o plurinazionali. Tale tendenza si è già mani- / estata a livello .del/'organizzazione politica e statuale con l'istituzione della Conferenza dei popoli africani ( tenuta per la prima volta ad Accra nel 1958 e la seconda a Tunis-i nel 1960) e con le associazioni tra S.tati nella Federazione del Mali, nella Unione Ghana-1Guinea, nella Unione -doganale dell'Africa equatoriale. Secondo: nonostclnte il fascino e l'insegnamento esercitati dall'esempio rivoluzionario e dai _risultati della Russ,ia e della Cina, gli Africani non assumono a modello nessuna di quelle due esperienze e il movimento comunista organizzato · ha un ruolo trascurabile nel risorgimento africano, il quale segue una via propria, che è una via rivoluzionaria e che dimostra una volta di piu come l'esperienza rivoluzionaria di tipo comunista abbia i suoi Biblioteca Gino Bianco·
2144 Commenti limiti storici e geografici e come siano possibili al di fuori del comunismo movimenti schiettamente rivoluzionari in senso nazionale e sociale. E' frutto di un equivoco o di una interpretazione tendenziosa l'accostamento che talvolta vien fatto tra la concezione comunista del partito rivoluzionario e la tendenza al " partito unico " in alcuni nuovi Stati africani. Di questa ci dà una spiegazione S.eku Turé, citato da Rainero (p. 368): « Il part,ito unico? Si, se lo si vuole ... L' iden~ità di vedu.te al· momento dell'indipendenza ha portato alla scomparsa naturale degli altri partiti, i cui ex dirigenti, del resto, siedono ora al governo. Su quali basi esisterebbe una opposizione di stile europeo classico, quando l'unità è stata costituita in base alla necessità della decolonizzazione, della riconversione delle strutture arcaiche o di sfruttamento, della rivoluzione? Su quall 1basi sociali, sociologiche? Su quali forze positive? Vi possono essere ,tutt'al piu delle divergenze sul ritmo, sui mezzi, ma non sugli obiettivi genera/i. Giustamente il partito è la sede nella quale tutte le posizioni, tutti gli interessi si confrontano. E' per questo che il parfito ha la preminenza assoluta sul governo. Il governo codifica, dà forma alle decisioni, vigila alla· loro applicazione, ma è il partito che dirige a contatto diretto, a tutti i livelli, con il popolo >>. Un simile discorso potrà apparire semplicistico, approssimativo., e lo si potrà discutere e contestare; ma prima bisogna mettersi bene in mente una verità fondamentale: che ci sono molte piu cose fra il comunismo e il regime parlamentare borghese di quante non ne contenga un certo modo tradizionale e sclerotizzato di intendere la democrazia. L'Africa nera sta elaborando nella lotta per l'indipendenza una sua linea di sviluppo democratico, che accoglie alcuni elementi essenziali del quadro istituzionale democratico elaborato nell'Occidente, fa · tesoro dell'esperienza di sviluppo economico dei paesi a economia pianificata, potenzia e affina il contenuto democratico delle proprie originali istituzioni di tipo comunitario. Ascoltiamo ancora un momento Seku Turé: << Mi è stato rimproverato di essere un marxista ortodosso e di aver infenzio'f!,e di fare della Guinea la prima democrazia _popolare africana. Intendo affermare che noi siamo innanzitutto africani. Nessuno ha ancora compreso o voluto com,prendere che cosa questo significhi. L'apporto umano o politico degli altri popoli del mondo, d-elle altre culture, non è per noi altro che un fattore, un com.pletamento, un mezzo, esso non è né un fine né un modello. dobbiamo scegliere tra tutte le altre esperienze um-ane, siano esse francesi . o cinesi, americane o russe, quella che può essere adattata alle nostre realtà, quella che ci p·ermetterà di conseg·uire ques'ta realtà, _ di rivelare l'uomo africano in tu.tti i campi. Il marxismo, come il cartesiane simo, sono per noi processi di analisi, metodi di azione. Noi Biblioteca Gino Bianco
• Spagna 2145 non dobbiamo copiare ma utilizzare ciò che ci sembra buono per il nostro svuuppo, lo sviluppo completo dell'Afric_a verso_ una via che sia la propria». Se non si comprende l'immensa portata storica di questo disc.orso, che l'Africa sta facendo non soltanto a parole ma coi fatti, non solo ci si condanna a un modo di considerare l'Africa che è sempre piu anacronistico e lontano dalla realtà, ma ci si preclude la po5sibilità di imparare dalle piu significative e grandiose esperienze , in atto nel mondo contemporaneo quel tanto che occorre p-er restitire all'Europa -occidentale la capacità di trovare una sua strada di progresso democratico e di diventare parte attiva, con un proprio ruolo, nella politica della coesistenza. a. g. INTELLETTUALI DAVANTI ALLA SPAGNA « Dopo aver predicato la necessità dell'intervento, bisogna partecipare in persona prima noi, gli intellettuali, senza domandarci se la nostra attività avrebbe reso meglio altrove. Vale, del resto, piu questa esperienza umana e questo sforzo di coerenza di ogni piu alta missione politica .. » sc_riveva Carlo Rosse/li nel suo Giornale di un miliziano mentre si recava - era con lui, tra gli altri, Ca/osso - al fronte di Ta"asca nell'agosto del 1936. AJl' analisi di questo atteggiamento nei clerici che parteggiarono per la Repubblica spagnola si sono, in diverso m,odo, dedicati due scrittori - Aldo Garosci e Dario Puccini - di differente formazione culturale e politica: storico, il primo, e legato ad una esperienza de- ·mocratico-radicale, fuòruscito antifascista e com,battente di Spagna; critico e lettera·to, il secondo, marxista e gramsciano che dalla Spagna e dalla sua civiltà e storia ha tratto fondamentali succ_hi per la propria maturazione idea/,e e civile. I due volumi (Gli initellettuali e la guerra di S·pagna, Einaudi, Torino 1959, e Romancero della Resi,stenza spagnola, Feltrinelli, Milano 1960), interessano qui al di là del loro va/,ore critico e informativo, e al di' là dei pregi delle traduzioni poetiche che l'antologia di Puccini presenta, per il comune problema che affrontano: il significato dell'impegno degli intellettuali spagnoli e " internazionali" di . fronte alla guerra civile e ancor piu il significato che da un'esperienza in certo modo paradigmatica come quella spagnola può dedursi dell'impegno dell'intellettuale moderno. E non è un discorso soltanio di tipo tradizionale, di quello che negli anni '50 è stato pure troppo spesso Biblioteca Gino Bianco·
2146 Commenti agitato, quello che i due scrittori ci offrono, bensi un discorso che seppure non intatto, com'è naturale, dalle vecchie polemiche riesce a presentarsi in una nuova dimensione e soprattutto a offrire nuovi stimoli per essere proseguito. Che la discussione conservi ancora tutta la sua irnportanza lo dimostrano, non fosse altro, gli odierni avvenimenti francesi. Molti anni e molti avvenimenti hanno ormai fugato gli equivoci che un impegno come fu quello degli intellettuali in Spagna comportava per la chiarezza ideale e per la coscienza critica. Ed è sintomatico che questi equivoci riesca a cogliere - il saggio sull'angoscia di Manuel Azafia è esemplare nella sua intelligenza e commozione - proprio il Garosci che anche non riflettendo le posizioni di uno Spender tuttavia dice ài vedere nell'atteggiamento e in quel che ha scritto il poeta inglese una singolare lucidità di com·prensione di alcuni aspetti del "costume" degli intellettuali di Spagna di quegli anni. Certo sul piano del costume è sufficiente pensare alle biografie di parecchi di questi intellettuali negli anni successivi al '39 ·per rendersi conto di quanta~ ingenuità e irrazionalità fosse in molti di coloro che pur dicevano dì condurre, e di fatto in tal senso agivano, una lotta per la ragione. Mi pare però che maggiori garanzie possa offrire per tentare di giungere ad · una comprensione non solo episodica ma storica dell'·atteggiamento degli intellettuali della guerra di Spagna, e di quelli spagnoli in particolare, quanto ha cercato di fare Puccini nella prefazione-saggio della sua antologia poetica e cioè una « analisi spettrale ... [un] esame radiologico della coscienza poetica contemporanea. In questo senso - sia pure nella fattispecie di stadio di passaggio o preparazione di una crisi - la ricerca non può non coinvolgere in buona parte anche la poesia europea e quella americana. Il solo f a.tto che la guerra di Spagna sia stata un elemento decisivo nella storia letteraria e umana di poeti come Brecht, Éluard e Neruda basta per conferire valore a questa sorta di spartiacque della poesia contemporanea... E' . tempo, d'altra parte, di documentare, testi alla mano, alcu,ne proposizioni generali - rq,pporto poesia-struttura, incidenza della realtà sul finguaggio poetico, responsabilità politica degli artisti, letteratura nazionale-popolare, letteratura engagée, ecc. -». Vale a dire piu che ricercare gli atteggiamenti e le dichiarazioni di quegli intellettuali e tentare quindi di rimettere in circolazione quei motivi, o invece proseguire una vecchia polemica in riferimento alla odierna collocazione politica, verificare quale è, sul piano proprio del giudizio storico, e, come nel caso in questione, del giudizio critico sulla poesia e sui poeti della guerra di Spagna, il valore e -il significato di ·quell'epoca. In tal modo piu che un nuovo discorso sull'en,gagement si dovrà fare un discorso, piu dimesso e certo meno fantasioso di quello sulla· mediaBibliotecaGino Bianco
• Spagna 2147 zione di libertà e rivoluzione, sul "persuasore permanentemente" di Gramsci, l'intellettuale cioè che non abdica all'uso della ragione e solo per essa agisce e, se necessario, rischia. Allora ci parrà ancora valida, cosi come è stata, la confessione di Rosse/li che si citava all'inizio e cadrà ogni ombra di dubbio o di sorriso in chi rilegga quei versi di W. H. Auden dedicati alla Spagna: , To-morrow for the young the p,oets exploding like bombs, The walks by the lake, the weeks of perfect communion; To-morrow the bicycle races T hrough the suburbs on summer evenings. But to-day the struggle. To-day the deliberate -increas-ein the chances of death, ·y he conscious acceptance of guilt in the necessary murder; To-day the expending of · powers On the flàt ephemeral pam1phlet and the boring ,meeting. UN DECENTRAMENTO IDILLICO a. m. Un recente disegno di legge presentato da un gruppo di senatori democristiani, dal senatore Cadorna e dal missino Pranza propone, in nome di · un cosiddetto " decentramento circondariale ", la ricostituzione delle soitopref etture, istituto abolito col regio decreto 21 ottobre 1926 n. 1890 e con il regio decreto-legge 2 gennaio 1927. Le proposte di legge non sono di solito una lettura divertente, la prosa è per lo piu scialbamen.te tecnica, arida prosa che non indulge mai a pause di pur sommesso lirismo, ma il disegno di legge n. 983 dal poco allettan-te titolo " Norme sul decentramento circondariale " costituisce una eccezione. V al la pena di riportarne uno squarcio di fine prosa .d'arte: « Esso [il circondario] costituisce una unità geografica storicamente ben definita, di una misura e di un.a organicità strutturale che possono ricordare quelle _di una antica e piccola diocesi. E' una zona a sé stante, è un paese immediatamente identificabile, con un suo clima, un suo paesaggio, con un suo compiuto circolo di scambi, con le sue inclinazioni di lingua e di costume, raffermate dai secoli: un complesso di note inequivocabili e infungibili. Le cose han qui - entro i confini del circondario - un carattere antico e nativo che è soltanto il loro: la .iblioteca Gino Bianco
2148 Commenti terra, il suo colore; la roccia, la sua falda; la piantagione, un verde che non è di altri luoghi. Quanto agli uomini, da secoli arano il solco e si costruiscono la casa e scavano il pozzo secondo modi ereditari, denunziando gusti, esperienze, inclinazioni che nulla han da vedere con quelle d'altri. Il barile di vino, l'orcio del1' acqua, l'otre dell'olio, la madia del pane, il carro agricolo, il covone, la mèta, la nòria sono conformi ad im·mutabile modello secolare;· e basta guardarli per dire siam qui e non altrove. E·cco come, a differenza della provincia che non lo è affatto, il cir,condario è veramente " umano ". Esso ha sempre una sua pi,ccola capitale morale che fa da centro politico, ecclesiastico, economico, con sue dignitose tradizioni culturali. A quel centro si va, dalle cittadine e dalle campagne viciniori, men che per il piacere di indossar~ l'abito da festa, per fare una causa, per cresimare, per registrare un contratto, prendere una ipoteca, fare acquisti d'importanza, cosf come ci andarono il nonno e l'avo per comodo e consuetudine: perché H c'è il Vescovado, la Conservatoria delle ipoteche, o il Tribunale, l'Ufficio del registro, il Catasto. C'è tutto. Ci sarebbe anche il vecchio palazzo della sottoprefettura, soppressa trent'anni ra. Uno solo manca ed è il Sottoprefetto». Stupisce, a dire il vero, la conclusione. Dopo una cosi suggestiva rappresentazione del circonidario, entità della quale - crediamo - .. sarebbe ben difficile stabilire concretamente caratteri che non siano quelli epico-lirici descrittici dagli illustri promotori della legge, era lecito attendrrci che esso, politicamente, meritasse ben piu di un sottoprefetto. Dopo tutto, se abbiamo bene afferrato l'idea, l'esempio tipico di un circondario, potrebbe essere la Repubblica di San Marino; se le cose sono nel circondario cosi idilliche · e propizie ad una generale intesa fra gli uomini perché non proporre di trasforf!lare l'Italia in una federazione di circondari modellati internamente sull'esempio della repubblica del Titano? Ma forse è opportuno procedere per gradi ... Il testo ci aveva inf armato in precedenza che il colpevole della soppressione dei sottoprefetti era stato il fascismo e, dopo averci illustrato cos'è il circondario, cosi brillantemente sintetizza la situazione: "Non stupisce che il regime fascista possa aver soppresso l'istituzione circondariale nel perseguire il suo programma di accentramento politico e burocratico. Quel che stupisce è che il circondario manchi ancora oggi, dopo tan-to parlare · di decentramento - istituzionale e burocratico - che si è fatto in questi ultimi anni". E cosi, con un missino che sottoscrive un atto di riparazione degli errori del ventennio, il quadro è completo. Oltre alla poesia c'è anche la consapevolezza politica. Purtroppo, se non ci fermiamo in superficie, non c'è nulla di tutto questo. C'è solo una forte dose di ipocrisia che mal dissimula il tentativo di portare nuovi elementi di confusione per impedire l'attuazione _del sistema di decentramento amministrativo previsto dalla costituzione, che ha il suo cardine nell'attuazione del,!'istitU\to regionale e nella soppressione dei prefetti. Biblioteca Gino Bianco
• Decentramento 2149 Sgombriamo subito il campo da un equivoco verbale sul quale è abilmente impostato il testo del disegno di legge; quello cioè che il creare sottoprefetture sarebbe un'opera di decentramento; un avvicinamento dello Stato al popolo, come si vorrebbe far credere. Il decentramento è una formula organizzatoria che regola la distribuzione delle funzioni in un apparato organizzato. Le funzioni, alle , quali corrispondono altrettanti uffici, si possono dividere, secondo una accettata ripartizione di scienza del/' amministrazione, in quattro categorie: 1) attività di indirizzo generale, 2) alta amministrazione, 3) a.ttività di gestione, 4) attività di esecuzione. Si ha accentramento quando le prime due funzioni, indirizzo generale e alta amministrazione, vengono concentrate in una sola figura soggettiva centrale; decentramento quando vengono suddivise su di una pluralità di soggetti, nessuno dei quali in posizione preminente rispetto agli altri. Ora vediamo quali funzioni il progetto di legge in questione assegnerebbe ai sottoprefetti: << Il concetto informatore della proposta si articola su tre riflessi fondamentali, onde il sottoprefetto dovrebbe: amministrativamente: alleggerire le competenze delle Prefetture, spostando l'azione governativa verso la periiferia; personalizzare i rapporti con le amministrazioni locali; umanizzare i controlli e trasformarli in una forma ravvicinata e preventiva di .assistenza giuridica; impostare la valutazione dei provvedimenti municipali sulla esatta e diretta conoscenza dell'ambiente e delle necessità; mettere a piu agevole portata del cittadino la istruzione di un reclamo, la legalizzazione di un atto, il rilascio di una autorizzazione; socialmente: seguire, prevenire, curare le crisi locali di produzione e di lavoro; seguire e sorreggere la privata iniziativa, adeguando la spinta dell'attività pubblica con tempestiva opera di coordinazione e integrazione; determinare la formazione di programmi organici di assistenza, intervenendo con adeguati mezzi anche sulla privata iniziativa; favorire ed informare l'evoluzione del metodo produttivo e la formazione professionale; politicamente: attuare l'illuminata osservazione del fenomeno sociale; seguire, sollecitare, coordinare gli interventi di tutti gli uffici statali compresi nella circoscrizione; promuovere la formazione di programmi amministrativi locali, combinati con i mezzi, i limiti, i tempi dell'intervento statale; segnalare ai competenti organi superiori il delinearsi di ogni prevedibile o sopravveniente necessità, proponendo e -chiedendo validi e tempestivi rimedi, assicurare una vicaria presenza governativa, ,pronta, autorevole, provveduta, responsabile >>. 1Vessuno e.redo si sognerebbe a questo punto di sostenere che si tratta di decentramento, si tratta piuttosto di una moltiplicazione di organi di una figura giuridica cent1·ale, cioè di un tipo di organizzazione amministrativa tipica dello Stato fascista e che lo Zanobini riassunse a suo tempo nella formula: decentramento organico (cioè moltiplicazioni di organi) piu accentramento funzionale ( ovvero ac_centramento in una figura giuridica centrale delle funzioni di indirizzo generale e di alta amministrazione). In una parola si gabellò per deBiblioteca Gino Bianco
2150 Commenti centramento l' aumentato numero delle province e dei provveditorati agli studi. Non stupisce quindi che il progetto di legge sul cosideito ,, decentramento circondariale,, porti anche la firma del senatore Pranza, il quale si è adattato di buon grado ad ingoiare l'ant:ifascismo verbale del testo, poiché nella sostanza il tipo di decentramento proposto è analogo a quello attuato durante il fascismo, il quale abolz le sottoprefetture· per ragioni di economia e per il riconosciuto cattivo funziona1nento delle stesse piu che per smania accentratrice che, nel caso, sarebbe stata co111,p.letamentefuori luogo. Con questo non si vuol negare che esistano quei problemi locali che i relatori hanno voluto riassumere nell'equivoco termine di circondario, ma è di tutta evidenza che non sarrà l'istituto prefettizio, del quale sono ben noti i risultati negativi e a proposito del .quale è superfluo qui citare la sterminata le:/teratura che ne propugna l'abolizione, a risolvere quei problemi e tan.tomeno una prefettura dimidiata come essi vorrebbero. E' nell'istituto regionale che tali problemi vanno affrontati e risolti. Qui solo non si farà piu questioni di plu-.. ralità di uffici, ma di amministrazione di popolo. Ma è evidentemente con,tro l'istituto regionale, per portare nuovi elementi di confusione che ne allòntanino il piu possibile una organica attuazione, eh~ è stato avanzato dalla parte piu retriva della DC, dal senatore Pranza e dall'ineffabile senatore Cadorna questo progetto di legge che tenta invano di nascondere dietro l'ambiguità delle parole la sua vera natura di strumento reazionario. f. m. BibliotecaGino Bianco
• I CA VADIERI DELLA PA1URA * Considerazioni sul trapasso della cultura borghese dall'attivismo eroico della prima stagione capitaliftica al volontario esilio nel mondo incontaminato della coscienza, nella fase dei monopoli. L'idea di· raccogliere in un compendio generarle i molteplici as·petti della scienza, della politica, ·del pensiero e delle arti d'oggi - The new outline of modern knowledge, pubb1icato a Londra nel 1956 (una impr~sa editoriale di •prim'ordine, ottenuta con la colla1 borazione di illustri stu.diosi, una .specie di Summa della nostra epoca) - non deve essere venuta· al signor Alan Pryce-Jones con il semplice pro- .posito -di ag-giornare una precedente edizione us1cita nel 1931 a cura -del d!r. Rose. E questo appare tanto ,piu vero leggen-do la breve e assennata •prefazione del signor Pryce-Jones, dove si rende noto che non solo era impossi1 bile, sul piano scientifico, per gli studiosi -del 1931 ·parlare di televisione e di energia atomica in un modo che non fosse ipotetico e astratto, ·ma che vi era del,l'azzardato persino nel campo delle lettere e delle arti - ancora ritenuto, nella prospettiva -del dr. Rose, come un traguardo di generi ben definiti sui quali avreb·ber~ dovuto misurarsi, con le -debite varianti di gusto, tutte le forme -d'arte - se le previsioni sulla parabo1a degli esperimenti di avanguardia << alla Joyce », o Je terrificanti notizie intorno ai surrealisti, allora appena agli inizi, erano destinate a cadere nel vuoto, smontandosi ·per la loro stessa genericità di giudizi estetici legati ad un costume da •salvaguardare. L'opera del P,ryce-Jones, insomma piu che voler rendere up to date il ragguaglio enciclopedico :del Rose, denuncia un mutamento clamoro·so ·nelle idee e nella s~nsibilità d'oggi, rispetto a quei remoti territori culturali ancora im,mersi nella soggezione alla consuetu,dine umanistica e facilmente riferibili ad una impalcatura ideologica medio-borghese di vecchia im•postazione liberista. 'Pertanto The new outline of modern knowledge ci interessa co- • Il presente saggio costituisce la prima elaborazione di un piu ampio studio che sarà pubblicato in volume. Biblioteca Gino Bianco
2152 Romolo Runcini me attualissima analisi delle molteplici strutture socio~culturali, _di cui possono essere in.divid·uati gli aspetti in comune nella crisi di fondo del tem·po nostro: un excursus che saremmo tentati di proporre a diversi studiosi per un esame piu approfondito e variamente dettagliato s-ul tema che stiamo affrontando intorno alla cultura della crisi. Il nos·tro sarà, in sostanza, sulla uraccia in,dicata dalla Summa inglese, un tentativo di definire i limiti e la intensità di una storiografia dell'Apocalisse, cercando ,di cogliere l'in,dice di trasformazione ,della coscienza eu·ropea nell'ambito di certi sommari profili della narrativa e del pensiero -tra le due guerre mondiali. E pronta a riassu,mere le com-ponenti -di una estrazione co·s1 complessa e costosa qua,le finisce per essere un quadro com,parato del mondo moderno troveremo tutta u·na letteratura capace di modella·re i richiami e le attese di quella radicale trasformazione, di restituirne il senso angoscio·so della catastrofe, -di ·una chiusura irrimediaibile, e anche, talvolta, di anticipare .Ia visione di nuovi mondi celesti: una letteratura, che, ,posta sulla tangente della previsione del futuro, conduce i suoi· ·motivi, tratti dalla esperienza diretta della crisi, non .già sul vertice intimista della psicologia descrjttiva, ma s1:1llavia, piu agguerrita e fata1mente esemp,lare, della analisi etica e ideologica della condizione umana. ,Potremo cosi tentare di staibilire delle equivalenze, delle costanti primarie fra pensatori e poeti alle prese con una realtà da giudicaTe, da ammonire; -proveremo a ricostruire la storia del loro sentimento dell'epoca, e anche vedre.mo di individuarne le mosse e le intese a contatto con generi e con schemi di ra·ppresentazione con cui forse molti di essi non avrebbero mai voluto misurarsi. Ma è un fatto che alla fine dei grandi sistemi << ottocenteschi » nulla piu è valso a conservare l'unità dei generi l~tterari, i quali venivano dilatandosi sotto lo stimolo di inquietudini di ordine cosi profon-do e totale da rilanciare la filosofia, sottratta ormai a,lla ossatuTa di ferro delle trascorse cosmogo11ie, se non proprio come prima voce di ogni espressione d'arte certo come necessario momento di maturazione della creatività di un artista. Questa è senza dubbio la prima e -piu probante motivazione di un incontro con romanzieri-saggisti, con poeti-saggisti, con dranimaturghifi·lo,sofi, con scrittori, infine, coinvolti in una tematica di base, altrimenti conosciuta come coscienza del tempo, che non ha- eguali con la sensibilità artistica di appena trent'anni addietro, per essere oggi rivestita di un particolare impegno di pensiero e di vita. Biblioteca Gino Bianco
• I cavalieri della paura 2153 Motivi di una definizione della cultura borghese contemporanea come cultura dell'apocalisse. Il sintomo piu appariscente del distacco da un'epoca di transizione, come fu queI.la tra le due guerre, e precisamente, come si vedrà, da,l , 1918 al 1930, può rinvenir-si oggi in una generale diffusione dei temi politici, filqsofici, letterari e scientifici, e della loro stessa terminologia astratta, una volta sicuro patrimonio delle disquisizioni accademiche e dei circoli com·petenti e ora entrati, attraverso la capilJare penetrazione della stampa, del cinema, della televisione e della pubblicità organizzata, nella viva sollecitazione del linguaggio corrente, come a circostanziai-e un contatto quotidiano, a,perto a tutti, con la problematica del proprio tempo. « Una volta, come è il caso di Kant - sc1ive E. W. F. Tomlin, uno dei colla1 borato~i della sullodata Summa inglese - una volta un pensatore veniva svegliato dal proprio " sonno dogmatico " scon·trandosi con le idee di un altro •pensatore. Altre volte succedeva che le convulsioni di u·n'epoca svegliassero dal dogmatismo un'intera generazione di pensatori. L'ultima guerTa con i suoi antefatti ha provocato senza dubbio ·un tal genere di confusione. Né deve far meraviglia - soggiunge lo stu-dioso britannico - che la filosofia chiamata sotto il nome generico di esistenzialismo sia sorta nel continente, dal momento che l'Europa aveva sperimentato la piu grande e piu Junga ondata. di dis·truzione e di caos » 1 •. Nel -passo riportato, che ha tutta l'aria -di un apologo, fa breccia un accorato ricordo di tempi migliori: tem,pi in cui, come l'autore rammenta, l' <<essenza », la <<trascendenza», l'<<essere» e il « non-essere» costituivano j cardini della speculazione metafisica, l'ossat'Ura del problema fondamentale, mentre oggi · messi da parte hanno Jasciato il posto a tutta una nuova serie di termini <<fin ora es·tranei al pensiero accademico » perché considerati di com,petenza degli psicologi. Si tratta dell' « angoscia » e della <<paura», della <<assurdità» e della <<crisi », di <<mala fede » e di « nausea ». In quèsta .trasformazione -di valori dalla dimensione ontologica a quella relativistica, che è poi il percorso ,dalla « trascendenta,lità » kantiana alla «intenzionalità»· husserliana, cui si rifà tanta parte del pensiero modern·o nel.la sua liquidazione del sistema hegeliano, è adombrato il pas-saggio dall'astrattezza dell'idea al,la provocazione -del1 E. W. ToMLIN, Metaphysical spéculation (sta in The new outline of modern Knowledge, Londra 1956, pag. 102). 2 . iblioter Gino Bianco ' . ••
2154 Romolo Runcini l'evento, per vie che riass·umono, in un costante succedersi di audaci conquiste tecniche, da una parte la corroborante supremazia della scienza, l'abban-dono di certe posiz-ioni--chiave della cuitura umanistica insieme con il risoluto superamento de}lo sc~ema lassista in una sicura e com,patta ·prospettiva democratica, dall'altra l'esrr-ema difesa dell'uom·o, della sua intimità. Ora la diffusione della cultura di massa - che appena sopra abbiamo in.dicato co·me il sintomo piu evidente del distacco da un'epoca che era app•arsa, nel suo in·sieme, impenetrabile alle nuove esigenze socio-culturali, tutta rivolta come era ad un re.moto sogno di restaurazione - mentre testimonia l'apprezzabile attività ,dei mezzi •di comunicazione odierni, capaci di fornire a tutti i livelli notizie di scoperte scientifiche, di importanti esposizioni d'arte, di avvenimenti letterari etc., da ogni parte del mondo, mostra anche, nel rovescio della medaglia, l'alta percentuale di sfasamenti cui è sottoposta l'autentica cultura del nostro tempo; il sottile inganno politico, l'arbitrario e interessato controllo collettivo delle idee. _Cosf se è possibile rint:racciare su un· piano oggettivo, in una visione ·panoramica •della storia di oggi, le risultanze di uno svi1luppo clamoroso della condizione sociale nei popoli, o almeno del suo equivalente disegno ideologico (del suo programma di rivendicazioni, che può essere datato al'le sue origini, ·se si vuole, con il fatale ann·uncio del Manifesto comunista) su un piano soggettivo, in u·na visione piu ravvicinata· degli effettivi rapporti umani nella società borghese non è diffici,le cogliere la flagrante pxevaricazione dell'in•dividuo da parte di quelle potenti e segrete forze che lo convogliano opportu·na.mente nei quadri della cosiddetta opinione pubblica, la quale, come si sa, finisce per essere l'estremo consenso all'ordine di interessi privati, del tutto estranei, anzi contrari, all'interesse comune. La standardizzazione della cu,ltura ha pertanto un effetto anche p.iu• deleterio del livellamento medio dei temi scientifici e letterari, lamentato ·da E. W. Tomlin, ed è il pericoloso •piegarsi di quel delicatissimo settore educativo (che va dalla scuola allo spettacolo, alla pubblica informazione) alla sfera dei privilegi di talune potenze economiche interessate ad orientare in un certo modo il mercato delle notizie. Di un diverso giudizio su questo intricato · svilu•ppo ·della società borghese, riconduci1bile all'antico divario fra tecnica e cultur~, pietrificatosi nei dogmi dell'umanesimo, os-sia di un giudizio che non colga alle radici la determinante economica del generale sfasamento Biblioteca Gino Bianco
• I cavalieri della paura 2155 della cultura e della condizione sociale, ma ne riveli i prodromi fataJi nell'incalzante progresso della macchina, fino a olassificarla in un mito, è possibile dire, alla fine, che se accom,pagna per un verso la critica piu approfondita aJI'attuale stato di cose, per l'altro non può e~primersi che come personale contrasto ad un or•dine arbitrariamente , precostituito (il mondo della necessità, dell'amore, del lavoro, dell'interesse, -la quotidianità insomma) formulandosi co,me accusa ad una tradiz,ione che non sa rinnovarsi, non sa ritrovare se stessa nella intimità della sua presenza, ed è accusa di borghese a borghese, che coinvolge entrambi ·nel tragico presentimento della fine. L'identificazione del problema di base nella « caduta » dei diritti della coscienza, il rapporto necessariamente teologico di una dialettica esistenziale uomomondo, a metà tra il dialogo francamente religioso e il monologo del Jetterato da tavolino, la scomposizione dei piani del reale in frammenti isolati del sentimento e dell'imn1aginazione nella denuncia di ·un inganno storico che condurrà molti ad una confessione ingrata e solitaria, ma an,-:he la super.bia fatta disciplina ascetica per una difesa senza quartiere del,la libertà, della libertà di essere, contro la tirannia dè-1 dover essere: queste sono Je componenti non soltanto sim1boliche -di un dettato che arriva, lungo itinerari diversissimi, spesso mist:ificati, alle violenze del giudizio universale. Ciò che ne deriva è senza altro sgomento e paura, riflessi d-i una persuasione o di una con.danna. La letteratura di cui parliamo, e che a buon diritto può dirsi « apocalittica», rap·presenta il punto· di massima incidenza degli eventi e dei ,problemi vissuti e non ancora risolti dalla borghesia neg,li ultimi trenta anni. Forse bisognereb·be subito dire quanto poco margine sia stato concesso da,gli scrittori apocalittici (come vedremo in A. Huxley, in Orwell, in Zamiatin, in C. S. Lewis e pers,ino in Koestler) ad una serena e approfondita analisi del progresso tecnologico e con·seguentemente sociale del nostro tempo, in un modo che non fosse la tradizionale visione utopistica di u·n mo·ndo perfettamente compiuto in sé, senza vie di scampo •per l'arbitrio individua,le, una sorta di mostruoso termitaio per opere faraoniche, in cui l'unica forma d,i sopravvivenza è l'ano·n.imato. Questi seminatori di morte nell'oceano dell'ingordigia e della carità borghese giungeranno ali'Apocalisse in forza di una aristocratica d,ifesa della cultura (un pat-rimonio da salvare contro l'urto t:rà.volgente delle masse) nella persuasione di una egemo·nia di casta per diritto divino della persona. Il risuiltato che si ricava da ta,le atteggiaBibliote Gino Bianco
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